ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 1 - 𝒮𝑒𝒾𝓇𝒾𝓃
"Alla fine mi è toccato venire alla Seirin. Accidenti a Satsuki."
Nel cielo non sembra essere presente nessuna nuvola, il sole accarezza la pelle del mio viso mentre un vento leggero decide di sfiorare i capelli che sono costretta a tenere.
Questo travestimento sta diventando una seccatura, chi me l'ha fatto fare di diventare una modella.
Sospiro, entrando in classe in perfetto orario e sedendomi al primo banco vuoto che sono riuscita a trovare.
"Aoki Momoko."
"Arai Kaori."
"Asano Izumi."
La mia concentrazione ricade attorno alla classe, intenta a prestare attenzione al professore che sta facendo l'appello.
Io e quel ragazzo non siamo finiti nella stessa classe, forse il destino non ha voluto farci incontrare subito.
Ma che vado a pensare, non ho mai creduto a certe cose.
Una volta terminate le lezioni andrò a fare un salto in palestra per assistere agli allenamenti della squadra di basket, con un po' di fortuna sono sicura che lo troverò.
Se si trova davvero in questa scuola il metodo più veloce che ho per trovarlo è quello di controllare la squadra.
Sono sicura che non sia cambiato per niente dall'ultima volta che ci siamo visti, non vedo l'ora di incontrarlo di nuovo.
"Cominciamo la lezione. Questa mattina parleremo di letteratura."
Spero solo di sopravvivere, non sono mai andata d'accordo con la letteratura.
«Vuoi che ti aiuti?»
«Mi saresti di grande aiuto»
«Se ci pensi non è cosi difficile»
«Sicuro? A me da l'idea di essere arabo»
«Tranquilla. Ci penso io a sistemare la tua media deprimente»
«Ehi, mi stai prendendo in giro Akashi?»
«Non mi permetterei mai»
«Certo. Stai cercando di non ridere»
«Dici davvero?»
«Non fare il finto tonto! Guarda che ci vedo ancora bene!»
A quei tempi eravamo ancora felici, le giornate che passavo insieme a loro non le avevo mai passate con nessuno.
Prima di conoscerli non ero mai stata così bene con qualcuno.
Ora però le cose sono cambiate, è tutto diverso da prima.
Non so cosa darei per tornare indietro.
Sospiro, la lezione di letteratura si è conclusa ma non ho preso uno straccio di appunto.
Dovrei prestare più attenzione alle lezioni.
"Ehi. Sei straniera vero?" mi chiede una ragazza dai capelli lunghi e castani.
Il suo sorriso lascia intendere che sia una persona gentile e disponibile.
"No. Sono giapponese."
"Wow! Sei davvero stupenda!"
"Ti ringrazio."
Forse avrei dovuto scegliere un colore di capelli più normale rispetto al blu, ora ne ho addirittura cinque addosso.
"Senti. Le lezioni questa mattina terminano prima per noi del primo anno, ti va di venire insieme a noi a vedere la scuola?" chiede non dimenticandosi un sorriso.
Sembrano delle ragazze amichevoli, mi dispiacerebbe rifiutare un loro invito.
"Avevo in programma di fare altro per oggi, ma se vi va domani potremmo pranzare insieme."
"Ah, certo! Accettiamo con piacere!" accenno un saluto con la mano nel mentre le vedo allontanarsi entusiaste.
Il loro entusiasmo non è un tantino esagerato?
Mi alzo dopo aver messo in ordine le cose all'interno della borsa, successivamente esco dall'aula iniziando a percorrere il corridoio.
Come istituto non sembra essere niente male, i petali di ciliegio che si intravedono dalla finestra rendono il tutto uno spettacolo.
I miei pensieri vengono improvvisamente interrotti dal suono del mio cellulare, questa mattina presa dall'ansia mi sono dimenticata di spegnerlo, per fortuna non ha deciso di suonare durante la spiegazione.
"Oh, Kise?" rispondo senza esitare.
"Allora, com è la Seirin?"
"Non male. Li come ti trovi?"
"Ho già una marea di ragazze attorno."
"Guarda che ti spezzo l'osso del collo." ride per un attimo poco prima di rispondere.
"Dai, non fare così."
"Senti, ti va di uscire più tardi?" chiede dopo avermi sentita sospirare.
"Fammi indovinare, karaoke?"
"Mi conosci bene eh, quindi andata?"
"Andata. Sotto casa mia alle sei."
"A dopo allora." chiude lasciandomi un sorriso sul volto.
