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Passato Rosso

Rosso.

Il colore del sangue, della carne dilaniata e delle sue labbra. Piene, tonde, succose e invitanti come fragole nella neve.

Rossa, come la stoffa del suo cappuccio, su cui ora ricadono una marea scomposta di ricci scuri.

La sua pelle è fredda e il suo respiro e frenetico. Riconosco l'odore della paura, mentre il suo seno freme sotto le mie zampe.

Posso sentire il battito del suo cuore e vedere il pulsare della sua giugulare.

Mi fa gola il suo collo.

Mi tenta il suo corpo.

I miei occhi sono rossi, mentre un basso ringhio e ciò che impedisce alle mie fauci di sentirsi libere di affondare nella morbidezza di quel boccone, nel tepore della vita su quel sentiero innevato.

«Lucan, sono io.»

"Oh, mia bella e preziosa Cappa Rossa.
Lo so chi sei: la donna il cui profumo mi fa dimenticare che siamo nemici, ma che allo stesso tempo mi rende ancor più bestia di quanto già non sia."

Il cestino con il pasticcio di carne che mi ha preparato è finito a terra. Il contenuto si è rovesciato, quando l'ho atterrata con un balzo.

Mi guarda e non capisco come sia possibile che i suoi occhi siano più azzurri del cielo sopra di sé. Quel colore mi rende assetato, ma non posso bere. Morderla mi darebbe il sollievo che la mia gola reclama, ma significherebbe ucciderla.

È forte, ma anche così fragile...
Così delicata, che vorrei sfiorarla per solleticarle la pelle e graffiarla fino a farla urlare. Non so scegliere tra le due.

Detesto questa forma, eppure eccomi qui, di nuovo umano davanti a lei, pur di poterla carezzare, come penso possa piacerle.

Sono una macchia nera tra il rosso e il bianco, tra la lussuria e il candore, e desidero ardentemente sporcarla.

Prendo il nastro che stringe il suo vestito e tiro, fino a sciogliere il nodo. È così piena sotto le mie mani, mentre il mio viso affonda sul suo petto. Non desidero altro, se non prenderla lì, sulla neve candida, anche a costo di ferirla e straziarla.

Il suo ventre cerca il mio in uno spasmo. Geme il mio nome nel gelo. Mi supplica, ma nemmeno lei sa per cosa. Io lo so, invece...

La sua mano è così piccola, quando infila le dita tra le mie. Le sue iridi sono scure ora, come se ci fosse una tempesta dentro di lei. Mi sembra di affogarci, mentre penso di volerle causare reazioni ancor più violente.

Voglio sentirla dire che tutto di me è grande, immenso, insopportabile e odioso, mentre le tiro i capelli. Voglio ascoltare come racconta mezze verità, perché non è abbastanza lucida da mentire.

Penso che mi accontenterei di divorare le sue lacrime dal sapore di colpa per essere andata contro a tutto ciò per cui ha sempre lottato. Per essersi piegata all'abbraccio di un mostro, che quelli come lei vogliono solo abbattere.

Sto per farlo. Sto per liberarla dai vestiti e ricoprirla di rimorso, ma qualcosa disturba sia il mio olfatto, sia ciò che mi ripeto essere solo una vendetta.

Mi allontano, mentre le ordino di rivestirsi con fare brusco. Sento suo fratello correre verso di noi. Immagino non si fidi di me e fa bene, perché gli unici miei pensieri per lei riguardano morte e sesso.

«Livia, cosa fai qui?»

Si martoria le mani con le guance paonazze. Sa che non doveva essere qui.

«Gli ho portato da mangiare.»

«Non voglio che tu interagisca col prigioniero! È pericoloso.»

Mi fulmina con lo sguardo, ma io rispondo al disprezzo del Cacciatore allungando una gamba. Le catene tintinnano e rivelano le mie limitazioni.

«E io che credevo mi avessi messo queste per rendermi innocuo!»

Lei mi fissa e la sua espressione imbarazzata mi strappa un malefico sorriso.

"Avanti. Menti a tutti coloro che ami. Proteggi il tuo segreto."
Questo penso, mentre la mia mano scivola sull'inguine, assicurandomi che solo lei segua quel mio gesto.

Sbarra le palpebre. Serra le labbra.
Leggo voglia e frustrazione e la cosa mi diverte.

Suo fratello, di colpo, spezza quella complicità. Mi punta la pistola alla tempia e minaccia di sparare. Scoppio a ridere, ma sono costretto a ridimensionarmi, quando noto che non sta bluffando. Mi chiedo quanto sappia, in realtà. Di lei, di me, di noi...

Sarebbe stato bello vedere il suo viso spezzato dalla consapevolezza che questo mostro era quasi riuscito a  prendersi sua sorella, proprio lì dove avevano coperto le tracce delle loro sagome.

Lei gli frena la mano. Si scusa per l'imprudenza, dice che starà più attenta e io voglio solo prenderla e baciarla davanti a lui. Invece, li guardo andare via, mentre vengo lasciato così, affamato come solo un grosso lupo cattivo può essere.

FINE

(783 PAROLE)

Angolino di scriVIsse

Storia breve scritta per il "Dark Valentine! Contest" indetto sulla pagina di WattpadBrividoIT
Il tema era troppo ghiotto per non partecipare, in più è stata la perfetta occasione per scrivere ancora un po' su Livia e Lucan i miei due personaggi originali ispirati alla fiaba di Cappuccetto Rosso e il Lupo.
Se volete saperne di più su questi due e sul futuro di questa storia, vi consiglio di leggere anche la mia "Carnale" sempre presente in questa Raccolta.

Spero vi sia piaciuta quella punta di piccantezza, che in autonomia si è infilata in questa storia.
Ringrazio chi mi farà sapere la sua opinione. Intanto, un saluto dalla vostra scriVIsse.

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