Capitolo 18
Un anno prima (Parte 1)
Annuso per l'ennesima volta il mazzo di rose bianche, inalando il loro profumo dolce e delicato, prima di posarlo gentilmente sulla tomba di marmo chiaro.
<<Mi mancate da morire>> sussurro debolmente, senza staccare gli occhi dai nomi incisi sulla lapide: Abbey Morgan e Thomas McRayn.
Precisamente un anno fa, Abbey e Thomas, sposati da vent'anni e innamorati come il primo giorno, salivano sulla loro auto, ignari del fatto che di lì a poco si sarebbero schiantati contro un albero secolare. Un anno fa, la loro figlia li salutava con un semplice bacio sulla guancia, inconsapevole del fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta.
Un anno fa, Abbey e Thomas, i miei genitori, mi lasciavano completamente sola al mondo, senza più una spalla materna su cui piangere, su cui gioire, o un padre che mi potesse proteggere.
Non sembra passato un giorno da quella tremenda tragedia. Eppure, faticosamente e dolorosamente, ne sono trascorsi trecentosessanta cinque.
Non guarirò mai da questo dolore, penso, allontanandomi a passo lento dalla tomba dei miei genitori.
Alex mi aspetta all'entrata del cimitero e, appena mi scorge, corre ad avvolgermi in un abbraccio.
Gli ho detto che avevo bisogno di restare da sola e lui è stato comprensivo, come sempre. Ad essere sincera, nell'ultimo anno penso di averglielo chiesto migliaia di volte e non ce n'è stata una in cui non mi abbia capito.
Nonostante io abbia cercato ostinatamente di allontanare tutti, lui mi è sempre rimasto accanto. E, con il senno di poi, devo ammettere che non sarei mai riuscita a sopravvivere alla morte dei miei genitori senza il supporto di Alex, dei miei nonni, di Eleanor e del nostro nuovo amico, Michael.
L'aiuto di Michael, in particolare, è stato veramente prezioso: l'ho conosciuto durante una lezione universitaria di letteratura inglese e, stranamente, abbiamo subito stretto un legame. Forse perché condividiamo lo stesso dolore: anche lui ha perso la madre, qualche anno fa, e porta ancora addosso le cicatrici di quella disgrazia.
Parlare con lui dei miei genitori e ascoltarlo parlare di sua madre, in qualche modo, mi ha aiutato a superare quest'anno senza di loro, seppur faticosamente.
Oggi, però, né l'abbraccio di Alex, né le parole confortanti di qualcuno in grado di capirmi sono d'aiuto. Niente lo è in questo scuro giorno di novembre, a un anno esatto dalla morte dei miei.
<<Come stai, amore?>> mi sussurra Alex all'orecchio, senza staccarsi da me.
<<Male>> ammetto sinceramente.
Non c'è ragione di mentirgli. Quand'era molto piccolo, ha perso il fratello, perciò conosce lo straziante dolore della perdita di un familiare.
Una folata di vento gelido ci colpisce e io rabbrividisco.
Alex se ne accorge e mi stringe più forte.
<<È meglio se torniamo a casa>> dice. <<Potremmo guardare un film di Natale, uno di quelli che piacciono a te, dal finale mieloso>> propone, sorridendo contro la mia guancia.
So che sta solo cercando di tirarmi su il morale, di starmi accanto, ma in questo momento non ho alcuna voglia di sorridere.
<<In realtà preferirei riposare un po'>> ribatto freddamente. <<Da sola.>>
Alex si stacca da me per guardarmi negli occhi, ma continua a tenermi per mano. <<Non penso sia una buona idea restare sola in un momento del genere.>>
<<Alex>> incomincio, già un po' seccata, <<ho solo bisogno di essere lasciata in pace per un po', ok?>>
<<Va bene, va bene, amore>> ribatte prontamente lui, tornando ad abbracciarmi. <<Tutto quello che vuoi.>>
<<Grazie>> sussurro. Poi gli stampo un bacio veloce sulle labbra.
***
Ero così esausta che ho dormito praticamente tutto il giorno e sono ormai le sette di sera quando sento squillare il cellulare.
Rispondo stizzita, senza neanche guardare il mittente della chiamata.
<<Tess, che fine hai fatto? Ti ho mandato un migliaio di messaggi su WhatsApp e sono ore che provo a chiamarti!>> Sento urlare.
Mi aspettavo di sentire la voce di Alex... Invece è Michael e sembra estremamente arrabbiato o preoccupato. Non riesco a capire quale dei due.
