25. Questa volta sono rimasta
Ho il cuore delicato come una farfalla, ma ha il ruggito di un leone.
Questa mattina la vita ha un sapore diverso. Un po’ come quando ti svegli con il sorriso sulle labbra perché sai che consumerai la tua colazione preferita e inizierai la giornata con il piede giusto.
Ma adesso non ho dei pancakes davanti agli occhi. Accanto a me giace il ragazzo più bello che io abbia mai visto e che ieri sera mi ha baciato come se avesse davvero voluto farmi vivere per sempre, e forse questo basta a farmi sorridere di prima mattina.
Sasha si lascia ancora cullare da un sonno profondo mentre io fisso il suo volto rilassato ricoperto da un filo di barba. Ha la guancia schiacciata contro il cuscino, le labbra sono leggermente schiuse, i ciuffi scuri gli ricadono attorno agli occhi e io sono tentata di passargli le dita tra i capelli. Le sopracciglia lievemente aggrottate formano un leggero solco sulla sua fronte. D’un tratto arriccia il naso e sfrega il palmo della mano sullo zigomo, poi si rannicchia ancora di più, fino a sentire le sue ginocchia che sfiorano la mia pancia.
Trattengo il respiro, il suo viso è molto vicino al mio. Lascio che i polpastrelli scivolino liberamente lungo il suo braccio: Sasha sussulta. Sorrido e gli accarezzo dolcemente i capelli, ma non appena apre gli occhi io mi blocco e rimetto la mano sotto la mia guancia, facendo finta di nulla. Un’ondata di imbarazzo mi avvolge improvvisamente e chiudo gli occhi.
Non importa se lui ti sta guardando, l’importante è che non sia tu a guardarlo.
Sollevo piano piano una palpebra, imbattendomi nel suo meraviglioso sorriso dall’aria malinconica. Mi inietto una dose di coraggio mentalmente e apro anche l’altra palpebra. Siamo faccia a faccia, ma nessuno dei due dice nulla. Entrambi sorridiamo. Lui mi tocca la punta del naso con l’indice, io strizzo gli occhi, un’azione involontaria, e sorrido ancora di più.
La sua mano si posa delicatamente sul mio fianco e io mi mordo il labbro.
«Non sei scappata», la sua voce impastata dal sonno trasuda sollievo. Nessun ragazzo mi ha mai fatto tremare il cuore in questo modo. Ma lui ci riesce con una semplice carezza. Ci riesce perfino con un solo sguardo. Scuote il mio cuore mettendo sottosopra i miei sentimenti, lasciandomi incasinata ma estasiata. E in questo momento mi sento così bene, che sono quasi certa che il caos che mi porto nel cuore ha il suo nome. Guarda, Sasha. Guarda cosa mi fai, vorrei dirgli. Guarda il modo in cui fai tremare il mio cuore e non l’hai nemmeno sfiorato davvero.
Spalanco gli occhi di poco. «Pensavi che l’avrei fatto?»
Lui si lecca il labbro inferiore e poi annuisce.
Restiamo per un po’ in silenzio. «Mi pare di aver capito che ti piace scappare», le sue dita tracciano dolcemente il contorno del mio viso, poi si fermano sul mio mento.
Abbasso lo sguardo, il sorriso si spegne. «Lo so. Ma questa volta sono rimasta.»
Sasha mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Perché?», chiede.
Mi stringo nelle spalle. «Perché sei riuscito a portarmi sulla luna con un semplice bacio.»
Intravedo la fossetta sulla sua guancia e automaticamente sorrido anche io.
«Sai», dice, avvicinandosi di più, le sue labbra sfiorano le mie. «Forse ti stancherai di quanti viaggi ti farò fare lassù», e poi preme la bocca contro la mia e io dentro di me provo un’emozione talmente bella da farmi venire i brividi e le lacrime agli occhi. Cos’è questa cosa bellissima che mi stordisce nel modo più delicato di sempre e allo stesso tempo mi mette paura?
Non lo so, è qualcosa di nuovo. Hai fatto spazio a qualcosa di nuovo dentro di te. Sei pronta ad affrontarlo? Sussurra la mia mente.
«Io dovrei andare adesso», gli dico con un groppo in gola.
