Capitolo XII
Warren in quel momento poteva dire di stare seriamente odiando Amèlie.
La scenetta di qualche ora fa al telefono con sua madre era stata la goccia che aveva definitivamente fatto traboccare il vaso nel loro rapporto. Una provocazione gratuita ed ingiustificata, una frase detta soltanto per il mero intento di ferirlo quando lui al contrario l'accontentava in ogni sua singola richiesta, senza mai mancarle di rispetto.
Eccezion fatta per aver controllato nel suo cellulare, certo. Ma lì era giustificato, visto che alla fine con quel tizio sul serio ci era uscita.
Da ben due ore, con la precisione. Nemmeno con lui passava tutto quel tempo. Era assurdo ed illogico.
Non lo merito.
L'unico modo che conosceva per sfogare le sue frustrazioni erano i colori. E la tela. Erano giorni che non dipingeva niente di sensato, niente che gli suscitasse una vera emozione. A disegno completo, gettava via la tela, insoddisfatto del proprio operato.
Ma in quel momento era sufficientemente in preda alle proprie emozioni, seppur negative, che probabilmente gli sarebbe uscito un capolavoro, intitolato La morte del coglione. Ogni spennellata, era un colpo dritto al cuore. Perché più procedeva nel disegno, dando sfogo alla propria creatività, più quel dannato ritratto prendeva le sembianze di Amèlie.
Era sempre così. Una cosa fastidiosa. In camera, sul fondo del proprio armadio, conservava quasi una decina di tele raffiguranti lo stesso volto.
Così, per una volta, Warren decise di cambiare leggermente il soggetto del quadro: questa volta non c'era solo Amèlie, da sola, ma c'era anche lui. Era una scena che ricordava benissimo, con lei indosso un bellissimo vestitino a fiori e lui che da dietro a fissava, sfiorandole la gamba nuda.
Si odiava. Perché si ostinava a farsi del male da solo?
Il problema principale era che più il tempo trascorreva, più provava a convincersi che quel fantomatico Mike potesse essere un ottimo fidanzato per lei. L'età – loro incredibile divario – corrispondeva invece perfettamente con quella di Amèlie, così come gli interessi: Margot gli aveva riferito che anche lui era un patito di materie scientifiche, e probabilmente non buttava metà della sua vita a dipingere ridicole immagini che mai potevano avverarsi; sua sorella, amabilmente, gli aveva anche riferito che era un bel ragazzo e con una famiglia a modo.
Insomma, il ragazzo perfetto.
Ecco, Ren se ne era quasi convinto del tutto.
Quasi. Visto che comunque continuava a vedere solo e soltanto se stesso al fianco della sua Amèlie.
Era passata un'altra ora. La prima bozza della tela era completa, gli mancava ora la parte più difficile: colorare. Non che non amasse farlo, anzi, ma era qualcosa in cui il suo maniacale perfezionismo si mostrava in tutto il suo splendore. Bastava semplicemente pensare al fatto che aveva mischiato per almeno otto volte il bianco, il giallo e una punta di rosso per poter raggiungere il colore dei capelli di Amèlie. Fallendo miseramente. Dapprima erano troppo gialli, poi troppo arancioni. Vi aggiunse una punta di blu, avvicinandosi almeno un po' al colore originale. Ancora, poi.
Il sole stava tramontando ed Amèlie ancora non era ancora tornata. Ora riuscire a raggiungere il colore giusto dei suoi capelli, con la luce che se ne andava, era ancora più complicato.
Quando diamine torna?
D'istinto posò il pennello e la tavolozza, per prendere il cellulare lasciato sul tavolo lì accanto. Digitò il numero di Amèlie che conosceva a memoria, ma prima di far partire la chiamata si bloccò.
E se non volesse sentirmi?
Ma erano ormai le otto di sera e loro cenavano a quell'ora. Tutta la sua famiglia era ormai tornata a casa da un pezzo, mentre Amèlie era ancora in giro con chissà chi. Stava per alzarsi, per andare da sua sorella e costringere a far chiamare lei, che intravide la figura di Amèlie accanto al cancello poco lontano. E non era sola, con lei c'era un ragazzo che immediatamente collegò a quel Mike.
Lei gli stava sorridendo.
Lui sorrideva a lei.
E lui si chinò a baciare la sua Amèlie sulla guancia.
Per Ren il tempo si era fermato: si sentì ridicolo ad essersi preoccupato per lei, di aver controllato l'orario miliardi di volte pregando che lei tornasse a casa presto. Si sentì umiliato ed escluso dalla sua vita per la prima volta in dieci anni. Si sentì un estraneo, e fuori-luogo.
Non lo merito.
Amèlie aprì il portoncino e si diresse lentamente verso la seconda porta di casa, attraversando quel piccolo giardino. Warren aveva dimenticato che quella era la zona più vicina al parco della casa, dove si era diretta quel pomeriggio in compagnia.
Lei notò immediatamente la sua presenza.
Si fermò a guardarlo. Ren odiava quell'espressione sul viso. Amèlie spalancava leggermente gli occhi quando era sorpresa e si sentiva in colpa per qualcosa. Era evidente che non avesse la minima intenzione di fargli vedere quella ridicola scena del bacio.
Il suo bloccarsi, il suo sentirsi in difetto, mandarono Warren su tutte le furie: prese il barattolo colmo di pittura nera, che prima stava prelevando poco alla volta per ridefinire i contorni della tela, e lo scaraventò con quanta più forza aveva su quel disegno umiliante, che raffigurava una serenità che ormai non apparteneva più alle loro persone.
