Sesto Capitolo
Isabella
Gabriele stava tornando a casa con me. Era piuttosto taciturno e pensieroso. Il suo silenzio metteva i brividi e il suo viso stanco e triste era compassionevole. Era sporco di terra sulle gote, aveva i suoi bellissimi ricci castani spettinati e emanava un' aurea abbattuta e malinconica. Non potevo immaginare a cosa stesse pensando e non osavo chiederglielo per paura della sua reazione. Avevo paura di affogare in un fiume in piena.
Avevo scoperto un suo nuovo lato. Lui era un ragazzo duro e forte fuori, gentile e cordiale quando era sereno e vulnerabile dentro. E la causa era a me ignota. L'avrei scoperta, senza dubbio... ma avrei dovuto faticare molto.
I nostri passi erano lenti e sincronizzati, i nostri sguardi persi e i nostri corpi vicini. Ma una vicinanza fisica è nulla se i pensieri dell' uno non sono rivolti all'altro e viceversa. Eppure avevo notato che dopo che ebbi cercato di calmarlo come meglio potevo, la mia presenza l'aveva rasserenato, quanto basta per non farlo piangere durante il tragitto. Era un bene che si fosse sfogato un po' ma, non sapendo cosa dirgli, era frustrante vederlo in quelle condizioni. Mi faceva tanta pena e in quel momento mi sembrava un cucciolo di panda tenerissimo ma molto giù di morale. Gli presi la mano, lui sussultò ma non disse niente. Iniziai allora a descrivere dei cerchietti con il polpastrello del pollice sul dorso della sua mano. Era visibilmente teso e questo mio gesto lo aiutò a sciogliersi poco a poco.
Finalmente arrivammo a casa mia, feci accomodare Gabriele, quando notai un biglietto di mia mamma in cui mi avvisava di essere uscita con Luca per andare a fare una passeggiata, vista la bella serata. Condussi il ragazzo nella mia stanza e poi gli diedi le informazioni di cui avrebbe avuto bisogno:
"Allora, io adesso vado in soggiorno e ti lascio in pace. Dentro a questo cassetto c'è tutto quello che ti può servire: il bagnoschiuma, lo shampoo, un pettine e una spugna nuova di zecca." Gli indicai il mio comodino in cui tenevo tutto ciò che usavo per il bagno.
Mi diressi in bagno e continuai: "Questo è il bagno, per asciugarti puoi utilizzare queste asciugamani. Sono pulite e sanno del profumo inebriante del coccolino concentrato." Marcai le ultime parole con un tono ironico e sorrisi.
Mostrarsi sereni faceva bene. Era scientificamente provato.
Anche Gabriele mi sorrise, probabilmente apprezzava ciò che stavo facendo per lui.
"Isa ho bisogno di un favore però" Mi porse il polso ingessato e mi chiese: "Avresti della pellicola trasparente per avvolgere l'ingessatura? Vedi, non posso bagnarla..."
"Oh certo" dissi io e corsi a prendere il rotolo di pellicola.
Lo aiutai ad avvolgere il polso e poi mi allontanai.
Come promesso, me ne stetti in soggiorno mentre lui si lavò.
Era ormai tardi e pensai che lui non aveva ancora cenato. Decisi di preparare una cosa al volo per quando sarebbe uscito dalla doccia. Presi una padellina dal tiretto e la misi sul fuoco. Un filo d'olio e aprii due uova per farle strapazzate. Se pure fosse una ricetta molto semplice e veloce, io ne andavo pazza. Aggiunsi quindi un pizzico di sale e pronto il tutto in due minuti, lo poggiai su un piatto. Guarnii il tutto con un po' di insalata condita anch'essa con sale e olio. Non mettevo mai l'aceto perché non mi era mai piaciuto. Facevo sempre stare tutti sotto il mio regime alimentare. Se una cosa non piaceva a me, davo per scontato che non piacesse nemmeno agli altri.
Si, ero troppo egocentrica alle volte.
