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All pt.2

La musica era troppo alta.
Il cielo era terso di nubi. E Piper continuava a guardarsi intorno. Jason le aveva dato cosí tanto da sperare. Ma dov'era?
Intanto vide Reyna venirle incontro. Sorrise all'amica.  Era la prima volta che la vedeva un aria affranta. Di solito tendeva a fregarsene e ad affrontare tutto a testa alta. In pochi secondi, si trovò stretta tra le braccia dell'altra.
-Mi dispiace.-Le disse  piano all'orecchio. Poi andò via, lasciandola totalmente perplessa.
Ma poi vide Jason. E il mondo si fermò. indossava uno di quei felponi enormi che lei adorava rubargli e un paio di comuni jeans.  Di solito per le feste si vestiva in modo più formale.  Ma non ci fece caso. E mentre il ragazzo le veniva incontro, si convinse che sarebbe stata bene, salvo imprevisti. Solo, che l'imprevisto era enorme.
***
Annabeth aveva preso il borsone. E i suoi libri.
Sperava di non aver scordato niente. Sarebbe stato alquanto complesso tornare a prendere qualcosa.
Ed ora stava salendo in macchina con Percy, le dita intrecciate sulla sua coscia, e la consapevolezza di essere liberi insieme. Avevano salutato Sally.
Lei aveva promesso di coprirli.
E stavano andando verso New York. Erano pronti a vivere. La sorpresa, però doveva ancora arrivare.
***
Nico si guardava intorno preoccupato.  E se Will gli avesse dato buca?
Non si era mai innamorato cosí. Aveva avuto diverse cotte. Un paio di ragazzi non ricambiati ci avevano provato. Ma Will... Will era un altro mondo. Lui era quello che lo aveva tirato via dell'autolesionismo. Dalla depressione. Lui era la sua unica ragione di sorriso.  Iniziò a camminare avanti e indietro per quella minuscola viottola, quando una mano si era poggiata sulla sua spalla. Quando si era voltato, Will era davanti a lui.
Nico fece avanti una mano incerta, verso la sua guancia. Una lacrima la solcava silenziosa, l'espressione nostalgica.
-Ciao, Nico- La voce rotta di lacrime.
-Ciao Will- La voglia di baciarlo.
***
Thalia aveva buttato la sua sacca giù dalla finestra. Non aveva niente di importante da portarsi dietro. niente libri. Niente foto. Aveva preso alcuni vestiti e i suoi guantoni di pugilato. In realtà, l'unica cosa che le interessava davvero, stava scappando con lei. Luke la aspettava dietro l'angolo del palazzo di fronte casa sua.  Le aveva preso il volto tra le mani, baciandola con passione. Con consapevolezza. Perché, diamine. Erano liberi.
E ancora meglio. Erano insieme.
***
Hazel si stava affacciando al Belvedere. Era nervosa. Stava intrecciando le mani. Le dita.  Odiava lo schiocco secco che facevano le ossa quando  sbattevano tra loro o si allungavano, senza l'inframezzo della carne. Sua madre lo faceva spesso, non solo con le dita, ma con il collo, le spalle, le caviglie. A volte pure con le ginocchia. Sua madre lo aveva fatto prima di morire. Non era stata la causa della morte, ma comunque le ricordava il triste evento.ma ora, il nervosismo era tale , da abbandonarsi a un vizio relativamente innocuo. Si  era preparata un discorso che pregava di non scordare.
Era in ansia. Poi sentí la voce dolce di Frank richiamarla. Era dietro di lei. Sorridente. La fissava con quei due occhi scuri, che non si sarebbero stancate di osservarla, e con quelle labbra sottili, che avrebbero continuato a baciarla con affetto, comprensione, gioia tristezza o desiderio.  Con le due grandi mani, che la avrebbero sempre cercata, con calma, o freneticamente.
E sentí la calma.
Ora che il momento era arrivato, lei era pronta. Perché lui le era accanto.
***
Leo era davanti a quella sorta di carcere. Era pronto ad entrare.  A prelevare Calipso. A salvarla. Accarezzò piano la testa di Festus.
Era stato davvero bravo.
Sarebbe stato impossibile ritrovare Ogigia da solo. Il suo cane, aveva seguito l'odore. E ora era la. Pronto ad entrare. Pronto a rivedere la ragazza, che gli aveva rubato il cuore.
