Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

14

Pov. Carlotta

Se pensavo di ritornare indietro con il tempo, con Joshua...mi ero sbagliata. Il tempo passa, gli anni scivolano inesorabili, e tu non puoi accaparrarteli di nuovo, perché non è un bene materiale.

Dovevo convincermi che lui non era più il Joshua che conoscevo. Era un uomo diverso, le ragazze lo reclamavano. Viveva in una dimensione dove il mio nome non era più affisso, e se lo era, era un ricordo. Uno di quelli che non si sarebbero sbiaditi ed ingialliti con il tempo, uno di quelli nitidi ma dai per certo che non si ripresenteranno.

Avevo avuto la conferma. E nonostante fosse uscito dal locale per venirmi a cercare, non potevo dire di essere completamente felice. Non erano i suoi progetti. Ma come puoi programmare un sentimento?!. Non volevo rientrare nella sua vita fatta di lusso, autografi, interviste e paparazzi. Volevo una vita tranquilla alla Carlotta. Non mi volevo
Accontentare del piccolo spazio che avrebbe potuto ritagliare per me. Io un uomo lo volevo vivere a 360 gradi, ma non uno qualsiasi, avrei voluto lui. Ma l'erba voglio non cresceva neanche nel giardino del Re, e sicuramente neanche sotto lo spiazzato di casa mia.

Il percorso in macchina per il ritorno lo passammo tranquillamente. Mi aveva confidato che molto spesso gli capitavano queste cose. Ma voleva semplicemente uscire come tutti. Alzai gli occhi da prima bassi sul finestrino, verso l'imponente hotel a cinque stelle. Un portone dorato scorrevole, un tappeto rosso a terra, con tanto di guardia notturna vestito impeccabile al di fuori e le braccia incrociate dietro la schiena.
Dalla luce abbagliante e smagliante che proveniva dall'interno potevo vedere il bancone lussuoso marrone lucido, dei lampadari a goccia che scendevano come piccole gocce trasparenti di pioggia. Quella che grondava addosso a noi.

Spense la macchina, e così anche i fari che da prima illuminavano parte del marciapiede cessarono.
"Sono stato bene oggi. Togliendo il disguido" parlò lui per primo, ruppe il silenzio sovrano che aveva fatto da scena.

Mi sganciai la cintura, che scivolò lenta dal mio corpo, posandosi fiacca nella sua normale posizione.
"Già" un'affermazione che conteneva molto. -Già sono stata bene anche io- già il disguido-. Ma mi fermai solo a quel' unica parolina.

Guardai il suo pomo d'Adamo circondato dal colletto, scendere e salire nuovamente a galla.
"Bene" un tono cupo, le labbra serrate.

Aprì lo sportello, lasciandomelo aperto poiché sarei dovuta montare e guidare fino a casa. Dopotutto era la mia macchina.
"Grazie" rivelai cristallina, vedendolo richiudermi la portiera, una volta che mi ero accomodata.

Si sporse verso il vetro abbassato, poggiando le braccia sopra, ed appena la testa.
"Ci vediamo domani pomeriggio. Passerò a prenderti con Yuri. Verrai con noi sul mio Jet privato" mi confidò pacato, ma sembrava più un imposizione dove non potevo ribattere.

"Ho i cameraman con me" gli dissi di rimando, sentendo il rumore della macchina, riacquistare vita.

"Mi ha spiegato il tuo capo, Greg se non erro, che avranno un volo loro. Hanno già i biglietti d'imbarco. E l'hotel è già stato prenotato per tutti" sembrava più informato di quanto fossi io, quindi scossi la testa per poi annuire.

"Ehm...ok" soffia fuori arrendevole, vedendolo battere una mano sul finestrino come a dirmi che potevo andare.

"Notte Carlotta" sussurrò, facendo il giro della macchina, per salire i gradini dell'hotel e scomparire poco a poco dietro la porta di vetro scorrevole.

