Crisalide
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Crisalide
La felicità non la trovi in assenza di problemi, la trovi nonostante i problemi.
(Peanuts - Charles M. Schulz)
La sveglia suona poche ore dopo.
Anche se più che parlare di ore, parlerei di minuti. È come se avessi dormito per pochi minuti, in effetti. Ho chiuso gli occhi e dopo poco un rumore sordo si è intrufolato nelle mie orecchie, facendomeli riaprire di scatto.
Non sono mai stata una nottambula. Ad eccezione fatta dei pigiama party con Chas e con Pam in cui passavamo la notte più a spettegolare che a dormire, a liceo non ero una di quelle che facevano vita notturna. Di solito la mamma, o quella di Pam, venivano a prenderci entro la mezzanotte quando andavamo a qualche festa. A noi andava bene fare le Cenerentola di turno. Anche se a volte volevamo fare le adulte della situazione, finendo anche per litigare con le nostre mamme, io e Pam sapevamo di non dover tirare troppo la corda, soprattutto con i genitori di Chas, che il più delle volte non sapevano nemmeno che la loro figlia fosse stata ad un party.
Ieri è stata la prima volta in cui abbia fatto le ore piccole dopo diverso tempo. Dopo la notte passata nella casa al lago con Holden, in effetti. Per un momento mi sento arrossire al solo ricordo. Mi mancano certe sue attenzioni.
Non mi sembra ancora vero di aver partecipato alla mia prima festa universitaria, conclusasi tardi e con un bacio appassionato sull'uscio della porta della mia camera. Un bacio dal sapore quasi proibito, essendo stato scambiato nel cuore della notte, in un dormitorio di sole ragazze.
Non sono stanca. Mi sento eccitata e piena di energie. L'aver conosciuto delle nuove persone, aver passato la serata con spensieratezza, aver deciso di non rifugiarmi in dei libri o nel silenzio mi hanno aperto nuovi varchi da cui vedo chiaramente dei raggi di luce sfidare il buio che mi stava circondando da lunghe settimane.
Il primo raggio di luce che mi accarezza gli occhi è un messaggio di Holden. Me lo ha inviato già un'ora fa. Avrà dormito sì e no tre ore. Mi dice di essere emozionato e che prenderà la corriera tra quelli che per lui erano trenta minuti, per dirigersi verso la stazione radio. Quando i miei occhi sono completamente aperti mi accorgo che in realtà me ne ha inviati anche altri. Sono brevi e mi scrive che ha ansia, paura di fare qualche figuraccia, di bloccarsi o risultare noioso. Non riesce ancora ad accettare il fatto che sia meraviglioso. Sono sicura che gli tremassero le dita mentre digitava i tasti. Probabilmente gli tremano anche ora, mentre stringono i fogli pieni zeppi della sua calligrafia ordinata con cui, chissà da quando, sono presenti le parole che vorrà raccontare oggi e che forse non leggerà, improvvisando con la sua parlantina brillante.
Gli invio un lungo messaggio di incoraggiamento, impreziosito da cuoricini e un autoscatto improvvisato che mi scatto sperando di farlo sorridere. Immagino però che li leggerò dopo; adesso avrà messo il cellulare in modalità silenziosa per evitare distrazioni.
Lascio poi scivolare lo sguardo verso il letto di Roxanne. È vuoto. Prima però che mi chieda dove sia e quando deciderà di rincasare, si sblocca la serratura.
Chiude la porta della nostra camera accompagnandola fino all'uscio, poi mi rivolge un sorrisetto alquanto bizzarro, scuotendo davanti a sé un sacchetto di carta bianca che posa sulla scrivania. Immagino dall'odore dolciastro che subito prende a solleticarmi le narici che sia qualche dolcetto che possa avermi comprato dalla caffetteria in cui voleva recarsi con la sua amica.
Mi ha comprato la colazione.
Mi intenerisco, confermando l'idea che in fondo al suo cuore, in fondo al suo labirinto interiore in cui serpeggiano tracce di nicotina, di alcol, incantesimi strani incastrati nel cuore e boccette piene di veleno poggiate sui polmoni, ci sia dolcezza.
La saluto con la mano, mentre lei sorride ancora, forse ancora un po' brilla, forse ancora un po' sulle nuvole. Non sono abituata a vederla sorridere così tanto. In effetti sono abituata a poche cose che la riguardano perché tra me e lei non si sono create ancora delle vere e proprie abitudini. È la prima mattina in cui la osservi ritornare da una festa. Di solito non fa mai rumore e la stanza è al buio fino almeno alle sette, chiudendo sempre io le tende che oscurano la finestra, prima di andare a dormire. Ieri notte non è stato di certo il mio primo pensiero chiuderle. Dal modo in cui strascica i piedi è chiaro che sia stanca, con il corpo pesante e la testa leggera.
Qualche secondo dopo, la vedo sfilarsi gli stivali, ritornando così alla sua statura minuta, gettare la borsetta per terra e buttarsi a peso morto nel suo letto, con tutti i vestiti e il trucco a sporcarle ancora i lineamenti.
Un altro attimo ed è già al sesto sonno. Russa con passione.
Scuoto la testa, divertita. Dovrei prepararle un bicchiere d'acqua e un'aspirina perché sono sicura che quando si sveglierà, se si sveglierà, avrà come minimo dieci scimmie urlanti, pronte a suonare dei piatti, dentro la sua testa.
Rimango qualche altro secondo a letto, però, prendendo a fissare il soffitto come se da un momento all'altro qualche scritta potesse figurarsi sulla sua superficie verniciata di bianco. Quando mi accorgo che le lancette stanno camminando veloci, mi alzo.
Camminano veloci. Ho veramente pensato una cosa simile.
Fra poco sentirò la voce di Holden alla radio. Sono in fibrillazione. Avrei voluto accompagnarlo, ma ha insistito ad andare da solo, perché, per citarlo, se fossi stata lì con lui, a guardarlo con i miei occhi, lo avrei fatto solo impappinare. Ieri notte, o questa mattina, a seconda delle prospettive, mi ha quasi ordinato di mettermi il pigiama, infilarmi sotto le coperte e mandargli una foto per dimostrargli che mi fossi messa a letto.
Quando mi ha ricordato che questa mattina, poche ore dopo dalla nostra serata, avrebbe avuto il suo primo giorno in radio, dato che sabato è stato ancora in servizio lo speaker di cui ha preso il posto, ho sentito il mio cuore stringersi nella morsa del senso di colpa. Ritorna anche adesso.
Lo ha detto come se fosse certo che io mi ricordassi una cosa così importante.
La verità è però che me n'ero dimenticata.
Non ho potuto fare a meno di accusarmi di essere un'egocentrica.
Sin dall'inizio mi sono concentrata su di me. Solo su di me. Pensavo alla sua felicità, non volendo contagiarlo con il mio malessere, preoccupandomi che il ritmo che ha deciso di dare alle sue giornate fosse troppo frenetico, ma nel mentre... pensavo solo a me. Ho fatto sempre confronti tra lui, tra gli altri, e me. Loro così. Io colà. Per quanto la parte predominante di me sia stata quella entusiasta di saperlo così impegnato e sereno, una piccola parte di me, pur conscia che sia giusto che ora io e lui viviamo quasi delle parti invertite, credo che ne sia stata anche gelosa. Mi sono anche trovata a chiedermi, più di una volta, se avrebbe trovato del tempo per me in mezzo alle sue giornate piene. Un pensiero egoista. Il risultato finale è stato quello di rilegare in angolino troppo piccolo ciò che lo riguarda e per dare invece troppo spazio, nella mia mente, al mio rallentamento.
D'improvviso un rumore, secco ma delicato, attira la mia attenzione. Una farfalla sbatte le ali contro il vetro della nostra finestra. Mi avvicino e piano la apro. L' insetto svolazza qua e là prima di posarsi sul mio indice, che quasi dotato di vita propria si è teso verso di lei. Ha grandi ali gialle, sottili e membranose; ricordano la carta velina. Sembra che il sole le abbia baciate, date il loro splendore. Dei filamenti nerastri e dorati sono intessuti vicino al loro contorno frastagliato.
Ecco.
Ho finito per chiudermi in un bozzolo. Una metamorfosi al contrario. Sono diventata una larva, abbandonando il mio essere farfalla. Ho chiuso delle lunghe ali attorno a me, lasciando che pareti di ferro si stringessero attorno al mio corpo perché non trovavo la forza di aprirmi a un nuovo mondo, fatto di facce, luci, ombre, angoli, odori, rumori, diversi. Ho pensato che sarebbe stato meglio non far entrare nessuno in queste pareti, senza considerare che quando ci si chiude in qualcosa il mondo ne rimane automaticamente fuori, ma che di conseguenza anche noi rimaniamo fuori dal mondo.
Roxanne aveva ragione. Mi ero chiusa in una bolla. Tutto il resto fuori. Io fuori da tutto il resto.
