Ero pronta, era mattina, o meglio era l'alba, ero seduta sulla mia valigia e fissavo camera mia con uno sguardo assente e malinconico.

Da lì a pochi minuti avrei preso un pullman che mi avrebbe portato direttamente dall'altra parte d'Italia, a Capri.

Ho sempre sognato di visitare Capri, e quando una mia amica mi ha detto che cercavano degli animatori per i villaggi turistici non potevo crederci, avevo inviato la mia mail e mi avevano preso per il "Faraglioni Beach", dato che dalla nostra spiaggia si vedevano.

Ho sempre sognato una vera estate, un'estate da film, una in cui non mi devo preoccupare di stare con amici falsi pur di non stare da sola, una dove non avrei dovuto camminare due ore sotto il sole pur di dimagrire, dato che li sarei stata in movimento, un'estate fuori dalla mia routine, fuori dalla mia comfort zone.

Sarei andata lì, mi sarei abbronzata, avrei fatto nuove conoscenze, sarei stata a contatto con la gente e vicino al mare, tutte cose che nel mio paesino della pianura padana non avrei fatto.

Poi amavo l'acqua, il mio nome significa sirena in portoghese, era come tornare alle "orgini" .

Improvvisamente entrò mia madre nella stanza che urlando mi disse che il pullman era sotto.

Merda, non l'avevo sentito arrivare assorta nel mio flusso di pensieri, dovevo ancora sistemarmi i capelli, prendere le ultime due cose , la valigia, caricare il tutto e salire.

Iniziò un momento stile " mamma ho perso l'aereo" , in sostanza una corsa, urla, parolacce e cose non ripeterei mai più davanti a mia madre ma dopo pochi minuti ero seduta sul pullman, i capelli ancora annodati, la fronte sudata e gli occhi che già sognavano la meta.

Mi misi le mie cuffie senza filo sottomarca e iniziai a sentire la musica, con un leggero ronzio di sottofondo che proveniva dalla cuffia destra, ma essendoci abituata non mi infastidiva neanche più.

Dormì, non so neanche per quanto, ma lo feci, mi svegliarono i rumori provenienti dalle valigie che si muovevano e dalle urla elettrizzate dei bambini vicino a me.

Presi il traghetto e in men che non si dica ero lì, a Capri, certo, non ero ancora sulla mia spiaggia ma era un inizio.

Feci i due kilometri che mi separavano dalla meta a passo spedito, fermandomi praticamente ogni trenta secondi a fare foto, tutto era stupendo, mi sentivo già a casa e anche se i piedi nelle mie converse nere ( scarpe fighissime ma dopotutto scomode, ammettiamolo)
iniziavano a far male arrivai alla meta sana e salva.

Mi accolse un uomo sulla quarantina, che con un sorriso gentile mi spiegò come funzionavano lì le cose e quali sarebbero stati i miei compiti, in sostanza avrei dovuto far giocare i bambini, fare varie attività con loro e aiutare gli altri animatori a preparare le giornate speciali, così le ha chiamate lui, giornate a tema per grandi e piccini.

Mi condusse al mio appartamento, lo avrei condiviso con un'altra ragazza ma per ora ero sola.

Se ne andò e io mi misi a ispezionare il luogo.

Davanti alla porta d'ingresso c'era un piccolo corridoio, da lì si aprivano varie porte, cucina, salotto, camera mia, camera di quella ragazza ancora sconosciuta , un bagno enorme e uno sgabuzzino.

Non feci neanche in tempo a finire di guardare bene che sentì la porta spalancarsi.

Mi precipitai a vedere chi fosse, anche se speravo che la mia emozione non fosse visibile sul mio volto.

-Ehy, wow mi sa che sei la mia compagna di stanza- disse con una faccia sorridente - io sono Nivia, metà francese e metà italiana ma credo tu l'abbia capito dal mio nome, e tu sei?-

Questa ragazza era sorprendentemente felice, rallegrava il piccolo corridoio in cui eravamo, capelli corti, sorriso a trentadue denti stampato in faccia con delle fossette e occhi neri.

-Io sono Sereia, e si sono la tua compagna di stanza-

Inizia una nuova storia.
Spero vi piaccia anche se non è una muke o che
ho già scritto tutta la trama e anche se non so scrivere sono sicura vi piacerà.
Byeee

-Ali