26 • LAURO VERSUS DAMERINO
Dopo quella litigata per un po' il viaggio proseguì tranquillo. Damerino David sembrava essersi addormentato, mentre lo sguardo distratto di Lauro era rivolto fuori dal finestrino, dove un paesaggio rurale scorreva veloce.
Alla loro destra il fiume Seomjin rifletteva la luce solare in timidi bagliori chiari. Oltre le acque tinte di un azzurro vivo, delle basse montagne verdeggianti disegnavano l'irregolare profilo dell'orizzonte, mentre alla loro sinistra fitti boschi si rincorrevano sulle colline.
Beandosi della bellezza di quel panorama, Stella iniziò a rilassarsi, chiudendo gli occhi e appoggiando il capo sulla spalla di Lauro.
Ma la quiete durò ben poco, interrotta, dopo un paio di minuti, dalla voce del Damerino, ancora con le palpebre abbassate e la testa abbandonata sul sedile. «Mi sei mancata Marlena.»
Stella sbuffò. «Ti prego smettila di chiamarmi così, non sono una mela dell'Alto Adige.»
Si scostò dalla spalla di Lauro per sgranchirsi un po' il collo.
«No, per favore fammi parlare.»
«Fin'ora hai solo parlato a sproposito.»
«Ma ora sono serio. Sono qui solo per te Marlena, per riconquistarti.»
«È finita David. Anzi, non è mai iniziata.» Si rilassò sul sedile. Il cuore pesante e lo sguardo perso nel vuoto, velato dal senso di colpa. «E credimi, mi dispiace.» Aggiunse dopo un po'. «Ma penso sia meglio una dolorosa verità che una bella bugia.»
«Una patetica frase fatta.» Un sorriso triste gli imbruttì il volto.
No, diciamoci la verità.
Imbruttire il volto di Damerino David sarebbe stato impossibile. Avrebbe attratto l'altro sesso (e non solo) anche con un'enorme tarantola pelosa accoccolata sulla faccia.
«Ma io non mi arrendo. Io ti rivoglio e ti riavrò.» Aggiunse.
Solo dopo qualche minuto riprese parola.
«Ma te lo ricordi? Te lo ricordi quando ti legai i polsi col cavo del televisore...»
«Smettila David!» Sibilò Stella, arrossendo come la capigliatura della regina Elisabetta Tudor. Si coprì il volto con le mani.
«E quando ti frustai col bastoncino dello zucchero filato? Oh, quanto ti piaceva!»
No, no... non l'ha detto davvero! Sto solo sognando, è solo uno stupido incubo, uno scherzo di cattivo gusto! Si disse Stella, infilandosi le mani tra i capelli in un gesto disperato.
«Mi pregasti di continuare in almeno cinque lingue.» Rise.
«Mio Dio... ma perché non te ne stai un po' zitto?» Si intromise Lauro, schifato... ancora girato dall'altra parte.
Ma l'altro continuò. «Oppure quando ti frustai con quel mestolo, e poi...»
«Ora basta o giuro che mi metto a urlare!» Lo interruppe lei, sconcertata, imbarazzata, ma soprattutto furiosa.
«Ma il bello venne quando iniziai a leccarti tutta. Ululavi come una lupa in calore.» Rise «Sai, lo conservo ancora quel filmino!»
«Smettila!» Strillò lei, a quel punto, esplodendo come una granata.
Fu in quell'istante che in quell'auto scoppiò il caos più totale. Stella e Lauro iniziarono a gridare insulti, il Damerino a rispondere per le rime. Il conducente incominciò a urlare frasi a metà tra l'italiano e il coreano, minacciandoli di sbatterli fuori dall'auto a suon di calci nel sedere, mentre il cameraman cercava di calmare le acque.
Dopo un po', quando gli insulti finirono, nell'auto calò un silenzio pesante quanto un'amatriciana dopo un mese di digiuno.