***
Jason le era davanti. Immobile. Cosí
aveva pensato di fare lei la prima mossa. Lo aveva baciato con passione.
E Jason non aveva provato niente.
Consapevole che sia mente  che corpo, appartenessero a Reyna. Non dovette nemmeno sforzarsi.
-No Piper.- La allontanò pian.
Lei lo guardò sbigottita.
-Jason, sei ok?-
Si rese conto della superficialità della frase, solo dopo averla detta.
Lui sorrise piano, scuotendo la testa.
-Ehy, amore...- gli toccò piano la guancia. Lui premette la guancia piano sulla sua mano. Piper fece per baciarlo. Piú piano. Meglio. In fin dei conti, le sarebbe bastata una serata di coccole. Ma lui si sottrasse al bacio.
-No Piper . Sono qui per lasciarti.
Piper trattenne il fiato.
-Che?-
- Sono innamorato di un altra ragazza. -
Piper sbiancò. Non aveva più senso. Nulla.
Aveva già pianificato tutto. Tutto sarebbe andato bene senza imprevisti. Ma   l'imprevisto c'era. Ed era grande quanto un condominio.
Di quelli larghi alti e profondi in centro.
-Sono innamorato di un altra ragazza. Per davvero. Mi dispiace-
Jason la fissò. La scena era alquanto statica. La stanza di Piper era improvvisamente fredda, per quanto, nella normalità, sembrasse calda e accogliente.
Il cuore di Piper si era appena frantumato. In mille, minuscoli, infimi, dispersi pezzettini. Il tempo sembrò fermarsi. E lei iniziò a unire i puntini.
I pomeriggi in cui lui era assente. Le occhiate furtive di... Tutti.
Il modo in cui si cambiava discorso, quando lei entrava un una stanza. Tutti i messaggi a cui non rispondeva. Tutte le volte in cui le nascondeva qualcosa. La sua rigidità nei suoi confronti.
E poi sentí nella sua testa, una voce femminile.'mi dispiace'.
E poi realizzò che Reyna era sempre tra i piedi. Era stata sul bus, con Jason, durante la gita. Aveva passato con lui tutti i pomeriggi. Aveva studiato con lui. Era nel banco con lui. Pranzava con lui. Sarebbero andati alla stessa università. Conosceva la password del suo cellulare, e lo usava spesso, mentre lui sembrava infastidito mentre era Piper a toccarlo. Gli abbracci facili.
'Mi dispiace'. Ora aveva un senso.
-Reyna.-
-Eh?-
- La ragazza. L'altra. È Reyna.
E gli altri lo sapevano. Vero?-
Lui restò in silenzio per poco.
-Si. È Reyna. Ma non avercela con lei. Solo, non provo niente per te. Niente del genere. Non c'è un vero rapporto. Una vera amicizia. Sei stata la più grande tra le amiche. E davvero, davvero Piper. Io ti voglio bene. E non vorrei spezzati il cuore. Sei dolce, bella, tenera. Sei più profonda di quando si possa pensare, e piú luminosa di quando dai a vedere. Sei praticamente perfetta. Solo, non sei perfetta per me. -
Si avvicinò. Le mollò un bacio sulla fronte. sentí gli occhi bagnarsi.
-Scusa Piper. Mi dispiace.- E se ne andò. Lasciandola li. Una lacrima, solcò solitaria il suo viso. Ma sta volta, non c'era Jason per asciugarla.
-Jason...-
Lui tornò indietro.
-cosa?-
-Possiamo almeno... Restare amici?-
Il suo sguardo si addolcí, sicuro che Piper, sarebbe stata un'ottima amica.
-Certo-
E poi uscí.
Piper si affacciò al balcone della sua camera.E non disse nulla, forse, sperando fosse uno scherzo, vedendo il ragazzo che amava, intrecciare le  dita e andare via, con la sua migliore amica.
***
Erano arrivati in quell'appartamento.
Non ci avevano neanche messo tanto.
Stava salendo le scale, le dita intrecciate e la tranquillità nelle vene, completamente inconsapevoli dell'uragano che li avrebbe travolti di lì a poco.
Annabeth, con meno bagagli, aprí la porta. Il ragazzo, non aveva neanche preso tanto, ma Percy aveva voluto prendere il borsone di Annabeth.
La ragazza era entrata, guardandosi intorno a bocca aperta.