Sapendo com è fatto finiremo di nuovo a passare la serata al solito parco, nessuno gli impedirà di portare una palla da Basket con se.
Mi guardo attorno, i rumori dei passi e le parole che continuo a sentire mi fanno capire di essere arrivata a destinazione.
"Quindi è qui che si allena la squadra."
Sorrido affacciandomi alla porta, appoggiandomi poi accanto ad essa cercando di non dare nell'occhio.
Sicuramente appena lo vedrò finirò per impazzire come ogni volta e gli salterò addosso senza esitare.
Quando dopo tanto tempo rivedo una persona che mi sta a cuore non riesco a fare a meno di comportarmi come una ragazzina, forse è per questo motivo che in certi casi ricordo Momoi.
"Toglietevi le magliette." dice una ragazza dai capelli corti.
Se non erro poco fa mi sembra di aver capito sia la coach, la faccenda si fa interessante.
Sbadiglio per un attimo coprendomi le labbra con la mano sinistra, avrei preferito dormire di più questa notte.
La mia attenzione si sposta subito sulle reazioni dei componenti della Seirin, a quanto pare si sono resi conto di chi hanno davanti.
Fino a un attimo fa non l'avevo notato nemmeno io, non sono arrivata da molto ma avrei dovuto comunque accorgermene, i suoi effetti non sono svaniti.
Il sesto membro fantasma della Generazione dei miracoli, Kuroko Tetsuya.
Sospiro per un secondo rassegnandomi al fatto che non sarei riuscita a stare ferma ancora per molto, trattenermi non è proprio da me.
"Cavolo. Non ce la faccio proprio a resistere. Beh, vorrà dire che mi scambieranno per una malata di mente." sorrido finendo poi per prendere la rincorsa gridando interrottamente il suo nome.
Sono stata talmente veloce a saltargli in braccio che nessuno avrebbe potuto anticipare una mossa simile.
"Ah. Ciao."
Quanto entusiasmo, quindi è davvero rimasto come l'ho lasciato.
"Kuroko, chi è quella ragazza?" chiede la coach osservando insieme agli altri con espressione alquanto sorpresa.
"Andavamo insieme alla Teiko." sorrido, separandomi da lui per dargli modo di respirare.
"Scusate se ho disturbato i vostri allenamenti ma potrei chiedervi un favore?" rivolgo loro un occhiolino nel mentre la ragazza cerca di capire cosa possa passarmi per la testa.
"Qualcuno ha voglia di fare due tiri?" continuo io, prendendo in mano la palla che fino a pochi secondi fa era posizionata di fianco ai miei piedi.
"Ehi ragazzina. Hai voglia di scherzare?" mi chiede un ragazzo dai capelli rossi, a guardarlo sembra superarmi almeno di venti centimetri.
"Nessuno scherzo."
"Senti, non farci perdere tempo e va via." risponde continuando a guardarmi negli occhi, a giudicare dal suo sguardo sembra stia cercando di spaventarmi.
"Facciamo una sfida. Se riesci a portarmi via la palla allora me ne vado, altrimenti resterò qui fino a quando non finirete di allenarvi. Allora, che cosa mi dici?"
Solitamente non è da me comportarmi in questa maniera ma quando si tratta dello sport che amo non riesco a trattenermi, è come se diventassi un altra persona.
"Ci sto. Vedrai, sarò talmente veloce che non ti accorgerai di nulla."
"Ci conto. Coach, permesso accordato?" mi guarda con un espressione pensierosa.
Però, a vederla sembra sveglia.
Forse sta cercando di intuire quali possano essere le mie capacità o addirittura le mie intenzioni, non a caso alla sua età è già coach di una squadra di Basket.
"Si. Fate pure."
Come pensavo, evidentemente anche lei è incuriosita dall'esito della sfida.
Mi posiziono al centro del campo, iniziando col far palleggiare la palla senza perdere neanche per un attimo la concentrazione sul mio avversario.
Il suo sguardo ha qualcosa che mi piace, si capisce subito che ama il Basket.
"Beh che aspetti? Fatti sotto."
"Se la vuoi così tanto venitela a prendere."
dopo avergli rivolto un occhiolino lo sorpasso senza alcun tipo di problema e salto per lanciare la palla dentro al canestro.
Anche questa volta è entrata.
Voltandomi verso i componenti della squadra noto un espressione sorpresa accompagnata da un momento di silenzio.
Cavoli, non è che sono stata troppo imprudente e mi hanno scoperta?
"Quei movimenti. Sono identici ai suoi.." afferma la coach non riuscendo ancora a credere all'accaduto.