"Già notte" mi risposi da sola, innestando la prima per partire, ed arrivare fino a sotto il condominio. Non distava molto l'hotel. Ma comunque la luce delle vetrine teneva la mia testa occupata, come il verde speranza dei semafori, che non mi lasciavano tempo per rimuginare, e per una volta nella mia vita li ringraziavo.

Salii i gradini di marmo, cercando la chiave nella borsa per aprire la porta bianca, producendo un tintinnio con le altre. Fino a girare la serratura ed entrare per chiuderla debolmente con un tonfo sordo.

Mi tolsi la borsa dalla spalla, esalando un sospiro rilasciato nell'aria di casa, ed appoggiare la borsa sul divano. Mi sentivo pesante. Le luci erano spente, ed il buio mi teneva compagnia, mi vestiva. Finché non vidi un'ombra materializzarsi e divenire più nitida via via che si avvicinava.

"Carlotta" Mi chiamò Mitch, accendendo la luce della cucina, che diventò più chiara secondo dopo secondo.

"Dio Mitch. Volevi farmi morire di crepacuore?" Lo ripresi irosa, portandomi una mano sul cuore che batteva per mille ragioni diverse e distinte.

Accennò un sorriso, aprendo il frigo per prendere una bottiglia d'acqua e portarsela alle labbra. Aveva indosso solo un pantalone della tuta grigio, lasciando in mostra il petto scolpito da lavoro di palestra.

"No. Altrimenti chi li mangia i miei toast bruciacchiati" proclamò derisorio, mentre mi avviai verso di lui, tirandogli un pugno debole sull'avambraccio portandoci a sorridere.

"Non sei a lavoro?" Gli domandai, sfilandomi le scarpe dai piedi che rinsavirono, portandoli dentro la scarpiera bianca, mentre dissentì con la testa.

"Ho smesso prima stasera. C'era meno gente del solito e nessuno da raccattare con il cucchiaino o la ruspa" innalzò le spalle beffardo, avvicinandosi a me.

"Sei davvero esilarante" bofonchiai fintamente offesa. Poggiò le mani su i miei fianchi guardandomi dritto negli occhi, e farsi più vicino.

"È per questo che ti piaccio" replicò saccente ma con un tono diverso, più intenso ed intrigante, e sentii come se le sue narici si volessero prendere parte del mio profumo rimasto poiché il resto lo avevo donato a Joshua. Ma scacciai via quel pensiero. Mitch non poteva minimamente provare qualcosa per la sottoscritta. Sapevamo bene tutti il motivo. Io più di chiunque altro. Ed il suo amico Merdin, ormai era il suo nome, ne era la prova vivente.

"Nessun amico che ti accompagna stasera, nella tua lunga notte. Tutto solo...povero" si scostò mentre tracciai con l'indice i muscoli del suo addome, con fare beffardo come lui.

"Uhm...purtroppo sono solo soletto. Vuoi dormire con me?" Domandò infine senza punta di sarcasmo, portandomi a sgranare gli occhi su i suoi verdi intensi.

"Scherzi vero?" Replicai scuotendo la testa, mentre dissentì di nuovo.

"Dammi un attimo mi petto il pigiama, ma se russi ti avverto...morirai soffocato dalle mie cuscinate" risi divertita, mordendomi il labbro per andare in camera, spogliandomi liberamente davanti a lui. Non mi facevo problemi, molte volte lo avevo visto io nudo e lui aveva visto me, sempre mantenendo la biancheria addosso, o sarebbe stato strano. O almeno avrei potuto avere una crisi perché non potevo averlo.

Si unì alla mia risata, battendo la mano sullo stipite.
"Esilarante" mi riprese innalzando un sopracciglio scuro e delineato.

"È per questo che ti piaccio" feci una smorfia come se volessi buttargli un bacio, infilandomi la maglia del pigiama, con i pinguini. Era il mio preferito tra tanti animali. E richiusi il cassetto piano.

Mi buttai a peso morto sul letto di Mitch, che scricchiolò, e si abbassarono le molle.
"È più morbido del mio, non è giusto" mi lamentai sarcastica, attaccandomi con la schiena al petto di Mitch, che poggiò il suo mento sulla mia spalla, circondandomi il ventre con il suo braccio.

