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Capitolo 6

Capitolo 6

Le chiamano coincidenze, dicono che il mondo è troppo piccolo, ma Nilufar non poteva fare a meno di credere che ci fosse una mente dietro tutto. Era come se uno scrittore invisibile si divertisse a orchestrare ogni incontro, manovrando i fili della loro esistenza per incastrare le tessere di un puzzle invisibile che solo lui conosceva.

Forse tutto aveva un senso, o forse no. Le cose capitano davvero per uno scopo? Oppure era il destino che si compiva silenziosamente, beffardo e insensibile alle loro speranze?

Nilufar si chiese quante probabilità ci fossero davvero per trovarsi lì, proprio quel giorno, proprio in quel momento, e con lui. Era come se tutto ciò che era accaduto fino ad allora l'avesse condotta esattamente a quel punto, un crocevia tra passato e futuro. Le gambe tremavano leggermente sotto il peso di quell'incontro imprevisto. Aveva sperato a lungo che qualcosa cambiasse nella sua vita, che un barlume di senso emergesse da quel caos, e forse questo era il segnale che aveva aspettato. O forse era solo l'ennesimo scherzo del destino, pronto a farle pagare il prezzo di ogni azione compiuta. Ma per una volta, decise di essere positiva. "Magari", pensò con un respiro profondo, "questa volta c'è qualcosa di buono dietro questa coincidenza".

Era stanca di girare come una trottola impazzita, di lottare contro il vento e soffrire per cose che non poteva controllare. Faceva parte della crescita, ne era consapevole, e sapeva anche che, ovunque andasse, il bene e il male si mescolavano come due facce della stessa medaglia. Ma si concesse di credere che quel sorriso beffardo del destino potesse riservarle qualcosa di diverso. E sorrise, quasi grata, per quella burla.

Chishiya non smise di guardarla, e quel suo sguardo penetrante le perforava la corazza con la stessa facilità con cui si taglia il burro. Le sue mani, nascoste nelle tasche della felpa, sembravano cariche di un'energia calma e misteriosa. La sua bocca si increspava in quel ghigno da gatto che Nilufar non riusciva a decifrare. Era divertimento? Scherno? O qualcosa di più profondo?

Quel sorriso la metteva in soggezione, tanto che sentì il bisogno di abbassare lo sguardo, quasi per proteggersi da quella presenza magnetica. Eppure, con la coda dell'occhio, non poté fare a meno di continuare a osservarlo, come se temesse che distogliere del tutto il contatto visivo avrebbe significato perdersi qualcosa di cruciale. Una tensione invisibile aleggiava tra loro, un gioco di equilibri sottili, dove ogni gesto, ogni silenzio, sembrava carico di significati nascosti.

«Ti va di presentarti?», le sorrise la finta segretaria.

«Certo, perdonatemi», arrossì lei. «Io sono Nilufar, ma se vi risulta difficile potete chiamarmi Nil. Vengo dall'Italia e... Io non capisco un accidenti di quello che dite! Mi sono ripromessa di non comportarmi da pazza come dalle mie parti, ma è difficile. Giuro che continuerò a provarci! Su di me non ho voglia di dire niente al momento, però vi devo chiedere un grande favore: già mi sento un pesce fuori dall'acqua, per cui, vi prego, scandite bene l'inglese, se non volete una mia risposta a caso.»

«Principessa, conta pure su di me!», si fece avanti Sakurada.

«Detesto chi mi chiama così.»

«Sono l'anima della festa, rassegnati.»

«Dai, Sakurada, lasciala stare», intervenne Kuina, per poi inchinarsi. «Scusalo, ti prego.»

«Tesoro, per favore, non inchinarti», la fermò Nilufar. «Mi fa sentire a disagio. Non capisco perché continuate a farlo.»

«Fa parte della nostra cultura», intervenne Chishiya, con la sua solita calma.

«Sai che mal di schiena a fine giornata! No, davvero, con me non è necessario. Allora, posso cominciare?»

Sakurada, sempre con quel sorriso sornione, fece una pausa, incrociando le braccia.

«Nil, prima di cominciare, volevo chiarire un paio di cose. So che hai detto di non avere molta esperienza sul campo...»

Nilufar annuì, visibilmente a disagio. «È vero, non ne ho. Voglio dire, mi sono sempre arrangiata con il trucco, ma non ho mai lavorato in un ambiente professionale. Non vorrei fare brutte figure.»

