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Capitolo 36

inoltre voglio trascorrere del tempo da solo con te- chiuse le tendine e mi strinse a sé. Mi ritrovai semicoricata su di lui mentre le nostre labbra erano premute l'una contro l'altra. Accolsi quel bacio per poi allontanarmi.
-smettila, il cocchiere potrebbe sentirci e io per tutti sono un uomo-
-e allora non faremo rumore- mi riprese di nuovo per il polso e sentii le sue labbra fredde scendere lungo il mio collo. Passai la mano sulle sue spalle per poi scendere lungo il torace scolpito coperto da quella sottile camicia. Sbottonò i primi bottoni della mia camicia e accarezzò le bende che coprivano il mio seno. Sfilò il suo guanto e abbassò le bende, scoprendo la zona tanto desiderata. Sentii la sua lingua percorrere quelle sporgenze sensibili per poi mordicchiarle. Cercai di sistemarmi meglio sedendomi sulla sua gamba. Ad un tratto scostò l'attenzione dal suo operato e mi guardò fermamente negli occhi, per poi leccarsi le labbra.  Riprese a Baciarmi mentre la sua mano si diresse verso i miei pantaloni. Ad un tratto sentii rompersi il vetro del finestrino e lui allungò il braccio, come ad afferrare qualcosa dietro le mie spalle. Sussultai spaventata.
La carrozza si fermò e mi aggrappai a Sebastian, per non cadere. Ad un tratto la porta si aprì.
-ti stavo aspettando- un sorriso malizioso comparve sul volto del corvino.
-lasciala stare- riconobbi facilmente quella voce.
-zio Will... - mi alzai imbarazzata e vidi che Sebastian aveva bloccato la sua death scythe.
-T/n, mi deludi. Cadere nel desiderio con quella feccia. Dannazione, che cos'hai in quel cervello (?) - vidi che si massaggiò le tempie.
-piuttosto cosa ci fai qui? - ignorai gli insulti verso il mio demone e mi voltai per abbottonare la camicia.
-sono venuto a prenderti. Non posso lasciarti nelle sue mani. Il resto te lo racconterò in privato- mi prese per il polso e mi condusse all'esterno.
-No. Zio Will, ti ho assecondato svariate volte, ma ora no- mi liberai dalla sua presa e indietreggiai.
-T/n, non andrà a finire bene- si sistemò gli occhiali, il suo volto era freddo come al solito ma la sua voce tradiva una nota di preoccupazione.
-me ne occuperò da sola. Piuttosto ho qualcosa da chiederti- scorsi un po' di stupore nei suoi occhi.
-sai se c'era  qualche rapporto fra Jasmine e mio padre? -
-mh, perché? -
-curiosità-
Non dimenticherò mai le parole di mio padre, dopo la morte di quella donna..
-no, non so niente. Bene, T/n... Hai fatto la tua scelta, io ti ho avvisata- vidi l'ombra dello shinigami scomparire tra gli alberi. Mi voltai verso Sebastian e feci spallucce.
-beh, il cocchiere è scappato, la carrozza non è in buone condizioni con quel vetro rotto e siamo nel bel mezzo di un bosco. Cosa facciamo? -
-un viaggio molto più veloce- mi prese in braccio e in poco tempo arrivammo a destinazione. Mi passò la valigia e ci dirigemmo nella nostra stanza.
-ora mi chiedo, perché mi hai fatto portare una valigia se alla fine devo travestirmi? - guardai il demone.
-perché voglio uscire con te, non con Oliver ma con T/n- sorrise soddisfatto.
-va bene-
Mi cambiai come lui aveva richiesto e aspettai il suo arrivo seduta sul letto.


Mi voltai sentendo la porta aprirsi e notai che anche lui aveva cambiato abito. Indossava un semplice completo nero con un lungo cappotto.


