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Capitolo 1

GALE
Mi sveglio madido di sudore, divincolandomi. Le lacrime scorrono sul mio viso scaldandomi le guance. Ogni notte lo stesso incubo, di volta in volta più drammatico. Arrivano le bombe. Boom. Tutto devastato. Poi arriva lei: la mia Prim, la mia piccola Prim. Era come una sorella per me. Si volta e mi guarda con gli occhi stanchi. E poi boom, esplode anche lei. Non sono stato presente, ma è così realistico che mi sembra il contrario. Quelle maledette, maledettissime bombe. Troppe persone innocenti sono morte, troppe. Ho ricommesso lo stesso errore del nemico. E ora, ora non mi resta altro che piangermi addosso e non affrontare la realtà: non tornerà mai indietro, mai, e per questo Katniss mi odia. Mi sono rifugiato qui al due, ma ciò non ha fatto che aumentare i miei sensi di colpa. Così oltre che assassino mi sento anche codardo. Mi mancano i boschi, mi manca quella catasta di legno che io chiamavo casa. Ho sentito la mamma per lettera, dice che sono tornati al dodici e che si sono trasferiti in una casa non occupata del villaggio dei vincitori. Dice che è una casa bellissima ma non mi importa, io rivoglio casa mia, quella che Snow ha distrutto. Ma adesso basta. Basta pensarci. Devo andare a lavoro. Mi lavo il viso, indosso la divisa e esco dalla mia baracca. Non è neanche un mesetto che lavoro qui e già mi hanno promosso a capo di un'unità. In molti per le strade mi additano e sussurrano:"È quello che ha combattuto di fianco alla ghiandaia imitatrice...". Ed ecco che torna lei a tormentarmi. Ma ormai non ci faccio più caso, e perciò vado oltre. Cerco di orientarmi nel complesso reticolato di strade e stradine, ci metterò del tempo ad abituarmi. Una volta arrivato alla sede sto per andare alla mia postazione quando il mio capo mi saluta:
-Salve soldato Hawthorne. Bene, l'attività di oggi è sospesa, i tuoi soldati sono stati avvisati. Volevo parlarti di un progetto importante al quale vorrei che tu prendesti parte.
-Di che si tratta, signore?
-Oh, una nostra scienziata sta studiando dei proiettili per l'esercitazioni in grado di simulare il dolore di quelli veri ma di lasciare ferite superficiali. Tutti sappiamo che hai progettato delle armi usate nella rivolta, e ci chiediamo se potresti aiutare la ragazza in questo progetto. Sai, nonostante sia la migliore ricercatrice del distretto non ce la fa a fare tutto da sola...
-No, io con le armi ho chiuso!- esclamo. Quando mi rendo conto di essere stato troppo brusco aggiungo:
-Mi spiace, ma non ho avuto delle bellissime esperienze per colpa dei miei progetti.
-Capisco...peccato, finito il progetto avremmo potuto pagare una vacanzetta per la tua famigliola qui...ma non fa niente...- fa lui.
-Ho sentito bene?!
Mi mancano tantissimo la mamma e i miei fratelli, eppure la paura di lei vince su tutto. Mi odia. Non riuscirei ad affrontarla. E così ho l'occasione perfetta per rivederli.
-Oh, hai sentito benissimo.
-Ci sto.- rispondo deciso.
-Bene, inizierai oggi. Ti vedrai di fronte al pub con la ragazza alle tredici. Sarà facile riconoscerla, ti dico solo che di recente è stata in vacanza a Capitol. Ah, vatti a dare una sistemata e cerca di essere presentabile. Ci si vede!
Sì volta di scatto e se ne va, rapido come una lepre. Io torno a casa e, come suo ordine, mi cambio. Mi faccio una doccia (già, qui anche nelle abitazioni più modeste ci sono le docce) e indosso una camicia bianca e un paio di jeans, i vestiti più presentabili che possiedo. Resto immobile ad aspettare ma mi riassalgono i soliti pensieri. Così per distrarmi esco fuori e mi avvio, anche se sono decisamente in anticipo. E quando arrivo di fronte al pub trovo una ragazza con i capelli verdi scompigliati, il piercing al labbro, un tatuaggio sul braccio e l'espressione di chi sta aspettando qualcuno. È senza dubbio lei. È arrivata in anticipo come me. I suoi occhi tenebrosi mi squadrano da capo a piedi. Non so cosa dire. Le porgo la mano, e chiedo:
-Sei tu la ricercatrice?
-Sì, piacere, Helen Grace.
A quel nome sbianco. Non può. Non può essere lei. Le dico il mio nome con la voce tremante:
-Io sono...Gale...Gale Hawthorne...
Lei mi fissa e i suoi occhi sembrano penetrarmi fino in fondo al cuore. Io ricambio lo sguardo. Ci abbracciamo e cominciamo a piangere.
Spazio autrice:
Spero vi piaccia la storia, ho sempre fantasticato sul futuro di Gale e eccomi a scriverne. E non ho niente da dire, buona lettura, lasciate un commentino per dire che ne pensate!

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