La tela si ricoprì completamente di nero, e schizzi della densa pittura giunsero persino sul muretto in pietra lì accanto, macchiandolo irrimediabilmente.
Non lo merito.
«Perché cazzo mi stai fissando?» esclamò Ren, guardando la figura di Amèlie ferma in mezzo al giardino. «Vattene da davanti i coglioni, Amèlie».
Amelie tremò a quel tono di voce.
«Stavo solo rientrando...».
«In una casa che, di fatto, non è tua, ma mia» sottolineò, alludendo alla suo essere un'intrusa nella sua famiglia.
Quel che accade dopo, fu confusionario per Warren: Amèlie corse in casa, udì un suo singhiozzo. Lui restò fermo, immobile, e si sentì la persona peggiore del mondo.
Fu tutto sbagliato.
Ma Warren non sapeva affrontare in maniera matura quel mostro verde che si chiamava gelosia.
Riusciva soltanto a pensare che lui, che gli aveva donato il suo cuore, nonostante lei non lo vedesse, era stato rimpiazzato da una persona qualunque.
Non lo merito.
Era tra le persone più egoiste che avesse mai avuto l'onore di conoscere. Warren aveva sbagliato, lo riconosceva. Aveva fatto soffrire Amèlie in uno dei peggior modi che poteva trovare, ovvero ricordarle che lei era stata semplicemente adottata. Come se poi non l'avessero accolta come un perfetto membro della famiglia, dandole tutto l'amore e il supporto di cui aveva bisogno.
Quando, in certe notti insonni, si erano ritrovati a parlare delle loro preoccupazioni, spesso Amèlie aveva menzionato il sentirsi un di più, a volte, non necessario. Sosteneva che in fondo si sentiva un piccolo peso, ma non perché la trattassero diversamente, semplicemente perché alla fine era quella la dura verità: non era figlia di Nellie e James e di per sé centrava poco con loro.
Ma Warren le diceva sempre che era assurdo quello che pensava, che quella notte di dodici anni prima non avevano esitato nemmeno un secondo nel portarla a casa al caldo.
Amèlie, al sentire quel racconto, si rassicurava subito: rilasciava un sospiro un po' più sentito, liberatorio, e si accoccolava ancora più accanto al corpo di Ren, cercando un calore che soltanto lui era in grado di emanare. Così si addormentavano, vicini, dopo un'estenuante notte fatta di rassicurazioni e preoccupazioni.
Quella notte però, Ren non era colui che l'aiutava a superare un momento di sconforto, ma colui che gliel'aveva creato.
E quello fece più male di qualsiasi inutile messaggio da parte di qualcun altro.
Quella sera né lui, né Amèlie cenarono con la famiglia. Per quanto riguardava l'assenza di Warren, nessuno ci fece granché caso, mentre la mancanza della piccola di casa destò non pochi sospetti. Addirittura, mentre andava in bagno, aveva sentito discutere sua madre e suo padre circa la persona con cui lei era uscita, e si chiedevano quanto in realtà potesse essere un bravo ragazzo: era evidente che la scusa del mal di testa di Amèlie non se la fossero bevuta.
È mai possibile che Amèlie, consapevole di quanto Nellie e James notassero ogni suo piccolo malessere celato, avesse dubbi in merito a se fosse un peso per la propria famiglia?
Non sopportava che stesse in camera a crogiolarsi nelle proprie insicurezze.
«Margot» chiamò sua sorella, che ancora era distesa sul divano a guardare un certo reality in tv. Lei si voltò verso di lui, interrogativa. «Oggi dormi nella mia stanza».
«Ma anche no, voglio il mio letto».
«Non me ne può interessare di meno, ci dormo io».
«Ma che ho fatto di male per subirmi i vostri litigi costantemente?» sbuffò, ma Warren la ignorò. «Ah, Warren», lo richiamò, mentre lui si accingeva ad andarsene.
«Che c'è?»
«Si vede lontano un miglio che avete litigato perché è uscita col fratello di Anne».
Warren avrebbe potuto negare, ma sarebbe stato veramente inutile.
«E allora?» domandò brusco.
«Di me non sei mai stato geloso».
Fu semplicemente una costatazione, ad occhi esterni, ma conosceva abbastanza bene sua sorella da capire dove volesse andare a parare. Glielo avrebbe voluto dire che sì, ci aveva centrato in pieno, che quella non era soltanto una gelosia fraterna – lui mai aveva fatto scenate simili a Margot e nemmeno ci aveva mai pensato –, ma sarebbe stato tutto troppo imbarazzante. E dirlo ad alta voce, confessarlo, avrebbe cambiato inevitabilmente l'opinione che lei aveva di lui.
Nonostante ciò, provò un minimo a negare l'evidenza, pregando che sua sorella se la bevesse.
«Non è come pensi».
Invece era esattamente come pensava.
«Meglio così, allora».
Erano in momenti come questi che Warren metteva i piedi a terra e realizzava la cruda verità: anche se Amèlie lo avesse ricambiato, anche se non ci fosse stato nessun Mike a darle attenzioni, loro due non avrebbe mai potuto stare davvero insieme.
Ren si avviò da Amèlie con un forte groppo in gola.
Parto innanzitutto per ringraziarvi per le 560 visualizzazioni! Grazie, grazie, grazie! Sono ben consapevole che questi ultimi capitoli necessitino di una revisione, ma il periodo di sessione estiva mi sta impedendo sia di scrivere che di leggere qualunque piccola frase :(
Tempo due settimane e tornerò alle origini.
Spero che a qualcuno piaccia questo breve capitolo!
Alla prossima <3
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