Capitolo 6
Mi alzai di scatto e ringraziai uno a uno i componenti della squadra di basket, non sapendo chi in realtà fosse l'autore del salvataggio.
Per fortuna quel pomeriggio dovevano allenarsi e dovevano prendere la palla nel ripostiglio, altrimenti chissà quando avrebbero trovato me e Kyle.
Iniziai ad incamminarmi vicino al ripostiglio e a prendere tutto il necessario per iniziare a pulire; dovevo riprendermi per bene, quale miglior modo per non pensare all'accaduto?
«Desy, devi riposare, faccio io» mi corse incontro Ryan, mentre tutti i giocatori di basket non distoglievano gli occhi da me, fin quando Kyle annunciò: «Ragazzi è meglio se andate, altrimenti il coach non so quanti giri di campo vi farà fare»
Tutti iniziarono ad andare via, lasciandomi un ultimo sguardo di compassione. Odioso. Kyle fermò un ragazzo di loro e gli sussurrò qualcosa, che dalla mia posizione non si sentì.
Nel frattempo scossi la testa per tutta risposta a Ryan, il quale non si lasciò convincere dal mio volere e mi raggiunse, seguito da Kyle, per prendere l'occorrente e iniziare a pulire tutta la scuola.
«Sicura che tu non voglia andare a casa?» continuò Kyle, apparentemente preoccupato per me. Era evidente il suo imbarazzo dal suo modo di passare frettolosamente le dita della mano tra i capelli.
«Sicura» risposi senza guadarlo in faccia, intenta a raccogliere il detersivo da per terra.
«Facciamo noi, vai a casa» insistette Ryan, prendendo le cose che avevo in mano e ricevendo uno sguardo assassino da Kyle e uno stranito da me.
«No, grazie! Non vorrei che litigaste ancora... andate voi, faccio io»
Non mi creava problemi passare il pomeriggio lì. Forse non era il mio hobby preferito ed era tanto noioso, troppo, ma non mi sarei lamentata.
«Scordatelo» affermò Kyle di rimando, provando a rubarmi il detersivo di mano.
Con un'abile mossa lo evitai e continuai a camminare; i ragazzi mi precedettero, senza rivolgersi mezza parola.
«Desideria, cosa facciamo?» il ragazzo moro chiese indicazioni.
«Non chiamarmi così!»
Odiavo quel nome, il mio nome, e lui lo sapeva perfettamente.
«Quanto sei permalosa...» continuò Kyle. Sembrava sempre intento a istigare una lite, quasi pensavo ci trovasse gusto.
«Iniziamo dal piano di sotto» ci riprese Ryan, altrimenti non osavo immaginare quale discussione sarebbe cominciata.
Riuscimmo a pulire la scuola nel giro di due ore e per le sette di sera tornai a casa.
KYLE'S POV
«Siete in ritardo» cominciò il coach vedendoci arrivare di corsa, guardò l'orologio e continuò «di due ore»
Annuii, sapendo che Ryan stesse facendo lo stesso. Mai mettersi contro il nostro coach, l'avevamo imparato bene.
«Okay, ragazzi, basta così, andate a cambiarvi» urlò verso il campo, dove i nostri compagni di squadra erano concentrati in una simulazione. Erano affaticati e sudati fino all'osso, ma ancora continuavano a mettercela tutta per la passione che ci accomunava tutti.
James mi passò vicino e mi diede una pacca sulla spalla, prima che tutti si avviassero negli spogliatoi.
«Per quanto riguarda voi...» ci indicò il coach, continuando solo dopo averci fissato furiosamente negli occhi a entrambi: «siete fuori»
«Cosa?» esclamammo all'unisono io e Ryan e dopo gli lanciai uno sguardo di fuoco, lo odiavo.
Spalancai gli occhi per la cattiva sorpresa. Cazzo! Ma com'era possibile che quel maledetto coach volesse tagliarmi fuori?! Aveva dimenticato fossi il più bravo, nonché il capitano?!
