26
Pov. Carlotta
Contro ogni logica ero ceduta al mio cuore. Avevo ripreso un briciolo di buon senso, dandogli la buonanotte. Il suo odore si era permeato addosso a me. Mentre mi svestivo sentivo ancora le sue dita che mi facevano godere, i miei ansimi celati in un bacio, dove le nostre lingue giocavano piene di passione. Potevo ancora sentire l'adrenalina, la paura di essere visti. Correvano sul mio corpo tante di quell'emozioni, che non riuscivo a contenere, non sapevo dove metterle.
Mi feci una doccia calda, sorridendo al ricordo di noi due al ristorante. Era decisamente stata una serata immemorabile. Non volevo ancora dirgli di Mitch. Era il semplice fatto che una piccola corazza la volevo tenere. Forse per non lasciarmi andare totalmente. Mi stavo di nuovo ferendo, lo sapevo. Stavo rischiando, di nuovo, ancora. Ed il rischio non esisteva quando ero Carlotta, ma nasceva quando tornavo ad essere la vera Carlotta.
Aprii il box doccia, e dallo specchio rotondo, potevo notare il mio rossore sparso sulle guance e lungo il collo. Anche se era appannato, si notava.
Mi asciugai accuratamente e mi diedi un po' di crema per il corpo, sentendomi alleviata.
Tornai in camera, vedendo Mr Wilson, adagiato dolcemente sul letto. Mi sorrideva, lui non tramutava con gli anni. Lui era lo stesso porco spino di otto anni fa.
Mi avvicinai al letto, con il cuore in gola, e presi il pupazzo tra le mani. Sentii la sua morbidezza, ed un po' di quelle spine che sarebbero dovute essere pungenti, in realtà si muovevano sotto al mio palmo. Si adagiavano in giù e poi ritornavano alla loro naturale forma rialzata. Lisci e caldi. Lo pressai di più contro al mio petto, lì dove batteva il cuore.
"Tu che dici?" Chiesi rivolta a Mr Wilson, scostandolo appena dal mio petto per vedere il suo muso allegro e vivace.
Mossi la zampina piccola, come un cenno di assenso. Mi davo botta e risposta da sola.
Ti abbiamo perso per sempre Carlotta. Bentornata Carlottina...dovevi solo capirlo. Ciò che non sbiadisce del tutto è perché non può essere cancellato.
"Hai deciso tu per me, Mr Wilson" bofonchiai ancora verso il pupazzo, come se davvero potesse parlarmi e risolvere i miei dilemmi interiori.
Mi misi un baby doll turchese, con l'intento di stuzzicarlo ma lasciarlo in bianco. Non potevo donarmi pienamente. Il mio corpo lo necessitava al tal punto di poterlo pregare, d'inginocchiarmi. Ma la mia mente mi ricordava che ci sarebbe stato un pericolo d'incendio, e pochi pompieri che non sarebbero accorsi, troppo presi a fare altro.
Afferrai il trench Beige, che stava comodamente abbandonato, sul pouf nero imbottito, della stanza. Quindi me lo infilai, e mi ricordai di prendere il mio piccolo amico di viaggio, di vita. Passata, presente e speravo futura.
Con la bile in gola, tirai giù quella maniglia, con troppa enfasi, tanto che si sarebbe rotta, un piccolo cigolio strascicato e mi apparve davanti il corridoio. Serrai le palpebre e strinsi di più Mr Wilson, tanto quanto mi strinsi le spalle nel trench. Forse per un brivido improvviso, una fitta tra le gambe. Forse perché sapevo che sarei andata a perdermi nel suo odore e nella sua voce. Nel suo tocco lento ma deciso. Tutto in me fremeva. Mi sentivo un piccolo refolo di polline, che si innalzava libero e leggiadro nell'aria, fluttuava armoniosamente, ed andava dove il vento lo portava. Senza pensare troppo.
Così richiusi la porta dietro alle mie spalle, con un tonfo debole, e mi avviai a passo spedito verso l'ascensore. Pigiai quel pulsante freddo. Sentendo da sopra delle voci. Il sangue pompava nelle vene. Caldo e sempre più bollente. Udivo le voci tanto da ovattare il rumore fastidioso del campanellino. Stavo con l'udito attento, e con gli occhi guardavo i numeri che si illuminavano cangianti, su quel display piccolo.