Ha riconosciuto i movimenti di una delle migliori giocatrici del Basket femminile, Alicia Steele.
Alla fine mi sono fatta smascherare davvero, per fortuna avevo comunque deciso di uscire allo scoperto.
Non è stato difficile non farmi scoprire dalla mia classe, mio padre aveva già avvertito la scuola, però sono stanca di nascondermi.
"È la figlia del famoso stilista Kessler. Mentre sua madre è Alicia Steele." continua Kuroko lasciandomi per un attimo un espressione di imbarazzo in pieno volto.
L'attenzione di tutti è ricaduta ancora una volta su di me per via delle sue parole.
Ad essere sincera mi sono sempre trovata un po' a disagio nel parlare della mia vita privata con altre persone, per questo motivo fino ad ora ho sempre indossato una parrucca e delle lenti a contatto che potessero coprire il mio vero aspetto.
"Quindi tu sei Zaira Kessler?" annuisco.
Mia madre è stata la mia allenatrice da quando ero bambina, appena ha scoperto di avermi trasmesso la passione per il Basket non ha esitato un attimo e ha deciso che sarebbe stata lei ad allenarmi.
In cambio di questo suo favore le promisi che un giorno sarei diventata la migliore del Giappone.
Grazie ai suoi insegnamenti sono riuscita a vincere un importante torneo durante il terzo anno delle scuole medie, le lacrime che avvolgevano me e le mie compagne di squadra in quel momento creavano una sensazione indescrivibile.
L'unica cosa che non riesco a perdonarmi però è non essere stata accanto ad un amica durante un periodo difficile, per poter partecipare a quel torneo dovetti trasferirmi in un altra scuola e lasciare la Teiko.
Continuai a vedere quelli che un tempo erano i miei amici più cari ma rimasi distrutta nel vedere il loro cambiamento, più li guardavo più mi rendevo conto che non erano più quelli che conoscevo.
"Sei davvero una giocatrice eccezionale. Mi presento, io sono Riko Aida, la coach della squadra di Basket della Seirin. È un piacere conoscerti." mi fa un sorriso mentre tutti gli altri non esitano a fare lo stesso.
Kuroko sembra essersi scelto degli ottimi compagni di squadra.
Prendendo sicurezza mi libero della fastidiosa parrucca che fino a poco fa ero costretta ad indossare, facendo uscire alla luce del giorno i miei splendidi capelli rosa legati dietro in due chignon.
Successivamente decido di togliere anche le lenti a contatto di colore castano, mostrando loro un blu tendente al viola.
Voltandomi di nuovo verso la squadra noto la maggior parte di loro incantati nel guardarmi, non credevo di poter fare questo effetto anche a loro.
"Smettetela razza di idioti!" li sistema Riko colpendoli alla testa con un ventaglio, facendomi scappare poi una breve risata.
"Sentite. Per caso vi serve una manager?" chiedo io spezzando l'aria divertente in cui mi ero immersa.
"Vuoi davvero proporti come manager di una squadra che conosci a malapena?" risponde lei incuriosita della risposta che potrei darle.
"Beh voi mi piacete. Inoltre sono sicura che non avrete delusioni da parte mia, nel corso delle partite avrete modo di vedere cosa sono capace di fare. È vero che ho dedicato gran parte della mia vita a giocare partite ma nonostante questo so cavarmela perfettamente come osservatrice. Cosa ne dite, vi va di mettermi alla prova?" faccio un occhiolino osservando poi le espressioni sul loro volto.
"D'accordo. A partire da oggi sei in prova."
"Ti ringrazio coach." le rivolgo un sorriso.
"Chiamami pure Riko. Bene, ora riprendiamo."
Mi allontano dal campo per dare la possibilità agli altri di continuare l'allenamento, sono curiosa di vedere di cosa sono capaci questi ragazzi.
"Ehi, ragazzina."
Sposto lo sguardo verso il ragazzo della sfida di poco fa, sembra sia in imbarazzo per aver perso contro una ragazza, la sua espressione mi diverte.
"Sei brava, mi piace come giochi. Però non hai nulla a che vedere con me, la tua è stata solo fortuna. La prossima volta vincerò io."
"Come vuoi. Ti aspetto allora." lo guardo per un attimo, vedendolo poi unirsi agli altri.
Mi è bastato osservarlo pochi minuti per capire che giocatore ho davanti.
Altro che vincere, se dovessimo sfidarci di nuovo sarebbe un massacro.
Contro un giocatore come quello non ho possibilità di vittoria.
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