Quando gli ho proposto di andare alla festa, Holden ha accettato senza indugio, forse semplicemente per vedermi felice, per tornare a vedere quella luce che si è accorto che pian piano si stava spegnendo dentro di me. Una volta lì, non ha accennato al fatto che dovesse svegliarsi presto la mattina dopo. È rimasto con me e con i suoi amici fino alla fine, quando ogni cosa si è spenta.
Per me farebbe ogni cosa e la sola consapevolezza di quanto lui tenga a me, in momenti come questo mi fa sentire piccola piccola, portandomi a chiedermi se io faccia abbastanza per lui. Se non averlo informato che sia stata poco bene per tanti giorni, indossando quindi a tratti una maschera sorridente, sia stata davvero la scelta giusta. Se non sia, ancora una volta, più immatura di quanto creda di essere.
Ha decisamente ragione. I momenti che passiamo insieme sono troppo pochi. Non mi bastano più. Ho voglia di viverlo per ore e ore. Di abbracciarlo forte per non pensare più a nulla. Di dimostrargli che possa essere migliore; che possa amarlo con ogni fibra del mio essere.
Prendo l'occorrente per la doccia, poi infilo cuffie e computer nello zaino. Non potrei restare in camera neanche se lo volessi. Il sole fuori la finestra mi invita a passare qualche ora all'aperto. La farfalla sembra d'accordo con lui; svolazza via, salutandomi allegramente.
È ancora troppo presto e in fila per la doccia non c'è ancora nessuno, così mi ritrovo pulita, profumata e vestita in pochi minuti. Torno in camera per prendere la colazione che mi ha comprato Roxanne, e per prepararle l'aspirina. Le chiudo poi le tende, le rimbocco le coperte e le lascio un bigliettino che spero la farà ridere al suo risveglio. Dopo ieri sera mi sento più vicina a lei, come se potesse davvero diventare qualcosa, anche solo qualche briciola, di più di una semplice coinquilina dai modi un po' burberi e severi.
Zaino in spalla, esco dal dormitorio e mi dirigo verso uno dei tanti giardini dell'università. Essendo domenica non ci sono molte persone nei dintorni, soprattutto a quest'ora del mattino. Intravedo solo una coppia e tre ragazzi, disseminati qua e là chi su delle panchine, chi sull'erba. Tutti con un libro o il cellulare tra le mani. Due simboli agli antipodi, in effetti. Uno strumento così moderno e diabolico; un altro così antico, ma altrettanto diabolico.
Degli uccellini cinguettano, guadagnandosi la mia invidia. L'aria è fredda, ma pulita. Mi sfrego le dita delle mani, sperando che la pelle si faccia più calda, prima che le ossa stringano una coperta che ho appallottolato nello zaino e che la distendano sull'erba, bagnata dal mattino.
Mi sistemo sul tessuto lanoso, e incrocio le gambe coperte da un paio di jeans elasticizzati. Apro poi la busta di carta che contiene la colazione. Ne ispiro il profumo zuccherino a pieni polmoni, sorridendo. Roxanne mi ha preso un cappuccino, ora tiepido, e un muffin ai mirtilli. Non so in base a cosa abbia fatto questa scelta, ma fortunatamente non ho allergie alimentari, per cui butto tutto giù, addolcendo il palato e quindi l'umore. La mollica è ancora calda, soffice e friabile e dal buon sapore. Il contrasto con i mirtilli, più aspri dell'impasto del muffin, mi provoca una piacevole sensazione. Mentre mastico l'ultimo boccone, il mio cellulare trilla. Facebook mi informa che abbia ricevuto due richieste di amicizia, rispettivamente da parte di Patty Lou e di PJ. Penso che mi abbiano trovata con facilità, sbirciando nel profilo di Holden. Non ricordo infatti di aver detto loro il mio cognome, anche se PJ lo sapeva di certo. Sorrido, accettandole all'istante e ricevendo subito dopo altre notifiche. PJ mi ha taggato in alcune foto che ha scattato, a mia insaputa, mentre eravamo seduti sui divanetti.
Sono venuta male in tutte, ma ci faccio poco caso, concentrandomi su Holden. In tutte ha su uno dei suoi sorrisi imperfetti e sexy. Mi imbambolo a guardarlo, smettendo di farlo solo quando mi concentro su uno scatto in cui scambia un sorriso con Violet. Wow, è davvero fotogenica. Non solo. È davvero bellissima. Ha una bellezza francese, angelica ed eterea.
Le foto passano in secondo piano quando parte un avviso di chiamata su Skype.
I faccioni di Chas e di Pam figurano sullo schermo all'istante. I loro sorrisoni spaccano lo schermo, mentre con le mani fanno 'ciao' e mi mandano baci.
Sento gli occhi appannarsi come ogni volta che le veda. È qualcosa che non riesco a controllare. È così bello rivederle, e sentire la loro voce. Ma è anche così amaro sapere che non siamo più vicine come lo eravamo solo pochi mesi fa, come inevitabilmente siamo più lontane, e come adesso ci sia qualche piccolo nodo nel laccio che ci unisce. Sembrano entrambe così felici e luminose.
-Dove sei, bellezza? Che bel posto! - Pam assottiglia lo sguardo, cercando di sbirciare alle mie spalle.
Entrambe sono nella loro camera, con indosso il pigiama, e i volti ancora un po' stropicciati dal sonno. Di solito releghiamo le video chiamate alla sera, ma dopo aver inviato loro dei messaggi questa notte, non appena Holden mi aveva rinfrescato la memoria sul suo lavoro, hanno accettato la mia idea di farla poco prima della sua diretta in radio, troppo impazienti di spettegolare sulla festa a cui sanno che ho partecipato e per commentare la performance del mio ragazzo.
-In uno dei giardini di Princeton, bambine! A Yale avete questa bellezza? Rifatevi gli occhi, su! - mi pavoneggio, spostandomi per permettere ai loro occhi di ispezionare gli spazi autunnali che mi fanno da sfondo. Il verde accecante dei fili d'erba più fortunati, i colori dei fiori, l'arancio delle foglie che in alcuni punti si incastrano sul terreno come pezzi di un mosaico, gli scoiattoli dispettosi.
-Mhm, - fa Chas. - bello, eh, ma nulla di che. I nostri giardini non hanno nulla da invidiare ai vostri. In più, devo davvero ricordarti che anche Rory Gilmore vada a Yale? Siamo per forza noi i migliori, di conseguenza. - mi fa una linguaccia.
-Già! Noi siamo più fighi di voi. - Pam soffia sulle sue unghie, in un gesto altezzoso.
Scuoto la testa. - Tutta invidia, la vostra! - arriccio le labbra.
La "faida" tra le nostre università è un argomento su cui ci punzecchiamo, in maniera affettuosa, da settimane.
Si mettono a ridere, mettendo da parte il discorso e cominciando a raccontarmi che sono reduci da una serata simile alla mia. Mi fanno alcune domande, non preoccupandosi troppo, per mia fortuna, che quella di ieri sia stata la mia prima festa, al contrario loro che ne vivono una ogni settimana. Hanno passato la notte in un locale dove è stata organizzata una festa dai membri delle loro confraternite. Faccio finta di ricordare i nomi delle ragazze con cui ormai passano ogni momento, ma la verità è che ne sono così tante con cui fanno così tante cose, che non li ricordo per davvero.
Chas fa parte di una confraternita chiamata "L'Ordine dell'ago e del filo", che gestisce le attività del club di giornalismo. Da quando alcune sue foto furono usate da Henry Horwitz per incastrare Johnson, ha capito che la strada della fotografia a sostegno dell'informazione le piace. Pam, d'altra parte, è inserita in attività extra che riguardano il dibattito e la discussione su argomenti di attualità che spaziano dall'inquinamento, al cambiamento climatico, eccetera. Mi ha spesso raccontato che gli incontri sono tenuti come se fossero in un'antica agorà greca.
Entrambe hanno costruito un loro posto.
-Ti sei ubriacata, Chas? Qualche nuovo Pedro all'orizzonte? - la prendo in giro.
-Ah ha, che divertente che sei, Kat. - mi fa una linguaccia. - Ho già il mio Tony. - intreccia le mani davanti sé, sbattendo le ciglia, civettuola. - Non ho bisogno di nessun nuovo Pedro.
-Beh, ad essere oneste... - Pam si schiarisce la voce e la guarda.
Chas ricambia lo sguardo per qualche secondo, poi corruccia la fronte e inizia a dire: "No, no... non ci pensare neanche!".
-Che succede? - faccio un sorrisino.
-Oh beh, può darsi che Chas abbia un nuovo corteggiatore. Un ragazzone della squadra di football che le fa gli occhi dolci ogni volta che gli passa davanti. - Pam muove ritmicamente le sopracciglia.
Chas si copre il viso con le mani.
Sorrido, immaginandomi la scena.
-Uoh, uoh, che notizia! Fai faville, eh, Bailey! Mi sa che eserciti un certo fascino sugli sportivi.