La casa era completamente spoglia,
ma sarebbe diventata bellissima una volta completata. Aveva mollato,cosí come Percy, i borsoni all'ingresso e ora, fissava allegra, quella che un giorno, sarebbe stata una cucina.
Percy la abbracciò da dietro, baciandole piano una tempia.
Lei sorrise.
-Siamo a casa.-
Sorrise anche lui.
-Siamo a casa.- confermò il ragazzo.
Era bastata mezz'ora di strada.
E mano nella mano decisero di fare di nuovo, il giro della casa, nella quale avrebbero vissuto insieme.
Cucina e salotto erano in open space, ma c'erano un ripostiglio e un grande bagno.
I due si divertirono a decidere di nuovo come progettarla, ma la casa era piccola, e ben presto si ritrovarono davanti alla camera da letto.
Annabeth aprí la porta, cercando di indovinare il colore con il quale avrebbero tinto il muro.
Ma, seduta su uno sgabello si trovò davanti sua madre.
Ebbene sì, Atena Chase, in tallieur, con i capelli gonfi, era seduta, sullo sgabello basso(unico arredamento della stanza) della camera si sua figlia, con un aria eccessivamente composta, un espressione soddisfatta in viso, e il tipico cipiglio, di chi se lo aspettava.
Guardò la figlia acida, severa.
-Mi sembrava di averti detto di no.-
-Che ci fai tu qui?Come sei entrata?-
Athena si alzò estraendo delle chiavi dal taschino della giacca, in un movimento sinuoso, quasi serpentesco.
-Ora vieni via con me.-
Il tono della donna, non permetteva repliche, ma Annabeth non vi prestò attenzione, più occupata a sentire la mano di Percy, ancora nella sua, irrigidirsi.
Il ragazzo era bianco, più latteo del solito.
-vuoi che...-
Ma Annabeth lo fermò sul nascere.
Direttamente o indirettamente che fosse, molti la avevano aiutata con la madre.
Percy era tra i più importanti.
Non le aveva mai tenuto testa di persona, come Thalia o suo padre. No, lui era lì a raccoglierla quando cadeva, a riunire i pezzi con lei, e a mostrarle il lato positivo.
Era li, dolce, ad amarla, di fronte ad una madre che non riusciva ad accettare la sua felicità.
Ed Annabeth lo amò ancora di più, per aver provato a risolvere quel problema al posto suo. Ma doveva farlo da sola. Era maggiorenne.Era stata a capo di mille squadre, gestito un restauro e organizzato alla perfezione la maggior parte degli eventi del padre di Piper. Sarebbe diventata un ingegnere.
-Faccio io,sta volta.-
Lui annuí.
-Vuoi che esca?-
-Si grazie.-
Percy le sorrise fiero.  Le diede un bacio sulla fronte, e uscí dalla stanza senza allontanarsi davvero o chiudere la porta.
-Annabeth. non c'è niente di cui parlare. Andiamo via.-
-No.-
-Annabeth non è saggio. Vuoi rovinarti la vita con questo quí?!?-
-Rovi... ROVINARMI LA VITA?!?-
Annabeth si trattenne dal tirare un pugno alla madre.
- Certo tesoro. Rovinarti la vita. Non si può fare altro con un piantagrane del genere. Ma guardalo. Non avrá mai un lavoro decente, e non sarà mai completamente maturo. Ed è un estraneo. Non posso lasciarti qui con lui.-
Il tono di Atena era freddo, gli occhi grigi non trasmettevano emozioni.
Percy era tornato indietro, ed aveva poggiato sulla porta tutto il duo peso. Avrebbe voluto esclamare risentito,ma fù abbastanza intelligente da capire che proprio non era il momento.
Anche Perché ci avrebbe pensato Annabeth.
-Un.. un estraneo... Mamma, è il mio migliore amico da quando ho dieci anni.  Ho pranzato con lui diverse volte a Natale e per il ringraziamento, perché tu lavoravi e Sally non voleva che passassi le feste da sola!
Se solo tu ti fossi sforzata di..-
-Chi è Sally?- chiese curiosa la madre .
-Chi è Sa...CHI È SALLY?!? TU LA CONOSCI SALLY! MI HAI LASCIATO ANDARE DA LEI MILLE E MILLE VOLTE. MI HAI MOLLATA A CASA SUA A NATALE L'ANNO SCORSO. COME CAZZO FAI A NON SAPERE CH SIA SALLY!!-
Annabeth era scoppiata. Sua madre, si rese conto, non sapesse nulla di lei.