Apparecchiai per uno in tavola e appena finii di preparare tutto, sentii Gabriele che stava arrivando.
"Che buon profumo" esclamò quando apparve in cucina.
Rimasi interdetta dalla sua immagine che mi comparve davanti agli occhi. Era magnifico. Aveva un asciugamano legato in vita e l'altro che usava per tamponarsi i capelli. Aveva i musculi del torace e degli addominali scolpiti e delle braccia possenti.
Sentii poi il suo stomaco brontolare e mi riscossi da quella sottospecie di trans.
"Scanner completato?" Disse lui ridendo.
Mi sentii avvampare.
"Eehm.. la cena è in tavola. Siediti pure e inizia a mangiare prima che si freddi. Spero sia di tuo gusto."
Gabriele si sedette e iniziò a mangiare.
Mi sedetti anch'io per fargli compagnia, ancora arrossata per la figura di poco prima.
Appena lui ebbe mandato giù due bocconi in uno, evitando per un pelo di soffocarsi, disse:"È davvero buonissimo, era proprio ciò di cui avevo bisogno per placare questa mia fame che non ne ha mai abbastanza."
Ero felice che si fosse tirato su.
"Mi fa piacere ma non correre... come dice mia madre, nessuno ti toglie il piatto... quindi stai tranquillo e mangia con calma" risposi.
"Va bene, va bene. Perdonami comunque se mi sono presentato così ma non sapevo dove trovare il cambio."
"Oh beh, appena finisci di mangiare andiamo insieme a vedere cosa puoi metterti indosso." Replicai io.
Mi aiutò a sistemare la tavola mentre io lavavo le stoviglie che erano state sporcate e presto finimmo di mettere a posto.
Riandammo in camera e presi dal comodino di mio fratello un paio di boxer da uomo e dei vestiti puliti.
Glieli porsi e poi mi chiese stranito:"Ehm, Isa...senti ma... hai detto che tuo fratello ha 12 anni, allora perché usa questi capi adatti ad un adulto?"
Mi ricordai di non aver parlato a nessuno ne di mio padre ne di mio fratello maggiore Nicola, per l' appunto.
"Ecco, ho un fratello maggiore. È in viaggio con mio padre per una questione delicata e tornerà presto a casa. Per questo oggi sono scappata di corsa a casa, per avvisare mia madre. Era lui al telefono."
"Oh capisco." Si rabbuiò e poi disse " Sono contento per te, immagino sia bello avere due fratelli e sapere sempre che stanno bene. Immagino che anche lui sia sempre al tuo fianco, nonostante la distanza."
"Già" risposi solo, non capendo la sua reazione.
Uscii dalla camera perché si vestisse ma dopo nemmeno un minuto mi richiamò.
Quando rientrai lo vidi con solo i boxer addosso e tornai ad essere rossa come un peperone.
Rise e con aria innocente e gli occhioni dolci mi chiese: "Isa, avrei bisogno di una mano per vestirmi... faccio molta più fatica da solo e mi fa male il polso in questo momento. Potresti aiutarmi?"
"Va bene" acconsentii imbarazzata.
Lo aiutai ad infilare i pantaloni e la maglia. Per sbaglio sfiorai il suo petto con le dita e lui rabbrividì. Il mio imbarazzo ormai era sopra le stelle.
Lo aiutai anche ad allacciare le scarpe e appena fu vestito lo accompagnai alla porta per salutarlo. Mi ringraziò e mi diede un bacio veloce sulla guancia e quando fu fuori, mi fiondai sul divano e accesi la tv. Ero esausta ma felice.
Ehi genteee
Avete appena letto il sesto capitolo di 'Un bacio per ripicca'
Spero vi sia piaciuto e, come al solito, se volete che aggiorni fatemelo sapere tramite i commenti. Votate così mi fate felice e scusatemi se la lettura è stata un po' corta ma questo è stato un 'capitolo aggancio'...non so se rendo l'idea.
Baciii,
Alex <3
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