-andiamo? - chiese porgendomi la mano.
-certamente- la accettai e uscimmo dall'albergo. Ci dirigemmo verso un ristorante.
-fermo. Tu non mangi il nostro cibo, le persone potrebbero insospettirsi... Che ne dici se andassimo in pasticceria, potresti usare la scusa che non ti piacciono i dolci ma dato che mi ami volevi farmi felice- mi guardò pensieroso per poi annuire.
-però domani consumerai un pasto normale. Non puoi sopravvivere mangiando solo dolci-  disse con fare maturo.
-sisi-
Credici tesoro mio. Potrei mangiare l'intera pasticceria... Sono senza pudore.
Entrammo in una pasticceria, abbastanza spaziosa quanto brulicante di persone.
La cameriera si avvicinò e prese il nostro ordine.
-biscotti,una torta e due bicchieri di vino? Hai davvero ordinato tutta questa roba? - il demone mi guardò perplesso.
-non desta sospetti, e poi amo il vino-
Sorrisi compiaciuta. La cameriera ci portò i piatti e i due bicchieri.
Divorai tutto, mi rimaneva solo da bere l'altro bicchiere di vino.
-sicura di riuscire a reggere tanto alcol? -
-ma si, che vuoi che sia un bicchierino o due- gli lanciai uno sguardo divertito. Mi tolse dalle mani il mio amato liquido rosso e lo assunse al posto mio.
-vorrei evitare di vederti ubriaca, almeno per questa sera- mi accarezzò delicatamente il volto, per poi alzarsi e andare a pagare. Dopodiché uscimmo dal negozio, era ormai sera e l'aria era abbastanza fredda.
-vogliamo tornare in albergo?- alla mia proposta vidi il suo volto abbastanza riluttante .
-c'è qualcosa che non va? - mi voltai cercando l'attenzione dei suoi occhi.
-mh? No. Ti va di passeggiare? - chiese pensieroso.
-va bene, tanto devo smaltire tutti i dolci che ho mangiato... -
-tranquilla, avrai tutta la notte per smaltirli- sorrise maliziosamente. Arrossii e abbassai lo sguardo. Mi prese per mano e iniziammo a passeggiare per le strade della città.
Alzai lo sguardo verso il cielo stellato e notai un corvo fissarci. Ci sedemmo su una panchina isolata.
-T/n- mi richiamò lui.
-si? - riportai lo sguardo verso il mio amato corvino.
-l'hai notato anche tu, vero? -disse a bassa voce
-se intendi il corvo, si- risposi con la stessa tonalità.
-vogliamo dargli una bella visione? -
Lo guardai confusa.
-cosa intend- - non completai la domanda che sentii le sue labbra toccare le mie.
-fermo! Qualcuno potrebbe vederci- lo richiamai imbarazzata.
-abbiamo già uno spettatore- ghignò soddisfatto.
- esibizionista - sospirai.
Mi guardò con occhi decisi e cedetti a quell'invito.
-se proprio dobbiamo farlo, preferirei dargli una completa visione dalla nostra camera d'albergo-
Lui annuì compiaciuto e ci dirigemmo verso la struttura.
Entrammo in camera e sentii l'imbarazzo calarmi addosso.
-non hai motivo di essere imbarazzata. In questa camera siamo solo io e te. Quello che faremo stanotte sarà solo l'inizio- appoggiò il cappotto e la giacca sulla sedia, sfilò via la cravatta, per poi sbottonare i primi bottoni della sua camicia. Seguii con lo sguardo ogni suo movimento e sentii il mio battito cardiaco accelerare.
Stiamo davvero usando un corvo come pretesto per fare sesso?
Poggiai una mano sulla fronte e cercai di reprimere una risata isterica.
-T/n(?) - rivolsi lo sguardo verso Sebastian che sembrava abbastanza confuso dalla mia reazione.
-sto ridendo perché stiamo usando un corvo come pretesto per farlo- dissi tranquillamente la verità.
-in realtà era un modo per avere il tuo consenso-
-potevi averlo indipendentemente da tutto. Su certe cose, soprattutto con una certa persona... Sono una donna debole sai? - sorrisi avvicinandomi a lui.
-tu? Debole? Mi hai lasciato sul lastrico per mesi...un'altra donna mi avrebbe pregato per farlo- mi alzai sulle punte per baciarlo.
-non fare l'arrogante, questo atteggiamento non ti dona... My lord- mi rifiondai su di lui.
Sentimmo bussare la porta e lui si precipitò ad aprirla. Sentii che scambiò due parole con qualcuno, per poi ritornare da me.
-chi era? -
-il cameriere. Ho preso qualcosa per riscaldarci- sorrise alzando una bottiglia di champagne.
La stappò e mi porse un bicchiere.
-a noi due- dissi alzando il calice cristallino.
-a noi due- ripeté lui avvicinando il suo.