Mi accorgo solo dopo poco, guardando Chas scoprirsi il viso e Pam schiudere leggermente le labbra che abbia fatto apertamente un riferimento ad Adam. Per la prima volta da diverso tempo.
-Pensi ancora a quel ratto? - domanda, infatti, Pam.
-No, certo che no.- sventolo le mani davanti a me. - Scusa, Chas, mi è venuta spontanea come osservazione. Giuro che non penso più a quell'idiota. - abbasso lo sguardo.
Mezza verità.
Ogni tanto torna ad affacciarsi ancora la sua immagine nella sua mente. Le occhiate lascive che riservava alla mia amica; il modo in cui mi fece sentire impotente, piccola, e sporca nello spogliatoio della scuola dove giocai la mia prima partita ufficiale di basket.
Ripenso spesso anche a come monopolizzasse i miei pensieri e il mio cuore. Quanto fossi innamorata dell'idea che mi fossi fatta di lui. Ero così cieca. Così sicura che avessi ragione io e che lui fosse il ragazzo giusto.
È grottesco il modo in cui il suo volto si figuri da quella volta nei miei pensieri. Non ha bisogno di un quadro che invecchi e deteriori al posto suo. Nella mia mente il suo viso è di una bruttezza spaventosa: gli occhi vitrei, il sorriso di plastica, la pelle grigia.
-Non devi scusarti! - dice Chas. - Ci penso anch'io ogni tanto, sai?
-Dato che ne stiamo parlando, ti do qualche novità. - continua Pam.
Risollevo lo sguardo su di loro. - Quali?
-Indovina chi ha incontrato il mio Tay alla sua università?
-Chi? - allargo gli occhi, curiosa. - Mi pare che molti di quelli che conoscevamo siano rimasti a Portland o siano andati alla NYU. - osservo.
-Ti do un indizio: If you wanna be my lover, you gotta get with my friends... - canticchia, assottigliando la sua voce in un modo che mi fa ridere.
-Molly Dolly? - avanzo.
-Proprio lei! - annuisce. - Pare che sia anche lei una studentessa della Western Oregon University. Tay l'ha incontrata per caso in un corridoio. È una studentessa di scienze delle comunicazioni.
Fischietto. - Ma dai! Le calza a pennello come corso di studi! Immagino quindi che Taylor non abbia faticato troppo a spillarle qualche gossip...- insinuo.
-Ha impiegato la stessa fatica che avrebbe usato per sollevare una piuma! Si è lasciata andare a qualche pettegolezzo di troppo e ha raccontato che Adam sono uno schifoso topo di fogna Johnson e l'adorabile PriPri abbiano terminato gli studi in un liceo privato. Per intenderci, hanno sganciato bei verdoni - strofina l'indice e il medio contro il pollice per enfatizzare il concetto. - per avere il diploma e cancellare la lettera scarlatta che macchiava la loro reputazione, dopo l'espulsione dalla nostra scuola. Ora sembrerebbe che abbiano disattivato anche i vecchi profili social, per farne uno solo. Di coppia. - fa una smorfia di disgusto.
Chas e io simuliamo un conato di vomito nello stesso momento. - Sono una coppia di fatto, quindi? - chiedo.
Pam scrolla le spalle. - Formalmente parrebbe di sì. Sicuramente PriPri avrà pregato paparino e mammina di contribuire a pagare tasse e compagnia bella al caro topo di fogna. Per cui il loro è un quid pro quo!
-Questo per quello. - traduco. - Lei gli garantisce agi e benessere e lui finge di essere il suo amorevole fidanzatino perfetto, piantandole nel frattempo una miriade di corna sulla chioma corvina ereditata da mammina.
Le mie amiche annuiscono. - Proprio così, bellezza! Direi che alla fine il karma sta facendo il suo corso, non credi? Lui ingabbiato in una relazione che gli va stretta con una spostata che venderebbe anche l'anima al diavolo per lui, e lei che si fa trattare come una pezza da piedi. Che coppia, signori! - batte le mani.
È il mio momento di annuire. Si stanno donando infelicità reciproca. Il karma ha fatto decisamente il suo lavoro.
Non so nemmeno io come mi senta dopo aver appreso queste notizie. So solo che sono contenta che la vita mi abbia dato modo di saltarmi un fosso così grande.
-Comunque, - Chas spezza la tensione. - tra me e questo tipo che gioca a football non c'è proprio nulla. Sia chiaro, eh! So a malapena il suo nome e non mi interessa sapere altro! Nessuno turberà la mia serenità con Tony, capito? - ci punta l'indice contro, guardandoci storto.
-E chi ha detto nulla! - mi difendo. - Sei tu che ti stai scaldando.
Si fa rossa all'istante. - Solo perché questa scema, - dà una gomitata a Pam, che nel frattempo ha preso a ridere sotto i baffi. - ogni giorno mi tartassa con questa storia che questo tizio mi guardi sempre.
-E chi sarebbe questo ragazzo? - indago.
-Josh McKellan. Belle spalle, belle braccia, e un lato B decisamente appetitoso. - descrive Pam. - Dalla pista che sto seguendo si direbbe anche intelligente. È uno studente di architettura. - mi sorride, complice.
-Ma dai! - stuzzico Chas. - Un nuovo avversario per il bel spagnolo? Arriba! Arriba! Ándale! Ándale!
Chas si morde le labbra, poi mi punta il dito contro. - Tu, piccola strega, fai poco la spiritosa! Chi è quel tizio con cui te la sei spassata ieri sera?
-Oh già, me ne stavo quasi dimenticando! - Pam allarga gli occhi, puntando le sue attenzioni su di me.
-Tizio... con... cui... me... la... sia... spassata? - biascico, confusa. - Di che parlate? - inarco un sopracciglio.
-Di quel bel moretto che ti è seduto accanto nelle foto in cui ti ha taggato quel tipo con la 'J' nel nome. E non intendiamo Holden, eh. Non fare la furba! In una foto gli sorridi anche. Ha un aspetto un po' grunge, come se non dormisse da giorni, ma in modo... sexy.
-Oh, - allargo gli occhi. - intendi Andy? Lui è il ragazzo che lavora al canile, che mi ha offerto il posto come dogsitter. Frequenta la mia stessa facoltà, ve l'ho già detto, mi pare.
Si guardano negli occhi per qualche secondo, poi tornano a puntare i loro sguardi su di me.
-Ma non ci hai detto che Andy fosse così bello. - Chas solleva le sopracciglia.
-Così... bello? - titubo. - Pensate davvero che lo sia? In effetti, però, ieri sera ha riscosso successo durante la festa... - osservo a voce alta.
-Ci stai davvero chiedendo conferma di una cosa così ovvia? Okay che ora tu e Holden siate una cosa sola, ma... bellezza, la vista ti funziona ancora, no? - Pam fa una faccia incredula.
Ripenso per un momento ad Andy. È alto, slanciato, ha un bel sorriso, i capelli che riflettono la luce e dei tatuaggi sulle dita che gli donano un'aria ribelle e selvaggia. E ha stile da vendere. Nel modo in cui parla, in cui cammina. Nei vestiti e nei gesti.
-Chiaramente la piccola Kat ha occhi solo per Holden. - Chas fa un sorrisetto dispettoso. - È così innamorata che potrebbe avere accanto anche Brad Pitt e non se ne accorgerebbe.
-Beh, ma questo Andy è decisamente più bello di Brad Pitt.
-Addirittura? - scoppio a ridere. - Cioè okay, è carino... - mi blocco, notando l'occhiata storta di Pam. -... particolarmente carino, forse... - tentenno. - ... però non ci ho proprio fatto caso. Mi sembra un bravo ragazzo e credo che sia l'unica cosa che conti, no?
-Giusto. - risponde Chas, ora più seria.
Pam annuisce. - Beh sì, però è un argomento succoso questo. Avresti dovuto parlarcene prima, così ti avrei potuta prendere in giro da più tempo.
-Prendermi in giro in che modo? - sollevo un sopracciglio.
Fa spallucce. - Non so, magari scrivendoti dei messaggini del tipo: "Stai pensando a chi tra Holden ed Andy ti abbia fatto più andare in pappa il cervello, oggi?", "Andy ti ha sorriso tra una lezione e l'altra?".
-Perché dovrebbe farmi andare in pappa il cervello?
-Perché è incredibilmente avvenente. - mi fa un occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo.
Per un momento mi torna in mente il modo in cui Pam dipinse Holden i primi tempi che lo conobbi. Gli rivolse parole esattamente all'opposto di queste.
-Cos'è, Yale l'ha fatta rimbambire di più? - mi rivolgo a Chas.
-Ah ha. - annuisce lei, facendo tintinnare la sua frangetta ramata, ormai più simile a un ciuffo laterale.
Pam ridacchia, felice di avermi punzecchiata a dovere.
-Credo che non mi interessi. Se sia bello, se non lo sia, se lo sia solo per alcuni o per altri no. - riprendo.