Sakurada le fece un cenno con la mano, come a voler tranquillizzarla. «Ascolta, quelle foto che ci hai mandato quando ti sei candidata per questo lavoro... be', hanno detto il contrario. Sai, con il trucco te la cavi piuttosto bene.»

«Davvero?»

«Sì», continuò Sakurada, «soprattutto quella foto in cui hai usato una base azzurra e al centro troneggiava un fiore bianco. Mi ha colpito molto. Dimostra che hai un occhio attento per i dettagli e una certa sensibilità artistica.»

«Oh... quella foto! L'avevo fatta così, per gioco.»

«A volte è proprio quando ci divertiamo che tiriamo fuori il meglio. Comunque, ti ricordo che sei qui in prova, quindi non ti preoccupare: se alla fine non ti trovi bene, puoi andare via senza problemi. Vogliamo che ti senta a tuo agio. Ogni volta che ci esibiremo in strada, verrai pagata, e ti tratteremo con rispetto. È una promessa.»

«Grazie, davvero. È rassicurante.»

«Perfetto allora!» esclamò Sakurada battendo le mani. «Ora io e Chishiya andiamo a darci una rinfrescata. Nel frattempo, puoi cominciare a occuparti di Kuina. Dobbiamo dare uno spettacolo prima di pranzo, quindi c'è tempo per prepararsi con calma.»

Sakurada gettò un braccio sulla spalla di Chishiya e si allontanò con un sorriso divertito, seguito dall'amico.

Kuina le si avvicinò con fare amichevole. «Allora, Nil, come vogliamo fare?»

Nilufar, ancora incredula di essere lì, sorrise debolmente. «Iniziamo con qualcosa di semplice... ma prometto che darò il massimo.»

«Sai, ogni giorno interpretiamo un personaggio diverso», iniziò Kuina mentre si sedeva davanti allo specchio. «Trucco, abiti di scena, tutto cambia. Oggi sono una cosa, domani un'altra. È parte della nostra magia.»

«Dev'essere divertente, ma anche una sfida.»

«Lo è. Ma a volte, soprattutto quando il trucco è pesante, non vedo l'ora di toglierlo.»

Nilufar ridacchiò e le si avvicinò con fare rassicurante. «Bene, allora oggi andiamo per qualcosa di diverso, ma non troppo stravagante. Ti va?»

Kuina annuì. Nilufar prese una palette dal tavolo, studiando attentamente i colori.

«Vediamo... Con il tuo incarnato e i capelli, direi che il rosa ciliegio sarebbe perfetto.»

Con mano delicata, iniziò a stendere una base leggera sulla pelle di Kuina, un fondotinta trasparente che valorizzava la sua carnagione senza coprirne la naturale luminosità. Il pennello si muoveva con precisione e fluidità, come se fosse un'estensione delle sue dita. Ogni gesto era calcolato, ma al tempo stesso spontaneo, come se Nilufar seguisse un'ispirazione che prendeva forma sul momento.

Prese un pennello più piccolo e lo intinse nel rosa ciliegio della palette, applicandolo con delicatezza sulla palpebra mobile di Kuina, creando una sfumatura morbida che richiamava i toni caldi della primavera.

«Vedrai, questo colore farà risaltare i tuoi occhi», le disse concentrata, mentre spostava leggermente la testa di Kuina per ottenere l'angolo perfetto.

Poi, con un tocco più deciso, applicò un bianco perlato al centro della palpebra, come un accento luminoso che catturava la luce e aggiungeva profondità allo sguardo. La mano si muoveva rapida, ma mai affrettata, come se ogni colpo di pennello fosse parte di una danza. Il contrasto tra il rosa ciliegio e il bianco rendeva lo sguardo di Kuina sorprendentemente sobrio, ma allo stesso tempo d'impatto, non privo di quel pizzico di eccentricità che era parte integrante del loro spettacolo.

«Adesso un po' di mascara, ma niente di esagerato», disse Nilufar, aggiungendo un tocco di rimmel per allungare appena le ciglia, senza appesantirle. «Ecco fatto. Semplice, ma d'effetto.»

Kuina si guardò allo specchio e sorrise, quasi incredula. «Mi sento diversa... ma in senso buono. È sobrio, mi piace molto. Grazie!»

Nilufar sorrise di rimando. «Ora, passiamo all'abito.»

Shiin entrò nella stanza con un abito fucsia che non era affatto succinto, ma piuttosto sgargiante e pieno di dettagli. Il tessuto aveva una leggera lucentezza che sembrava cambiare sfumature sotto diverse angolazioni di luce.

