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6. L'ora della verità

-Ciao, Thranduil.- salutò l'Elfa. Si era cambiata: indossava un ricco abito scuro, una tiara d'argento con degli zaffiri e degli orecchini pendenti abbinati. Sembrava una nobile e non una cameriera.

-Sei stata tu a rubare la collana?- chiese il principe- E a dare la colpa a me?

-Non saresti mai stato punito, se non con l'esilio o con una strigliata di tuo padre.- si limitò a rispondere Annael.

-Ma... perché?- domandò il giovane.

-Perché ho rubato la collana?- chiese lei con una risatina, come se non ci fosse una domanda più ovvia- Semplice, volevo arrivare al tesoro di Naimi. Quella sciocca di Indil non ha mai approfondito la cosa: è ingenua, a lei non importa, pensa solo al valore affettivo di quel gioiello.- spiegò, e Thranduil avrebbe voluto gridare non parlare così di Indil! ma preferì tacere ed ascoltare tutto il racconto- Io, invece, sapevo perché la principessa aveva voluto tenere per sé quell'unica collana. I cristalli sono falsi: al loro interno sono contenuti degli indovinelli per trovare il tesoro. Io conoscevo la verità: mi sono introdotta nella camera di Indil e le ho rubato la collana, ho trovato il tesoro e me ne sono appropriata, ed ora...- concluse con un sorriso compiaciuto- Ora potrei essere una nobile, una principessa.

-Allora come mai hai lasciato il tuo orecchino nella cassettiera?- domandò Thranduil- Indil non ne aveva di simili e non ha tardato ad accorgersi che non era suo.

Gli occhi della giovane divennero dolci, i movimenti più lenti, la voce più suadente- Oh, Thranduil... l'ho fatto per te.

Il principe le lanciò un'occhiata interrogativa.

-Vedi, avevo progettato questo furto da molto tempo, ma il giorno in cui sei arrivato in questo palazzo qualcosa è cambiato. Prima volevo il tesoro per me, per essere libera e potente, per poter esaudire il mio desiderio di governare, ma poi...- continuò con sguardo sognante- Tu eri gentile, bello, intelligente, divertente, così perfetto... ma non ero alla tua altezza. Io, una povera serva, e tu, il principe di Bosco Atro. Non avrebbe mai funzionato. In più c'era quella Indil, vedevo come ti sorrideva, come cercava di rapirti. Ma io potevo essere di più. Potevo offrirti di meglio. Quindi rubai il gioiello dopo il tuo arrivo e feci in modo che la colpa ricadesse su di te in modo che lei ti ritenesse responsabile e ti allontanasse. Lasciai l'orecchino nel cassetto perché sapevo che tu lo avresti riconosciuto. Mi sono appostata, aspettando che tu uscissi dalla camera per passarti davanti e farti vedere l''altro orecchino. Sapevo che mi avresti seguita, ma non volevo che quella smorfiosa di una ragazzina ti venisse dietro, così sono andata a da suo cugino a dirgli che suo padre aveva ordinato la presenza di Indil e che, inoltre, voleva assicurarsi che non fosse con te. Che stupido, ci ha creduto! È così protettivo!- si avvicinò al giovane- Ora sai tutto. E lascia che ti dica questo: io ti amo come amo la mia vita e sarei pronta a darti tutta me stessa anche subito. Scegli me, Thranduil!

Il principe aveva ascoltato tutto il racconto a bocca aperta. Annael innamorata di lui?! Significavano questo quelle occhiatine sfuggenti e quei sorrisi ammalianti che gli lanciava quando si incontravano? Ed ora la giovane gli chiedeva di sceglierla. Lei era bella, certo, ed intelligente, per aver messo su un piano del genere, scaltra e di sicuro era molto ricca, ma Thranduil non voleva, né poteva, perché il suo cuore era già occupato.

-Ascoltami, Annael.- cominciò- Io penso che tu sia bellissima ed intelligente e sono certo che l'uomo che ti prenderà in moglie sarà davvero fortunato ad avere una giovane come te al suo fianco.- lei lo guardò intensamente e sorrise, avvicinandosi ancora- Ma quell'uomo non posso essere io.- la fanciulla divenne fulmineamente seria e lo guardò con disperazione- Non posso essere io perché sento di non amarti come tu ami me, di non ricambiarti.

-Perché?- chiese lei con gli occhi lucidi- Cosa mi manca per conquistarti? Cos'ho che mi manca?

-Non è colpa tua.- si affrettò a dire il principe- Tu saresti anche perfetta...

-E allora?- incalzò lei, implorante.

-Ma il mio cuore appartiene già ad un'altra.- disse Thranduil.

Lei si allontanò velocemente dal giovane- Chi è costei?- gridò- Dimmelo! Chi è?

Lui sospirò- Ecco... Indil.

Annael era fumante di rabbia. Come poteva quella stupida sottospecie di ragazzina viziata rubargli l'amato, impedirle di vivere accanto all'uomo che amava? Avrebbe voluto ucciderla con le sue stesse mani, ma improvvisamente le venne un'idea. Assunse un espressione divertita e disse- Oh... non te l'ha detto?

Il principe alzò lo sguardo- Cosa non mi ha detto?

-Bè... sappi, caro, che la tua amata Indil ti sta illudendo.- continuò la giovane- Infatti fa tanto la dolce e la carina, ma tra poco meno di un mese si sposerà con un nobile elfo di Gondolin.

A Thranduil sembrò che la terra gli mancasse da sotto i piedi. Indil era promessa e non gli aveva detto niente? O magari pensava che lui non provasse niente per lei e quindi non aveva ritenuto importante dirglielo? Sentì appena la fanciulla prendergli la mano e dirgli- Lei oramai non può più essere tua... perché non curi le tue pene d'amore con un'altra?

Ma lui non voleva. O Indil o nessun'altra.

-Mi spiace, Annael, ma tra di noi non funzionerebbe. Sono davvero spiacente.

Gli occhi della fanciulla di iniettarono di sangue- Bene!- gridò- Se non posso averti io allora nessun altra ti avrà!

Tirò fuori dalla manica del vestito un pugnale e corse verso di lui. Thranduil pensò che fosse finita, quando la porta si aprì ed una voce esclamò- Fermatela!- Due guardie si avvicinarono correndo alla fanciulla e le tolsero il coltello. Indil, Celeborn, Imin ed Amdìr irruppero nella stanza e la giovane corse dal principe- Thranduil! Stai bene? Sei ferito?

-Tranquilla.- rispose lui- Sto bene.

-Per fortuna.- rispose lei.

-Ehi, Indil!- gridò Annael mentre la portavano via- Sappi che Thranduil è innamorato di te!

La fanciulla di voltò verso il giovane che si affrettò ad esclamare- Non è così, davvero! Si sbaglia, tranquilla.

Il sorriso della giovane si affievolì un poco- Oh, certo...- rispose, ed uscì dalla stanza.

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