Pam fa spallucce. - Vabbè, non è una questione di interesse, ma di pura... osservazione. Il fatto di avere un ragazzo non ti esime da guardarne un altro e ammettere che sia attraente.
-È solo che... non l'ho proprio visto. - confesso. - Cioè, l'ho visto, ma... mi fa strano constatare che piaccia così tanto e che io non mi sia nemmeno focalizzata troppo sul fatto che i suoi lineamenti possano essere per me belli oppure no.
-Sei diventata la fidanzata perfetta, bellezza! - Pam ridacchia, affiancata da Chas che si prende così la sua piccola rivincita. - Fidati, però, che Andy è molto carino!
-Ed è così importante? - domando.
-Decisamente no, hai il tuo Holden da lusingare, ma... almeno sai che non sottoporrai i tuoi occhi a chissà quale sforzo quando si poseranno sul suo bel sorriso. - Chas mi fa un occhiolino.
Scuoto la testa, contrariata.
-In ogni caso, non è vero che tu e lui siate carini insieme, come ha detto quell'idiota. - aggiunge. - Cioè, lo potreste essere. Ma per me tu e Holden sarete sempre i più belli. - sorride.
-Non esiste nessun "lo potreste essere". - mimo le virgolette. - Chi vi dice che non abbia una ragazza? Chi vi dice che io possa, in ogni caso, interessargli?
Fanno spallucce. - Non essere troppo puntigliosa, bellezza. Sono chiacchiere da bar, le nostre.
-Chiacchiere da bar... - ripeto, poco convinta.
-Già! E poi, il nostro è un modo per farti capire quanto siamo fedeli a Holden. Noi siamo state sue sostenitrici abbastanza in fretta, quando eri tutta "Non mi piace!", "Vuole solo essermi amico!", "Sembra noioso!". - Chas mi fa il verso, scimmiottando la mia voce.
Sospiro, scacciando la sua impertinenza con un gesto della mano.
-E la biondina che parla animatamente con lui? - continua.
-Violet. - rispondo. Senza accorgermene mi esce fuori un tono un po' seccato. - Frequenta lo stesso corso di Holden, insieme al ragazzo che ha scattato le foto, alla ragazza che sembra un folletto e altri due tizi, uno dei quali è quello che ha detto quella frase a sproposito a Holden, su me e il "bell'addormentato sexy". - la cito.
Fanno una smorfia. - Ha un qualcosa di famigliare, la bella Violet. - dice Chas.
-Sì? L'hai già vista? - corruccio la fronte.
Scrolla le spalle. - Credo di no. Eppure, mi ricorda qualcuno. - si prende il mento tra le dita.
-Secondo voi è così tanto... bella? - le guardo. Mi scopro interessata all'argomento.
Pam prende il cellulare e con il pollice e l'indice allarga un qualche punto sul suo schermo.
-Beh, sì... è decisamente bella. Ha dei capelli da urlo e delle bocce invidiabili.
-Concordo. - aggiunge Chas, incollando anche il suo sguardo alla foto che stanno chiaramente osservando.
-Mhm.
Poco importa. È solo una compagna di corso.
- Hai visto che sorriso? - continuano.
- E gli occhi? Due gemme turchesi.
Mi imbroncio sempre di più. - Okay, ho capito, ho capito!
-Anche le gambe sono belle! Holden attira sempre ragazze bellissime, eh!
-Quando la finite di tessere le lodi di un'estranea, fatemi un fischio! - mi acciglio.
Tornano a puntare le loro attenzioni su di me - Sei tu che lo hai chiesto. - si difende Pam. - A proposito, perché ci ha chiesto solo di lei e non della folletta?
-Perché Chas ha detto che Violet le ricorda qualcuno. - le rispondo prontamente. - Non di certo perché io sia...
-Cosa? - mi interrompe. - Gelosa?
-Io? Pff, ma va! E di cosa dovrei essere gelosa? - faccio un sorrisino.
Pam si limita a piegare le sue labbra in un sorriso che non mi piace per niente.
- Ma, in ogni caso, sei più carina tu. - Chas si affretta a sottolineare.
-Farò finta di crederci! - un sorriso sostituisce il mio broncio.
Fanno per ribattere, quando mi accorgo che la diretta sulla pagina della radio stia per cominciare.
-Basta così! Sta per iniziare il programma condotto da Holden. Pronte? - mi muovo sul posto, ansiosa ed eccitata.
Loro devono accorgersene perché si mettono a ridere.
-Prontissime! Non vediamo l'ora di sentire la voce sexy del tuo fidanzato. - Pam mi fa un occhiolino.
La ignoro, aggiustandomi meglio le cuffie e intrecciando le dita delle mani per evitare di mordicchiarmi le pellicine delle dita per l'ansia.
Le ultime note di una canzone sfumano lentamente, cedendo il passo prima a dei rumori disturbati, simili a quelli che produrrebbe la carta di una caramella se strofinata tra le dita vicino a un microfono, e poi a un colpo di tosse.
Immagino Holden fare un sospiro, far ruotare il cinturino dell'orologio prima a destra e poi a sinistra, passarsi le lunghe dita tra le ciocche nere e sospirare di nuovo.
C'è qualche altro secondo di silenzio, fino a quando finalmente la sua inconfondibile voce accarezza le nostre orecchie. Si insinua dapprima con lentezza, fa quasi solletico ai timpani, poi si propaga come una nuvola di profumo nelle ossa, nello spirito e nel cuore.
Irrompe come una fiamma calda e potente che squarcia ogni antro di buio. Come la fiamma di una candela che si illumina poco a poco fino a diventare quasi accecante.
- Buongiorno, Princeton! - ci avvolge in modo squillante, allungando la prima 'o' del 'buongiorno'. - Okay, partiamo con il botto perché spero abbiate capito che sto palesemente copiando il saluto dell'eterno Robin Williams nel film "Good Morning, Vietnam!". Ovviamente il suo modo di pronunciare questo saluto è e sarà sempre unico e inimitabile, ma spero di essere riuscito a svegliarvi se siete ancora a letto. Siete ancora a letto? Se la risposta è 'no', vi faccio i miei complimenti. Siete dei campioni! Se la risposta è 'sì', beh... sappiate che vi invidio! In quest'ultimo caso, però, se avete risposto significa che vi ho davvero svegliato e che probabilmente mi state lanciando contro qualche imprecazione! È così? Spero di no!
Mi metto a ridere e lo stesso fanno Pam e Chas.
Holden si mostra spigliato, sciolto, naturale e amichevole. Parla velocemente, ma senza mangiarsi le parole. Fa qualche domanda, si presenta e apre una discussione su alcuni film. È come se avesse fatto questo lavoro da tutta la vita. È solo. Non c'è qualcuno a rispondere alle sue domande o ad aiutarlo a portare avanti il discorso. Il rischio che si creino dei tempi morti è alto, ma lui è abile a evitarli.
Sono abituata a sentire solo la sua voce, senza vederlo, grazie alle nostre telefonate o ai messaggi vocali che spesso si diverte a registrarmi perché sa quanto mi piaccia la sua voce, ma ascoltarlo in radio è tutta un'altra cosa.
La sua voce risulta più amplificata, più limpida, come se la ascoltassi al cinema, da un grande schermo. Accarezza ogni angolo con il suo timbro profondo, cristallino, setoso. Per un momento chiudo gli occhi. Me lo immagino vicino a me, accanto al mio orecchio proprio come ieri notte, quando mi ha domandato se avessi voglia di passare più tempo con lui, titubante neanche mi stesse facendo una proposta indecente. Anche se, qualsiasi cosa, pronunciata nel modo in cui lo fa, soprattutto quando sussurra, potrebbe davvero risultare sconveniente.
È una voce seducente, ammaliatrice. Quasi più adulta, rispetto a quella dei nostri coetanei. Potrebbe sillabare le parole più semplici della Terra e mi farebbe venire comunque la pelle d'oca. Basterebbe pochissimo per lasciarsi avvolgere da lei e finire in fondo al più profondo degli oceani.
Ha la stessa magia del suono del fuoco che scoppietta in una radura; della pioggia che picchietta gentilmente contro i vetri; delle onde, quelle pigre, che si limitano a lasciare delle carezze delicate sulla superficie delle rocce.
La prima volta che la ascoltai, feci lo stupido errore di credere che ne fosse Adam il proprietario. Pensavo che una voce così bella dovesse per forza avere un proprietario altrettanto bello, ma di una bellezza più stereotipata, più fittizia, di quelle che evaporano come nuvole di fumo dopo che l'incantesimo si è spezzato. Ho capito con il tempo che è lui, Holden, a renderla così incantevole. La sua faccia; i suoi lineamenti delicati; i suoi occhi puliti, colmi di parole, fiabe, e mostri; la sua bocca gentile e calda. Una voce così bella non poteva che appartenere che a Holden Morris.