Nilufar prese l'abito tra le mani e aiutò Kuina a infilarselo con attenzione, sistemando ogni dettaglio. Il collo alto era arricchito da piccoli bottoni gioiello, mentre le maniche a sbuffo aggiungevano un tocco di teatralità senza esagerare. La vita era stretta da una cinta dello stesso colore, che accentuava la figura slanciata della ragazza, donandole un aspetto elegante ma allo stesso tempo accattivante.

«Questo ti sta davvero bene», disse Nilufar, mentre dava un ultimo tocco al colletto. «È appariscente senza esagerare. Perfetto per lo spettacolo di strada di giorno.»

Kuina si alzò e si guardò di nuovo allo specchio.

«È perfetto, non mi sento neanche stretta. Sei proprio brava.»

«Grazie, cerco di fare del mio meglio.»

Si accorse che Chishiya, di ritorno, osservava la scena da una certa distanza, silenzioso come al solito. Non era un gran chiacchierone, ma Nilufar si sentiva comunque meno a disagio in sua compagnia, e ancor meno con Kuina, che si era rivelata più timida e imbarazzata di quanto immaginasse.

Notando la tensione della ragazza, Nilufar si era impegnata fin dall'inizio a farla sentire più a suo agio, e il risultato era stato positivo. Ora Kuina si muoveva con più leggerezza, il trucco sobrio illuminava il suo viso e l'abito la trasformava nella perfetta interprete per lo spettacolo imminente.

«Non ne potevo più di tutto quel trucco!», esclamò Kuina, visibilmente sollevata.

«Per curiosità», chiese Nilufar mentre le sistemava i pennelli, «perché ti avevano truccata così tanto?»

Kuina sospirò. «La ragazza che lavorava prima era amante dell'eccentrico.»

«Capisco», rispose Nilufar con un sorriso comprensivo, «ma sono sicura che con questo trucco sarai perfetta.»

In seguito, Nilufar si concentrò sul lavoro davanti a sé, con Sakurada seduto di fronte a lei. Aveva un'aria divertita mentre la osservava con un sorriso sornione, ma lei era determinata a ignorare il suo atteggiamento giocoso e a portare a termine il compito. Prese un eyeliner nero a lunga tenuta e iniziò a disegnare finti tatuaggi sulla sua pelle. Ogni linea era precisa, un intreccio di cerchi e caratteri giapponesi che si avvolgevano attorno al collo e scendevano verso il braccio.

«Wow, sei una vera artista», commentò Sakurada con un tono canzonatorio.

Nilufar alzò un sopracciglio senza interrompere il suo lavoro. «Fermo, o rovino tutto.»

Con un pennello più spesso, aggiunse ombreggiature sui tatuaggi per farli sembrare più realistici, conferendo a Sakurada un aspetto da duro, ma senza esagerare. La mano si muoveva rapida e sicura, mentre controllava l'effetto nello specchio. Poi, passò ai capelli. Li scompigliò leggermente per dare un effetto disordinato ma curato, perfetto per il personaggio ribelle che lui voleva interpretare.

Lo sguardo di Sakurada si rifletteva nello specchio, soddisfatto del risultato.

«Ora sembri proprio un bad boy», disse Nilufar con un sorriso leggero, mentre sistemava l'ultima ciocca.

«Ti sembro abbastanza ribelle?», le chiese Sakurada con un ghigno.

«Non troppo», rispose lei, mentre gli aggiustava il colletto della giacca, «è perfetto così.»

Subito dopo, fu il turno di Chishiya, rimasto a rimuginare in silenzio dov'era prima.

A differenza di Sakurada, Chishiya non aveva quella personalità esuberante; era più taciturno e misterioso, cosa che rendeva il compito di Nilufar ancora più delicato. Si avvicinò a lui, cercando di evitare il contatto visivo, concentrandosi esclusivamente sul suo lavoro. Prese un pettine e iniziò a sistemargli i capelli biondo ossigenati, rendendoli un po' più morbidi e meno rigidi. Il suo tocco era leggero, quasi invisibile, ma efficace.

Chishiya sorrise appena, notando come Nilufar evitasse il suo sguardo.

«Mi stai sfuggendo?», le chiese divertito.

«Sto solo lavorando», rispose lei, continuando a pettinargli i capelli senza distrarsi.

Passò poi al trucco, alleggerendo la base che portava. Con piccoli tocchi di cipria, ridusse la lucentezza della pelle, rendendola più opaca e naturale. Ogni pennellata era fatta con precisione, senza fretta, come se volesse bilanciare l'effetto naturale con il personaggio che Chishiya interpretava. Quando finì, si fermò un attimo, esaminando il suo lavoro con attenzione.

