Epilogo
An angel will die
Covered in white
Closed eyes and hopin' for a better life
-Ed Sheeran, The A team
«Ehi, Sasha!», Manuel corre verso di me mentre cerca di non fare cadere il tocco dalla testa. Sposta il fiocco che gli solletica l'orecchio e impreca contro la toga. «Cazzo, odio questa merda. È scomoda e sto sudando come un maiale».
«Finirà presto», rispondo con voce incolore. Fisso il palco e sento lo stomaco farsi sempre più piccolo.
«Pensi di farcela?», mi stringe la spalla e annuisco, mandando giù il groppo che ho in gola.
«Devo farcela. Per lei», stringo il mazzo di fiori bianchi e lo vado a posizionare sulla sedia vuota accanto alla mia, dove avrebbe dovuto esserci lei.
«Sarò qui con te», mi dà un abbraccio, ma non riesco a smettere di guardare l'enorme foto che hanno appiccicato sul cavalletto al centro del palco. Il suo sorriso rende più viva questa cerimonia del cazzo e so che quando toccherà a me salire là sopra, crollerò in mille pezzi.
In mezzo a tutti gli altri genitori vedo anche mia madre. Solleva la mano per salutarmi, ma io distolgo lo sguardo.
A qualche metro di distanza da lei intravedo la madre di Chandra. Mi sorride e si asciuga le lacrime. È qui per me. Perché vuole farmi sentire al sicuro. Sa che il rapporto tra me e mia madre al momento non è uno dei migliori. Le sorrido con gratitudine.
Accanto a lei c'è un uomo che non penso di aver mai visto. Parla con lei, le stringe le spalle.
Ruth non c'è.
Mi siedo e posiziono una mano sui fiori come se potessi tenerle la mano. Vedo alcune coppiette e sorrido malinconico.
Non avevamo nulla da invidiare agli altri, lo sai? Litigavamo come tanti, ma io e te ci amavamo come pochi: tra le lettere, tra le canzoni, tra le stelle. E questo non cambierà mai.
Accanto a me c'è Manuel che continua a battere nervosamente il piede a terra.
«Dio, sono emozionato come un bambino», dice ridendo.
Gli sorrido tristemente e prendo la lettera che ho trovato nell'armadietto di Chandra e che fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di aprire.
"Diploma e altre cose"
Sorrido. Quali altre cose, Casper?
Apro la busta e mi basta leggere la prima frase per sentirmi di nuovo sull'orlo di un pianto disperato.
È il suo discorso. Chandra aveva scritto il suo discorso per il diploma.
Mi prendo il viso tra le mani e cerco di rimandare indietro le lacrime. Guardo il suo viso sorridente sul palco e una lacrima traditrice mi bagna il volto.
Ci sarà un motivo se mi hai dato il codice del tuo armadietto. Tra tutte le parole che hai scritto, tra tutte le foto che hai custodito tra le pagine dei libri insieme ai miei fiori, sapevi che avrei trovato altro un giorno, forse in un'altra circostanza. Una molto più brutta.
Ma ti prometto che oggi sarò la tua voce, Casper.
Il preside sale sul palco e io stacco un fiore dal mazzo e lo infilo dentro la tasca all'altezza del cuore per sentirla più vicina.
«Amdrò lì, ringrazierò e poi manderò tutti a fanculo», dice Manuel con un sorriso da ebete.
«Sai anche tu che non lo farai», gli lancio un'occhiata di rimprovero.
«Chissà quanto sarà bello non vedere più quella banda di idioti», indica con il mento il gruppo di Bennie.
«Non è un cattivo ragazzo», gli dico.
«Infatti ho detto che è idiota. Ma non dimentico il modo in cui si è comportato con te».
Accenno un piccolo sorriso e aspetto che facciano il mio nome.
Dopo un bel po', Manuel mi tira una gomitata nelle costole. «Tocca a te. Buona fortuna amico».
Mentre avanzo intercetto gli sguardi curiosi di alcuni studenti. Ho il padre violento e ho perso l'unica persona che rendeva il mio inferno paradisiaco. Non guardatemi così, vorrei gridare.
Guardo il microfono davanti a me. Non oso alzare lo sguardo.
Prendo la lettera di Chandra e spiego il foglio, cercando di fermare il tremore delle mani.