Sua madre. Che la aveva cresciuta.
Anzi no.Zio Chirone la aveva cresciuta. Suo padre la aveva cresciuta. Sally la aveva cresciuta.
Atena era sbigottita dalla rabbia di sua figlia, tanto da non ammonirla per il linguaggio.
Era abbastanza furba da sapere che la rabbia della ventenne che aveva davanti era giusta. Ma non contro lei.
-Tu sei l'estranea.- Fù quasi un sussurro da parte di Annabeth, ma sia Atena che Percy lo sentirono.
Il peso secco di quelle parole si depositò sul cuore di Atena.
-Annabeth...- Lo disse dolcemente. Provò ad abbracciarla. Ma Annabeth si dimenò.Secca . Fiera.
-No Mamma. Tu non mi conosci.-il tono e l'espressione trasudavano odio. Quasi violenza. Percy temette che Annabeth avrebbe steso sua madre con un gancio destro dei suoi. Se ne era preso uno a tredici anni. E aveva fatto male.
Era buffo pensare che Annabeth era l'unica a cui non avesse mai restituito un pugno.
-Non dire sciocchezze! Sono tua madre. Ti conosco benissimo.- ma una strana consapevolezza si era fatta strada nella mente della ragazza.
Parlava con una potente furia, mascherata da una calma piatta.
-no non è vero. Tu non conosci nulla di me. E ogni volta che provo a mostrarti qualcosa di me, tu dici che sto cambiando, che non ti piace quello che sto diventando. E ti lamenti, dei miei amici, come se fosse colpa loro.
Ma io mi piaccio. Mi vado bene. E con chi mi ama sono sincera. Dovresti farti due domande.-
-Ah si?!E come sarebbe la vera te?, La te "sincera"?-
-La me sincera, è quella che dice parolacce quando si arrabbia. È quella selvaggia, che è scappata di casa. È quella impaziente. Quella testarda, testarda come non mai. È quella debole ma forte allo stesso tempo. Quella organizzata, arrabbiata. Quella ribelle, che ti sta urlando contro. Quella che ti vuole troppo bene per dirti quello che pensa davvero. Quella che tira a pugilato, e quella che legge mille libri. Il futuro architetto.
La vera me, è quella innamorata di Percy. Quella che vuole vivere, perché è stanca di te. Quella urla e che ulula.
Io sono ...-
-Ora  Basta.-
-No.-
-Si invece. Ora tu verrai con me. E lascerai questo idiota. È colpa sua, lo so. Non mi importa se credi di amarlo.-
-Percy è la mia famiglia!-
-IO sono la tua famiglia!-
-Tu non sei nessuno. Non finché non mi lasci qui. Se mi trascinerai via ti odierò.-
-Sono tua madre.-
-Non mi importa.-
-TI IMPORTERÀ QUANDO QUESTO STRONZO TI SPEZZERÀ IL CUORE. PERCHÉ È QUESTO CHE È. UN RAGAZZO STUPIDO, CHE NON SAPRÀ SOPRAVVIVERE DA SOLO. E SE NON LO CAPISCI SEI UNA STUPIDA ANCHE TU. E IO NON VOGLIO UNA FIGLIA STUPIDA. SE NON VERRAI CON ME DIMOSTRERAI LA TUA IDIOZIA. E IO SARÒ LA SCEMA CHE SI È FATTA SCAPPARE UN BUON PARTITO DA UNIRE IN MATRIMONIO CON QUALCUNO PER UNIRE LE AZIENDE. PERCHÉ TU ANNABETH, NON VALI NULLA. SEI TROPPO EMOTIVA, TROPPO MORBIDA. SARAI BUONA SOLO A FARE DA COLLANTE CON UN ALTRA AZIENDA...-
-BASTA!-
Ma a interrompere Atena non fu Annabeth. Fù Percy in piedi di fronte a lei ad urlare.
-ORA TU ESCI DA QUESTA CASA, E NON FAI RITORNO, FINCHÉ NON È LEI A CHIEDERTI DI VENIRE!-
Atena nascose la piccola ondata di panico che le venne, trovandosi davanti un infuriato, muscoloso alto ventenne.
