Capitolo 18
Ricordare fa male ma devo farlo, devo liberarmi almeno un po' di quel peso che porto fin da piccola.
"Le suore hanno sempre pensato che io non ricordassi quell'uomo, ma invece non era così"
"Ginny..."
La sua voce è compassionevole
"Quando veniva intervistato alla televisione come assessore e lo vedevo, la rabbia saliva, ero una bambina ma..."
"Soffrivi e non hai mai detto niente, non "mi" hai mai detto niente" puntualizza
"Non lo so perché, non l'ho fatto è vero. Ero piccola, spaventata e forse non mi rendevo conto o meglio non capivo il perché lui mi avesse portato lì"
Mi soffermo col cuore pieno di tristezza, la voce si fa stretta in gola.
"Ma poi ho capito tutto. Dopo quella cazzo di cartellina" sentenzio seria
Lui continua a guardarmi e non mi lascia mai la mano.
"Lì dentro c'era tutto scritto. Suor Agnese sapeva, sapeva tutto" puntualizzo a bassa voce
"Quella stronza" esclama a denti stretti
"Mia madre è stata uccisa dal suo ex, che era anche mio padre. Si erano lasciati ma lui continuava a perseguitarla dicendole di amarla. Lei era una drogata e lui il suo spacciatore. Quando è successo gli agenti hanno chiamato i parenti prossimi e sono stata consegnata agli zii. Ma poi hanno deciso di non tenermi. Lui l'ha deciso"
Sputo fuori questa verità, questa realtà con gli occhi lucidi e il cuore che fa male.
Andrea è sconvolto dal mio racconto lo vedo nei suoi profondi occhi scuri.
"Perché?" chiede a bassa voce
"Ecco il bello, il perché" ripeto a denti stretti
"Per la sua cazzo di carriera, l'assessore non poteva far scoprire che sua cognata era drogata ed era stata uccisa dal suo ex spacciatore, e io dovevo sparire dalla sua vita" puntualizzo
"Sono senza parole" lo dice con voce avvilita
"E... tuo padre?" chiede titubante
"E' morto di overdose quando è uscito di galera dopo essere stato arrestato per l'uccisione di mia madre" gli spiego con indifferenza
"Anche questo era scritto nella..."
Lo interrompo di getto.
"No, questo l'ho saputo dallo stronzo di mio zio"
Mi guarda esterrefatto
"Oh Andrea non sai quanto ho litigato nel suo ufficio in questi periodi di riunioni. Mi diverto a proporgli i lavori più assurdi al San Matteo e lui non può dirmi di no" gli faccio presente con malignità, che non conosco visto che non lo sono.
Flashback
Dopo una delle riunioni per la ristrutturazione del San Matteo, mi fa accomodare nel suo ufficio, perché nessuno deve sentirci.
"Tua zia vuole vederti" mi dice con il suo tono arrogante
"Non ho una zia" ribatto
"Ginevra lei ha bisogno di spiegarti delle cose" sentenzia serio senza ascoltarmi
"E tu no?" ribatto divertita a stuzzicarlo
"A tempo debito" mi risponde senza remore
Alzo un sopracciglio per rispondergli:
"Non mi interessa ascoltarla"
"Tu devi ascoltarla" alza la voce
"Ascoltami bene io non devo niente a nessuno. Men che meno a voi due" puntualizzo
"Non mi avete voluta e io non voglio voi. Purtroppo devo avere un rapporto con te anche se lo odio. Non capisco perché hai voluto il San Matteo" sbraito
"L'ho voluto per un motivo ben preciso" sentenzia serio guardandomi fisso
Scuoto la testa allo stupido pensiero che mi è passato per la testa, non può averlo fatto per me.
Ha forse dei rimorsi di coscienza?
"Non farmi ridere. Sono solo puttanate"
"Tuo padre è morto di overdose quando è uscito di galera" mi dice di getto
Ho capito il suo giochetto ma non ci casco, mi volto avviandomi alla porta e prima di aprire e uscire senza voltarmi gli dico perentoria:
"Il nostro è solo un rapporto dovuto all'istituto. Non vi voglio nella mia vita, per me non siete niente, non esistete"
Apro la porta e la richiudo alle mie spalle
Fine flashback
"Non mi dice di no per un solo motivo, ha paura che io lo sputtani. Nessuno sa che sono la nipote, soprattutto i soci. E lui non sa che io non andrò mai a dire niente, perché non mi interessa rovinarlo. A cosa servirebbe? Non mi cambierebbe il passato" preciso
Andrea mi stringe a sé.
"Quando dico che sei straordinaria è vero. Tanti cercherebbero la vendetta" mi fa presente
Mi stacco da lui guardandolo e so che quello che ha detto è vero.
"Te lo ripeto non mi interessa. Quello che voglio è solo che il San Matteo sia tenuto nei migliori modi possibili per i ragazzi" dichiaro con sincerità
"Posso dirti una cosa?" mi chiede con apprensione
"Certo, puoi dirmi e chiedere tutto" gli faccio presente con tranquillità
Mi guarda malizioso e io gli tiro uno schiaffetto sul braccio e torna serio.
"Non hai mai pensato che lui abbia comprato l'istituto proprio perché ci sei tu?"
Lo guardo stranita sgranando gli occhi, anche se forse l'ho pensato una volta ma ho scacciato subito l'idea.
"Vorresti intendere che l'ha fatto per farsi perdonare per quello che mi ha fatto?" chiedo ironica
"Diciamo una cosa simile" precisa
Lo guardo e quella che considero rabbia, ma che cerco di reprimere sempre, esplode.
"E tu lo chiami farsi perdonare? Se voleva il perdono poteva scusarsi e chiedermi di ritornare con loro, non credi?" domando risentita
So che lui non si merita la mia reazione.
Mi alzo irritata da quella supposizione passeggiando per la stanza.
Andrea si para davanti a me arrestando i miei passi.
"Non volevo farti arrabbiare" mi fa presente con voce dispiaciuta
Gli faccio presente che non sono arrabbiata ma tutta questa storia mi manda in confusione.
A quel punto lui sorride e mi propone di uscire, facendo un giro in centro per poi ritrovarci con gli altri al circolo.
Accetto, richiudendo il tutto come sempre in quell'angolo di cuore che sanguina di continuo.
Nota autrice
Voi chene pensate?
Stefano vuole davvero riprendere i rapporti perché pentito di quello che le ha fatto?
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