Fu in quel momento che Lauro lo notò. La macchina stava salendo, arrampicandosi su stradine sempre più tortuose e strette. Attorno a loro solo boschi, una natura rigogliosa e incontaminata.
«Mi scusi conducente, ma è sicuro che la strada sia questa?» Volle accertarsi.
«Stlada è questa. Tu pidale di me, io conoscele stlada.»
Per un bel po' nessuno disse più niente.
Il Damerino era speranzoso, tutti gli insulti ricevuti erano solo serviti a caricarlo. Lauro era giallo di gelosia, in versione Cleopatra. Stella era nera di rabbia, i capelli ritti come un copricapo della Marchesa Casati.
Ma a un certo punto l'auto si fermò. Erano in alto. In cima a un monte probabilmente.
«Plego scendele.» Disse il conducente.
«Ma non siamo a Pusan.» Constatò Lauro.
«No. Ma io lasciale voi qui pelché volgali e maleducati.»
«Io non scendo manco morto.» Protestò il Damerino. «E il maleducato qui è lei, perché così non si fa!»
«Tu stale zitto.» Il coreano lo fulminò con lo sguardo, fissandolo dallo specchietto retrovisore, coi suoi occhietti scuri e piccolissimi. «Pelché io capito che lavolo tu fale. Tu polnostar. Polno vietato in Corea, rende stupiti. Rocco Malfredi non ci piace!»
«Lei, se lo lasci dire, è un gran bacchettone. E se mi insulta ancora il mio attore preferito giuro che le brucio la macchina!» Dopo aver pronunciato quelle parole, prendendone consapevolezza, Stella si tappò la bocca con entrambe le mani. L'imbarazzo a livelli astronomici.
I due compagni la guardarono piacevolmente sorpresi, con un malizioso sorrisetto cucito sulle labbra.
«Hai capito la signorina...» sghignazzò Lauro. «Non solo film della Disney, ma anche roba da adulti.»
Lei corrugò le sopracciglia, abbassando lentamente le mani. «Come fai a sapere che mi piacciono i film della Disney?»
«Me l'ha detto il topolino dei denti.» Le sussurrò, facendole l'occhiolino.
«Davvero, come lo sai?»
«Ho frugato tra la tua biancheria intima e ci ho trovato un paio di mutandine col logo della Disney e Paperino sulla chiappa destra.»
Stella arricciò le labbra, completamente sopraffatta dall'imbarazzo. «Credo sia giunto il momento. Io vado a seppellirmi sotto tre metri di terra, ragazzi.»
Con uno scatto si sporse verso Lauro, aprì lo sportello, poi, in modo goffo, cercò di scavalcarlo per uscire dalla macchina. Lui ne approfittò per bearsi della visione che gli si parò davanti. Non resistendo le schiaffeggiò il posteriore.
«Non ti ho dato il permesso! Mi hai fatto arrabbiare!» Protestò lei, correndo.
I due contendenti ridendo uscirono dall'auto, assieme al cameraman.
Si trovarono in un largo spiazzo ghiaioso, circondati da una prateria sconfinata, puntellata da qualche fragile arbusto in qua e in là. Erano in alto. Sotto di loro le montagne ricoperte da folti boschi parevano piccole. E non c'era traccia di umanità, nemmeno una casa.
Quando Lauro se ne rese conto perse immediatamente la voglia di scherzare.
«E adesso che cappero facciamo?!» Affondò le mani nelle tasche della tuta, calciando un sasso con un gesto nervoso.
Il ciottolo colpì l'auto del coreano, ammaccandola. Il cantante si portò le mani tra i capelli, ma l'uomo per fortuna non si accorse di nulla, partendo con una rumorosa sgommata, ancor prima che qualcuno lo fermasse.
«Fantastico! E adesso come ci arriviamo a Pusan?» Ringhiò il Damerino, ironico.
«Tutta colpa tua e della tua dannata boccaccia!» Gli rispose l'altro.
Iniziò una nuova litigata furiosa.
Stella si allontanò da loro, le stava scoppiando la testa.
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