- scena 18+ (vabbè io vi avviso AHAHA)-

Feci sedere il corvino sul letto e poggiai il bicchiere sulle sue labbra facendo scorrere quel liquido su di esse e sul suo collo. Assaggiai quella bocca invitante e bagnata, poi scivolai con la lingua sul suo collo pallido, per assaporare le ultime gocce di champagne rimaste. Guardai il suo sorriso soddisfatto e sbottonai gli ultimi bottoni rimanenti, accarezzando ogni singola parte del suo scolpito addome. Lasciai quelle gentili carezze e ricercai le sue labbra. Mi abbandonai alla libido del momento e  mi accorsi solo dopo che   le posizioni si erano invertite. Vidi che si alzò a prendere la cravatta dal pavimento.
-comprendo il tuo desiderio gattina, ma devi stare ferma. Altrimenti non riuscirò a controllarmi e potrei involontariamente farti del male- abbozzò uno sguardo serio per poi ritornare a quel dannato sorrisetto soddisfatto. Mi legò i polsi e lentamente iniziò a sfilarmi gli indumenti. Il suo gioco era di toccare, provocare e lasciare andare. Quel continuo prendi e molla stava scatenando maggiormente il desiderio e lui ne era consapevole. Rimasi completamente nuda sotto il suo sguardo concentrato. Mi accarezzò il viso e si leccò le labbra, per poi fiondarsi sui miei seni. Sentii il movimento caldo della sua lingua esperta stuzzicare, succhiare e mordicchiare quelle sporgenze.
La sua mano si Diresse verso la mia intimità ed entrò in essa senza alcun problema. Mi guardò infastidito.
-a quanto pare qualcun altro ha già avuto il piacere. Da ora in poi non mi conterrò, ti farò dimenticare il tocco di quel ragazzino- cercai di replicare ma iniziò ad andare sempre più veloce.
-S-Sebastian- cercai di richiamarlo implorante. Lui si avvicinò e mi azzittì baciandomi. Dopodiché si staccò, mi guardò fisso negli occhi e mi chiese: - ha congiunto i vostri corpi? -
Scossi il capo negativamente.
Notai una nota di sollievo sulla sua espressione.
-allora sarò il primo a possederti completamente-
A quelle parole il lume della mia ragione si spense definitivamente e mi abbandonai completamente fra le braccia di quel demone.
-apri le gambe e appoggiale sulle mie spalle- lo guardai riluttante e imbarazzata, ma nonostante tutto feci come disse. Entrò lentamente e iniziò a muoversi.
-fa male? - chiese accarezzandomi il viso.
-u-un po'. Ah~ è-è un misto, è tanto, ah-, doloroso quanto piacevole~-
-tra poco ti abituerai, ora andrò un po' veloce- fece come disse e il piacere mi sommerse. I suoi gemiti, il suo corpo marmoreo, il suo profumo ed i suoi sorrisi... Ero diventata così pazza di lui, tanto da perdere me stessa.
Venimmo entrambi, lui mi sciolse i polsi ed io ne approfittai per coricarmi sul suo petto.
Mi addormentai e la mattina dopo fui svegliata dalle carezze gentili e da quella voce calda e accogliente che amavo tanto.
-T/n svegliati, dobbiamo andare- aprii gli occhi e trovai la sua figura già preparata che cercava di svegliarmi dolcemente. Mi alzai, provai a camminare ma sentii le gambe dolere e cedere al mio peso.
-ora assumi  le tue responsabilità - sorrisi, cercando il suo aiuto.
-sarà un problema con i bambini- si avvicinò e mi porse i vestiti.
-sarà un problema anche giungere in carrozza- lo guardai seccata.
-ah per quella ho già la soluzione - notai un ghigno comparire sul suo volto. Alzai lo sguardo e mi appoggiai ai mobili per giungere in bagno.
Mi guardai allo specchio, notai i numerosi marchi della sera prima. Sorrisi fra me e me.
-ora capisco il dolore dei protagonisti di quei libri omosessuali- risi istericamente e cercai di vestirmi. Ad un tratto mi girò la testa, sentii la cena della sera prima salire e feci in tempo a vomitare nel bagno.
-T/n- sentii la voce di Sebastian chiamarmi e mi affrettai ad uscire.
Mi prese in braccio e mi condusse in carrozza.
-grazie per il passaggio - dissi ironicamente.
-di nulla - rispose lui con nonchalance.
Mi appoggiai alla sua spalla e la stanchezza mi assalì. Mi addormentai e mi svegliò quando arrivammo.
-Oliver! - sentii i bambini chiamarmi e mi addolcii.
Notai la mia amata testolina bionda scorrazzare in giardino.
-Luois- lo richiamai e venne verso di me.
-Mamma ti vedo diversa- sgranai gli occhi.
-Luois, non chiamare Oliver mamma. Quante volte te lo devo dire- un bambino poco più grande lo sgridò a mò di fratellone.
Sorrisi alla scenetta.
-ecco, ha ragione il fratellone. Sono un maschietto, non una femminuccia-
Vidi il bimbo fare una faccia contrariata.
Sebastian richiamò i bambini e iniziò la lezione.

