2.
Giro la chiave nella fessura e la macchina si spegne sotto di me con un rumore sordo. Prendo un'ultima boccata d'aria prima di lanciarmi fuori dall'abitacolo: a Roma piove dal primo pomeriggio e l'aria si é raffreddata come sotto una di quelle palle di vetro in cui cade la neve ad ogni ora.
Corro nel modesto spiazzale antistante il garage e mi riparo sotto la tettoia, proprio di fronte alla porta di casa: qui, busso due volte stringendomi nel cappotto.
"Un secondo!"
Una nuvoletta d'aria densa fuoriesce dalla mia bocca non appena il portone si spalanca, tossendo un po' di ruggine e scoprendo la sagoma elettrizzata di Elena, che é rivolta verso il salone per dare indicazioni a qualcuno.
"Sono qui." mormora strizzando un occhio.
L'ambiente é caldo, accogliente e pulito come sempre, eppure sembra nascondere un'aura nuova, pesante, soffocante. Sul divano sono seduti un ragazzo e una ragazza, mentre un altro se ne resta in piedi, di spalle, affacciato alla vetrata puntellata di gocce.
"Ragazzi, questa é Beatrice, l'amica di cui vi avevo parlato al telefono. Beatrice ti presento Victoria, Thomas e.. Ed Ethan, giusto?"
Il ragazzo di spalle si gira, colpito, con gli occhi di un cerbiatto nel bosco, e annuisce.
Ma n'do t'hanno rubbato a te? Ner Libro d'a Ggiungla?
Mi avvicino agli ospiti e porgo loro la mano abbozzando dei saluti con tono imbarazzato.
Victoria ha una bellezza raffinata, oscurata dalla stravaganza nel vestire, che le fa perdere i caratteri nordici e dolci di un viso regale.
Thomas é alto, davvero alto, e piuttosto esile. Eppure é come se un peso eccessivo gli gravi sulle spalle, curvandolo in avanti. Nasconde gli occhi dietro un ciuffo oro e accenna un sorriso imbarazzato che mi scioglie il cuore.
Ethan, invece, é tutta una storia a sé. I capelli, maniacalmente domati in fine treccine indiane, la bocca serrata in una linea orizzontale e gli occhi da Mowgli, cauti, riflessivi, traducono a pieno le sue movenze reverenziali.
Solo ora noto che di fianco al divano, immobili come colonne greche, sono poggiate due custodie e un cajon arancio con uno strano stemma di matrice tribale e una scritta illeggibile che fatico a riconoscere.
"Cominciamo?" propongo spingendomi al centro della stanza.
"Veramente manca 'n ragazzo.."
"Il cantante." aggiunge Ethan.
E te pareva che ce dovevano avè quarche difetto..
Il pensiero di dover aspettare un ritardatario al primo appuntamento, specialmente per un nuovo ingaggio, arriva a farmi allargare le narici, ma cerco di non darlo a vedere. Fortunatamente Thomas, con gli occhi fissi sullo schermo, spezza l'atmosfera tesa con una lieta notizia.
"É arrivato, dovrebbe essere fuori dalla porta."
Elena si trascina verso l'ingresso e ne segue un colpo secco, accompagnato dal mescolarsi di una voce sottile e di una voce profonda, cocente, liquida.
"Vieni, accomodati. Damiano, giusto?"
"Sí, Damiano."
"Siamo tutti in salone. Ti stavamo aspettando."
E te?
Te da n'do sei venuto?
Da na favola o da na buggia?
Ha i capelli completamente bagnati, piatti sulla nuca, ondulati e appesantiti nel punto in cui poggiano sulle spalle. Occhiaie velate gli circondano gli occhi corteccia e un evidente fiatone gli fa andare il petto su e giú con movimenti ampi. Alcune gocce di pioggia scivolano lungo il cappotto nero che gli copre le spalle da giocatore di baseball, schiantandosi contro i suoi stivaletti di pelle un po' consunti sulla punta, mentre altre cadono dall'apice del naso fino al parquet. Poi ce ne sono alcune, tra le più audaci, che gli percorrono il mento, attraversano il collo e solcano il prominente pomo d'Adamo, scivolando come ragazzine imbarazzate lungo l'apertura della camicia, che lascia intravedere una porzione del petto.