«Ciao. So che probabilmente il preside si aspettava un discorso da parte mia, ma oggi...», mi fermo tenendo lo sguardo puntato sulle parole di Chandra. «Oggi sarò la voce di Chandra Stewart e sarò io a leggere il suo discorso. Perché...», un'altra pausa dolorosa. «perché spero che le sue parole riescano a colmare il vuoto che ha lasciato».
Mi schiarisco la voce e inizio a leggere il suo discorso:
«Probabilmente questa lettera non vedrà mai la luce, ma ho deciso di scrivere lo stesso il mio discorso.
In caso contrario, eccomi qui. Dio, è stato faticoso arrivare finalmente alla fine. Sì, insomma, vorrei rubarvi dieci minuti di tempo e, giuro, mi ero promessa che avrei scelto le parole con cura, ma non riesco a selezionare con delicatezza le frasi che sono in grado di descrivere il dolore che provo da quando ho perso mio padre. Avrei voluto che ci fosse anche lui qui, seduto tra di voi. Gli ultimi mesi della mia vita sono stati un inferno, una tragedia, ma agli occhi degli altri non sono stati altro che un noiosissimo film in cui io recitavo la parte della figlia depressa a cui le è morto il padre tra le braccia davanti ad altre decine di studenti. E qui viene la parte ironica: perfino il preside mi ha rimproverata perché mi ostinavo a tenere sull'anta del mio armadietto la foto di mio padre». Il preside si schiarisce la gola, ma io lo ignoro e proseguo.
«"Devi andare avanti, Chandra".
"Tuo padre non c'è più, sono passati mesi. Perché non provi a dedicarti a qualche hobby per distrarti?"
"È colpa tua se papà è morto. Ti renderò la vita un inferno".
"Perché non vai ad ammazzarti?"
Queste sono le vostre frasi. Sì, esatto. Sono qui principalmente perché vorrei ricordarvi quanto sia stato piacevole per voi premere le dita su quella ferita aperta ogni singolo giorno, mentre dall'altra parte continuate tranquillamente a fare campagne su campagne contro il bullismo, come se niente fosse.
Ma questo posto mi ha regalato anche tanti sorrisi. Ho fatto amicizia. Ho scoperto la bellezza della vita, che sono le piccole cose a rendere vivace la mia quotidianità.
Ho scoperto quanto è bello lasciarsi abbracciare quando la paura ti paralizza.
Ho scoperto quanto ci si sente bene quando facciamo sorridere qualcuno.
Ho scoperto che anche se viviamo nello stesso mondo, non siamo destinati a percorrere la stessa strada. C'è chi ha davanti un percorso senza alcun ostacolo e c'è chi ogni tanto deve fermarsi, fare una pausa, respirare. C'è chi rimane paralizzato davanti ad un bivio e non sa che strada prendere.
C'è chi sa superare gli ostacoli, c'è chi si trascina e si sbuccia i gomiti senza sapere nemmeno quale sia la meta da raggiungere.
C'è chi cammina su sentieri bui e freddi costeggiati da cespugli, da alberi spogli e da erbacce. Nessun fiore, nessun colore, nessun sole a brillare nel nostro cielo, nessuna luna ad illuminare il nostro cammino, nessuna nuvola a farci sognare. Camminiamo un po' alla cieca e poi scopriamo che dall'altro capo c'è qualcuno che ci aspetta con una torcia in mano, pronto a farci luce quando siamo vicini al traguardo. Un po' come se volesse dire "Sei arrivata qui sfinita e senza aver letto alcun manuale di sopravvivenza, quindi ti aiuterò a compiere il passo finale". E all'improvviso vedi la luce di quella torcia puntata su di te ed è così abbagliante che per un attimo fai fatica a fidarti e a vedere la bellezza che si cela dall'altra parte della strada.
Se sono qui è perché chi ha puntato la torcia sul mio cammino ha deciso di aiutarmi a compiere l'ultimo passo, a farmi scoprire una parte del mondo che prima percepivo soltanto come una misera ombra.
Ho visto le stelle, il sole e la luna spuntare anche nel mio cielo scuro e vuoto e ho sentito il cuore scalpitarmi nel petto come se all'improvviso mi avesse ridato la vita.
Ho imparato che a volte per gli altri non siamo altro che un volto senza nome, senza una storia, senza un senso.
