6 • GIOCHI PICCANTI
Quella notte Stella sognò Lauro. E tante zozzerie.
La mattina fu svegliata da un qualcosa di umido che le solleticava la faccia. E no, non poteva essere la lingua del suo amore. L'oggetto in questione era freddo e particolarmente viscido. Una sorta di bacio di lumaca.
Gradualmente uscì dal mondo onirico, sollevando pian piano le palpebre e mettendo a fuoco ciò che la circondava.
Il cuore le balzò in gola quando si accorse che, accanto a lei, seduto sul letto c'era qualcuno.
Oh mio Dio! Ettore Lauro è qui!
Il cuore, dalla gola, le schizzò in cielo.
«Lauro?! Ma che ci fai qua?» Farfugliò.
«Da oggi in poi saremo insieme, come volevi tu.» Le mostrò uno di quei sorrisi che avrebbero sciolto l'Antartide.
«Ma eri tu che mi leccavi?»
«Devi essertelo sognato.»
«Può essere. Deve essere stato tutto quel fumo che ho respirato in quel quartiere.»
«Quale quartiere?» Chiese lui, corrugando leggermente le sopracciglia.
«Lascia stare, te lo spiego un'altra volta.» Rigirandosi tra le lenzuola, si stropicciò gli occhi, ancora indolenziti dal pianto.
«Ti ho portato la colazione.»
Il cuore di lei salì oltre la stratosfera.
«Ma però devi chiudere gli occhi.»
Oh... siamo già a questi giochini piccanti, pensò lei. Mi piace!
Non se lo fece ripetere due volte. Aprì la bocca e serrò le palpebre. Lui inserì qualcosa. Lei ne approfittò per saggiare le sue dita, trattenendole per un istante tra le labbra.
Ma il magico momento venne interrotto da qualcosa che si dimenava sopra la sua lingua.
Consistenza gommosa.
Sapidità estrema.
Olezzi marini.
Oh mio Dio, no!
Stella sputò a terra quel dannato pesce che ormai abitava i suoi più terribili incubi.
«Questa me la paghi!» Lo fulminò con lo sguardo, trattenendo a stento una risata.
«Guardalo come si dimena.» Rise divertito lui. «Poverino, lo vado a mettere assieme agli altri. Ce li mangiamo stasera.»
Lo raccolse e lo gettò in una bacinella piena d'acqua, che Stella notò solo in quel momento, poco lontano dal letto.
«Ma seriamente?» La giovane pugliese con uno scatto si sollevò seduta. Era in reggiseno, aveva dimenticato di portarsi un pigiama. Tanto meglio.
«Che cosa?» Chiese lui dopo un po', ancora incantato a guardare quei pesci.
«Seriamente hai comprato quei cosi?»
«A me non dispiacciono.»
Dopo un po' lei si schiarì la gola per attirare la sua attenzione. «C'è qualcosa di più interessante, qui, da guardare.»
«Ma guarda come nuotano sereni.» Continuava a fissarli, come ipnotizzato.
«Io vado a farmi una doccia. Se vuoi vedere una sirena che nuota in una vasca di schiuma, sono di là.»
L'aveva detto per scherzo. Ma di lì a poco Lauro bussò alla sua porta.
«Ho bisogno di usare il bagno.»
«Usa la bacinella dei pesci.»
«Perché non posso entrare?»
«Sono nuda.»
«Tanto meglio, no?»
«Se la pensi così spogliati anche tu, allora.» La sua lingua ormai non aveva freni.
Lauro trattenne una risata, appiattendosi contro la porta del bagno e stropicciandosi gli occhi con due dita, dannatamente divertito. Quella ragazza l'avrebbe fatto impazzire!
*****
Una volta finito di prepararsi, uscirono dall'ostello per affrontare la prima prova della giornata, che consisteva nel raggiungere il ristorante di Barbie, l'uno con indosso i vestiti dell'altro. Un bonus se si indossavano abiti eleganti.
Ma non era finita qui.
Un componente della coppia, infatti, doveva calzare dei pattini da ghiaccio. Vietato qualsiasi mezzo di trasporto, persino la bici.
Con quegli scomodi ferri da stiro attaccati ai piedi, per un po' Stella riuscì a camminare, ma costretta ad aggrapparsi costantemente al braccio di Lauro per non cadere.
Solo quando vesciche e calli iniziarono a gridare pietà, sollevò bandiera bianca.
«E va bene, non ce la faccio più.»
«Finalmente ti sei arresa.»
Lauro si accovacciò, permettendole di salire. Ma Stella ebbe delle difficoltà, si sentiva in imbarazzo.
«Tutto okay?» Chiese il giovane romano.
«È alquanto imbarazzante, mi sento osservata. Questi cosi hanno un colore e un design orrendo.»
Dopo vari tentativi ci riuscirono. Il viaggio riprese.
Le braccia di lei avvolte attorno alle sue spalle, le gambe avvinghiate alla vita. Le mani di Lauro sotto le sue cosce. Stella si sentiva un fuoco.
«Allora come ti trovi con i miei vestiti?» Le chiese dopo un po'.
Le aveva prestato un elegante completo blu, con una cravatta di un tono più chiara.
«Non ho un ottimo rapporto con le cravatte. È amore e odio.»
«Odio? E per quale motivo?»
Stella ci pensò su.
«No, odio forse no. Ma rimorso, senso di colpa.»
Lauro capì che con le domande non doveva spingersi oltre, o avrebbe toccato argomenti ancora troppo intimi per venire a galla.
Capì anche che quella ragazza lo stava intrigando, la sua compagnia era piacevole.
«Io mi trovo bene nei tuoi panni.» Le comunicò, dopo un po'.
La giovane gli aveva prestato un lungo abito color carne, trasparente dalla vita in su. Dannatamente sexy sul suo corpo perfetto.
«E poi, come saprai, ci sono abituato ad indossare vestiti da donna.» Aggiunse.
«Volevo guardarti i tatuaggi sui pettorali.» Confessò la compagna. «Stamattina non ti sei voluto spogliare... ma hai visto? Ho trovato un modo per fartelo fare.»
Lauro rise di gusto, andando a sbattere, nella distrazione, contro un'anziana signora che passeggiava. La donna non cadde, ebbe un equilibrio stupefacente.
Ma i due viaggiatori persero la stabilità, rotolando a terra fino a trovarsi l'uno sopra l'altra.
Il cuore di Stella fece piroette.
«Come corriamo, Lauro. Siamo già arrivati a questo punto?»
Lui la guardò per lunghissimi istanti, steso sopra di lei, intrappolato tra le sue gambe. Il petto nudo che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, affannato, frenetico.
L'adorava quando faceva così. Ogni parola piccante che usciva da quelle labbra biricchine accendevano in lui desideri proibiti.
«Io sono già nudo, tocca a te adesso.» Sorrise. Un sorriso capace di bruciare un milione di inverni.
«No, tocca a te. Spogliami tu.»
Lui le afferrò una mano, sollevandole il braccio sopra la testa, la strinse appena.
«Guidami allora.»
Ma il piccante gioco finì con quelle parole, quando i due si accorsero di essere circondati da un nugolo di gente che li osservava sbigottiti, come fossero alieni venuti da un altro pianeta.
Quella via semi-deserta si era improvvisamente affollata. C'erano persino anziani che si affacciavano alle finestre delle case e alcuni ragazzini che scattavano foto.
Nulla a che vedere, purtroppo, con la loro fama.
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