"Scusate il ritardo."-mormora passando una mano tra i capelli ribelli-"C'ho avuto 'n contrattempo."
"Non te preoccupá, principino."-ribatte Victoria, chiaramente ironica- "Nun c'avevamo mica 'n appuntamento."
Damiano rotea gli occhi insofferente, asciugandosi il palmo della mano contro i jeans pieni di chiazze disomogenee.
"Lascialo stá, Vic. Se vede che doveva finí de consumá."
E te, tutto sto coraggio, do lo teni?
Dietro l'apparecchio ai denti?
Victoria porta una mano alla bocca per soffocare una risata, proprio di fronte a quel piercing al naso che sfoggia anche Damiano, mentre Ethan spalanca gli occhi, come bruciato dall'ostentatezza di quelle parole.
Damiano si avvicina scrollando le spalle, come per togliere i residui di una poggia fastidiosa, e abbandona il giaccone sul divano.
Sei strano, Damiá.
Tutto viene investito, travolto, abbattuto come da una folata di vento caldo che mi si stampa sugli zigomi. Quasi mi fa indietreggiare, da tanto mi tira la pelle.
Ora che Damiano é più vicino, noto che alcuni dettagli del suo volto raccontano una strana armonia. Ha gli zigomi alti e marcati di una bellezza balcanica, il naso imponente tipicamente romano e gli occhi cosí intensi di un indios americano. Tuttavia, tutto ció coesiste in un quadro coerente che incolla gli sguardi su di sé. Per quanto trasudi presunzione e stimoli diffidenza, somiglia troppo ad un'opera d'arte, al pari della Pietá del Buonarroti o di un Dafne e Apollo del Bernini. Perché crea dibattito, richiama attenzione, suscita domande scomode.
"Se volete, possiamo favve sentí quarcosa." propone allargando le braccia.
"Certo. Preferite il garage?"
"Sarebbe perfetto."
L'ambiente é piuttosto umido e l'aria ghiacciata penetra nelle ossa in maniera fastidiosa. Ethan cerca di scaldare le mani come può, mentre prende posto sopra il suo cajon.
"Mmazza quanto é freddo.." brontola Damiano, legando i capelli bagnati in una coda arruffata.
Io ed Elena, poggiate contro la parete nord della stanza, aspettiamo che il cantante si scaldi la voce e poco dopo Ethan fa partire un conto alla rovescia.
Sete bravi, però..
Non comunemente bravi. É come se il rock incontri il raggae, vadano a pranzo con l'hip-hop e presentino il conto ad un funky dalle note pop-punk.
Poi, al di fuori del contesto, ma perfettamente centrato in esso, c'è Damiano. C'è la sua voce cruda, sanguinosa, abrasiva ma al contempo lenitiva. C'è la sua voce, e il suo chiudere gli occhi mentre la spinge, il gesticolare delle mani, il cavalcare sulla musica.
"È bravo il ragazzo.."-bofonchia Elena facendomi l'occhiolino- "Bono e bravo."
"Un po' prima donna, ma sì, se la cava."
La canzone si spegne al mio commento e Damiano riprende fiato.
"Basta così?" -domanda il frontman, soffiando sulle mani con mezzo sorriso-"Non vorrei perde 'a voce inutilmente."
Ma n'do te pare de stá, a Sanremo?
Sento Elena irrigidirsi contro il mio fianco, come se si sentisse in colpa per un garage non abbastanza accogliente. Il mio volto si fa d'un tratto scuro, Ethan corruccia la fronte, mentre Thomas e Victoria accennano un sorriso visibilmente imbarazzato.
"Elena, posso parlarti un attimo in privato?"
"Quarsiasi cosa devi dí, poi tranquillamente falla presente anche a noi."
Mi blocco sui piedi, stregata dall'inaspettata maturità.
"Bea, non.."
"É tutto ok, Ellie."
Rivolgo la mia attenzione a Damiano, indicandolo con l'indice.
"Non mi piace il tuo atteggiamento. Sembra che tutto ti sia dovuto: arrivare in ritardo non è un problema perché sei il pezzo pregiato e non sia mai che prenda un po' di freddo.. Andiamo!"-esplodo- "Sei bravo, ma ce ne sono di altrettanto bravi e di certo meno pretenziosi."
Damiano fa spallucce sfoderando una calma che non gli ho mai visto in corpo. È come se ci sia abituato: riesco a sentire nella sua testa il galoppare dei cavalli.