Finché non cessò tutto, e rimase solo il rumore metallico delle porte, che si spalancarono dinanzi ai miei occhi, per accogliermi. Per prendere il mio corpo, i miei sentimenti e ciò che tenevo dentro e fuori di me.
Arrivai al piano tanto agognato. Percorsi quel corridoio, con l'ansia e la voglia. Gettai un'occhiata a Mr Wilson, che con i suoi occhietti vispi e luminescenti nocciola, mi dava il coraggio di percorrerlo del tutto, fino ad arrivare davanti alla porta bianca, la sua. Il numero affisso sopra in rilievo, dorato.
Vi passai l'indice sopra, la testa risuonava come un mantra.
Bussa Carlotta a quella porta, lascia le preoccupazioni ad un domani. Vivi perché i rimpianti ti logoreranno sempre. La scommessa più grande è superare le paure. Perché il tuo cuore vuole di nuovo mettersi in gioco. Un Monopoli mai riuscito, perché la fine non arriva quasi mai. Non avete mai vinto né tu né lui.
Strinsi la mano in un piccolo pugno debole, e mi feci arma di quel coraggio sconosciuto, bussando lievemente. Quasi tanto d'aver paura che non l'avesse captato. Così sarei potuta tornare indietro, riprendere quella cella di metallo, e rintanarmi nel mio letto, sola.
Non era tempo di ripensamenti. Lo capii quando udii i suoi passi, farsi vicini. E la porta che con un debole strascico si aprì, rivelandomi la sua figura perfetta, ed il suo sorrisetto increspato lateralmente. Una potente fitta mi avvolse. E un grande CIAO, era per salutare la mia testa.
Entrai dentro, vedendolo scostarsi per farmi passare. Ammirai la sua stanza. Sentivo il suo odore. Inebriante come un mantello protettivo. Asfissiante per le mie narici intasate da Joshua.
I suoi baci sul mio collo. Solo il mio corpo ed il suo, sapevano cosa avveniva dentro di me. Fuori era tiepido, dentro era bollore allo stato puro.
Diedi la colpa ad un Mr Wilson. Rivelazioni e piccole bugie. Ancora non ero pronta a spingermi oltre.
Sapevo ciò che dovevo sapere, ed il resto non m'importava davvero. Ora che ero a condividere il suo letto, il suo cuscino, ed il suo calore umano, potevo dormire felice come non mai.
Una lieve carezza lungo il fianco, fino a sfiorarmi il seno, mi portò a mugugnare e a muovere la testa sul cuscino, con ancora le palpebre chiuse.
"Buongiorno Princesa" sentii la sua voce calda, soffiarmi lungo il collo. Un brivido dolce si avventò contro di me, portandomi ad accapponare la mia pelle avvolta nelle coperte, con il suo profumo.
Tentai di aprire le palpebre, che sarebbero volute rimanere chiuse e non scivolare mai via da quel letto. Le sbattei più volte, aprendole del tutto. Mr Wilson era ancora lì accanto a me, così girai il volto e trovai quegli occhi cristallini, guardarmi con ardore e gioia infinita.
"Ehi" sussurrai con voce impastata, girandomi di fianco, verso il suo volto. La sua mano premette contro il mio fianco sinistro, portandomi di più verso di lui. Sentii la sua erezione sfiorarmi il fianco destro, ed ogni pensiero veniva annebbiato, come grossi nuvoloni che oscurano il cielo.
"Ehi" ripeté ad un millimetro dalle mie labbra, troppo per tirarmi indietro. Non ne avevo la forza, non ne avevo la voglia.
Si avvicinò di più, sfiorando la punta del suo naso, contro il mio. Sembrava che stessimo facendo Nasino-Nasino. Un dolce sorriso accompagnato da quella virgola accennata, che amavo. Ed in un attimo, le sue labbra combaciarono con le mia. Dolci e morbide, per divenire più passionali e sensuali quando le nostre lingue s'incontrarono in un valzer.
Mi prese di peso, trascinando la mia coscia destra, sopra di lui, fino a premere di più la mano sul fianco sinistro, portandomi a cavalcioni sul suo corpo. La sua erezione dura e pronta, premeva contro la mia intimità accaldata, mandandomi in delirio.
"Noto che qualcuno è sveglio" mi feci dolcemente beffa, ritornando a baciare le sue labbra carnose e perfette, mentre le sue mani vagavano lungo il mio corpo, fino a poggiarle in maniera urgente, sulle natiche, spingendomi di più contro la sua erezione. Serrai d'istinto le palpebre, mordendomi forte il labbro inferiore, tanto che me lo sarei graffiato.