Ho imparato che a volte sprechiamo il nostro tempo. Sprechiamo le parole. Sprechiamo la parte migliore di noi e nulla di tutto ciò si può recuperare.
Ho imparato che la frase "C'è ancora tempo" contiene già un attimo che non rivivremo una seconda volta allo stesso modo, che non esiste l'attimo giusto, ma esiste soltanto un insieme di scelte che alla fine ci spinge a trovare il nostro attimo perfetto. Ho capito che tra mille attimi di felicità io riuscirei a viverne soltanto due.
Qualcuno mi ha detto che la vita non è altro che una questione di scelte. E io ho scelto di alzarmi, altrimenti oggi non sarei qui davanti a voi.
Grazie Riley e grazie Bonnie di avermi fatta sentire meno sola.
Grazie, Tom. Grazie di avermi abbracciato come un papà quando mi sono sentita una figlia tremenda.
Grazie, mamma. Spero di non averti delusa.
Alla fine ho compiuto delle scelte che mi hanno portata al mio attimo perfetto.
E con il sorriso sulle labbra vi dico che sono felice di non rivedere mai più le vostre facce.
Grazie. "
Le lacrime scendono così copiose sulle mie guance che la vista si appanna e le sue parole sbiadiscono. Sento la sua voce nella mia testa. Rivedo il suo volto. Me la immagino mentre sorride in modo sarcastico.
Mi asciugo le lacrime e aggiungo: «Chissà quanti attimi perfetti ci sono sfuggiti per colpa delle nostre infinite attese. L'attimo perfetto non esiste, lo creiamo noi. Ma quando aspettiamo a lungo, sperando che le cose vadano esattamente come noi vogliamo, rischiamo di perderci per strada e poi diventa più difficile ritrovarsi. Non siate schiavi dell'attesa come me. Siamo giovani, sbaglieremo ancora, ma spero che questo sia un nuovo inizio per tutti».
Si eleva un coro di acclamazioni e applausi, ma io guardo il cielo e vorrei che fosse notte soltanto per sentirla più vicina.
Terminata la proclamazione, prendo il mazzo di fiori e il berretto e cammino verso il cimitero.
Mi siedo davanti alla sua tomba e con le punte delle dita tocco la sua foto. Poso i fiori davanti alla lapide e scoppio a piangere. Estraggo dalla tasca la sua lettera e dico: «Hai visto, Casper? Le tue parole le hanno sentito tutti», sorrido e mi asciugo le lacrime con il dorso della mano.
Poso il berretto sulla sua tomba. «Questo è tuo. Ti sei diplomata insieme a noi oggi.»
Prendo la busta di carta per rimettere la lettera al suo interno, ma noto un altro pezzo di foglio piegato. «Non dirmi che il tuo discorso è rimasto incompleto, altrimenti potrei dare di matto», il cuore inizia a martellarmi nel petto.
Spiego il piccolo foglio e trovo una faccina sorridente e un cuoricino all'inizio del rigo.
“Non so quanti infiniti ci siano nel mondo. Magari ce n'è soltanto uno o ce ne sono di più piccoli, ma sappi solo che ti amerò sempre quanto l'infinito più grande. E spero di potertelo dire anche a voce. Fino ad allora, ti mando un bacio dall'altra parte della luna. "
«Tu sì che sai farmi male nel modo più dolce possibile anche quando non sei fisicamente qui», le dico baciando quel pezzo di foglio. «Fino all'ultima ferita, Casper».
Lascio il berretto e il mazzo di fiori sulla sua tomba e me ne vado.
Ci ritroveremo, Chandra. Ci ritroveremo in ogni universo, in ogni canzone, in ogni tramonto, tra le parole.
Ti prometto che ci ritroveremo.
Stasera avrai il mio sguardo puntato su di te.
Non smettere mai di illuminare il mio cielo, per favore.
Ti manderò un bacio dall'altra parte della luna ogni volta che mi mancherai. E ti assicuro, Casper, che mi mancherai sempre.
Fine
Pomeriggio scriverò un post su Instagram sulla fine di questa storia❤️ grazie di cuore di averla letta, di aver compreso Chandra e Sasha, e sì, so che alcuni di voi si aspettava un finale diverso, ma pomeriggio vi spiegherò su Instagram.
Mi chiamo _shadowhunters_96 anche lì.
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