"Opinione tua."
Pure menefreghista t'ha fatto tu madre..
Povera donna!
La tensione preme sulle tempie con un'intensitá lacerante ed Elena prende tempo guardando il pavimento.
"Puoi fare altri provini, Ellie."
Stringe le labbra in una linea e mi fa segno con la testa di allontanarci quel tanto che basta per non farci sentire.
"Ho intenzione di chiamarli. Sono perfetti per una festa di inizio anno." dice carezzandomi il braccio e facendomi capire che le dispiace.
"Non prenderla come un volerti andare contro. Mi piacciono molto."
Quando torniamo nel garage, i ragazzi stanno chiacchierando animatamente, mentre Damiano fuma in silenzio, tentando in qualsiasi modo di scaldarsi.
"Potete mettere via gli strumenti, ci vediamo fra qualche giorno per decidere il programma di sabato."
"Quindi è un sì?"
"È un sì."
Victoria si alza di scatto e corre incontro ad Elena, abbracciandola, mentre Thomas ed Ethan ci stringono la mano senza essere avari con i ringraziamenti.
Dietro di loro c'è Damiano, che fa un occhiolino ad Elena e poi mi porge il palmo, restando con lo sguardo fisso nel mio. Il contatto con le sue mani fredde mi gela la pelle, poi, di colpo, la scalda.
[...]
"È stato più stressante di quanto credevo." dice Elena lanciandosi sul divano.
"Giá. Ti va di mettere su un film?"
Annuisce, ma il ronzio della TV é seguito dallo squillo del telefono di casa al piano di sopra.
"Vengo, vengo.." borbotta trascinando le gambe sul parquet come uno zombie.
Nell'attesa mi accoccolo contro il cuscino, facendomi vincere dalla stanchezza, quando dei colpi sommessi alla porta di casa mi svegliano di soprassalto.
"Ho dimenticato le chiavi."
N'è possibbile.
É fradicio, completamente zuppo, dalla testa ai piedi. Anche la sigaretta che sta fumando sembra avere poco tempo sotto quel temporale.
Mi sposto senza aprire bocca e Damiano mi scavalca schivo a passo lento. Ha un profumo forte che si incolla alle narici e non le abbandona più.
"Dovrebbero sta qua." mormora girandosi intorno.
Socchiudo la porta e incrocio le braccia, godendomi la scena appoggiata al muro. Per un secondo Damiano alza lo sguardo su di me, come per studiarmi, poi lo riabbassa scuotendo la testa.
"Se voi che me ne vado più in fretta, te conviene aiutamme."
Roteo gli occhi e inizio a guardarmi intorno seccata. Voglio solo che se ne vada.
"Lo fai spesso?"
"Cosa?"
"Quella cosa.."-gira l'indice in un cerchio immaginario- "de fá così co' l'occhi."
"Solo quando sono annoiata."
Damiano alza le mani al cielo e una nuova prepotente ondata del suo odore mi fa tremare le gambe.
"Te stó davvero cosí antipatico, regazzí?"
Regazzì?
Perchè me chiami così quanno c'hai quell'occhi seri?
Si ferma in mezzo al salotto, proprio davanti la TV, con le mani sui fianchi e il giaccone aperto. La camicia gli aderisce sul busto in maniera soffocante, dipingendo i muscoli del petto.
"Indifferente, piuttosto."
Damiano sorride e scuote la testa sinceramente divertito. Tace e poco dopo fa un passo avanti cosí avventato da ritrovarsi a diversi centimetri da me. Ha gli occhi lucidi, come se fosse febbricitante, di un marrone così selvaggio da mischiarsi con il verde del muschio.
"Quella der garage"- soffia- "era solo 'na battuta."
È questo l'effetto che fai, Damiá?
Lasci tutti senza fiato?
Anche s'a ggente te se vorrebbe magná d'insurti?
Damiano si sporge un attimo verso il bracciolo del divano, portando il collo a fianco della mia guancia. Riesco a sentire il calore della sua pelle e questo mi tinge le guance.
"Sto stronzo toglie 'r disturbo."
Sventola le chiavi di fronte ai miei occhi e se ne va.
"Fate bene! Tu e il tuo ego gigantesco!"
Ma la stanza é già vuota.
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