«Certo», scivola sull’altro fianco e poi si mette a sedere. Sfrega ripetutamente le mani sulle guance e poi se le passa tra i capelli. Rilascia un lungo sospiro e io sento di nuovo il petto pesante e lo stomaco rigido come un sasso.
«Grazie, Sasha», appena gli sfioro la schiena lui si scansa e poi si alza in piedi. Mi guarda di traverso, vorrebbe dirmi qualcosa, ma si limita ad annuire, come se nella sua testa stesse avvenendo una conversazione alla quale non mi è permesso prenderne parte.
«Lo stai facendo di nuovo, non è così?», chiede mentre mi dà di nuovo le spalle e si sfila la maglietta, gettandola sulla sedia.
«Fare cosa?», sussurro. Dentro di me so già la risposta.
«Provi rimorso, hai paura e quindi stai andando via», si gira, la maschera dell’indifferenza è quasi pronta ad essere indossata. L’occhio mi cade per una frazione di secondo sul suo addome.
«Non provo rimorso e non sto scappando, se è ciò che pensi», scuoto la testa e scendo dal letto anche io. Afferro le scarpe e le indosso in fretta.
«Ah, no? Allora cosa stai facendo?», si appoggia all’armadio e incrocia le braccia al petto.
«Mi sto salvaguardando», rispondo senza alcuna esitazione.
«Lo metto subito in chiaro, Chandra», guarda il soffitto e poi riporta l’attenzione su di me. «Non farò finta che quel bacio non mi sia piaciuto. Non farò finta di non sapere chi tu sia. Non farò finta quando ti incontrerò per strada, nei posti che frequentiamo o nel corridoio della scuola. Non farò finta di non vederti, ma se ti ho fatto male… se pensi che io sia uno stronzo che vuole farti del male, allora…», deglutisce rumorosamente e abbassa lo sguardo, concludendo la frase: «fai come ti pare.»
Apre l’anta dell’armadio e prende dei vestiti puliti. Io mi avvicino a lui a passo felpato e lo abbraccio da dietro, lasciandogli un bacio rovente sulla schiena. Le sue mani si posano sopra le mie, sento lo stomaco stringersi ancora di più a causa dei sensi di colpa, e ritiro lentamente le braccia. Indietreggio fino a raggiungere la finestra, e prima che io vada via, lui mi guarda di traverso e io dico: «Nemmeno io farò finta, Sasha.»
Sono da circa dieci minuti davanti alla porta di casa mia con la mano sulla maniglia. Quando finalmente decido di entrare, mi aspetto l’ennesima strigliata da parte di mia madre, ma man mano che percorro il corridoio e raggiungo le scale, mi rendo conto che la strigliata non arriverà. Incontro il suo sguardo stanco e rassegnato e un vento gelido mi sfiora le spalle, facendomi venire la pelle d’oca.
Mamma è seduta davanti al tavolo, ha le dita della mano allacciate intorno ad un bicchiere di spremuta d’arancia e con l’altra mano tiene il giornale.
Per un attimo cancello dalla mente il fatto di aver dormito fuori casa. Cancello dalla mente perfino ciò che è successo tra me e Sasha. Mi rimane impressa soltanto l’immagine di lei aggrappata al collo del padre di Aretha e il dolore che mi ha macchiato l’anima come un secchio di colore gettato a caso su una tela bianca.
«Buongiorno», pronuncia con tono freddo.
La bambina dentro di me è ferita. Vorrebbe urlarle contro. Vorrebbe dirle che è una maledetta traditrice. Falsa. Bugiarda. Stronza. Vorrebbe piangere e andare via, il più lontano possibile da lei.
Ma non faccio nessuna di queste cose. Ho racchiuso la rabbia in un’ampolla per il momento. La tengo al sicuro.
«Sto bene, sono sana e salva. Vado a prepararmi per andare a scuola», le dico solamente.
Lei sbuffa una risata mentre tiene gli occhi inchiodati al giornale. «Mi fa piacere. Cerca di non trasformarla in un’abitudine altrimenti le regole che Ruth sta rispettando in questa casa, presto diventeranno le tue», posa il giornale e mi guarda dritto negli occhi. Vorrei che le sue parole scuotessero qualcosa dentro di me. Vorrei provare paura. Vorrei dirle “Scusa, mamma. Ho sbagliato, ma cercherò di non farlo più ”. Ma faccio spallucce e il suo viso davanti ai miei occhi si scioglie come se fosse fatto di cera e non vedo più la persona che io stessa avevo messo su un piedistallo.
