Capitolo 5 (2/2)
La schiena percorsa da un brivido.
Frances si voltò di scatto e avvertì una forcina muoversi fra i capelli.
Cosa aveva fatto? Una vera donna non si sarebbe mai abbandonata a gesti improvvisi in pubblico. Si ricompose, le mani in grembo, mentre tratteneva il respiro.
"Oh, non dubitatene nemmeno," continuò Mrs Stanhope, "ma... guardate, Miss Pembroke, il tenente colonnello è qui!"
Espirò.
Ora poteva concedersi di voltare il capo in tutta tranquillità, senza che qualcuno notasse il suo gesto. Ora poteva rimirare la sua sagoma bardata di rosso.
Henry sgusciava per la stanza, sorridendo a destra e sinistra, annuiva e quando aveva un attimo di tregua, esplorava l'ambiente con lo sguardo. I suoi occhi erano così scuri che Frances faticava a individuare il punto in cui la pupilla si separava dall'iride e, negli angoli di penombra, il confine svaniva totalmente.
Ne era rimasta ammaliata la prima volta che lo aveva visto e non aveva potuto fare a meno di riflettere sulle parole che aveva sentito pronunciare da Mr Stanhope tanto quanto da Mr Seymour, dopo che erano stati a Londra. Si diceva che i colori del carbone e della notte appartenessero soltanto ai lavoratori e agli operai che trascorrevano l'intera giornata in fabbrica: i loro capelli, che fossero del colore del sole o del tramonto, erano ricoperti da così tanta fuliggine, che sembravano essere mutati. Nonostante questo, aveva sempre trovato affascinante il contrasto tra i capelli scuri di Henry e la sua pelle chiara.
Lo vide sfilare, ancora, porgere un saluto e una breve risata a sua madre, e suo padre. Clara gli si avvicinò con un ampio sorriso e Mimi fu più posata.
Poi alzò lo sguardo.
Sentì che il cuore le batteva più forte.
"Il vostro promesso ha un portamento invidiabile, Miss Pembroke", notò Mrs Stanhope alle sue spalle.
Aveva ragione: l'uniforme nobilitava qualsiasi segno del passato, e le cicatrici che laceravano i suoi pensieri sembravano solo un ricordo lontano in quel frangente.
Lo vide abbandonarsi a un sorriso, mentre le si avvicinava.
Sfregò le dita, mantenendo le mani in grembo: non vedeva l'ora di poterle incrociare con quelle di Mr Browning e tastare nuovamente il suo calore.
Nell'aria aleggiava l'odore di cera bruciata, mista agli aromi delle pietanze e delle bevande. Ma Frances distinse con facilità il profumo di Henry quando si avvicinò.
Era ancora più alto e più possente di quanto ricordasse. Quelle settimane di assenza avevano ingannato la sua mente.
Tese la mano perché Henry la raccogliesse.
"Miss Pembroke, potreste perdonare il mio ritardo? Sebbene abbia calcolato con minuzia le ore e i minuti di viaggio da percorrere, la diligenza ha subito alcuni disguidi lungo la via e non sono potuto giungere qui prima", disse e posò, poi, un bacio sul dorso della sua mano.
Frances temette che se si fosse avvicinato ancora un poco, avrebbe potuto sentire il cuore scoppiarle il petto. Ma le buone maniere di cui lui era sempre stato ambasciatore, la rendevano anche sicura che non avrebbe osato farlo. Non più del dovuto, almeno.
"Siete perdonato, Mr Browning. E d'altronde, come potrei non farlo? I vostri modi permetterebbero di dimenticare anche le colpe più gravi di cui potreste macchiarvi", gli sorrise.
"Eppure, fra tutte le colpe di cui mi si potrebbe accusare in un tribunale, credo, in tutta onestà, che la più grave di esse sarebbe il non essermi ancora complimentato con voi per l'abito che indossate e per la vostra bellezza."
Frances dischiuse le labbra. Voleva replicare, ma cosa poteva mai dire? Il ton spiegava come essere formali e come rispettare le regole, ma non ricordava di aver mai appreso un modo per rispondere in maniera sincera, seppur articolata, a un complimento così delicato e personale.
"Mr Browning."
Era la voce di sua madre. Si voltò e la vide di fianco. Non si era accorta del suo arrivo.
"Spero che possiate trovare confortevole il riposo che Maywood Estate può offrirvi dopo il lungo viaggio che avete affrontato. Non esitate a domandare a Miss Templeton qualsiasi cosa vogliate. Le ho ordinato che ogni vostra esigenza dovrà essere soddisfatta."
"Vi ringrazio, Lady Pembroke, ne terrò conto. Ora mi è anche più chiaro da chi vostra figlia abbia appreso tanta gentilezza", rispose Henry.