-Bellezza, sai che io amo alla follia il mio Tay, però... wow, ascoltare Holden alla radio fa quasi uno strano effetto anche a me. Sono farfalle nello stomaco, queste?
Riapro gli occhi. - Ehi! - la riprendo, accigliandomi per finta.
-Ho detto 'quasi', eh! - Pam solleva i palmi delle mani.
-Dai, Kat... prendila come un complimento! Holden ha la voce maschile più bella che abbia mai ascoltato. - Chas mi fa vedere la cosa da un'altra prospettiva.
Sorrido, sentendomi d'improvviso vanitosa come se il complimento fosse diretto alla mia persona.
-Avete ragione! Ha la voce più bella del mondo intero. - lo vanto.
-Che carina! Kat innamorata è proprio una cucciolina. - Pam unisce la punta delle dita delle mani per formare un cuore.
-Anche meno, Pam, oppure tiro fuori l'artiglieria pesante. - la metto in guardia.
-Del tipo? - sta al gioco.
-Devo davvero descriverti la faccia che fai ogni volta che pensi alla tua prima volta con Tay? Al modo in cui lui ti abbia...
Solleva la mano, bloccandomi. Le sue guance si tingono di un rosso acceso, ricordando due pomelli color cremisi.
-Vuoi parlare di prima volta, bellezza? Sul serio? Ricambio allora chiedendoti se per caso tu e The Voice abbiate fatto progressi ultimamente. Le statue di Princeton vi hanno già denunciati per oscenità in luogo pubblico? - sfodera un sorrisino malizioso.
Chas si copre la bocca, nascondendo appena una grassa risata.
È il mio momento di farmi rossa. - Siamo due a cui piace goderci l'amore a fuoco lento. - le rispondo, indirizzandole un occhiolino. - Le statue hanno visto solo baci alla francese, ma le loro orecchie... potrebbero aver sentito anche altro. - catalizzo le loro attenzioni.
Si mettono sull'attenti. - E cosa? Se non sono gemiti, cosa hanno udito di tanto interessante?
Le lascio sul filo del rasoio per qualche istante di troppo, fingendo di voler tornare a riascoltare Holden parlare della maestria di Francis Ford Coppola, quando Chas si schiarisce la voce in modo teatrale.
-Allora?
Sorrido. - E allora Holden mi ha proposto di tornare a Portland per Halloween. Più precisamente, di fare prima un salto a Trillium Lake, dove abbiamo passato le vacanze estive, e poi di tornare a casa. Giusto per pochi giorni. Il tempo di ricaricare le pile. Siete le prime e uniche a cui lo stia dicendo, eh! Voglio che rimanga una sorpresa per mia mamma, Bob e la nonna.
Pam caccia un piccolo urlo, mentre Chas socchiude la bocca e sgrana gli occhi verdi.
-Ma non eravamo rimasti che ci saremmo ritrovati tutti per il Ringraziamento?
-Infatti. Solo che...- mi inumidisco le labbra, facendomi seria. - dovete sapere che anche se andiamo allo stesso college, io e Holden non passiamo chissà quanto tempo insieme. Da qualche giorno ha cominciato a lavorare anche in una pizzeria e ad allenarsi per qualche ora alla settimana con il club di basket. Poi abbiamo le nostre lezioni, ad orari diversi, e avendo ormai una comitiva di amici passa ovviamente anche del tempo con loro, anche solo per studiare. - snocciolo.
Rimangono in silenzio per qualche istante. Poi Pam sospira e assottiglia gli occhi. Lo stesso fa Chas. Sembra che vogliano scrutarmi dentro.
-Perché non ce l'hai detto prima? - fa Chas.
-Perché solo ieri notte Holden mi ha confidato la sua idea.
-Non intendiamo questo.
-E cosa?
-Che ti senti sola, Kat.
Mi blocco per qualche istante, presa alla sprovvista.
Mi specchio nei loro occhi, attenti e curiosi.
Boccheggio, poi mi riprendo.
-Non mi sento sola. - mi affretto a rispondere. - Che dite? - faccio una risatina. - Non c'entra nulla quello che vi ho detto di me e Holden. Vi ho detto che sto bene, no? Sono andata a una festa, sto facendo amicizia con Roxanne e con altre persone, ho fatto colpo sul professor Morley, ho un lavoro...
Sento ancora qualcosa bloccarmi dentro.
Ci vuole una certa energia per abbandonare il proprio involucro.
-Pensi davvero che non ce ne siamo accorte, bellezza? - Pam addolcisce il suo tono.
Deglutisco. - Di cosa?
-Che ci hai messo un po' a carburare. Non che ci sia nulla di male, sia chiaro, ma... andiamo, ti conosco da quando avevi cinque anni e so quando qualcosa non va.
-Io ti conosco da meno tempo, ma certe cose le capisco anch'io. - continua Chas.
-Va tutto bene. - insisto. - Davvero. Forse avete ragione, ho passato qualche momento più... noioso, e ogni tanto vorrei che... le cose fossero come prima, però...
-Però dovevi dircelo al momento opportuno così ti saremmo state vicine. - mi riprende Pam.
Mordicchio il labbro inferiore. Lo torturo con i denti fino a quando non mi arrendo.
-Avete la vostra vita, ragazze. Mi sento già... egocentrica per tante ragioni. - confesso. La bocca parla prima di consultarsi con il cervello.
Entrambe cacciano fuori un altro sospiro.
-Ad Halloween torniamo anche noi, okay? Dobbiamo strigliarti quelle orecchie tappate che ti ritrovi! Ma solo a Portland. Voi piccioncini meritate di godervi qualche ora di solitudine in quel paradiso dove siamo stati in estate.
-Non ho le orecchie tappate... - è l'unica cosa che riesca a dire.
-E invece sì. Hai un tappo gigante nelle orecchie, perché se non lo avessi avuto avresti ascoltato le nostre parole!
Faccio silenzio. Non mi aspettavo che il discorso avrebbe presto questa piega. Non mi aspettavo che avrebbero scorto il mio malessere dietro quelle lunghe chiacchierate in cui mi appigliavo a qualsiasi particolare per mostrarmi sicura e felice, dietro ogni sorriso forzato. Ho toppato alla grande. Sia con loro che con Holden.
Hanno tutti intuito che qualcosa non andasse, non forzandomi tuttavia a scucirmi per forza. Hanno colto l'attimo per farmelo capire.
Forse con la mamma, Bob e la nonna sono stata più abile, chissà.
-Noi ci siamo sempre, Kat. Anche se non ci vediamo come prima... - la voce di Pam ha una leggera incrinatura. - noi siamo con te. Sedute vicino a te durante le lezioni, pronte ad ammiccare verso qualche bel ragazzo perché sì, anche se siamo fidanzate, abbiamo due occhi funzionanti; a fare la colazione con te e a ripulirti un angolo della bocca se si sporca di zucchero; a metterti un po' di fard sulle tue guance color mozzarella, a darti dei pizzichi sui tuoi fianchi stretti e ad abbracciarti quando ti senti giù. Ci siamo anche se permetterai ad altre ragazze, meno fighe di noi, si intende, di fare tutto questo. - sbatte velocemente le palpebre, sollevando gli angoli della sua bocca.
Mi sono solo illusa che si sarebbe bevute ogni mio tentativo di mostrarmi più felice di quanto non mi sentissi.
-Ne parleremo meglio ad Halloween, signorina! - Chas ha gli occhi umidi, mentre mi punta per l'ennesima volta il dito contro.
Sorrido, stringendo poi le labbra per evitare di piangere.
-Non ho i fianchi stretti. - tiro su con il naso.
-Giusto un po'. - Pam allontana pollice e indice di qualche centimetro.
-Ma sono sempre sexy, sia chiaro. - ci tiene a sottolineare Chas.
Vorrei tanto riabbracciarle.
***
Holden termina la prima puntata della sua rubrica cinematografica facendo una citazione tratta da un film che si chiama "Casablanca".
-Vi saluto così: - si schiarisce la voce. - Louis, credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia. - recita, modulando la sua voce in un modo che, se possibile, la rende ancora più affascinante. - Ovviamente non mi rivolgo solo ai Louis in ascolto! Vale per tutti, sia chiaro. Al prossimo weekend, ragazzacci. Ricordate di andare al cinema e di non mangiare troppi popcorn!
Quando la voce di un altro speaker sostituisce la sua, faccio un piccolo urlo, battendo le mani, emozionata.
-È stato bravissimo, non trovate? Ha una parlantina da far invidia persino al più abile dei filosofi greci. Sapete, quelli che parlavano alle platee, incantandole con la loro oratoria! Sicuramente tu, Pam, mi capisci ancora di più. Non imitate i filosofi nella vostra confraternita? - inizio a straparlare. - Oddio, avrei tanto voluto vederlo! - in questo momento mi sento più una groupie che una fidanzata.
Mi guardano con un sorriso melenso.
-Che c'è?
-Stai diventando sempre più simile a Holden! - Chas ridacchia. - Non avevi mai parlato così tanto e velocemente prima di conoscerlo.