"È duro per colpa di una ragazza, che ha un corpo, che ho voglia di sbattere" rivelò, prendendomi il mento tra il pollice e l'indice, portandomi ad aprire gli occhi e sentirmi persa in quel suo azzurro splendente.
"Joshua..." proclamai con voce flebile, e bisognosa. Mi mossi lentamente sopra di lui, facendoci sfuggire dei gemiti. Dio, stavo ragionando, no...non stavo per niente ragionando.
"Si?" Domandò sfacciato, scivolando con una mano, verso le mie labbra aperte e pronte per lui. Ansimai, spalancando le labbra aride. Mentre il suo dito, scostò l'elastico del mio tanga, giocando sulle mie labbra pulsanti e gonfie. Logorandomi senza mai riempirmi.
Mi lamentai con le labbra schiuse, come a chiedergli in modo supplicato, di farmi sentire il suo dito dentro, e di farmi godere, ed urlare il suo nome.
"Devi dirmi qualcosa?" Chiese beffardo e rauco, mentre portai i palmi sul suo torace scolpito. Gettai indietro la testa, sentendo i capelli lunghi, solleticarmi la parte di schiena nuda, ed annuii.
"Che cosa?" Ricalcò facendo movimenti rotatori prima sul labbro sinistro e poi sul destro. Stavo impazzendo letteralmente, e lo sapeva. Si divertiva a vedermi completamente soggiogata a lui.
"Ti prego" ansimai, quasi fino a piangere per la voglia di sentire il suo dito.
"Ti prego cosa?" Rise divertito, mordendosi il labbro inferiore. Testa di cazzo!
"Ti prego, inf..." non riuscii a finire la frase, poiché sentimmo un bussare vigoroso di nocche, sulla porta.
"Cazzo!" Esclamammo all'unisono, tirandomi su, sentendo la mia intimità insoddisfatta, e strinsi le gambe per la voglia che non era stata placata.
Sgattaiolai come una ladra, con la paura di essere beccata, verso il bagno, ed in punta di piedi, portandomi Mr Wilson con me. Mentre Joshua mi guardò con un sopracciglio innalzato, sopprimendo una risata, con i denti affondati nel labbro inferiore e scosse la testa, passandosi una mano sopra quel dannato ciuffo.
Chiusi con un tonfo debole, la porta del bagno, poggiando Mr Wilson sul lavandino di marmo.
"Fai il bravo" gl'intimai con l'indice puntato.
Ehm...Cara Carlotta è un pupazzo... mi ricordò la mia vocina, che scacciai, guardando Mr Wilson.
Sentii la voce di Joshua e di Yuri, parlare.
Mi alzai dal bordo della vasca, attaccando l'orecchio alla porta, e sussurrai uno "Shh" verso Mr Wilson. Ero andata persa, sperduta nelle lande.
"Dobbiamo muoverci, hai le prove tra mezz'ora" gli rivelò duro,Yuri.
Joshua rimase in silenzio, e sapevo che probabilmente stava annuendo.
"Bene allora ci vediamo do..." non finì la frase Yuri. Poiché il piede che era piantato sul tappeto, mi fece scivolare. Tentai di riprendere l'equilibrio, afferrandomi al portasciugamano, con forse troppa foga, poiché avevo il volto di una che aveva appena visto il fantasma. Quindi sentii la vite cadere a terra con un rumore piatto ed appena percettibile , e l'asta di ferro, penzolare, e strusciare come un digrigno appena, sulle piastrelle azzurre e bianche.
Ed il mio povero culo, finire inesorabilmente spiaccicato sul pavimento con ancora la mano destra, verso le piastrelle.
"Che cazzo è stato?" Domandò Yuri, avvicinandosi, mentre con uno scatto repentino diedi una mandata di chiave.
"Joshua?" Lo riprese, sentendo Joshua sbruffare.
"Cazzi miei. Chi mi porto o non porto in camera. Credevo fossimo d'accordo. Se sbaglio lo decido io. Ok? Ci vediamo dopo" asserì freddo, come non l'avevo mai sentito prima d'ora. Mi stava di nuovo difendendo, andando contro al suo manager. Vedevo sempre di più quella luce, innalzarsi dolce in cielo, e brillare per venire risucchiati. Una seconda opportunità, esisteva.