Il tono della sua voce era pacato, il timbro mieloso. Ogni volta che dalle sue labbra usciva una parola le sembrava di affondare il capo su di un cuscino morbido dopo una lunga e impegnativa giornata.
"In tal caso sembra che le sue buone maniere abbiano trovato un corrispettivo in voi, Mr Browning. Siate lieto di godervi il ricevimento prima che vi sia l'annuncio ufficiale. Dopo di quel momento, anche gli sguardi più distratti saranno puntati solo su di voi e sulla mia Frances", aggiunse sua madre.
"Avete più che ragione. E a tal proposito, Lady Pembroke, avrei una richiesta, se non è troppo oltraggioso per voi, quanto per Miss Pembroke."
"Chiedete pure, Mr Browning."
Henry si schiarì la voce, annuendo.
"Ecco, io... nei mesi precedenti ho avuto modo di conversare molte volte con Miss Pembroke al riguardo della biblioteca che la vostra famiglia ha messo su con il passare delle generazioni. E ora che sono qui mi sembrerebbe un'offesa non approfittare della possibilità di vederla. Inoltre, sebbene fuori imperversi il freddo, sembra che l'aria qui sia diventata soffocante. Ho bisogno di... respirare. Per cui, Miss Pembroke," disse voltandosi verso di lei, "vi dispiacerebbe farmi da guida?"
Frances sgranò gli occhi.
La richiesta di Henry era più che inopportuna: se fossero stati già marito e moglie non avrebbe battuto ciglio, ma erano al ricevimento in cui avrebbero annunciato la loro unione, con degli ospiti a scrutare ogni loro movimento. Come poteva pensare che potessero appartarsi? Come poteva anche solo aver formulato una domanda del genere?
Aveva desiderato un momento come quello nelle precedenti settimane, aveva stretto le braccia intorno al petto e aveva sorriso, pensando al calore che si sarebbe creato con un abbraccio di Henry. Eppure quei desideri non potevano trovare un riscontro reale. Non in quell'occasione, non davanti a tutte quelle persone e non da nubile.
"...Sono sicura che Frances sia felicissima di assecondare la vostra proposta, non è così, cara?"
Si voltò verso sua madre. Cosa aveva in mente? Possibile che fosse l'unica con un po' di senno fra tutti e tre?
E poi guardò di nuovo Henry.
Non aveva scampo, doveva accondiscendere.
"Sarebbe un piacere, per me, potervi mostrare la nostra biblioteca. Sono sicura che Sir William, mio padre, non opporrebbe alcuna resistenza", annuì.
"Mi rimetto a voi per il lungo cammino che ci separa dall'agognata meta", replicò Mr Browning sorridendo.
Frances raccolse il braccio teso di Henry, anche se si trattava di percorrere qualche corridoio e non un intero palazzo come accadeva quando lei e Thea vagavano per Brannon Hall.
Sfilò per la folla sperando che nessuno notasse il loro allontanamento e riuscì a oltrepassare la porta. Avvertì il tessuto ruvido della giubba sulla sua manica azzurrina e alzò lo sguardo.
Gli occhi di Henry la osservavano e le labbra sottili erano increspate in un sorriso. Ricambiò e pensò che fosse bellissimo.
"È quella stanza a sinistra, Mr Browning", gli disse dosando l'intensità della voce.
Girò la maniglia.
Era entrata poche volte in quella stanza esagonale, ma l'odore di carta umida le era rimasto impresso nelle narici sin dalla prima volta: l'aveva accompagnata suo padre e Mimi era stata al suo fianco. Lui aveva posato una mano sulla sua spalla e un'altra su quella di sua sorella.
'Quando vorrete leggere, non dovrete fare altro che chiedere', aveva detto.
Le pareti erano interamente occupate dagli scaffali in legno, eccetto sul lato opposto a quello della porta, dove un tavolo levigato era addossato all'unica finestra della stanza. Su di esso si stava logorando una candela: suo padre doveva aver dimenticato di spegnerla.
"Ecco, Mr Browning," tese la mano verso la parete destra, "qui ci sono i volumi degli autori contemporanei. Allungando la mano, trovereste le liriche di Coleridge e quelle di Robert Burns. Sapete... forse è inopportuno che io lo dica, ma a molti non piacerebbe sapere che custodiamo fra i nostri scaffali gli scritti di uno scozzese. Perciò forse è meglio omettere questa informazione", ridacchiò.
Vide Henry sorridere.
"Serberò il segreto per me soltanto, non preoccupatevi."
Poi indicò la parete opposta.
"Qui, invece, trovereste gli scritti più antichi: i sonetti di Philip Sidney, i drammi di Christopher Marlowe o le poesie di Sir Thomas Wyatt", sorrise voltandosi verso di lui.