-Se no che fai? Mi picchi? Annabeth, vuoi davvero stare con un ragazzo che...-
-No. Se no ti denuncio. E ora, Fuori. Di .qui.-
E Athena uscí davvero, sbattendosi la porta alle spalle. Ed Annabeth fú grata a Percy, per essere intervenuto al momento giusto. Per averla interrotta. Il ragazzo le si avvicinò , asciugandole le lacrime e stringendola a se.
-Ehy, shhh... Non piangere- Fù quasi un sussurro, che Annabeth colse.
Ma quando parlò, la voce si lei, per quando rotta potesse essere, risultava comunque ferma.
-Credi anche tu che io non sia buona a niente?-
-Cosa? No! Tu sei bravissima in mille cose. Fai magnifici disegni tecnici, sei una magnifica organizzatrice e hai letto tantissimi libri pur essendo dislessica. Fai benissimo matematica, e parli benissimo il greco. Sei eccellente nel combattimento. E sei una perfetta fidanzata. Non saprei vivere un giorno, senza te. Ok? Non credere alla sue parole, perché sei perfetta. -
Lei poggiò la testa sul suo petto.
-Ti amo.-
-Ti amo.-
***
Will era davanti a lui.  E non gli era mai sembrato più bello.  Ma piangeva. Per colpa sua, Will piangeva.
La mano era ancora a pochi millimetri dal suo volto, ma non vi fu bisogno di muoverla di più, perché fu il biondo a poggiarci su la guancia bagnata. Entrambi chiusero gli occhi a quel contatto, e una piccola parte di Nico voleva restare cosí per sempre, ma si decise a chiarire. Aveva bisogno di sentire ancora il sapore delle sue labbra.
-Will, io ti giuro che...-
-Ti credo.-
-Eh?-
-Mi hai aspettato. Sei Nico Di Angelo.
E mi hai aspettato. Quindi forse ti importa davvero di me.Sono stato uno scemo-
Le dita intrecciate dietro la schiena.
-Tu sei la cosa più importante che io abbia. Ok? E mi dispiace che quel cretino mi abbia baciato. Ma temo di essere stato io lo stupido. Avrei dovuto insistere ed aprire quella porta.Scusa.-
-Ed io avrei dovuto ascoltarti. Non ho avuto fiducia. Lui è cosí carino, e io sono solo...Will-
-Solo Will è perfetto per me. È di te che mi sono innamorato. Di te.-
Il più alto accennò un sorriso, avvicinandosi un po' di più.
-Hai appena detto di amarmi,Di Angelo.-
E Nico, avrebbe voluto rispondere in modo sarcastico. Ma sentí di dover essere sincero.
E fú un attimo. Le parole praticamente gli scapparono di bocca.
-si, Solace, l'ho appena fatto.-
E lo baciò, una mano sul suo volto e l'altra nei suoi capelli, mentre le mani di Will si possano piano sui suoi fianchi.
Will accolse con piacere la lingua di Nico, riscoprendo quella danza quasi antica, morbida tra loro.
Quando si staccarono lui poggiò piano la fronte su quella di Nico.
-Anche io ti amo.-
E nelle tenebre di quel vicolo scuro, sorrisero, consapevoli, di essersi scambiati un 'Ti amo' per la prima volta.
***
-Amore? Stai bene?-
Hazel era sbiancata.Era pronta a parlare con Frank. Quindi ci pensò la nausea a rovinare tutto.la grandi mani del ragazzo la afferrarono sulle spalle mentre lei perdeva l'equilibrio.
Lei portò la mano davanti la bocca , mentre scuoteva la testa.
-Devi vomitare.- Lo disse piano, mentre Frank la trascinava a bordo strada.
Lo sentí accostato piano dietro di sé, mentre le teneva i capelli, per far sì non si sporcassero.
Quando smise, si sedettero su una panchina .
Frank le chiese se volesse tornare a casa, ma lei scosse la testa.
-Dobbiamo parlare Frank.-
Il ragazzo, preoccupato, la si sedette accanto. Era abbastanza vicino, perché Hazel potesse vedere le screziature nere negli occhi castani scuro.
Lui le prese la mano, avvicinandosi poco di più, piegando la testa verso di lei.
Lei poggiò la fronte su quella di lui.
Sorrise piano mentre la paura irrompeva nuovamente su di lei e una lacrima minacciava seriamente di scappare al suo controllo.