«Lei non può...» lo indicai avvicinandomi minacciosamente, chiedendomi anche come avessi fatto a rivolgermi così gentilmente, ma venni trattenuto per un braccio da Ryan, che aprì bocca: «Ci dia un'ultima possibilità, non se ne pentirà»
Come poteva ancora essere così calmo?! Mi irritavo solo a pensare al suo modo di essere e fare. Altro che tranquillità, avrei voluto solo prendere a pugni quel viziato volto del coach, tanti dolorosi pugni che non avrebbe dimenticato.
Mi ispezionò per pochi secondi, prima di annuire a Ryan e girare per andarsene via. In quel momento non ci vidi più dalla rabbia: chi si credeva di essere? Per fortuna, o per sfortuna, Ryan fermò il mio pugno giusto in tempo, e mi guardò fisso negli occhi infuriato, avevo capito il perché, ma era lui ad aver infranto il patto, non io, e se ne sarebbe pentito sicuramente.
DESY'S POV
«Sorella! Spegni quella cazzo di sveglia!» mugugnò mio fratello Jem dalla sua stanza.
Okay, com'era possibile che mio fratello, che non si svegliava neanche con i fuochi d'artificio in camera sua, si svegliasse per il suono della mia sveglia?
Ero abituata a quella suoneria, tanto che quella mattina non la sentii neanche. Il vero motivo era che avevo studiato fino a notte fonda, dato che avevo passato il pomeriggio a scuola.
«Ti decidi a spegnerla? È da dieci minuti che suona!» mio fratello si appoggiò vicino alla porta, con i capelli scompigliati e gli occhi ridotti a piccole fessure. Sembrava uno zombie.
Io continuai a fissarlo non volendo togliere il braccio dalle calde coperte per spegnere quell'aggeggio.
Ma poi, vedendo che si stava avvicinando, con i suoi modi rozzi, e, capendo che il mio cellulare era in pericolo, alla velocità della luce, allungai la mano sul comodino per spegnere il rumore.
«Finalmente ce l'hai fatta! Alzati dal letto, dormigliona, è tardi!»
«Da quale pulpito arriva la predica» risi mentre ero ancora piacevolmente avvolta nelle coperte.
Per dispetto, mio fratello si avvicinò al letto e le tirò via, lasciandomi preda del gelo mattutino.
Joe ci accompagnò ancora una volta a scuola, anche se quella mattina ero io quella in ritardo.
«Signorina Collins è in ritardo» pronunciò la professoressa di matematica, nonché vicepreside, chiamata "Crudelia" dagli studenti, a causa ovviamente della sua cattiveria.
In quel momento che scusa avrei potuto inventarmi per non essere cacciata di malo modo dall'aula? Scusa pullman: no, perché anche i ragazzi che prendevano il mio pullman erano presenti. Scusa... ops, ero pessima nelle scuse. Non sapevo neanche tra quali scegliere, perché non avevo una lista delle possibilità. Probabilmente avrei dovuto farmene prestare una da Kyle, che, proprio in quel momento, entrò, salvandomi la giornata.
«Signorino Johnson, anche lei in ritardo» lo guardò la prof con occhi adoranti, ma sempre con quell'aria di superiorità.
Ci fissò entrambi, ormai vicini, tra la porta e la cattedra, prima che Kyle prendesse parola: «Ci scusi, l'ho trattenuta io, per questo siamo entrambi in ritardo» usò una scusa tanto banale, quanto piccolo era il cervello della mia insegnante.
Era questo l'effetto che quel ragazzo faceva anche alle prof.
«Va bene, sedetevi, ma solo per questa volta»
Be', non era affatto così; tutte le volte che avevamo una sua lezione, Kyle entrava in ritardo, sapendo di non correre rischi di essere tagliato fuori dall'aula, perché la prof gliele faceva passare tutte, e dico tutte. Per quanto riguardava me, credevo che non mi sopportasse per niente.
Il ragazzo mi lanciò uno sguardo trionfante, prima di andare a sedersi nel banco dietro al mio.
