Capitolo 34
La luce proveniente dalla finestra mi fece svegliare di soprassalto e la mia mano involontariamente si alzò in aria per coprire i miei occhi. Li aprii lentamente, mentre cercavo di mettere a fuoco il luogo in cui mi trovavo e di riconoscere il braccio che mi avvolgeva il petto. Con calma lo spostai e mi voltai verso il ragazzo che, con respiro profondo, era ancora beato nel mondo dei sogni. Kyle. Un'ansia improvvisa si impossessò di me. Cos'era successo? Perché ero lì? Oh mio Dio, non avevo avvisato papà!
Allarmata mi alzai dal letto, tirando via le coperte dal corpo di Kyle, trovandolo mezzo svestito. Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile ed io velocemente gli diedi delle spinte affinché si svegliasse, ma l'unica cosa che ottenni fu farlo cadere accidentalmente dal letto.
«AHI! Buongiorno anche a te, eh!» aprì un solo occhio e massaggiò velocemente la testa nel punto in cui aveva colpito.
«Scusa, ti sei fatto male?» domandai con la fronte aggrottata, accovacciandomi vicino a lui. Scosse la testa e si mise a sedere, ancora per terra.
«Io ti aiuto e tu mi butti giù dal letto? Ma vedi un po'!» parlò da solo ed io risi nervosamente.
«Devo andare» mi alzai, mettendo le scarpe che trovai ai piedi del letto e recuperando la mia borsa, assicurandomi che il mio telefono fosse all'interno.
«Grazie, eh!» sentii udire e, senza farmi sentire da altri, uscii di soppiatto dall'enorme villa.
Grazie, pensai mentalmente, ricordando quel poco che era successo quella notte stessa.
***
«Papà!» urlai entrando in casa. Menomale che non avevo scuola quella mattina, altrimenti l'avrei saltata senza un giusto motivo.
«Buongiorno, Desy. Colazione?» Sasha sbucò dalla cucina.
«Buongiorno, Sasha. Sì, grazie» le dissi, torturandomi le unghie delle dita. Non sapevo ancora come comportarmi. Papà era in cucina, con la tazza di latte in una mano, un giornale nell'altra e un piatto gigante con uova e bacon davanti.
«Papà, scusa per stanotte» gli dissi, scusandomi per non averlo neanche avvisato di non tornare a casa.
«L'importante è che mi hai avvisato, tesoro» rispose lui, lasciandomi di stucco.
Ehm... quando l'avrei avvisato io? Kyle entrò nella mia testa in quel momento. Oh, grazie al cielo ci ha pensato lui!
«Neanche Megan ed Ethan sono tornati a casa... ma tu già lo saprai» sospirò Sasha, lasciandomi una tazza di latte fumante sotto il naso e sedendosi al mio fianco.
«Sì, certo» annuii, mentendo e coprendo i miei amici-fratellastri.
«Meg è rimasta a dormire da una certa Jasmine ed Ethan ha detto di essere con suo cugino» continuò Sasha, in pensiero per i suoi figli.
«Non si preoccupi, Jasmine è una ragazza affidabile» la rassicurai, sorridendo, sapendo con certezza che i suoi figli non avevano certamente passato la notte là dove avevano detto. Un po' come me, insomma.
«Dammi del tu, mia cara» rispose Sasha, mettendomi involontariamente un po' in imbarazzo.
«Possiamo andarli a prendere con l'auto. - propose mio padre- Tra un'ora abbiamo l'appuntamento per la casa nuova. Dobbiamo decidere se prenderla o no e sarà essenziale l'opinione di tutti». Un allarme si accese nella mia testa.
«Papà, lasciami l'auto, vado io a prenderli e poi torniamo qui. Si vorranno sicuramente cambiare» cercai di convincerlo, togliendo dal pericolo i miei fratellastri.
«Va bene, vai, ma non ci mettere troppo. Vi aspettiamo qui» concluse mio padre, bevendo d'un sorso il caffè-latte rimastogli.
C'era solo un problema: come avrei fatto a rintracciarli?
Presi le chiavi dell'auto e la misi in moto, non prima di aver chiamato a vuoto. Nessuno dei due si era degnato di rispondermi, così decisi di fermarmi a casa di Jasmine. Forse Megan era davvero rimasta a dormire lì.
Pigiai il pulsante e aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire. Subito vidi sbucare, dalla finestra del piano superiore, Ethan, senza maglietta e i capelli scompigliati, stropicciarsi gli occhi.
«Altro che Megan!» risi tra me e me. Jasmine mi aprì il portone con un asciugamano a coprirla.
«Scusa, Jas, non vorrei disturbare, - iniziai e la ragazza divenne rossa in volto- ma ho bisogno che Ethan venga con me. Sua madre lo sta cercando»
«Ehmm, sì, certo, lo faccio scendere. Entra, se vuoi, nel frattempo»
Per non perdere tempo inutile, dato che ancora dovevo trovare Meg, non misi neanche piede in casa, aspettando, con una mano sul cancello, che Ethan uscisse.
«Potevi anche passare più tardi» mi disse non appena fu fuori dalla porta.
