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Capitolo 5


Undici anni prima

<<Tess, ridammi l'aeroplanino!>>

<<Perché non vieni a prenderlo, Alex?>>

Mi metto a correre per il cortile di casa, cercando di non farmi prendere dal mio migliore amico riccioluto, anche se so già come andrà a finire: lui mi raggiungerà, mi farà cadere e io mi farò male. Come sempre.

<<Tess, giuro su Dio che se me lo rompi non ti parlerò più. Mai più>> strilla, mentre cerca di acchiapparmi. Ma oggi sono più veloce di lui.

<<Tanto non mi prendi>> lo canzono e accelero. Ed è allora che inciampo su un sasso enorme, ruzzolando per terra rovinosamente.

<<No, no! Lo sapevo che me lo avresti rotto, lo sapevo>> sento urlare Alex.

Con le ginocchia e le mani sbucciate, mi rialzo a fatica e mi ritrovo davanti un Alex in lacrime. <<Sapevi quanto era importante per me, lo sapevi! E adesso lo hai rotto!>>

Abbraccia quello che resta del suo aeroplanino, guardandomi furioso.

L'aeroplanino è l'ultimo regalo di suo fratello maggiore, prima di morire in un incidente d'auto, qualche anno fa. Alex lo ha sempre conservato come la cosa più preziosa che abbia mai avuto.

Mi sento terribilmente in colpa, ma non piango.
Nonostante il dolore per la caduta e il senso di colpa, non verso una lacrima.

<<Mi dispiace, Alex, non l'ho fatto apposta. Vedrai che papà riuscirà ad aggiustarlo.>>

No, Tess, si è rotto, si è rotto per sempre!"
Continua a ripetere "si è rotto" tra le lacrime e io mi avvicino per abbracciarlo, ma lui mi scansa. <<Non ti parlerò mai più>> urla e corre in casa.

Non è la prima volta che lo dice, eppure stavolta sento il panico assalirmi.

Non potrei stare senza Alex. È il mio migliore amico. L'unico. Come potrei vivere senza?

Mi dondolo un po' sull'altalena, cercando di immaginare un probabile futuro senza Alex, ma non ci riesco.
Provo a ricordare un momento in cui lui non sia stato al mio fianco, nell'ultimo anno, e non riesco a fare neppure quello.
Alla fine, mi decido a raggiungerlo per chiedergli scusa.

Non posso permettere che un banale incidente rovini per sempre la nostra amicizia!

In cucina, la mamma è già intenta a preparare la cena. Mi lancia un'occhiata di rimprovero e, con un cenno della testa, mi indica le scale. <<Cos'hai combinato, stavolta? Alex è corso in camera tua>>.

Senza rispondere, mi dirigo verso il primo piano. La porta della mia stanza è chiusa, e i rumori che sento provenire non promettono nulla di buono.

Spalanco energicamente la porta e la scena che mi si para davanti mi fa andare su tutte le furie: Alex è intento a distruggere i souvenirs dei miei viaggi, uno alla volta, con fare rabbioso. A terra ci sono già innumerevoli pezzi di vetro, resti di alcune palline con la neve, e un paio di statuette africane, alle quali mancano testa e gambe. Se non lo fermo immediatamente, finirà per fare a pezzi ogni mio prezioso ricordo. E non posso permetterglielo.

In un impeto d'ira mi avvento su di lui, strappandogli dalle mani l'ennesima statuetta, ricordo di un viaggio a Zanzibar.
<<Smettila, smettila subito, Alex!>> urlo, isterica.

<<Tu hai rotto la cosa più importante per me, adesso io faccio a pezzi le tue>> esclama lui, e ne afferra subito un'altra dalla scrivania.

<<Sono ricordi, Alex, non puoi farlo!>>

<<Anche il mio aeroplanino lo era. Il più importante. E lo hai distrutto>> strilla e quasi scoppia di nuovo in lacrime.

Improvvisamente, mi rendo davvero conto di ciò che ho fatto: l'aeroplanino di Alex era il ricordo più prezioso, uno dei pochi che conservasse del fratello, scomparso quando era ancora molto piccolo. In qualche modo, lo faceva sentire più vicino a lui. E io l'ho fatto a pezzi.

<<Hai ragione>> prorompo improvvisamente. D'istinto, afferro una delle ultime statuette rimaste - una tartaruga delle Galapagos -  e la getto per terra, mandandola in pezzi. Poi passo a quella successiva.

Alex mi guarda scioccato, come se fossi completamente impazzita. <<Ma che fai?>>

<<Ti aiuto>> ribatto con ovvietà. <<Non volevi farmela pagare?>>

Alex, finalmente, mi guarda sorridendo debolmente. <<Sei matta, Tess. Completamente>>.

Ricambio il sorriso e mi preparo per rompere una delle ultime bocce con la neve, quando la porta si spalanca di colpo.

<<Ma cosa avete combinato qui?>> urla la mamma, osservando con orrore i resti della nostra guerra. <<Fuori da questa stanza, immediatamente! Tessa, sei in punizione! E tu, Alex... ne parlerò con tua madre e penserà lei a prendere provvedimenti!>>.

Alex ed io usciamo dalla camera trattenendo a stento le risate. Poi ci precipitiamo di nuovo fuori casa, in cortile.

<<Hai visto che faccia ha fatto?>> esclamo, esplodendo finalmente in una grossa risata.

<<Era arrabbiata nera>>. Ride anche lui, così tanto da doversi tenere la pancia.

Improvvisamente, ritorno seria e lo guardo dritto negli occhi.

<<Mi perdonerai mai, Alex?>>

<<Sempre, Tess. Sempre.>>

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