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Capitolo 7

Camila's pov

-«Scusa il comportamento della mia guardia, Theo. È una novellina»-
Quando la rivedo glie ne dico quattro, mi ha fatto fare una figuraccia non da poco con Theodore, che oltre a non vederci per un paio di anni, ormai è come un estraneo per me.
Come se non ci fosse più alcuna traccia di quel bambino allegro, sempre sorridente, socievole, e non si sarebbe mai permesso di trattare male la servitù, proprio come ha fatto prima con la plebea, anzi, mi avrebbe fatto la predica e incoraggiata a chiedere scusa.

Guardo con l'angolo dell'occhio l'ormai uomo che è diventato, e devo dire che è davvero bello.
Sul viso non ha alcun accenno di barba o baffi, ce solo qualche ciuffo ribelle che gli casca sempre sulla fronte, e prontamente Theo cerca di farlo tornare al suo posto senza alcun risultato.
E i suoi occhi azzurri gli danno proprio l'aria di un principe dei ghiacci, freddo e distaccato con tutti, ma da piccolo erano molto più accessi, più divertiti.
Mi giro un attimo per vedere se ce ancora traccia della plebea, ma niente.
Deve avermi davvero ascoltata.

-« Allora? Perché mi hai chiesto di venire qui, Camila?»-
Non ce alcun tono affettuoso nella sua voce, c'è freddezza, quasi identico a quello che ha usato con la plebea.
C'è silenzio intorno a noi, solo qualche cinguettio di uccellini di tanto in tanto.
-« Volevo stare un po' da sola con te. Sono anni che non ci vediamo.»-
Sono consapevole che la causa di ciò è tutta colpa mia, sapevo che lui veniva con la famiglia e io non mi presentavo comunque, lasciandolo da solo.

Non risponde, perciò continuo.
-« Come te la cavi a palazzo?»-
-« Bene, suppongo.»-
Risposta veloce e fugace, meglio cambiare argomento.
Faccio un lungo respiro, e il rumore dell'acqua che cade della fontana in qualche modo mi rilassa.
-« Non sei più rimasto lo stesso, eh?»-
Mormoro con un sorriso tirato.
-« Neanche tu, Camila.
Prima apprezzavi la mia compagnia.»-
Le mie mani, posate all'altezza del ventre, si chiudono a mo di pugno.
-« Sai benissimo il perché l'ho fatto. Mi pento solo di non averti informato.»-
-« Non me lo hai mai detto chiaramente, Camila. Se me lo avessi detto ti sarei rimasto comunque accanto.»-
Mi fermo, aspettando che lui si renda conto che non lo sto più seguendo.
Perché mi sta dicendo questo adesso? Non è mai stato uno che se la prendeva, anzi, capiva e accettava. Non ti sforzava a parlare se non volevi.
Non se la prendeva tanto facilmente.
-« Mia madre morì prematuramente, come avrei potuto reagire? Fare finta che non sia successo nulla e contunuare a vederti come se non avessi perso una delle persone più importanti della mia vita?»-
Si volta verso di me, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni color nero carbone.
Le medaglie che porta al petto tintinnano ad ogni suo movimento.
-« Da parte tua mi sarei aspettato un po' di premura nei miei confronti.
Che saresti venuta da me per avvertirmi e sarei stato tranquillo.
Invece, ti sei dimenticata di tutti i nostri anni di amicizia e mi hai lasciato così. In incognita fino ad adesso.
Dopo più di sei anni, Camila.»-

Quelle parole mi feriscono, nonostante Theodore sia lì, impassibile, senza alcun segno di cedimento, la sua voce è piena di dolore e risentimento nei miei confronti, e non posso dargli torto.
Il mio comportamento è stato ignobile, quella che deve scusarsi, sono io.
Mi stringo nelle spalle, e quando faccio per parlare, Theodore prende parola:
-« Ma è tutto passato adesso. Sono contento che ci siamo finalmente chiariti, sei importante per me, Camila»-
Una morsa si annida nel mio petto, come ha fatto a perdonarmi così facilmente?
Però…mi viene da sorridere, questo è il tipico comportamento del Theodore che conoscevo.
Forse non è davvero cambiato del tutto.
Alzo la testa, e lo vedo sorridermi con la testa leggermente inclinata a destra.
Dovrei sentirmi sollevata, ma una strana sensazione mi si annida dentro.
-« Andiamo adesso? Sono anni che non vengo qui »-
Annuisco e ci incamminiamo fianco a fianco.
Sono stranita, ma soprattutto, non riesco a spiegarmi quasta sensazione a me sconosciuta che non mi lascia per tutto il resto della passeggiata.

-

La stanchezza si sta impossessando del mio corpo, mentre cammino a passo pesante verso la mia amata stanza, dopo aver passato tutta la giornata con Theodore senza avere alcuna distrazione.
Ne da Seki ne dalla plebea, che dopo averla ammonita non si è più fatta vedere.
Meglio così, domani le aspetta una bella strigliata…perché è ancora qui?!

Davanti alla mia regale porta non c'è solo Seki, ma anche la plebea, che non ha perso tempo a mettersi scomposta:
La sua schiena poggia sulla MIA porta, come se fosse a casa sua. Che persona irrispettosa.
-« Cosa ci fai ancora qui, plebea? »-
Interrompo il silenzio, e la plebea scatta subito sull'attenti, facendo scivolare un ciuffo di capelli in viso.
Sarebbe quasi adorabile, se non fosse una persona così indisciplinata e…ma cosa vado a pensare!
D'accordo Camila, calmati, sarà la stanchezza a parlare, solo la stanchezza, niente di più.
-« So che è tardi, ma volevo assicurarmi che tornasse in stanza sana e salva, vostra altezza»-
Si inchina al mio cospetto per poi guardarmi nuovamente negli occhi, come nella speranza di venir riconosciuta per aver adempiuto al suo compito.
Non le darò alcuna soddisfazione.
-« Non ci sei solo tu, plebea. Ho un intero arsenale pronto a proteggermi se serve.
Potrei tranquillamente licenziarti dopo avermi fatto fare brutta figura davanti al principe Theodore »-
Nei suoi occhi leggo il terrore, la sua figura si è bloccata come una statua di marmo.
Scacco matto, plebea.
Non nascondo il mio sorriso beffardo.
-« Le chiedo ancora scusa, vostra altezza… le prometto che non accadrà più una cosa simile»-
Il suo tono esce pentito e abbassa il capo, proprio come un bambino pentito del guaio che ha appena combinato.
Sarà la stanchezza, ma tutto il fastidio che provavo prima svanisce nel nulla, sentendomi quasi…appagata?
E la lascio andare via.
-« Me lo auguro. Ora puoi andare, sparisci dalla mia vista »-
La plebea annuisce e si dilegua sotto lo sguardo mio e di Seki.
Ora si che mi ricosco.
-« Buonanotte vostra altezza!»-

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