Mi mordo l'interno di una guancia.
-Ehi, Giulietta! Sbrigati a telefonare al tuo Romeo, okay? Ci stai facendo aumentare la glicemia. - scherza Pam.
Le faccio una boccaccia.
-Lo farò! Voi? Ormai i vostri sonni di bellezza sono stati interrotti. Temo che nessuna maschera alla bava di lumaca potrà aiutarvi con quelle ombre violacee che vedo sotto i vostri occhi. Qui... - punto il mio indice verso i loro occhi. -... e qui.
Pam sgrana per un momento i suoi, specchiandosi subito nella sua cipria, facendomi così scoppiare a ridere. - Sei una scema, bellezza! - si riprende, dopo aver constatato la mia bugia. - Ma, in ogni caso, ombre o borse, siamo già belle noi, vero Chas? - le cinge le spalle, scoccandole un bacio sulla guancia.
-Verissimo. - la rossa ricambia il gesto.
-E a me, niente bacio? - mi imbroncio.
Avvicinano i loro visi alla videocamera, sporgendo le loro labbra e appiccicandole sullo schermo. Mi metto a ridere, imitandole.
Poi ci salutiamo, con la promessa di sentirci presto.
Chiuso il pc, mi affretto a telefonare a Holden, ma mi precede. Il cellulare prende a tremarmi nelle mani.
-Allora, come sono andato? Dio, Leen, sento l'adrenalina scorrermi nelle vene. Sento che potrei morire. Il cuore mi sta scoppiando. - mi immerge di parole.
Faccio un sorrisino. - Sei stato spettacolare, amore mio. Hai fatto sentire le farfalle nello stomaco anche a Pam, sai? Sai che da brava stupida mi ero dimenticata che avresti iniziato oggi. Comunque, appena me lo hai ricordato, ho voluto provare a contattarle e ho beccato sia lei che Chas ancora sveglie e così ci siamo organizzate per questa mattina. Figurati, ero certa che le avrei beccate sveglie. Ogni sabato se la spassano con le loro nuove amiche, ma... ne parliamo dopo. Tornando a noi, sei stato grandioso, meraviglioso, unico, splendido. - vorrei sciorinare altri complimenti, ma mi trattengo. Prendo aria, accorgendomi di aver parlato troppo in fretta.
In risposta ricevo silenzio. Corruccio la fronte.
-Pronto? È caduta la linea?
Faccio per guardare lo schermo del cellulare, quando torna a parlare.
-Come mi hai chiamato?
-Come ti ho chiamato? - ripeto, confusa.
-Non mi hai chiamato per nome. - lo sento sorridere.
Mi do un'occhiata attorno, sperando di trovare la risposta da qualche parte. Nel frattempo, noto che il numero di ragazzi pronti a bighellonare nei giardini del campus è aumentato. Le panchine sono tutte occupate e anche sull'erba, poco distanti dalla mia postazione, ci sono comitive di ragazze e coppiette. Qualcuno studia, altri sghignazzano o ascoltano musica.
-Dai, non mi ricordo! - mi arrendo. - Ma perché ora ti stai puntando su questa cosa? Hai sentito quanti complimenti ti ho fatto? Pam ti ha soprannominato 'The Voice'. - sorrido.
-Perché tu... - comincia, ma si blocca quando qualcuno lo chiama.
Una voce femminile, per la precisione.
Inarco un sopracciglio. - Tutto okay? Qualche tua collega ti sta chiamando?
-No, è Violet. Lei, PJ e Patty Lou mi hanno fatto una sorpresa! Me li sono trovati in radio all'improvviso.
-Ah. - mi fermo per qualche istante. - Sai che volevo venire anch'io! Pensavo che volessi stare solo...
-Infatti! Ma è stata una sorpresa! - lo sento ridere.
Lei... loro, non si erano di certo dimenticati che oggi fosse il suo primo giorno in radio. Sono con lui adesso. Sono i primi che si sono congratulati con lui, che lo hanno abbracciato, che gli hanno confermato quanto valga. Io sono qui, invece. Egocentrica e patetica.
Probabilmente ieri ne avranno anche parlato, alla festa. Forse prima che io arrivassi, oppure mentre ero impegnata a giocare a birra pong, quando lui e lei, lui e loro, erano da soli.
-Capisco. - provo a sorridere. - Va bene, allora torni con loro? Io volevo aspettarti alla fermata dell'autobus o raggiungerti.
-Non ce n'è bisogno, Leen. Torniamo con la macchina di Violet.
-Ha una macchina? - allargo gli occhi.
-Sì. I suoi sono tornati in città da qualche tempo e le hanno portato la sua auto.
-Oh... - annuisco, come se potesse vedermi. - Allora ti aspetto all'ingresso, okay? Ovviamente davanti a quello che non porta sfiga. - faccio una risatina.
-Non vedo l'ora. - mi risponde.
Faccio come dico. Raccolte le mie cose lo aspetto davanti a Nassau Hall. Da questa parte gli alberi sono più spogli. Alcuni rami, nudi e secchi, si incastrano nell'aria, ricordandomi lunghe e spettrali ragnatele.
Metto le mani in tasca, ascolto una canzone degli Arctic Monkeys e lo aspetto seduta a uno dei gradini della scala che portano all'ingresso, a fianco ad un dei leoni che, pur se usurati dal tempo, mantengono la loro fierezza. Stringo le braccia attorno al petto e chiudo gli occhi nella speranza che anche adesso il tempo metta le ali.
Un vociare si disperde nell'aria, non so nemmeno io quanto dopo. Torno a guardare di fronte e a me e finalmente lo vedo. Li vedo.
Holden e Violet precedono PJ e Patty Lou, alle loro spalle. Ridono tra loro. Insieme formano un quadretto che trasmette serenità e unione.
Mi alzo in piedi a tutta velocità, mi tolgo un po' di polvere dai jeans e sorrido.
Holden, proprio come ieri, avverte il mio sguardo su di sé. Si ferma all'improvviso, facendo bloccare di conseguenza anche i suoi amici. Ricambia il sorriso e allarga le braccia.
Mollo lo zaino e il cellulare sugli scalini e gli corro incontro. Quando sono stretta a lui, mi solleva e ci fa girare attorno.
-Eccolo, il mio speaker preferito. - gli bacio una guancia, venendo subito travolta dal suo profumo. Un profumo che trascende quello del bucato steso all'aperto o del sapone per bambini. La sua essenza. Quella che sa essere delicata, ma pungente. Che ricorda quella dei fiocchi di neve, del ghiaccio, dei sogni più felici, degli alberi che si vestono in primavera.
PJ e Patty Lou si mettono a ridere, cingendo le spalle di Violet e allontanandosi di qualche passo.
-Incantevole Kathleen. - è il saluto di PJ, quando si volta verso di noi. - Dovresti proprio dargli un bel premio. Ha ricevuto un sacco di complimenti, questo furfante!
Sorrido, mentre Holden mi rimette a terra.
-Ehi, tu. - gli punzecchio il petto, facendogli sgranare gli occhi. - Mi hai costretta a tornare a dormire e ad ascoltarti da uno stupido computer, mentre ai tuoi amici hai permesso di venire in radio. - assottiglio gli occhi, fingendo di essere arrabbiata.
-Calma, tigre! La loro è stata una sorpresa, te l'ho detto. - fa una risatina, divertito. - E poi, tra te e loro è diverso. Vedere te mi avrebbe destabilizzato e mi avrebbe fatto licenziare in tronco. - prende a giocare con la mia sciarpa, usandola per tenermi vicino. - Sarei stato tutto un: "Bu-bu-buon gi-giorno, Pri-Pri-Princeton!". - balbetta, facendomi ridere.
-Come no! Tutte scuse per non ammettere che non mi volevi tra i piedi. - lo stuzzico.
-Non ti volevo tra i piedi. - ripete. - Avrei finito per guardarti tutto il tempo e per trattenermi con estrema fatica dal baciarti. - si abbassa alla mia altezza per stampare un veloce bacio sulle mie labbra.
Quando provo ad intensificarlo, si allontana, scoccandomi un occhiolino.
Che mascalzone!
-E il tuo premio? - mi indispettisco.
-Preferirei riceverlo in assenza di un pubblico.
-Chi ti assicura che dopo vorrò dartelo ancora?
-Me lo assicura - si avvicina al mio orecchio. - il fatto che i miei baci siano irresistibili.
Arrossisco.
-Ha ragione il tuo amico: sei un furfante! - lo rimprovero.
Mi avvicina a sé con un braccio e insieme raggiungiamo i suoi amici.
-Non pensavo ci saremmo rivisti così presto. - dico, guardandoli.
-Neanch'io. - fa Patty Lou, coprendo con una mano uno sbadiglio. - In realtà è stato PJ a insistere. Holden, non me ne volere, ma sai che ho bisogno di dormire dopo ogni festa.
