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Elettra
Sono in piedi davanti allo specchio della mia camera.
I miei occhi osservano le pieghe del vestito che ho scelto per stasera: semplice, bianco, come quello che portavo quando ero bambina, quando lui mi guardava come se fossi l'unica cosa al mondo.
Ho diciannove anni adesso, ma con lui mi sento ancora quella bambina.
La sua bambina.
La porta si apre senza che io me ne accorga, e Sara entra, saltellando.
Ha quindici anni e vive in un mondo tutto suo, ancora al sicuro dall'ombra che avvolge questa casa.
"Stasera arriva papà con la sua nuova fidanzata" dice con un sorriso, quasi eccitata.
"Come pensi che sarà?"
Rimango in silenzio per un attimo, i pugni stretti lungo i fianchi.
"Non lo so, Sara" rispondo finalmente, cercando di controllare il tono della voce.
"Sarà come tutte le altre."
Ma so che non sarà così.
Questa volta è diverso.
L'ho visto nei suoi occhi, nelle poche parole che mi ha detto al telefono.
Questa donna significa qualcosa per lui.
E io non posso sopportarlo.
"Tu non sei contenta, vero?" Chiede Sara, inclinando la testa.
Ha sempre avuto una sensibilità particolare, ma è troppo giovane per capire cosa realmente si nasconde dentro di me.
"Non è questione di essere contenta o no" rispondo, guardandola dallo specchio.
"È solo che è presto.
La mamma è morta da poco."
In realtà, non è affatto vero.
Sono passati due anni dalla morte di nostra madre, ma quel dolore non se ne va, e la colpa nemmeno.
Sara sospira, come se avesse capito qualcosa che io non posso afferrare.
"Papà deve essere felice, Elettra.
Anche tu dovresti esserlo."
Non rispondo e lei se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri.
Dopo un paio di minuti, sono pronta.
Faccio un bel respiro e reco al piano di sotto.
Quando scendo le scale, sento la voce di papà prima di vederlo.
Profonda, calda.
Mi rassicura e mi stringe il cuore allo stesso tempo.
Mi fermo sull'ultimo gradino, mentre li osservo.
Lui è lì, in piedi accanto a una donna.
La prima cosa che noto è quanto è giovane. Forse poco più grande di me.
Sorridono entrambi, come se tutto fosse perfetto, come se il mondo intero non stesse crollando sotto i miei piedi.
"Elettra, vieni qui!".
La sua voce è accogliente, ma avverto una lieve tensione dietro quel tono familiare.
Mi avvicino lentamente, mentre cerco di non mostrare la tempesta che mi turba dentro.
I suoi occhi mi seguono e, per un momento, sembra tutto normale.
Come prima.
Ma poi lei si mette tra noi.
"Questa è Alessia" dice mio padre Carlo, con quella nota di orgoglio nella voce che non avevo mai sentito prima.
"Alessia, lei è mia figlia maggiore, Elettra."
La guardo.
Alessia mi sorride, un sorriso perfetto, freddo.
È bellissima, lo devo ammettere.
Ma non mi piace.
Non mi piacerà mai.
"Ciao, Elettra.
Piacere di conoscerti" dice, come se fossimo estranee, come se non stesse occupando il posto di mia madre.
Come se non stesse cercando di prendere anche il mio posto nel cuore di lui.
"Piacere" rispondo, senza crederci davvero.
I nostri sguardi si incrociano per un attimo e vedo qualcosa nei suoi occhi.
Non so cos'è, ma mi mette a disagio.
Papà mette una mano sulla spalla di Alessia e quel gesto mi fa rabbrividire.
"Spero che andremo tutti d'accordo" continua lui, guardandomi con quel suo sguardo dolce. "Alessia è una persona speciale."
Mi sento mancare l'aria.
Speciale.
La stessa parola che usava per descrivermi quando ero piccola.
Come può dirmi questo, davanti a lei?
"Papà, possiamo parlare un momento?" Gli chiedo, cercando di mantenere il controllo.
Lui mi guarda perplesso, poi annuisce.
"Certo.
Torno subito" dice ad Alessia, accarezzandole leggermente la guancia.
La rabbia esplode dentro di me, ma non posso permettermi di farla vedere.
Mi guida nello studio, mentre chiude la porta dietro di noi.
"Che c'è, Elettra? Perché sembri così turbata?"
Mi volto verso di lui, il respiro irregolare.
"Papà... cosa stai facendo?"
Lui mi guarda confuso.
"Di cosa parli?"
"Con lei" dico, la voce che si spezza.
"È giovane. Quasi come me. Non è normale."
Lui sospira, avvicinandosi.
"Elettra, so che è difficile.
So che dopo la morte della mamma le cose non sono state facili.
Ma devi capire, anch'io ho il diritto di essere felice."
"Con lei?" Scoppio, incapace di trattenermi. "Papà, lei non è mamma.
Non lo sarà mai!"
Si avvicina ancora di più, fino a che il suo profumo mi invade.
"Lo so" sussurra.
"Nessuno potrà mai essere come tua madre.
E tu, Elettra, sarai sempre la cosa più importante per me.
Lo sai, vero?"
Il suo tono è rassicurante, ma c'è qualcosa di sbagliato.
Qualcosa di troppo intimo.
Il cuore mi batte forte.
Voglio credergli.
Voglio che tutto torni come prima, ma sento che non è possibile.
Annuisco, ma non dico nulla.
La porta si apre e Alessia compare sulla soglia.
"Tutto bene qui?" Chiede, con quel suo sorriso perfetto.
Mi scosto bruscamente da papà.
"Sì" rispondo, fredda.
"Tutto bene."
Ma non lo è.
Non lo sarà mai più.
Vorrei ringraziare MemyxF per la copertina e CristinaGelsomini per l'aiuto.
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