-Haz.-
-Io... Sono incinta Frank. C'è tuo figlio dentro me. E prima che possa iniziare a blaterare su quanto siamo giovani, come mio padre, ti dico che non ho intenzione di abortire.-
Di tutta risposta, lui accennò a una risata, sincera, quasi, si aspettasse di Peggio. Le cinse il volto con la mano grande, baciandola con trasporto e  dolcezza, come solo lui sapeva fare.
-Posso crescere anche io nostro figlio?-Chiese piano sulle sue labbra.
-Davvero sei d'accordo con me?-
-Ti ho promesso che sarei stata con te anche nel male. Siamo ancora nel bene, perché dovrei essere in disaccordo?-
Lei poggiò la testa sul suo petto.
-Ti amo Frank Zang.-
-Anche io ti amo, Hazel Levesque.-
***
L'aria le stravolgeva i capelli, mentre teneva la testa fuori dal finestrino.
Lui rise.
-Sembri un cane.-
Lei rientrò la testa e chiuse il finestrino.
-Ah davvero?!-Esclamò sarcastica.
-Esatto.- Affermò il biondo mentre prendeva la mano di Thalia, e intrecciava le sue dita con le proprie.
-Dove stiamo andando?- chiese, mentre si inoltravano dalle rade stradine di periferia verso il centro.
-Nel vecchio appartamento di mio padre.-
-Secondo te mio padre mi troverà?-
-Non gli permetterei comunque di portarti via.-
Il ragazzo iniziò a parcheggiare.
Lei sorrise. Per quanto fosse rincuorata  da quella affermazione, però, disse:-
Cosa ti fa pensare abbia bisogno della tua protezione?-
lui le sorrise, scendendo dall' auto, e facendo il giro per aprirle la portiera, come un vero gentiluomo.
E mentre lei scendeva, lui rispose
-Si fa così in una coppia. Ci si para le spalle a vicenda.-
Lei gli prese la mano e lo baciò.
-È bello poterti baciare per strada.-Ammise piano la mora sulle sue labbra.
Lui rise piano.
-Ti amo Thalia.-
-Ti amo Luke.-
E poi risero, abbracciati nella notte.
Perché lo avevano detto forte.
E a nessuno li importava.
Perché si amavano.
Ed erano liberi.
Insieme.
***
La faccia che Calipso fece quando si trovò davanti quel enorme cane peloso, fu impagabile.
Inizialmente era sul perplesso.
Poi si avvicinò, e constatò che non era aggressivo. Quindi inginocchiò per terra, e iniziò a chiamarlo.
-Ehi bello! Che ci fai tu qui?- chiese piano. Festus si avvicinò, leccandole festosamente le mani.
Lei sorrise, carezzandogli il capo allegramente. Non vedeva un cane da quasi otto anni.
-Oh che bravo cane che sei! Hai fame?-
-Si chiama Festus.Tende a non rispondere in inglese alle domande.- Disse serio Leo alle sue spalle, facendola sobbalzare.
- E sono felice di constatare che accogli meglio i cani di come hai accolto me.-
Disse riferendosi al trattamento che gli aveva riservato la prima volta.
-Almeno a lui hai chiesto se ha fame.
Quando ero io, ti sei limitata a urlarmi contro.
Ma Calipso ignorò le frecciatine, e si alzò fulminea, gettando tra le braccia del riccio. Leo Sapeva ancora di Barbecue.Calipso Sapeva ancora di cannella.
-Sei tornato a prendermi- disse lei stretta al suo petto.
E lo baciò.
Quando si separano, disse solo
-Leo Valdez.- Come se fosse una formula magica.
-In persona.-
Disse carezzandogli i capelli.
Le sfiorò la guancia col pollice.
-Pronta ad andartene?-
Lei sorrise.
-Da una vita.-
E scapparono via da Ogigia, verso un posto sicuro per lei. Per lui.  Verso un posto sicuro per LORO.
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Heyyyy.
Penultimo capitolo!
Naturalmente ci sarà un Sequel. In cui
Piper andrà a riprendersi Jason.
Però ragazzi. 3605 parole. Le mie dita soffrono.
E boh. Finalmente una storia in cui non devo usare Rachel come incognita!! Yeee.
Sinceramente, per quanto odi la Perachel, trovo Rachel, carina, gentile e forte.
Dunque si. Io adoro Rachel. Avrei voluto mettere anche la Ottachel.
Volevate altre ship?
Siete soddisfatti?
Scrivete qualcosa!
Al prossimo capitolo.
Un bacio.
So🖤

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