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Capitolo 6

Oggi

Il primo giorno di lavoro dopo le vacanze natalizie, sono tentata di fingere una febbre improvvisa per evitare di recarmi in ufficio. Mi sento male davvero ma, non so come, alle nove in punto mi ritrovo fuori dal mio studio, tremante come una foglia.

Andrew mi vede e mi viene incontro sorridendo. È raggiante, come sempre. Penso di averlo visto raramente di malumore da quando lavoro qui.

<<Tessa, non ti ho più vista dalla festa della vigilia>> esclama, racchiudendomi in un breve abbraccio, <<Hai passato bene le vacanze?>>

Neanche lontanamente, sono tentata di rispondergli, ma alla fine mi limito solo ad annuire, con il sorriso più falso che sono riuscita a trovare.

Ho trascorso il giorno Natale a casa dei miei zii, in un rigoroso silenzio, che spezzavo solo per rispondere a monosillabi a chiunque mi rivolgesse la parola. A capodanno, invece, sono rimasta a casa con i miei nonni e sono andata a letto prima di mezzanotte.

Sono una vera sfigata, cavolo.

<<Benissimo. Spero tu ti sia riposata, perché adesso bisogna rimettersi a lavoro>> annuncia con troppo entusiasmo, mettendomi in mano un malloppo enorme di carte, probabilmente manoscritti da revisionare. <<Alex è già dentro. Ti sta aspettando>>.

Sobbalzo sentendo il suo nome, ma tento di dissimulare indifferenza.

<<Eleanor?>>

<<Questa settimana non c'è>>.

Quando apro la porta del mio studio, mi ritrovo di fronte un Alex visibilmente a disagio.

Be', almeno adesso so di non essere l'unica a sentirsi terribilmente fuori luogo, penso e saluto il mio ex con un sorriso tirato. Lui fa lo stesso, probabilmente per evitare che Andrew si insospettisca.

Il mio comportamento è stato già abbastanza ambiguo la sera della festa e non voglio aumentare i sospetti. Non so se ci farebbero ancora lavorare insieme se si venisse a sapere come stanno le cose tra noi, e Alex non può assolutamente rischiare di perdere la possibilità di concludere questo stage. Lo merita molto più di quanto lo meriti io.

<<Allora, tra queste carte potete trovare quattro romanzi di autori emergenti. Sono già stati selezionati per essere pubblicati>> ci spiega. <<Il vostro compito è quello di correggere eventuali errori. Cercate di fare gioco di squadra, in modo che vengano rilevati più errori possibili. Li voglio sulla mia scrivania entro questa sera. È tutto chiaro?>>

Io e Alex evitiamo di guardarci, ma dall'aria che si respira nella stanza è chiaro che l'idea di dover lavorare "in squadra" non entusiasmi nessuno dei due.

<<Sì, chiaro>> confermo io.

<<Chiarissimo>> ribatte Alex a sua volta.

<<Bene. Buon lavoro, ragazzi. A più tardi>> esclama, chiudendosi la porta alle spalle. Due secondi dopo la riapre e mi punta addosso un sorriso luminoso. <<Tess, oggi pranzi con me? Non accetto un no come risposta.>>

<<Va bene, capo>> esclamo io, sforzandomi di apparire entusiasta, poco prima che Andrew si lasci nuovamente la porta alle spalle. Ammetto che l'idea non mi faccia impazzire, ma è pur sempre più attraente di optare per un pranzo in solitudine, divorata dai pensieri per l'imminente futuro e dai rimorsi per un passato ormai troppo lontano.

<<Te la fai con il figlio del capo adesso?>>

<<Non me la faccio proprio con nessuno, Alex>> ribatto prontamente, sulla difensiva.

Lui alza le mani. <<Tranquilla, non mi interessa. Mi limitavo a commentare quello che ho visto.>>

<<Be', menomale che non ti interessa>> commento acida.

Alex mi lancia un'occhiataccia e scuote la testa. <<Limitiamoci a lavorare, ok?>>

<<Sono completamente d'accordo>>.

Tre ore e mezza dopo, il primo romanzo è stato corretto ed è pronto per essere consegnato ad Andrew.

<<Vado a consegnare questo ad Andrew. Tu hai finito?>> chiedo ad Alex, stiracchiandomi leggermente.

<<Come hai fatto a finire così velocemente?>>

<<Fortunatamente è scritto davvero bene. Ho dovuto apportare pochissime modifiche.>>

<<Lascialo lì, finisco questo e poi gli dò un'occhiata anch'io>> ribatte lui, senza alzare gli occhi dalle pagine.

<<Così non finiremo mai>> commento.