-time skip-

Trascorsi la settimana fra i bambini e  fra le braccia del mio amato demone. Ebbi vari malori ma li attribuii ai sbalzi di temperatura o ad altri futili ragioni. Arrivò il giorno fatidico in cui si sarebbe attuato il piano. Portai i bambini in giro per le strade di Londra. Avevo preso Luois per la manina e guardavamo insieme le vetrine dei negozi. Ad un tratto uno dei bambini si scontrò con un passante e intervenni prima che quest'ultimo gli alzasse le mani addosso. Lasciai la presa del biondino e corsi verso di loro.
-si fermi! Lei è un gentiluomo, non vorrà sporcarsi le mani su un orfano- l'uomo mi guardò disgustato e annuì.
Mi voltai e vidi che Luois era scomparso, andai in panico nonostante fosse tutto parte del piano. Guardai la figura del corvino da lontano e vidi che annuì con il capo.
Condussi i bambini al sicuro e corsi fra la folla. Vidi di sfuggita quei riccioli biondi entrare in un vicolo.
-ci risiamo- dissi correndo verso la sua direzione. Entrai nel vicolo e vidi un uomo dal volto coperto, con Luois in braccio. Presi il coltello dalla tasca del pantalone e mi fiondai sul farabutto. Riuscii a ferirgli la mano. Notai che cambiò espressione, quella smorfia di dolore divenne una risata isterica.
-VAI- L'uomo gridò verso la mia direzione e Ad un tratto sentii un dolore lancinante alla spalla, qualcuno mi aveva colpito.
-Maledizione! - gridai accasciandomi.











Autrice
Sono viva. Esaurita, stanca, piena di compiti e interrogazioni, priva di sonno, ma viva. Giuro non mi ero dimenticata della storia, ho così tante idee e così poco tempo... È abbastanza frustrante. Beh eccovi il capitolo, spero che vi piaccia :)

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