Uscii dal bagno, appena sentii il tonfo pesante della porta, chiudersi. E me lo trovai davanti con gli occhi ridotti a due fessure, ma al contempo divertito.
Ridussi anche i miei in segno di scuse e pentimento, allargando le labbra.
"Scusami, è colpa del portasciugamano" canzonai dispiaciuta, scoccando le labbra tra loro.
Mi guardò stranito, per poi scoppiare a ridere, e spingermi all'interno del bagno, fino al box doccia e infilarci dentro.
"Portaasciugamano, certo" ripeté derisorio, mentre lo guardai con gli occhi sgranati.
"No Joshua, no..." urlai strozzata, sentendo il getto d'acqua azionarsi e picchiare addosso a noi due, prepotentemente. Mi raggelai, spalancando le labbra e portandomi una mano a pararmi il volto.
"Stronzo" lo ripresi, spintonandolo debolmente, mentre mi sorrise e si avvicinò, con sguardo più serio e lussuriosi. I petti si alzavano ed abbassavano affannati, una corsa a perdifiato per ricongiungerci.
"Spocchiosa" sussurrò intenso, prima di prendere il pieno possesso delle mie labbra, e scivolare con la lingua dentro la mia bocca.
Sentii le sue mani, calarmi le spalline del baby doll, in modo urgente. La sua lingua abbandonò la mia bocca, per scivolare sul mento. Alzai appena il collo, ansimando. Sentendo quella morbidezza, percorrere il mio collo, e scendere fino ai seni.
Me li morse dolcemente entrambi, prima di leccarli e stuzzicarli con la punta della lingua, divenendo turgidi.
L'acqua bagnava tanto quanto la sua saliva, ero esposta completamente a lui. E la mente era libera, mi muovevo presa dalla voglia, aprendo i palmi e appoggiarli al vetro del box doccia, come a voler spingere quelle pareti.
"Cazzo Carlotta" sbottò rude e voglioso, guizzando lo sguardo per vederlo in ginocchio. Prese con entrambe le mani, i lembi del baby doll, calato fino ai fianchi, togliendomelo del tutto, e così anche il tanga.
Sentii le sua mani calde, poggiarsi sulle mie natiche fredde, ed accarezzarle.
Chiusi di nuovo gli occhi, ansimando dolcemente, finché non spalancai le labbra, sentendo la sua lingua, affondare dentro la mia intimità. Succhiò avidamente il clitoride, portandomi ad inarcare la schiena ed ansimare sempre di più, in modo incontrollabile. In un corpo che non era più mio, ma suo.
Con un dito, mi penetrò, l'ano, facendomi strizzare forte gli occhi. Dio, non avevo mai provato questo.
Mugugnai disperata e abbandonata a lui. La sua lingua leccava in modo preciso e dolce, mentre il suo dito roteava.
Spensi tutte le preoccupazioni, di nuovo, ancora. E mi lasciai andare ad un orgasmo che salì fino a scoppiarmi nel cuore che scalpitava prepotentemente, tanto da farmi male ed indolenzirmi.
Mi ripresi a poco, poggiando la testa contro le mattonelle fredde e l'acqua che ancora scorreva tra i nostri corpi.
Notai Joshua alzarsi e togliersi la maglia bianca, ormai completamente zuppa. Si era appiccicata come una seconda pelle, rivelando il suo corpo definito. La linea perfetta degli addominali, che tracciai con l'indice, presa dalla voglia di seguire tutte quelle linee.
"È l'ora di lavarci. Vieni a vedermi alle prove?" Mi domandò, alzando il braccio, e notando i muscoli del suo bicipite guizzare, mentre afferrò la spugna, spruzzandoci sopra il liquido del bagnoschiuma arancione. Ed il profumo s'innalzò in quelle mura.
"Non credo. Devo fare una cosa" affermai dolcemente, vedendolo annuire.
"Devo vedermi con lo zio Paul. Mamma gli ha detto che siamo qui e siccome tu hai le prove, andrò io. E poi voglio godermi Barcellona. Ma ci vediamo stasera al concerto" rivelai cristallina, indugiando su i suoi occhi che mi sorrisero, come le sue labbra, increspate lateralmente.
"Ora fai la brava. Mr Wilson ha già sentito troppo" esclamò beffardo, portandomi a ridere, ed a lavarci a vicenda, dandoci teneri baci, mentre allacciai le mie braccia esili, intorno al suo collo.
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