"Io ci faccio un lavoro sul letto, il tuo è immacolato" sussurrò rauco sul mio orecchio, accarezzandomi.

"Spero che le lenzuola siamo pulite quantomeno" risi di gusto alla sua affermazione, mentre spense la luce dell'abajour celeste, allungando un braccio.

"Può darsi. Notte" si rigirò lasciandomi basita ed a bocca aperta, mentre mi rincalzai le coperte con la bandiera americana, e cercai di trovare un punto fisso della stanza buia che lasciasse il sonno prendere il sopravvento, ed i pensieri su Joshua al di fuori. Ma ogni punto che fissano vedevo il suo viso, i suoi occhi chiari ed il suo maledettissimo sorriso, apparirmi davanti.

******************************************

Un bagliore caldo e soffice, si posò sul mio viso scaldandomi e ritirando il torpore che avevo.
Aprii controvoglia le palpebre che volevano restare chiuse ancora, e guardai la tenda bianca corta, divenire beige e lucente, grazie al sole mattutino. Sentivo il canto dolce degli uccellini e il rumore delle macchine sfrecciare.

Mi rigirai, trovando un Mitch che dormiva beato, con un braccio sotto alla testa, che evidenziava i suoi bicipiti.
I capelli neri ricaduti appena sulla fronte e la barba ispida.

"Smettila di fissarmi o mi consumi" aprì un'occhio verde lucente, sorridendomi con i suoi denti bianchi.

"Io...io, non ti stavo fissando. Constatavo come dormivi" mormorai imbarazzata, per essere stata colta a guardarlo. Che diamine! Gli occhi erano fatti per quello anche se avevo nel cuore...basta!

"Uhm...e come dormo? Sentiamo" si girò, ed il materasso ebbe un sussulto, alzandosi appena per puntellare un gomito sul cuscino e la mano a reggersi la guancia destra.

"Beh...secondo studi recenti dormi in posizione fetale." Mi ricordai una delle tante posizioni, ma in realtà conoscevo solo la supina e quella.

Rise di cuore, scuotendo la testa.
"Peccato che la fetale sia rannicchiato con le ginocchia quasi al petto. Non mi freghi, culetto d'oro" si fece di nuovo beffa di me di prima mattina, così lo vidi alzarsi e di conseguenza anche io sgusciai fuori dal letto comodo, dove le lenzuola si sgualcirono e le molle respirarono di nuovo.

Mi andai a fare una doccia, che mi rigenerasse. Lo stomaco brulicava e si lamentava. Era per la fame e per l'ansia. Un mese con lui sarebbe stato difficile da sopportare. I suoi occhi mi avrebbero accompagnato ovunque come una guida turistica, una mappa dove mi perdevo senza trovare la via giusta dove sbucare. Lo sapevo ma al contempo non potevo mollare. Si trattava del mio lavoro e l'avrei trattato come un cliente qualsiasi.

Certo Carlotta convinciti ancora un po'' che ovunque andrai, non potrai evitare qualcosa che porti all'interno come un amuleto.

Scacciai i pensieri come la condensa del box doccia, e mi vestii. Afferrai la valigia da dentro l'armadio, adagiandolo sul letto con forza, e le lenzuola stese si raggrinzirono appena. La zip scivolò con un suono gracile, lasciandomi piegare alcuni vestiti e metterli dentro.

"Hai preso tutto?" Mi girai, finendo di piegare l'ultima maglia. Trovando Mitch con la spalla sullo stipite e le braccia conserte.

Guardai di nuovo la valigia completa, ed annuii.
"Si...credo" mi passai una mano sulla fronte come per ricordarmi se avessi scordato qualcosa. C'erano anche gli appunti della mia scaletta inutile, che misi in borsa.

"Mi mancherai culetto d'oro. Sembrerà una casa fantasma senza di te per un mese" ammise fievole, passandosi una mano tra i capelli, mentre mi avviai verso di lui, sorridente. Mitch sapeva sempre immettermi buonumore.