<<Ha detto di fare lavoro di squadra, quindi faremo lavoro di squadra.>>

Alzo gli occhi al cielo. <<Non ti fidi del mio lavoro, per caso?>>

Lui alza lo sguardo e mi guarda dritto negli occhi. <<Non mi fido di te>> dice scandendo bene le parole.

Mi sento ferita.
Insomma, me lo merito, ma che motivo c'è di ricordarmi continuamente quello che gli ho fatto?

<<Questo non c'entra niente con quello che è successo tra noi, Alex. È solo uno stupidissimo testo da correggere.>>

<<Chi mi dice che tu non voglia tagliarmi fuori? Insomma, potresti averlo corretto male, andare da Andrew, dire che l'ho corretto io e farmi buttare fuori. È il mio primo giorno e tu sei la sua cocca, a chi pensi che crederebbero se ti inventassi una storiella del genere?>>

Rimango letteralmente a bocca aperta. Incredula, spiazzata.

Gli ho fatto del male, è vero. L'ho ferito e ho tradito la sua fiducia. Ho rovinato tutto, ma questo è troppo.

<<Come puoi dire una cosa del genere, dopo tutto quello che c'è stato tra noi?>> urlo.

Fortunatamente lo studio è al terzo piano, lontano da orecchie indiscrete, e dubito che qualcuno ci possa sentire.

Lui si alza di scatto dalla sedia e batte i pugni sulla scrivania, facendomi sobbalzare.
<<Proprio per quello che c'è stato>> abbaia.

Per la prima volta dopo tanto tempo, i suoi occhi urlano. Non sono più impenetrabili. Bruciano e sembrano fatti della stessa sostanza del fuoco. Sembrano volermi incenerire all'istante.

<<Mi dispiace per quello che è successo, Alex, te l'ho già detto un migliaio di volte. Ma questo è davvero troppo>> ribatto e lui mi si avvicina a passo lento.

Si ferma a pochi centimetri da me, piantandomi gli occhi in faccia.

<<Troppo? Vuoi sapere cos'è troppo? Questo>> dice, indicando me e lui, <<è troppo. Dover avere ancora a che fare con te. Essere obbligato a sopportare la tua presenza.>>

Io resto in silenzio, perdendomi nel blu intenso dei suoi occhi. Sembrano un mare d'inverno. Perdutamente in tempesta.

Vorrei mollargli uno schiaffo, per il modo in cui mi sta facendo sentire.
Vorrei avventarmi sulle sue labbra, per mettere a tacere il modo in cui mi sta facendo sentire.
Non faccio nessuna delle due cose, ma cerco di allontanarmi: mi sembra di starci annegando, in quegli occhi. Se non prendo subito le distanze, probabilmente mi perderò per sempre.

Alex mi afferra prontamente un braccio e mi impedisce di divincolarmi.
Sono mesi che non mi tocca e, anche se mi sta facendo male, non voglio che mi lasci più.

<<Devi guardarmi in faccia. Devi guardarmi.>>

Io lo guardo e non lo riconosco. Non è rimasto nulla del ragazzo di cui mi sono innamorata. Questa persona che mi sta di fronte è piena di rabbia, di odio, di rancore. Nulla in confronto al ragazzo dolce e sensibile che è stato per più di metà della mia vita il mio migliore amico.

<<Devi vedere con i tuoi occhi come non sei riuscita a rovinarmi. Non ci riuscirai mai, Tessa. Mi dispiace, ma il tuo piano non ha funzionato.>>

<<Non c'era nessun piano.>>

Lui scoppia a ridere. Ma è una risata brutta, sarcastica, e mi ricorda moltissimo i film horror che guardavamo insieme.

<<Me ne andrò>> butto lì istintivamente.

<<Lascerò questo lavoro e cercherò qualcos'altro.>>

Alex sorride in modo cattivo. <<Tessa, puoi fare quello che vuoi. Mi sei completamente indifferente. Ma non provare a rovinarmi la vita più di quanto tu non abbia già tentato di fare, altrimenti, questa volta, te la farò pagare>>.

Alex mi lascia andare e io non posso fare a meno di sentirmi spezzata.

Quante volte può spezzarsi un'anima?

Nonostante tutto, non piango. Mi sento inerme, svuotata. Ma non crollo.

Proprio in quel momento, qualcuno bussa alla porta. È Andrew e dall'espressione che ha, pare non aver sentito nulla del mio litigio con Alex.

<<Tessa, sei pronta per andare a pranzo?>>

Prima di allontanarmi, lancio un'ultima occhiata ad Alex, che nel frattempo è tornato a leggere il suo romanzo come se nulla fosse.

Dissimulo la medesima indifferenza ma quando usciamo dall'ufficio, non posso fare a meno di chiudere la porta con violenza.

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