«Scusami se volevo salvarti il culo» sorrisi falsamente.
«Ciao Jas» ammiccai con un sorrisetto sbieco, facendole capire che avrebbe dovuto raccontarmi tutto.
«Ciao Desy» sorrise lei a trentadue denti, annuendo alla mia richiesta silenziosa.
«Smettila con quei tic e non farti strane idee» mi rimproverò Ethan e l'espressione di Jasmine cambiò drasticamente. Guai in arrivo, pensai e mi rifugiai nell'auto, lasciandoli soli per un momento.
«Non devo farmi neanche io strane idee, vero?» domandò lei, con le braccia incrociate sotto il seno e un'aria infuriata.
Sentii Ethan emettere uno strano verso e immaginai stesse alzando gli occhi al cielo, mentre, girandosi e uscendo dalla casa, lasciava Jas senza parole.
«Come se nulla fosse, no?» urlò lei, prima di sbattersi la porta alle spalle.
Ethan fece lo stesso con quella dell'auto.
«Calmati, questa è la macchina di mio padre!» sbottai, arrabbiata con lui per come aveva trattato la mia amica.
«Non mettertici anche tu, ora!» urlò lui. Premetti l'acceleratore e mi diressi verso la casa in cui credevo avrei trovato Meg.
«Sei un cretino, lo sai?» gli domandai. Si vedeva lontano un miglio l'interesse di Ethan per Jasmine.
«Lo so» annuì lui, lasciandomi scioccata. E menomale che lo sa pure, allora!
«Non vorrei impicciarmi, ma se ti interessa, e so che è così, perché ti stai comportando in questo modo?» continuai.
«Non interferire. Tu non sai tutto! Non sai quello che c'è stato tra noi e non puoi capire perché non può funzionare, credimi». Sbuffai.
«Volevo solo darti una mano, scusa»
«Se fossi in te, aiuterei più me stessa che gli altri» sussurrò lui.
«Che vuoi dire?» domandai, voltandomi per un secondo nella sua direzione.
«Lascia stare... dove stiamo andando?»
«A prendere tua sorella» risposi con nonchalance.
«Perché? Non è a casa?» domandò lui aggredendomi.
«Ehi, calmo. No, non era a casa, ha passato la notte fuori» risposi, capendo di aver fatto una gaffe. È geloso pure della sorella, lui!
«Se è con quel tuo amico, giuro che gli spacco la faccia»
«Punto numero uno, lei è maggiorenne e fa ciò che vuole. Punto numero due, sono convinta che sarebbe lui a spaccare la faccia a te, in tal caso» dissi sorridendo, per placare le acque.
«Non c'è niente da ridere!» disse, facendomi alzare gli occhi al cielo, esasperata.
«Dove stiamo andando, quindi?» continuò.
«A casa di Joe» risposi.
«Quindi veramente...»
«Ehi, basta! Perché ti stai facendo tutti questi problemi se sei il primo a fare stupidaggini?» lo fermai, per non dovermi sorbire inutili parole, zittendolo.
Fermai l'auto davanti casa di Joe, scendendo. Senza fiatare, Ethan fece lo stesso, seguendomi.
Suonai il campanello con tre suoni veloci e attesi che il mio amico mi aprisse. Se avesse sentito che erano tre, avrebbe saputo che alla porta era la sua migliore amica, nonché io.
Ad accogliermi però non fu Joe, ma Meg, che, non appena vide il fratello dietro le mie spalle, ingoiò un grosso groppo che aveva in gola.
«Joe si sta facendo la doccia, ma ha quasi finito» disse la ragazza, aprendo il cancello per farci entrare.
«Almeno ha avuto il buon senso di non farla con te» borbottò il fratello al mio fianco.
«Perché, tu e Jas l'avete fatta insieme?» chiesi al suo orecchio, ridacchiando e centrando il bersaglio. I suoi occhi spalancati confermarono il mio sospetto.
«Okay, sei due volte cretino, allora. Ma che dico? Due sono poche!» parlai, senza farmi sentire da Meg, prima di entrare in casa del mio amico.
«Ragazzi, avete già fatto colazione?» domandò Joe, entrando nel salotto dove eravamo seduti, con i capelli bagnati.
«Sì, grazie Joe, dobbiamo andare a casa, in realtà. I nostri genitori ci stanno aspettando» gli dissi, alzandomi e lasciando che i due fratelli facessero lo stesso.
«Andate avanti, vi raggiungo» sospirò Ethan.
«Va bene... Ciao Joe» salutai. Meg fece lo stesso, lasciando al ragazzo un semplice bacio sulla guancia.
Mentre eravamo sull'uscio della porta, udii Ethan dire: «Non farmi pentire di non averti preso a calci» o qualcosa del genere.
Risi involontariamente. Almeno aveva capito di non dover comandare la vita di sua sorella.
«Scusa per l'imbarazzante momento» dissi a Meg, seduta sui sedili posteriori. Non ebbe il tempo di rispondere che suo fratello fu in macchina e io accesi il motore per la volta di casa nostra.
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