-Avrei ronfato anch'io, in realtà, ma Holden mi ha svegliato con la sua voce da cornacchia. Si è chiuso in bagno e si è messo a ripetere come una macchinetta. - PJ mi lancia un'occhiata eloquente che mi fa ridere. - Poi ho beccato Violet vicino al suo gioiellino su quattro ruote e le ho scroccato un passaggio.
In effetti, fatta eccezione per Violet, hanno entrambi un aspetto trasandato. Indossano delle tute e Patty Lou ha il viso completamente struccato. Violet, invece, ha i capelli che brillano sotto la luce del sole, un fermaglio a fissare due ciocche in maniera elegante, e un completo composto da una camicietta e una gonna che le danno un'aria sofisticata. Se mi concentrassi potrei sentire il profumo della sua crema per le mani, o quello del suo shampoo. Sicuramente entrambi molto costosi.
-Confermo! - dice proprio lei. - Dal mio canto non potevo permettermi di non andare a controllare la situazione. In fondo è come se io fossi il tuo capo, no? - mi guarda per un istante, prima di sorridere a Holden.
-Certo, come no! Non te ne approfittare. Il mio capo è Jimmy. - la redarguisce con un sorriso.
-E chi è che ha detto a Jimmy che c'era questo ragazzo dalla voce suadente che sarebbe stato perfetto a condurre una rubrica cinematografica? - Violet insiste, sistemandosi i suoi occhiali da vista sul naso.
-Amico, credo che in parte abbia ragione. Se non fosse stato per questa diavoletta, avresti dovuto accontentarti della paga che ci dà quella tirchia di Karen. A proposito, Barbie, perché non trovi un posticino anche a me? Non trovi che anch'io abbia una bella voce? - PJ ammicca, dando una gomitata a Violet.
Lei si scansa velocemente. - Arrangiati, Philip. Hai una voce terribile. Che ne pensi, Kathleen, ho ragione o no? - mi domanda.
Gli occhi di tutti si puntano su di me. Nel frattempo, PJ finge di accasciarsi a terra, mentre ripete: "Mi hai chiamato Philip! Sei una criminale!".
-Oh...- faccio un colpo di tosse. - Non oserai mai, PJ, offendere la tua voce, ma diciamo che quella di Holden ha... il "fattore x". - mimo le virgolette.
Patty Lou, palesemente ancora nel mondo dei sogni, si rianima e scoppia a ridere.
PJ finge una smorfia di disappunto.
Rimaniamo a chiacchierare per qualche altro minuto, poi Holden saluta tutti, dichiarando di dover passare il resto della giornata con me.
Sventolo la mano, indirizzando sorrisi verso i suoi amici. Poi lo prendo a braccetto.
-Oggi ti porto a pranzo fuori, okay? Poi possiamo andare a fare qualche passeggiata o dove preferisci. - mi guarda, in attesa.
-Con te potrei andare anche in una discarica, mangiare bucce di banane e guardare una macchina diventare un catorcio. Mi sembrerebbe comunque tutto favoloso. - gli sorrido.
Un luccichio gli attraversa gli occhi. Poi fa un fischio. - Chiaramente le lezioni del tuo professore figo stanno dando i suoi frutti: hai sviluppato una vena poetica niente male! - mi scocca un bacio sulla testa e mi prende per mano, intrecciando le nostre dita.
Rido, dandogli una spinta leggera.
-Scusami ancora se mi ero dimenticata che oggi fosse il tuo primo giorno come speaker. Sono imperdonabile. - guardo delle formiche camminare in fila indiana.
-Baggianate! Io mi sono dimenticato di chiederti se tu abbia finalmente visto il tuo turno di lavoro. Mi avevi detto che ieri non lo avevi ancora ricevuto. E anche se per caso tu abbia pensato a quale club o confraternita iscriverti. Siamo pari, mi sembra.
Trova sempre il modo di minimizzare i miei lati peggiori.
-Lo hai ricordato adesso, quindi non vale! Non ho ancora ricevuto il mio turno e... forse, dico forse, potrei aver pensato di iscrivermi al club di disegno. - ammetto. - Non credo che le confraternite facciano per me. Ci pensi se dovessero chiedermi di infilarmi in una casa abbandonata in piena notte o di infilare un braccio in un covo di ragni come prova di iniziazione?
Scoppia a ridere. - Non siamo in un film, Leen. A Pam e a Chas hanno fatto fare queste cose?
-No.
-E allora?
Scrollo le spalle. - Chi lo sa! Mi butterò sul disegno.
-Ottima scelta, amore mio.
Sgrano gli occhi. Il mio cuore fa una piccola capriola, o un salto, o qualcosa di simile.
-Come mi hai chiamato?
Si limita a fare un sorrisetto.
E allora capisco.
***
Delle dita tatuate trascinano un foglio di carta, coprendomi la visuale. Coprendo più precisamente dei sonetti di Shakespeare. Intravedo di sfuggita delle piume e dei segni che mi ricordano l'alfabeto giapponese.
Smetto di sottolineare un rigo, sbattendo le ciglia e sollevando lo sguardo.
-Saluti, compagna di Birra Pong! - Andy mi sorride, prendendo posto al mio fianco. - Ti ho portato il turno di lavoro. Controllalo e dimmi se qualcosa non va bene. Perdona l'infinito ritardo. So bene che avrei dovuto portartelo l'altro giorno, ma Dan e Jenny hanno fatto un mezzo casino!
-Compagna di Birra Pong? - corruccio la fronte. - Era questo il soprannome imbarazzante con cui ti saresti vendicato se ti avessi chiamato Junior?
Allarga gli occhi. - Ma sei pazza? Non urlarlo! - si guarda attorno con circospezione.
La sua faccia spaventata mi fa ridere. - Non ho urlato! - ribatto. - E comunque, non so se te ne sei accorto, ma questo non è il corso di Morley, bensì di letteratura comparata. Siamo seduti al primo banco e non c'è tutta questa folla di studenti che possa avermi sentito.
-Abbiamo appurato che abbiamo in comune anche questo corso, per cui... potevo lasciarti sola soletta al primo banco, come una secchiona qualsiasi? Non si sta tanto male qui. - tira fuori un astuccio macchiato di inchiostro, un libro e un quaderno spiegazzato.
Sono sicura che nel suo zaino ci sia il caos più totale. Fazzoletti, penne alla rinfusa, fogli spiegazzati, copertine scucite da libri o quaderni.
-Non sono sola! Ho Willy a farmi compagnia. - indico la pagina del mio libro.
Poi apro il foglio che mi ha passato. Il disegno di un cagnolino decora uno degli angoli. Sembra così reale che avrei voglia di passare una mano sulla sua testolina. Se la memoria non mi inganna, ricorda Biagio, la palla di pelo che mi diede il benvenuto al canile.
- Non sia mai ch'io ponga impedimenti all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. - recita, mettendosi una mano sul cuore. - Sono meglio di Willy, compagna di Birra Pong. E sì, questo è uno dei nomignoli imbarazzanti a cui ho pensato. Non ho molta fantasia, vero?
-Sai recitare a memoria ogni suo sonetto, o è stata solo fortuna? - rimango con gli occhi incollati sul foglio.
-Solo fortuna! - ammette. - Se, però, per convincerti che la mia compagnia sia meglio di quella di Willy devo impararne altri, lo faccio. Ho battuto il tuo collega invisibile, posso farlo anche adesso.
-La tua tenacia è sufficiente... Junior. - abbasso la voce nel pronunciare il suo nome.
Assottiglia gli occhi neri, indicando poi con il capo il turno ancora tra le mie mani. -Allora? Tutto okay? Dovresti iniziare oggi. Se te lo avessi portato sabato, come ti avevo promesso, ti avrei dato modo di organizzarti meglio, per cui scusami ancora.
-Lascia stare. - minimizzo con un gesto della mano. - Ho notato che ho solo due domeniche impegnate, in questo mese, e che in entrambe lavoreremo insieme, di mattina. Dal lunedì al venerdì lavoreremo di pomeriggio, sempre tu e io, tranne il giovedì in cui ci sarà anche Imogen e il venerdì in cui ci sarà anche Daniel. Tutti i sabati, invece, lavorerò di mattina, solo con te.
-Esatto. Per questa settimana le cose andranno così. Per le altre, è tutto provvisorio. Come ti ho accennato, tendiamo a cambiarlo frequentemente. Ma, in ogni caso, per i sabati e le domeniche dubito che qualcosa subirà variazioni, puoi star tranquilla! Ho esposto la tua richiesta a Dan, Jenny e Doc e mi hanno confermato che non c'erano problemi nel lasciarti il fine settimana libero dal pomeriggio in poi. Per il resto, Doc ha suggerito di inserire più turni in comune con me per via del college. Uscendo dalle lezioni a orari vicini, potremmo andare insieme al canile. Abbiamo pensato che sarebbe potuto essere più... - si ferma. - opportuno. - In più, dovendo lavorare al lavoro che ci ha assegnato Morley, potremmo approfittarne. - mi guarda, indeciso. O preoccupato. O entrambe le cose.