Il volto dell'uomo era disteso, ma le palpebre denotavano la solita stanchezza. Non fisica, non mentale. Era qualcosa di diverso: una stanchezza data dagli anni accumulati sulle spalle; esistenziale.
"Mr Browning... state bene?", si avvicinò.
Lo vide annuire.
"Mai stato meglio, mia dolce Frances", la sua voce come il miele.
Non l'aveva mai chiamata così, non aveva mai azzardato in quel modo.
"Thomas Wyatt, avete detto... 'Noli me tangere, perché sono di Cesare, e sembro mansueta, ma sono selvatica'", disse l'uomo, stringendo le palpebre.
Frances dischiuse le labbra.
"...Conoscete quella lirica?"
"E anche la sua storia. Sapevate che Thomas Wyatt fu accusato di tradimento? Sembra che questo sonetto fosse dedicato alla sua regina, Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII. E sapevate che, nonostante fosse di ispirazione petrarchesca, la sua poesia era considerata eccessivamente lussuriosa per i contemporanei?"
"Mr Browning..."
"Lo immagino: vi state domandando come conosca tutte queste nozioni. E non avete torto, Frances... posso chiamarvi così, vero?"
Si fece più vicino. Ancora. Poteva sentire il suo calore.
Annuì. Certo che poteva.
Doveva.
"Prima che partissi, mio padre pagò profumatamente un precettore. Voleva che studiassi Legge, che divenissi un avvocato. Poi sono salpato per l'America, ma ho portato con me un bagaglio molto vasto di nozioni che spaziano dalla letteratura alla geografia. Ed ecco, Miss Pembroke, perché ricordo i sonetti di Thomas Wyatt."
Le sue parole erano scandite con lentezza, con metodo. Poteva sentirle scorrerle sulla pelle, come una goccia lungo un vetro.
Posò le mani contro il petto dell'uomo. Lo voleva vicino, e lo sapeva anche lui.
Sentì il suo tocco lungo le braccia, e poi a circondarle il viso.
"Mi perdonereste una piccola bugia, Frances?"
"...Mr Browning, è la seconda volta, da quando siete arrivato, che mi chiedete di perdonarvi. E io non posso che replicare, per una ennesima e rispettiva volta, che vi perdonerei tutto", gli disse, cercando di scacciare la sensazione del cuore in gola.
"Allora sarebbe opportuno sapeste che, per quanto nutra interesse per la biblioteca di Maywood Estate, vi ho chiesto di appartarci per essere solo con voi."
La sua voce era bassa ora, ma riempiva quella stanza dal soffitto così alto.
"Siete perdonato. Inevitabilmente, senza alcun ripensamento", mosse il capo.
Le mani di Henry erano calde sulle sue guance. Le piaceva, voleva che durasse per sempre.
Chiuse gli occhi mentre le loro labbra si unirono e avvertì un calore pervaderle il corpo.
Un tocco sulla porta.
Il cuore le batteva all'impazzata. Non poteva che essere sua madre... Forse richiedeva la sua presenza in sala o qualcuno aveva cominciato a porsi troppe domande.
Si allontanò da Henry, che le sembrò meno sconvolto. Lo vide voltarsi con calma verso l'entrata.
"Avanti", disse con fatica, la voce che tremava.
La porta si aprì e rivelò la sagoma di sua madre.
"Mr Browning, Frances... in salotto reclamano la vostra presenza. È giunto il momento", sorrise.
Attorno agli occhi comparvero delle rughe d'espressione.
"Avete ragione, Lady Pembroke. È una festa in onore del mio futuro matrimonio e io scompaio dalla scena. Non potrò lamentarmi che le voci su di me siano infondate! Prego, Miss Pembroke", le liberò il passaggio.
"Sono pronta, madre", Frances piegò il capo.
Henry alle sue spalle.
Lo sentiva, caldo, sicuro, amorevole.
Oltrepassò la porta e sorrise.
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Ed ecco a voi, lettori e lettrici, la seconda parte di questo capitolo e, con esso, una fanart di Henry e Frances molto sketchosa - sempre da parte di JrPorpora.
Vi dirò un segreto: si tratta di uno studio che ha realizzato un po' di tempo fa quando stavamo per mettere su un fumetto tratto da Un mattino di primavera. Il progetto poi è un po' naufragato, ma le fanart ci sono ed è un peccato non mostrarle al mondo 😃
Anyway, il prossimo capitolo sarà ancora più lungo e non so se spezzarlo. In realtà non so dirvi nemmeno se arriverà presto o ci vorrà un po' di tempo - ho appena saputo che fra meno di un mese dovrò sostenere l'esame che sto preparando e già immagino che questo impegno prosciugherà tutte le mie energie e le mie giornate. Ma comunque, farò del mio meglio per provare a portarvelo in tempi brevi 😃
Alla prossima e grazie come sempre per leggermi! 🥰🌷
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