<<Mike, mi sono addormentata, scusa>> mi difendo subito, in tono assonnato. <<Non era mia intenzione sparire>>.
<<Be', non farlo più, Tessa>> continua, <<Ero fottutamente preoccupato, cazzo!>>
Adesso sono praticamente sicura che sia arrabbiato e non riesco a capirne il motivo.
Nemmeno il mio fidanzato mi ha mai fatto una scenata del genere per qualche ora di assenza e, di sicuro, non mi aspettavo che me la facesse Michael.
Non so come ribattere, perciò resto in silenzio per un po'.
Non ho voglia di fargli una scenata, spiegandogli quanto sia fuori luogo questo suo sfogo. Non è proprio giornata.
<<Scusami, Tess. È solo che mi hai fatto preoccupare. È una giornata così particolare per te e avevo paura che... lascia stare. L'importante è che sia tutto ok>>.
Adesso il tono di voce è completamente cambiato: è tornato dolce, mellifluo come sempre.
Per un attimo sospetto che soffra di bipolarismo, e sono così intenta a formulare bizzarre congetture su quella possibilità, che non sento quello che mi sta dicendo. Riesco a cogliere solo le parole "festa" e "svagarti".
<<Scusami, Mike, puoi ripetere?>> gli chiedo.
<<Ho detto che questa sera ci sarà una festa alla confraternita per il compleanno di Jake, dopo le undici. Sarebbe l'occasione perfetta per svagarti, per dimenticare questa brutta giornata. Ho invitato anche Alex, questa mattina, e lui ha detto che verrà sicuramente. Dovrebbe esserci anche Eleanor. Tu che fai? Ci sei?>>
Alex va a una festa? Strano, stamattina ero con lui eppure non mi ha detto nulla, penso, turbata.
<<Sei proprio sicuro che verrà anche Alex?>> domando, curiosa.
<<Ma certo, Tess. Se vuoi, posso inviarti lo screen dei messaggi.>>
<<No, tranquillo. Gli mando un sms io.>>
<<Be', comunque, che fai? Vieni?>> insiste.
<<Non lo so, Mike, ti faccio sapere più tardi.>>
Lo saluto velocemente, con la promessa di inviargli un messaggio appena avrò preso una decisione. Intanto invio immediatamente un sms ad Alex.
Vai alla festa di Jake, stasera? Digito rapidamente.
Nei minuti che precedono la risposta, incomincio ad immaginare gli scenari peggiori, agitandomi, forse, inutilmente e finendo per andare completamente in panico.
Sono mesi che non esco di casa e che non partecipo a feste o a incontri dopo le lezioni. Nell'ultimo anno mi sono chiusa parecchio in me stessa, devo ammetterlo, rifiutando più volte inviti ad uscire e preferendo rimanere rintanata nel mio guscio.
Ho passato infiniti weekend a casa con Alex, ma anche altrettanti da sola, soprattutto nei primi mesi dopo la morte dei miei.
E se durante quei weekend fosse ritornato alle sue vecchie abitudini, senza dirmi nulla? Feste, alcol, ragazze diverse ogni sera... Erano il suo pane quotidiano, perciò chi mi dice che non abbia ripreso a fare il Don Giovanni o, addirittura, che non abbia mai smesso?
La possibilità che mi abbia preso in giro, fingendosi amabile e fedele con me mentre, in realtà, continuava a scoparsi una ragazza diversa ogni settimana, mi terrorizza. Mi destabilizza completamente.
Appena arriva la risposta, afferro con foga il cellulare e rimango letteralmente senza fiato.
La risposta è secca e diretta:
Sì.
Non riesco a capire e non so cosa pensare.
Perché non me ne hai parlato? E perché non sono stata invitata?
La risposta arriva dopo pochi secondi.
Non saresti venuta comunque.
<<Che stronzo>> mormoro nel silenzio della camera.
Mi alzo dal letto e incomincio a camminare su e giù per la stanza, come una furia.
Quindi avevo ragione, penso, mentre io me ne stavo rinchiusa in casa a disperarmi per la morte dei miei genitori, lui era in giro a farsi qualche stronza.
Come ho potuto essere così cieca?
Perché non ho recepito i segnali?
Non so se essere più sbalordita, arrabbiata o delusa.
Al momento non riesco a fare nient'altro a parte tremare. Sono un fascio di nervi.
Ma so cosa devo fare.
Afferro il cellulare e digito velocemente un messaggio a Michael, con la risposta alla sua richiesta.
Ci sarò, scrivo, poi spengo il telefono.
Mi butto sul letto e scoppio a piangere a dirotto, come non facevo da tempo.
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