-Certo. - mi affretto a rispondere. - Sembra una buona idea anche a me. Avere compagnia sull'autobus mi farà piacere. E poi, per forza di cose, con te mi sarà più facile non essere goffa o impacciata, conoscendoci già un po'. O almeno spero. Non prometto nulla. - gli sorrido. - Coglieremo l'attimo anche per lavorare sulla storia.
Sorride di rimando.
Rimango qualche secondo di troppo a osservarlo, accorgendomi forse per la prima volta che sia davvero un ragazzo di bell'aspetto. Più di quanto avessi preso coscienza. È come se prima di adesso i miei occhi fossero stati... annebbiati. Parlare di lui con le mie amiche mi ha fatto di certo un certo effetto.
Smette di guardarmi e apre il suo libro.
-Tra oggi e domani dovrebbe arrivare, anzi ritornare, una cagnolina. Doc mi ha mandato un SMS questa mattina per avvisarmi. Pare che sia stata riportata indietro da una coppia di deficienti, forse delusi nel constatare che il loro animale non fosse un giocattolino, ma avesse suoi istinti e bisogni. - lo vedo stringere una matita con fermezza.
Mi rabbuio. - Chiaramente questi idioti non la meritano. Sono certa che la aiuterete a trovare una nuova casa! - vorrei dargli una pacca sulla spalla per confortarlo, ma non lo faccio.
-Lo aiuteremo, Fosty. - torna a voltarsi nella mia direzione. - Devo ricordarti che ormai sei dei nostri?
Diniego con la testa. - Sono dei vostri.
Annuisce, prendendo a giochicchiare con la sua matita.
Il professore arriva pochi minuti dopo. Le sue lezioni sono lente e noiose. Non assomigliano minimamente a quelle del professor Morley. Quando fa delle domande, sono in pochi a rispondere. Quando non lo fa nessuno, non insiste, limitandosi a guardarci con uno sguardo annoiato.
Più lo guardo, più la sua faccia mi ricorda troppo un cartone animato. Ci metto un po' a capire a chi assomigli. Non appena lo faccio, lo scrivo su un angolo del quaderno di Andy.
"Non credi che il prof assomigli a Droopy?"
Lo legge. Dopo poco lo vedo stringere le labbra e mettersi una mano sulla pancia. Vorrebbe ridere, ma si sta trattenendo.
Con un gesto veloce prende una penna e si avvicina al dorso della mia mano. Capisco le sue intenzioni e così provo ad allontanarla, ma mi blocca il polso. La sua pelle è calda, in confronto alla mia. La sua presa è... virile, difficile da vincere, mi accorgo. Le sue ciglia formano delle ombre simili a ventagli sugli zigomi definiti, colpiti da un fascio di sole che trapassa il vetro di una finestra non troppo lontana. In modo discreto e lento mi disegna Droopy. Gli occhi cadenti, le orecchie basse e lo sguardo mogio. La punta della sua penna mi fa solletico.
È il mio momento di trattenere una risata.
Quando finisce, mi scocca un'occhiata, poi mi elargisce un altro sorriso. Più tagliente, questa volta. Come se mi avesse fatto un dispetto e ne fosse soddisfatto.
-Adesso anche tu hai la mano tatuata. - bisbiglia.
-Che fortuna! - mimo con le labbra, fingendo entusiasmo.
Si morde le labbra per trattenere un altro scoppio di ilarità.
Ci forziamo subito dopo a seguire la lezione con serietà, trovandoci costretti a mangiare in aula perché il professore ha il coraggio di prendersi anche dei minuti in più. Avviso Holden di andare avanti in mensa, inviandogli anche una foto del mio turno di lavoro.
Mi manda un messaggio vocale in risposta. Mi chiede se mi vada bene che venga lui a prendermi questa sera.
"Non devi lavorare in pizzeria?" . gli domando.
"Mi posso far coprire da PJ per un'ora. È il tuo primo giorno ufficiale come dogsitter! Voglio farti sentire il mio sostegno come tu hai fatto con me."
"Accetto!"
Sorrido, entusiasta.
-Il tuo sorriso è abbagliante! Hai ricevuto una bella notizia? - mi domanda Andy, di ritorno dalle macchinette.
Posa sul suo banco un sandwich e una Sprite, spostando verso il mio una bottiglietta di latte e cacao.
-Ehi, e questa cos'è? - indico la bevanda
Fa spallucce, iniziando a scartare il suo panino. - L'ho vista bella esposta e ho pensato ti avrebbe fatto piacere. In più, dovevo scusarmi come si deve per aver tardato con il turno. Se non ti va, la bevo io.
- Inutile che ci giri troppo intorno: so che l'hai fatto per prendermi in giro. Tuttavia, non ci penso nemmeno a cedertela. - la stappo e ne bevo un sorso.
- Il tuo senso dell'umorismo è decisamente arguto!
- Modestamente. - sbatto teatralmente le ciglia.
Si mette a ridere. - Non hai risposto alla mia domanda.
-Giusto! Sì, ho ricevuto una bella notizia. Il mio ragazzo verrà a prendermi dal lavoro. - prendo una patatina.
-Oh. - dà un morso al suo panino. - Figo.
-Figo, sì. - faccio un sorrisetto. - Comunque, ho deciso di iscrivermi al club di disegno. Ho visto sul sito del college che ha degli orari comodi.
Si volta a guardarmi, posando la matita sul foglio su cui stava riprendendo a scribacchiare. - Quasi dimenticavo che piace anche a te disegnare, Fosty. Finalmente potrò vedere il tuo talento in azione, allora.
-Ero certa fossi anche tu un membro di questo club. - mi do una pacca sulla spalla. - Mi congratulo con me stessa per l'intuizione.
-Potrei chiamarti Sherlock, allora. - mi punta l'indice contro, arricciando le labbra.
-Attento: Junior è sempre in agguato.
Scuote la testa, divertito.
Per le due ore successive, ci separiamo. Il terzo e ultimo corso che frequento in questo semestre è quello di letteratura vittoriana. Ha vinto contro quello degli studi sul femminismo, il genere e la sessualità che ho deciso seguirò nel prossimo. Andy, invece, frequenta il corso di letteratura americana.
Ci rivediamo come la prima volta di fronte all'entrata di farmacia. Prendiamo l'autobus e sentiamo un po' di musica: questa volta opta per i Red Hot Chili Peppers e per i Blur. Parliamo del più e del meno; mi racconta della sua professoressa di letteratura americana. Stanno affrontando Fitzgerald e il suo Il Grande Gatsby.
Lui fa i suoi schizzi mentre mi domanda se abbia letto il libro e cosa ne pensi; io mi accorgo che pian piano tra noi due, ma in generale con la mia nuova vita, tutto comincia a farsi più naturale.
Agisco, senza starci troppo a pensare.
Forse ci vorrà ancora del tempo perché torni farfalla.
Ma adesso, in questo momento, sento di essere una crisalide. Pronta a squarciare il bozzolo e a spiegare le ali.
Eccoci qui, cari girasoli! 🌻 Come state? Che mi raccontate?
Io, pian piano, mi sto riprendendo da un periodo alquanto pesantuccio, come vi accennavo nell'angolino dello speciale su Holden. Scrivere è una delle mie medicine e mi aiuta sempre tanto, mi fa sentire me stessa, forte, al posto giusto ❤️
Siamo tornati a Princeton; abbiamo visto una Kathleen pensierosa e riflessiva. Si sta accorgendo che chiudersi in sé, trattenendo le sue paure e le sue fragilità, ha un prezzo da pagare: tagliare fuori il mondo significa che anche lui chiude le sue porte senza pensarci troppo. Spero di aver spiegato bene questo concetto. L'immagine della farfalla e della metamorfosi al contrario mi è venuta scrivendo e trovo sia pertinente. Spero pensiate lo stesso 🦋 🌏
Abbiamo rivisto anche le care Pam e Chas! Scrivere di loro mi aiuta sempre a rendere l'atmosfera più leggera, più frivola, a tratti, più allegra e frizzante. Mi mancavano tanto! A voi?
E poi abbiamo ascoltato finalmente l'incantevole voce di Holden alla radio. Quanto ho amato descrivere le sensazioni di Kat in quel momento. In questi giorni sto riflettendo anche su quale doppiatore sia davvero perfetto per lui, ma al momento vince sempre Flavio Aquilone. Voi vi immaginate altri doppiatori per lui?
Nel prossimo capitolo vedremo il primo giorno ufficiale di Kat come dogsitter. Spero di iniziare a scriverlo quanto prima e di non farvi attendere troppo.
Nel frattempo, spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto, e non vi abbia deluso! Grazie di cuore, come sempre, per ogni stellina, e ogni parola che decidete di regalare ai miei personaggi e a me. Mi rendete felice, lo sapete! ❤️❤️
Alla prossima,
Rob
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