«Che ne dici di cambiare felpa?», chiese infine, spezzando il silenzio. «La bianca è troppo prevedibile. Ti starebbe bene qualcosa di più particolare, magari con dei riflessi silver.»

Chishiya annuì, sorridendo compiaciuto. «Mi fido di te.»

Nilufar prese una felpa dai riflessi argentati e gliela porse. Chishiya si alzò per indossarla, guardandosi allo specchio con aria soddisfatta.

«Molto meglio», commentò, e Nilufar si sentì soddisfatta del risultato.

Poco dopo, il gruppo scese nella piazza al di fuori dell'edificio dove avevano affittato le stanze per il trucco e i costumi. L'aria era fresca e vivace, perfetta per uno spettacolo all'aperto. La finta segretaria e Shiin si occuparono della musica e delle riprese, mentre la folla cominciava a radunarsi, incuriosita dall'improvvisa esibizione: si fermavano, applaudivano e lasciavano qualche mancia generosa agli artisti.

La musica partì, un mix tra ritmi elettronici e melodie tradizionali giapponesi, che crearono un'atmosfera avvolgente e unica. Sakurada, Chishiya e Kuina si mossero sul palco improvvisato con una coreografia fluida ma decisa. Ogni passo era perfettamente sincronizzato, i loro corpi sembravano fluttuare tra movimenti morbidi e improvvisi scatti di energia.

Sakurada era il centro della scena, con i suoi finti tatuaggi e il look da duro, la sua voce profonda risuonava sopra la musica, incitando la folla a partecipare. Chishiya, invece, con la sua felpa silver, manteneva un'aria enigmatica, i suoi movimenti erano più contenuti, ma non meno d'impatto, attirando lo sguardo del pubblico con la sua presenza misteriosa. Kuina aggiungeva un tocco di femminilità energica, i suoi movimenti aggraziati e precisi si alternavano a quelli più decisi dei due ragazzi.

Shiin si muoveva velocemente tra la folla, scattando foto e girando video, assicurandosi di catturare ogni momento dell'esibizione, mentre la finta segretaria controllava la musica e i volumi. Il pubblico applaudiva calorosamente, lasciando monetine e biglietti come segno di apprezzamento.

Alla fine dello spettacolo, Sakurada si fece avanti con un sorriso e, rivolgendosi alla folla, esclamò: «E non dimenticate, tutto questo look è merito della nostra nuova e talentuosa truccatrice, venuta direttamente dall'Italia!»

Il pubblico si voltò a cercare la ragazza italiana, che si era nascosta tra la gente. Quando Sakurada la indicò, Nilufar scosse la testa, imbarazzata. Ma lui non si arrese. «Dai, vieni qui!»

Nilufar si morse il labbro, poi si inchinò velocemente, sperando che bastasse per ringraziare. Subito dopo, senza pensarci due volte, si infilò tra la folla e scappò via, il viso in fiamme dall'imbarazzo. La gente rise divertita.

Più tardi, Nilufar riapparve nella stanza del trucco per dare una rapida sistemata ai ragazzi.

«Estenuante come primo giorno?», le chiese Sakurada con un sorrisetto.

Nilufar, sistemando i capelli di Chishiya, sospirò con un mezzo sorriso. «Ci farò l'abitudine.»

    *

L'ultimo spettacolo della sera era carico di un'atmosfera quasi magica. Le luci soffuse della piazza iniziavano ad accendersi, creando un contrasto tra il cielo che si tingeva di sfumature rosate e il bagliore delle lanterne sospese che ondeggiavano leggermente al vento. La folla, che all'inizio era composta solo da qualche curioso, continuava ad aumentare a mano a mano che la musica invadeva le strade. Le melodie si diffondevano nell'aria.

Il palco improvvisato era illuminato da faretti colorati che seguivano i movimenti degli artisti, creando giochi di luce che catturavano l'attenzione. Sakurada, con i suoi tatuaggi finti e il look da ribelle, guidava l'esibizione con una presenza scenica forte, mentre Chishiya, con la sua felpa dai riflessi silver, si muoveva con una grazia quasi felina, mantenendo la sua aura enigmatica. Kuina completava il quadro con una danza fluida, i suoi movimenti precisi e leggeri che ipnotizzavano il pubblico.