Afferro il corrimano e inizio a salire pigramente le scale. Entro nella mia stanza e fisso la finestra, immaginando quella di Sasha.
«Mi aggrapperò a questo strano filo di felicità che provo e manderò a fanculo tutto il resto», dico tra me e me.
Mi chiudo la porta alle spalle e abbasso le palpebre. Una vecchia conversazione tra me e mia madre balena nella mia mente.
«Chi ti ama, ti aspetta», le avevo detto, dopo aver finito di guardare con lei un film romantico.
«Non sempre, tesoro. È vero che a volte si aspetta, ma chi si rispetta va avanti portandosi dentro quell’amore non corrisposto oppure corrisposto a metà. I film sono fatti per farci sognare, ma la realtà è diversa», mi aveva detto.
E fa male. Fa male sapere che lei va avanti con la sua vita, perché ormai non c’è più nulla da aspettare. Papà non tornerà e fa male il modo in cui lei si rispetta. Mi chiedo se lo abbia mai amato. Mi chiedo se amare significhi piangere, fingere, indossare maschere, cadere e farsi male… ma so che c’è un solo modo per scoprirlo e io faccio di tutto per ignorarlo.
Premo i palmi ai lati della mia testa e ringhio. «Smettila», mi rimprovero. Tom ha detto che non dovrei sforzarmi a cercare le risposte, perché arriveranno comunque.
Apro l’armadio e una busta di carta scivola giù, cadendo davanti ai miei piedi.
Mi abbasso per prenderla ed estraggo il contenuto.
Riconosco la calligrafia di mia sorella.
Ti renderò la vita un inferno nel modo più silenzioso possibile.
Rileggo di nuovo la frase, poi accartoccio il foglio e la busta e li getto nel cestino della spazzatura.
Quando arrivo a scuola, mi fermo in mezzo alla calca e mi alzo sulle punte alla ricerca di Sasha. Mi sento stupida a farlo. La nostra ultima conversazione non è stata una delle più belle ed è colpa mia.
«A che punto della scommessa siamo?», chiede Bonnie alle mie spalle, facendomi sobbalzare.
«Non saprei… Magari si sono innamorati entrambi nello stesso momento», ribatte Riley.
«Nah, uno dei due cede sempre prima. Solo che è difficile dirlo. Li vedi, no? Lei odia la vita. Lui odia il mondo. Come fanno due così ad innamorarsi l’uno dell’altro?», continua a chiedere Bonnie e alzo gli occhi al cielo.
«Forse lui le farà amare la vita e lei gli farà amare il mondo. È così che funziona, no?», dice Riley e rifletto un attimo sulle due parole.
Ci sono istanti in cui la vita mi sembra molto più gentile quando è Sasha a guidarmi. Sembra più dolce sulle sue labbra. Sembra più bella quando lui mi guarda. E so che non è amore, questo. È qualcosa di diverso. Qualcosa che non ho mai provato prima. Qualcosa di cui dentro di me ne ho sempre avvertito la mancanza, ma ancora oggi non saprei darle un nome.
«E io che diamine ne so! Sono single da tempi immemori ormai», afferma Bonnie facendo ridere Riley.
«Buongiorno anche a voi», mi giro finalmente verso di loro.
Riley sventola il solito sacchetto di carta marrone unto davanti ai miei occhi. «Io sì che ti penso sempre.»
«Sono quasi gelosa», brontola Bonnie. Entrambe ci giriamo verso di lei.
Riley si acciglia. «Sul serio?»
Bonnie diventa paonazza. Per la prima volta.
Sventola una mano davanti al viso e ride nervosamente. «Stavo scherzando! Ma vi pare, ragazze!»
«Beh, però se hai qualcosa da dirci…», Riley le dà una gomitata scherzosa nelle costole e inizia a muovere le sopracciglia su e giù.
«Non ho niente da dirvi. Ora smettetela di guardarmi così», sbotta, distogliendo lo sguardo.
