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Ode all'amore

Edwina si svegliò con un sussulto, doveva aver colpito la gamba del principe inavvertitamente con la caviglia fasciata. La luce filtrava dai vetri opalescenti delle finestre della torre. Il cielo terso di quella macchina era macchiato da poche nubi e il sole sorgeva all'orizzonte sul Leine. Un anelito d'aria pareva far danzare il pulviscolo tra i raggi luminosi. Quel castello, quella torre e specialmente l'uomo che giaceva disteso accanto a lei nel letto tra le coperte le avevano rapito il cuore. Si accorse solo in quel momento che non portava più la vestaglia. Probabilmente la febbre era scesa e torturato dal caldo si era liberato anche di quel sottile pezzo di stoffa. Il pensiero che fosse completamente nudo e inerme le tolse il fiato.

Questa era una di quelle scene che senz'altro Lady Whistledown avrebbe battezzato come il più famigerato degli scandali. In realtà, pensò Edwina sorridendo, quasi le dispiaceva per la scrittrice, valeva la pena provare quel tipo di perversioni, almeno una volta nella propria esistenza. O per sempre... Il principe aveva chiesto la sua mano, quasi faticava a crederci. Lentamente gli poggiò una mano sulla fronte fresca, scostando i riccioli selvaggi di lato. Pareva che l'infezione stesse lentamente allentando la sua morsa e ne era sollevata. Si appoggiò al cuscino stupita al pensiero di aver dormito così tranquillamente nelle sue braccia, quasi si conoscessero da sempre. Sarebbe bastato che il principe venisse in vista a Londra solo una stagione dopo e quanto sarebbe stato diverso, di certo la regina avrebbe spianato la strada a suo nipote.

Allontanò quel pensiero pericoloso, per ora voleva stare lontano da Londra, dalle sue nebbie e dai mesti ricordi. Era sorto un nuovo sole nella sua vita e non intendeva perdersene nemmeno un singolo raggio. Si sentita viva, rinata quasi. Poteva non essere un poeta, ma Federico l'amava e non c'era davvero nient'altro che la rendesse più felice. Scostò lentamente il lenzuolo studiando la fasciatura della spalla che copriva parzialmente il petto del giovane. Poggiò le sue mani tremanti sulla sua pelle, le pareva quasi di percepire il suo cuore, chiuse gli occhi e lasciò che il suono tranquillo e regolare del suo cuore la pervadesse. Dopo qualche minuto, lo percepì muoversi sotto di lei e quando quegli azzurri si spalancarono come un lago nascosto dalla vista che si rivela all'ultimo istante, Edwina sorrise grata di poter affogare nella passione che li accendeva.

Il principe la baciò sulla fronte. "Buongiorno." Inspirò profondamente e stese le membra. Si sentiva molto meglio quella mattina, ma ormai non aveva dubbi: era senz'altro merito di Edwina. Non poteva esistere al mondo medicina più dolce. Rimase incantato ad ammirare la luce del giorno che si rifletteva sulla sua pelle delicata e perfetta. "Siete una visione questa mattina" sussurrò un attimo prima di catturare le sue labbra. "Se non sbaglio eravamo stati interrotti al casino di caccia."

"Potrebbe accadere di nuovo" annuì Edwina osando scendere a baciarlo sul collo. Il principe si irrigidì, stupito dalla sua intraprendenza. Piacevolmente... Gli pareva di essere sotto un incantesimo: il potere delle sue labbra e delle sue mani che finalmente vagano libere sul suo petto era tale da mettere a dura prova la sua resistenza.

"In realtà anche se dovessero scoprirci, non possono fare molto."

"Vostra madre sarebbe terribilmente nervosa."

"Non parleremo di mia madre in questa o in nessun'altra occasione, specialmente se siete nuda con me sotto le lenzuola."

"Ma io non sono nuda."

"Penso che potremo rimediare in fretta." Edwina sentì le sue mani scivolare verso il basso fino a sollevarle la veste, mascherò a fatica un sussulto quando percepì le mani del principe sulla sua pelle nuda. Per quanto avesse bruciato la stoffa in quella torre dispersa nel bosco, non era per nulla paragonabile a quella dolce e lenta tortura. Edwina chiuse gli occhi senza poter evitare di inarcare la schiena. Le mani del giovane scivolarono accanto all'inguine pericolosamente vicine alla sua intimità e poi proseguirono sul ventre fino a oltrepassare l'incavo dei seni e sfilarle di dosso la veste. Rabbrividì per un attimo all'aria frizzante del mattino, ma poi udì il corpo di Federico avvicinarsi al suo attirandola in un bacio. Lo cinse aggrappandosi a lui, vinta dal desiderio. Scivolò sulla schiena fino a passare sopra alla cicatrice della caduta da cavallo. Le mani del principe avevano raggiunto il suo seno.

Nell'udire il suo ansimo di piacere il principe l'attirò a sé vincendo la barriera delle sue dolci labbra. Non voleva spaventarla e certamente non voleva rubare la sua innocenza quella mattina. Edwina sarebbe stata sua, anche a costo di rinunciare al suo titolo, ormai di questo non aveva timore, non aveva senso affrettare la luna di miele, ma faticava davvero a trattenersi. Si sentiva come consumato da un fuoco, che lo perdeva e lo pregava di uscire, di liberare l'angoscia di anni passati ad attendere quel perfetto attimo, quando avrebbe saputo di poter stringere a sé un'anima che sarebbe stata sua per sempre. Lasciò le sue labbra e scese lungo le scapole. Edwina era la creatura più magnetica che lui avesse mai potuto osservare e soprattutto, non aveva avuto timore a mostrarsi per ciò che era. Amava tanto più le sue ombre e le sue insicurezze, quanto le curve gentili delle sue guance o la perfetta rotondità dei fianchi. Avrebbe volentieri passato il resto della vita a dimostrarle di essere perfetta così com'era e a ringraziarla di averlo salvato dai suoi pregiudizi e dalle sue paure.