Le persone si fermavano a osservare, incantate dalla combinazione di musica e coreografie. Alcuni applaudivano a ritmo, altri lasciavano mance generose nei contenitori di latta disposti ai lati del palco. Shiin si destreggiava con i vari mixer, cambiando le tracce e aggiungendo effetti sonori che si fondevano perfettamente con l'esibizione, mentre l'assistente scattava foto e girava video, cercando di immortalare i momenti più intensi dello spettacolo e dandosi il cambio col collega.

Quando lo show raggiunse il culmine, la musica rallentò e Sakurada, con la sua voce profonda, salutò il pubblico con un ultimo acuto, seguito dal silenzio. Per un attimo, la piazza fu avvolta da una quiete surreale, poi un fragoroso applauso riempì l'aria. Le persone gridavano entusiasti, e qualcuno lanciò anche qualche complimento agli artisti.

«Grazie per essere venuti! Un ringraziamento speciale va alla nostra talentuosa truccatrice italiana, senza di lei tutto questo non sarebbe stato possibile!», disse Sakurada.

Nilufar, che si era ritirata nell'ombra per non farsi notare, sentì il cuore saltare un battito. Tentò di fare un passo indietro, ma Sakurada la individuò subito.

«Dai, coraggio!» le disse, facendo cenno di avvicinarsi.

La scena di quella mattina si ripeté: Nilufar abbassò la testa con imbarazzo, ma prima che potesse fuggire, Sakurada la raggiunse, prendendola per il polso con delicatezza e trascinandola verso il centro del palco. Il pubblico applaudì e Nilufar si inchinò rapidamente, ringraziando in inglese prima di sgusciare via il più velocemente possibile.

Dopo l'ultimo inchino collettivo, Sakurada, Chishiya e Kuina si ritirarono dietro le quinte. C'era un'aria rilassata, di sollievo per aver concluso con successo lo spettacolo.

«Allora, come è andata il tuo primo giorno?», le chiese Sakurada, passando una mano tra i capelli per sistemarli dopo l'intensa esibizione.

Nilufar sorrise, mentre riponeva le sue cose nella borsa. «Estenuante, ma mi è piaciuto.»

Chishiya si avvicinò silenziosamente, tenendo in mano una piccola busta.

«Questa è per te», disse, porgendole il pagamento.

Nilufar la prese e la aprì solo per dare un'occhiata veloce, notando che era piena di yen.

«Oh, ma credo che sia troppo! Non li so contare... Ma non posso accettare tutto questo, è solo il mio primo giorno...», disse, visibilmente sorpresa.

Chishiya fece un sorriso divertito. «È una bella somma, sì. Più di quanto abbia ricevuto la ragazza prima di te.»

Nilufar lo guardò, confusa. «Davvero?»

«Hai lavorato meglio», rispose lui con tono pacato. «Siamo tutti molto soddisfatti. Anche il pubblico.»

Sakurada intervenne, ridendo. «Non fare la modesta, te lo sei meritato. Prendilo, è quello che ti spetta.»

Nilufar esitò ancora per qualche istante, poi annuì timidamente, stringendo la busta tra le mani. «Grazie... davvero.»

I ragazzi si salutarono. Nilufar rimase per un momento da sola, guardando il gruppo che si allontanava, e sentì un senso di realizzazione crescere dentro di lei. Era stato un giorno intenso, ma aveva superato la prova.

Tornò a casa stanca morta. Il lavoro era stato impegnativo, ma non sgradevole. C'era qualcosa di rassicurante nel ritmo frenetico delle riprese e nel caos in piazza. Nonostante dovesse ancora abituarsi al fuso orario, si sentì sollevata nel gettare le scarpe da una parte e slacciare il reggiseno, finalmente libera di poter stare in casa come cavolo voleva.

I ragazzi erano stati gentili e alla mano. Con il tempo, confidava di poter instaurare una piccola amicizia con loro, magari scambiando qualche battuta o chiacchierata durante le preparazioni per gli show.

Nel frattempo, si stese sul divano a pancia in giù, troppo stanca per fare altro.

«Oh, cavolo, ho dimenticato di fare la spesa!», esclamò, stravaccata.

Provò a ordinare qualcosa d'asporto, ma il cellulare le cadde in faccia perché si era addormentata mentre cercava di sfogliare il menù di qualche ristorante nei d'intorni. Alla fine, lo mise via e si lasciò cullare dal silenzio, addormentandosi.

Cari lettori, vi auguro buon Natale. Settimana prossima non ci sarà alcun aggiornamento, quindi ci rivedremo tra due settimane. 

Buone feste a tutti 🥳

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