«Come siamo suscettibili oggi… Va bene, ho capito. Vado a comprare una ciambella anche a te», mormora Riley, dandomi il sacchetto e mettendosi a correre verso il bar.
Guardo Bonnie. Lei guarda me.
E poi all’improvviso dico: «A te piace Riley, non è così?»
«A me? Ma cosa stai dicendo? Ti sei bevuta il cervello?», grida, diventando rossa in viso ancora di più.
«La guardi come se volessi stenderti ai suoi piedi e farle da tappeto rosso», le dico.
Dopo una breve e imbarazzante pausa, chiede: «Glielo dirai?»
«No, non spetta a me farlo. E visto il modo in cui ti guarda a volte, forse la sua risposta ti lascerà a bocca aperta. Ti va metà ciambella?», domando, lei batte le palpebre come se stesse parlando con un alieno.
«N-no, grazie. Hai appena reso questa cosa così normale che mi fa quasi paura», ammette.
«Sai anche tu che è normale. Non glielo dici solo perché temi il suo rifiuto. Allora, la vuoi metà ciambella?», insisto, ma dietro di lei intravedo Sasha e per poco il sacchetto non mi cade dalle mani.
«Già… il rifiuto», sussurra con lo sguardo basso. Si tortura le dita, il rossore sfuma via dalle sue guance. «Il rifiuto è come una scheggia conficcata nel cuore. Sai che è lì, ma non hai il coraggio di toglierla. E nel frattempo che si fa? La si lascia dov’è e si sopporta il dolore.»
Vorrei dirle “Amica, stai bene?”, ma le dico: «A che prezzo, però?»
Bonnie sorride mestamente e fa spallucce mentre inizia a dirigersi verso il bar dove è andata Riley.
Sasha è lì, fermo, in mezzo agli altri, con lo skateboard sotto il braccio e lo sguardo puntato su di me. Dio come sei bello, vorrei dirgli. Non la senti anche tu, questa terra che trema sotto i piedi e mi fa traballare come la fiamma debole di una candela? Non senti il cuore che batte e che scoppia dentro le orecchie?
Manuel gli dà una gomitata, ma lui lo ignora. Sollevo il sacchetto e glielo mostro, poi mimo con le labbra “Ti va?”. La sua espressione indifferente non mi mancava affatto.
Dice qualcosa al suo amico e poi si avvicina a me, guardandomi in faccia. «Solo se è al cioccolato.»
Apro il sacchetto per controllare. «Che coincidenza. Oggi è il tuo giorno fortunato.»
«Lo sarebbe davvero, se tu…», mi guarda le labbra e io gli do velocemente un bacio a stampo. Come una ladra che ruba davanti a tutti e non ha paura di essere catturata.
Sasha mi fissa incredulo. La gente intorno a noi inizia a confabulare e io mi sento nel mirino di tutti.
«Baker? Vieni con noi? Alla squadra piacerebbe ricevere qualche tuo consiglio prima della partita», cinguetta Aretha alle sue spalle, indicando il gruppo in cui c’è anche Bennie.
«Al diavolo, abbiamo una ciambella da condividere», risponde lui appoggiando il braccio sulle mie spalle e iniziamo ad allontanarci, ridendo.
Stiamo ridendo.
E lui mi guarda.
La vita sembra bella.
E lui ha smesso di odiare il mondo per un istante.
«A cosa pensi, Casper?», mi chiede.
«All’incastro perfetto di alcuni pezzi del puzzle», rispondo.
Lui mi sorride. Non fa domande. Ha capito. Rivolge lo sguardo verso il sole e assume un’aria pensierosa.
E le parole dello sconosciuto mi sfiorano la mente… Io sono un fiocco di neve e non mi sciolgo per chiunque.
Ma lui potrebbe stringermi tra le mani e io probabilmente, così fredda e insignificante, diventerei calda e speciale nel cielo che lui tanto ammira.
Ehi, eccomi, sono viva ❤️😭 scusate l'assenza, avevo già avvisato su Instagram che sarei mancata per qualche settimana perché sono stata via (dal ragazzo da cui ho preso ispirazione per descrivere Sasha 🥺❤️), e quindi ho preferito godermi quei giorni insieme a lui. Adesso sono tornata e riprenderò la storia ✍️ mi piace tantissimo scrivere di loro. Spero piaccia anche a voi 🥺
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