Le sue labbra si strinsero su uno dei suoi seni. Ad Edwina sfuggì un sussulto. Il principe sorrise. "Dovete fare piano o sveglierete la torre!" La giovane strinse le labbra e chiuse gli occhi cercando di attenuare gli spasmi di misterioso piacere che le attraversando il corpo. Quasi non si accorse della mano del principe che risaliva nuovamente sfiorandole il ginocchio e proseguendo deciso verso il suo ventre. Edwina percepì le sue dita insinuarsi nella parte più nascosta di lei. "Respirate, lasciate che il piacere vi pervada."

Non aveva immaginato nulla di tutto ciò mentre sfogliava con Kate quei libri scientifici. Questo era decisamente qualcosa di molto differente da un atto meccanico volto alla procreazione e talvolta doloroso, come il libro spiegava in dettaglio. Avrebbe dovuto fermarlo, senz'altro, ma come diavolo faceva anche solo a muoversi, talmente appagata da quel contatto. Afferrò senza accorgersene il braccio del principe.

"Lasciatelo andare" le sussurrò lui senza scomporsi.

Edwina si sentiva sul punto di spezzarsi, di frantumarsi, come uno specchio in mille pezzettini dispersi sul pavimento della stanza, non sapeva nemmeno se volesse bloccare Federico o al contrario ordinargli di muoversi più velocemente. D'improvviso, senza preavviso alcuno, raggiunse l'apice e spalancò gli occhi stupita da quella nuova sensazione.

Il principe soddisfatto si morse il labbro e scivolò fuori da lei. In realtà era tanto vicino a seguirla che difficilmente avrebbe invertito la reazione involontaria del suo punto di massimo piacere senza una dolorosa secchiata di acqua fredda. C'era qualcosa di delizioso nell'aver avuto il privilegio di osservarla nell'estasi estrema e ancora di più all'idea di svegliarsi ogni mattina rapito da quelle tenere carezze. Avrebbe tanto voluto essere un ottimo ritrattista per poterla rendere eterna sulla tela con tutti i colori di quella luce, ma qualcosa gli diceva che difficilmente avrebbe cancellato dalla sua mente quell'immagine.

Edwina ancora faticava a respirare normalmente, con la testa reclinata dal cuscino ascoltava il suo cuore e sorrideva osservando il suo uomo in tutta la sua bellezza che camminava completamente nudo per la stanza.

"Non temete, non è successo nulla di irreparabile" Il principe rientrò sotto le coperte.

"Avevo compreso, Kate è stata molto precisa su cosa comporta la verginità."

"Era già sposata?" domandò perplesso il principe.

"No, affatto, diciamo dal punto di vista teorico, unicamente teorico, mi ha mostrato un libro."

"E all'atto pratico siete ancora convinta della bontà di quelle pagine?"

"Se ci scrivessero la verità credo ci sarebbero molti più bambini al mondo."

"Non sarebbe poi così tragico, non trovate?"

"Penso di no." Edwina giocava con la barba di qualche giorno che incorniciava il viso.

"È terribilmente lunga, sono desolato."

"Eravate a letto con un'infezione... in realtà non mi dispiace, vi dà un aria più adulta."

"Vi basta una parola e mi farò crescere una foresta."

Edwina scoppiò a ridere.

"Se devo essere brutalmente sincero, voi mi piacete terribilmente di più nuda, senza nulla togliere alle pregiate stoffe indiane che indossate, ma temo questa richiesta non sia facilmente esaudibile." sopirò il principe.

"Quantomeno sarebbe pericolosa... in un palazzo pieno di servitù già sveglia all'alba" gli ricordò Edwina.

"Già, sarà meglio che ritorni nella mia stanza, ma vi prometto che questa volta niente e nessuno potrà tenermi al riparo da voi. Spedirò Luisa in Antartide se vi stare più tranquilla."

"Sarà meglio che rimanga a palazzo, in fondo è vostra cugina. Dovrà pur presenziare alle nozze."

"Temo di sì. Non temete, non penso sarà poi tanto alterata, credo mi abbia sempre detestato" alzò le spalle il principe. Le strappò un ultimo bacio prima di recuperare vestaglia, panno e candela ormai spenta e lasciare la stanza.

Probabilmente non era che l'alba, ma Edwina si sentiva una carica addosso che avrebbe potuto scalare una montagna. Doveva scrivere a Kate! Doveva essere la prima a saperlo, almeno a Londra. Sarebbe stato difficile che la sua missiva giungesse prima di quella rivolta alla regina, ma in ogni caso voleva essere lei in prima persona a raccontare alla sorella la sua dichiarazione, così... sincera e plateale, come nessun poeta romantico avrebbe saputo fare, nessuna rima, nessun grande gesto o teatrali inchini, nemmeno un accenno alla pallida diva. Un'ode all'amore, all'urgenza di sapere di essere riamati. Le aveva semplicemente aperto il suo cuore ed Edwina ne era grata.


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