Durante la lezione, mi arrivarono diversi bigliettini ai quali inizialmente non avevo intenzione di rispondere, ma poi la lezione era diventata tanto noiosa e incomprensibile che, per ingannare il tempo, lo feci.
"Come minimo mi devi un grazie" diceva il primo.
Scrissi la mia risposta sotto: "Prego ;)"
Un secondo biglietto: "Ti ho salvata da una ramanzina, tecnicamente mi dovresti molto di più"
Mi girai leggermente per guardarlo in faccia e vedere quanto serio fosse, ma mi rivolse un sorriso malizioso ed io involontariamente alzai gli occhi al cielo, scrivendo la risposta: "Io non ti ho chiesto niente"
Feci cadere a terra il piccolo foglio, come l'altro e dopo pochi secondi lo ricevetti indietro, con una nuova frase: "Okay, la prossima volta mi divertirò a vederti cacciata via"
Lo vidi con la coda dell'occhio ridere e iniziai a scrivere, ma non mi veniva più di una parola: "Stronzo"
«Acida» mi sussurrò senza usare nemmeno più carta e penna, incurante delle persone che ci attorniavano.
«Cafone»
«Così sì che mi offendi nel profondo» sussurrò teatralmente, il che fece scaturire in me una piccola risata, che nascosi con una mano, ma Crudelia non poteva essere ingannata. C'era un motivo per cui aveva quell'appellativo.
«Collins, cos'ha da ridere? Lo dica a tutti, così ridiamo insieme» affermò, crudele come sempre.
Tentai di rispondere, ma ancora una volta non sapevo quale scusa inventare.
«Crede che possa prendermi in giro?» cominciò puntando il dito contro di me.
«Credete possiate prendermi in giro?» mosse il dito verso me e Kyle.
«Datemi subito quei foglietti!» ordinò impetuosamente, cominciando a venire verso di noi, scomodandosi anche dalla sedia blu in tinta unita che amava tanto da sembrare quasi che il suo sedere fosse incollato a quella.
Cercai di nascondere, continuando a guardarla in faccia, quei pochi biglietti che avevo dentro l'astuccio, ma fu un fallimento.
La frana che ero doveva rivelarsi anche in quelle occasioni: mi cadde il borsello e tutti i foglietti si sparsero a terra vicino al mio banco, dove la prof si abbassò per raccoglierli e iniziò a leggerli inizialmente ad alta voce, abbassandola di volta in volta, sgranando gli occhi. Che c'era di tanto scandaloso?
«Chi ha scritto questo?» ci passò davanti agli occhi uno dei foglietti, che aveva una scritta che non avevo mai visto:
Crudelia: zero - Kyle: dieci
Okay... io non lo avevo neanche visto! Come avrei potuto scriverlo?
«È stata lei» mi indicò Kyle ridendo sotto i baffi, ricevendo un mio sguardo di stupore.
Prima mi salvava e poi mi puntava il dito contro? Ma che razza di coglione era?
«Come pensavo...» sussurrò la prof tra sé e sé.
La mia faccia aveva solo dei grandi punti interrogativi.
«Dal preside!» mi indicò con sguardo severo ed io portai lo sguardo da lei a Kyle, sperando dichiarasse che stesse scherzando, che non ero stata io, ma... solo silenzio. Perciò provai a contestare, dato che, lo sapevo, potevo contare solo su me stessa. La vita me lo aveva insegnato.
«Ma...»
Non appena pronunciai quella insignificante congiunzione, Crudelia mi lanciò uno sguardo assassino, il che mi fece rinunciare alla mia unica via di scampo: dire la verità.
Era la cosa che più odiavo nella vita: l'ingiustizia. E con essa tutte le persone che la praticavano.
Mi alzai controvoglia, sotto lo sguardo di tutti i partecipanti alla lezione, e uscii dall'aula sbattendo la porta alle mie spalle. Che andassero tutti al diavolo!
Angolo autrice:
Quanto è stronzo Kyle?
-Francesca_Rocco
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