"Anche tu mi mancherai" lo abbracciai, venendo avvolta dalle sue braccia possenti, scoccandogli un bacio sulla guancia, finché non si scansò per dirigersi in cucina.

"Comunque ti ho preparato un toast per ora ed alcuni per il viaggio, in caso ti venisse fame" mi confidò carezzevole, vedendolo ripiegare i toast dentro dei fazzoletti e in delle buste di plastica.

"Cosa farei senza di te" lo ripresi dolcemente vedendolo guizzare lo sguardo verso di me in maniera saccente e malizioso.

"Lo so" si lodò da solo ridendo, mentre scossi la testa divertita, facendomi una coda alta, cercando di aggiustarla con le dita.

"Tornerò a prendere la valigia dopo. Passo un attimo a lavoro" gli confidai, mentre annuì. Afferrai la borsa, e chiusi la porta con un tonfo sordo.

Lasciai la macchina nel sotterraneo, avviandomi di sopra.
Come sempre erano tutti intenti alle loro postazioni, e quando arrivai al piano di sopra, l'ascensore si spalancò, con un rumore metallico ed il campanellino di arrivo.

Percorsi il corridoio, vedendo Amanda sgranare gli occhi ed alzarsi di fretta, tirandosi giù la gonna nera e levandosi gli occhiali, per venire verso di me, sentendo il rumore dei tacchi picchiare sul pavimento bianco lucido.
"Carly. Non posso pensare ad un mese qui senza di te" s'imbronciò melensa, allacciando le esili braccia al mio collo, che ricambiai, accarezzandole i ricci ramati.

"Amy. Ti chiamerò tutti i giorni e faremo delle video chat con il mio pc nuovo" le strizzai l'occhiolino entusiasta, mentre annuì debolmente.

"Salutami David" la informai, mentre si morse il labbro.

"Credo sia a fare colazione con Joshua. Si sono sentiti al telefono e sembrava pienamente contento di rivederlo" abbassò lo sguardo sulle scarpe beige spuntate che aveva, mentre esalai un sospiro cercando calma interiore alla menzione del suo nome.

"È fantastico" rivelai sincera e cristallina, poiché sapevo quanto fosse mancato a David, e purtroppo non solo a lui.

La salutai un'ultima volta con un abbraccio da stritolare, ed andai nell'ufficio di Greg, che appena mi vide si alzò dalla poltrona nera girevole.

"Carlo..." non lo lasciai terminare poiché vide il mio viso contratto ed accigliato.

"Perché hai deciso che Toby e Samuel andassero in aereo mentre io, e sottolineo io, con Joshua?" Mi puntai un dito contro, sentendomi quasi un'isterica. Ero un fascio di nervi e lo stomaco non mi dava quiete.

Mi guardò portandosi l'indice ed il pollice sul setto nasale, mantenendo il mio contatto visivo.
"Forse perché almeno avrete tempo di parlare meglio del programma?" Sembrava una constatazione più che una domanda, con tono severo. E forse non era stata una buona idea dargli contro. Infondo lui non ne sapeva nulla. Ero in battaglia con me stessa. Tra chi vince e chi perde, il mio cuore speravo avrebbe lasciato la decisione alla testa, anche se quello in presenza di Joshua non ragionava più lucidamente.

Cacchio! Sono fritta come la paranza.

"Hai ragione. Scusa" mi scusai dispiaciuta, mordendomi l'interno guancia e per una volta la mia lingua biforcuta, aveva detto ritirata.

"Aggiornami sempre Carlotta. Vedrai che sarai perfetta. Le schede che ti ho dato...guardale, studiale anche la sera. E mandami i video ogni giorno sulla posta. Li rivedremo qui e li modificheremo" m'intimò assertivo, mentre ingoiai un magone, ed annuii, togliendomi pieghe immaginarie dal vestito blu notte corto fino alle ginocchia.

"Ciao Greg. Grazie per l'opportunità" guardai la vetrata al di fuori dove il cielo splendeva e alzò la testa. Richiusi la porta di vetro con un tonfo sordo, avviandomi di nuovo fuori dall'azienda. Piena di buone prospettive e tanta ansia.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro