Capitolo 36
KYLE'S POV
«Non voglio più vederti. Mi fai schifo» mi urlava contro Desy, stringendo le braccia al petto, intimorita e con le lacrime agli occhi che scendevano a fiotti.
«Ti giuro che non volevo» la supplicai.
Non potevo vedermi. Potevo sentire solo le mie guance bagnate e le lacrime scendere giù fino a cadere per terra, dove provocavano rumori assordanti. Un nodo in gola non mi permetteva di parlare e spiegarmi, e sentivo il respiro venirmi meno quando lei continuò ad insultarmi e urlarmi parole che non avrei mai voluto sentire rivolte a me, non da lei.
«Tu non sei nessuno per me...» urlò un'ultima volta prima di fuggire via, lasciandomi solo. Lanciandomi una bomba carica, pronta ad esplodere. E fu lì che il silenzio divenne assordante. Avrei preferito che mi urlasse contro mille volte di più, che mi sbraitasse addosso le parole più orrende del mondo, ma non che se ne andasse, che mi privasse della sua visione. Il silenzio era troppo rumoroso perché io riuscissi a riprendermi e lei iniziava già a mancarmi sul serio.
Mi svegliai sbattendo la testa vicino al comodino. Tu non sei nessuno. Il cuore batteva a mille. Ero a terra, sudato, e faticavo a cacciare via il peso che avevo nel petto. Era solo un incubo. Speravo non fosse un sogno premonitore o qualche cazzata del genere, non che io ci credessi, ma non si sa mai.
«Stupido karma» sbottai, tirando leggermente i capelli arricciati sulla fronte a causa del sudore.
Gettai la maglia bagnata sul letto, aiutandomi con questo ad alzarmi in piedi, e mi affacciai alla finestra. Vidi Desy dormire e capii che era presto. Mi sbrigai a fare una doccia, mentre i brutti pensieri scivolavano via con l'acqua. Quel groppo in gola era difficile da mandare giù.
Dovevo sfogarmi. Una volta essermi asciugato e vestito, presi il mio diario e cominciai a scrivere:
"Caro diario,- No, troppo sentimentale, pensai prima di cancellarlo con una linea orizzontale.
Ehi,- No, troppo confidenziale, riflettei, cancellando anche quello, deciso a farmi stare bene qualunque cosa avessi scritto dopo.
Ciao diario, come stai?
Io una schifezza, ma grazie per averlo chiesto. Ieri sera ero troppo infuriato per poterti scrivere. Ma ora, a mente più chiara, posso farlo. Doveva proprio chiamarmi Abbey ieri? Ti spiego, forse è meglio. Avevo convinto questa ragazza a lasciarmi spazio per vincere la mia scommessa, promettendole anche tutto il mio amore. E che fa? Mi chiama il giorno dopo per avvertirmi di aver cambiato idea? Ma che razza di problemi mentali ha? Anche se volessi, non potrei sottrarmi al suo volere. Ha in mano un qualcosa che mi fenderebbe il cuore più profondamente di una spada. In modo indelebile. E lo so che le bugie verranno a galla prima o poi, ma la mia principessa non merita che la sua peggior nemica le riveli i miei segreti. Devo farlo io, ma non per il momento.
Ciao diario,
Kyle.
P.s: È così difficile amare?"
Mettendo il diario nel suo solito nascondiglio, nonché uno stupido cassetto, mi diressi in auto, pronto per una nuova giornata scolastica e per ritornare nei panni dell'innamorato fidanzatino di Abbey, lasciando che la vittoria arrivasse da sola.
DESY'S POV
E come se nulla fosse Kyle continuava a baciarsi con Abbey proprio davanti ai miei occhi. Sa che mi ricordo del bacio? Lo sa,vero?, pensai convulsamente.
«Cavolo! Perché mi incasino da sola? Al posto di baciarlo avrei dovuto tirargli uno schiaffo che non avrebbe dimenticato mai!» sussurrai a denti stretti a Katy, per evitare di strillare parole poco gradite.
Le avevo raccontato tutto, dopotutto era la mia migliore amica e, anche lei, come Meg, mi aveva risposto che era amore. Amore un corno. Se fosse stato amore non sarebbe stato così difficile! La mia ira fece ridere Meg e Katy. Jasmine, afflitta, si avvicinò a noi.
«Ragazze, che vita di merda!»
«Oddio! E a te che è successo?» domandò Katy con una mano sulla fronte. L'unica ad avere una relazione perfetta.
«Scusami se lo dico, ma Ethan è un perfetto idiota!» si rivolse a Meg.
«Non potrei essere più d'accordo» le diedi ragione, comprendendo almeno parte del loro legame.
«In realtà credo che tutti i ragazzi siano idioti senza speranze» meditò Meg.
«Quindi, con Joe? È andata male?» domandai.
«Puoi dirlo forte! Avevi ragione, non dovevo illudermi. Ti prego non dirmi "te lo avevo detto"» concluse. Non lo dissi, ma lo pensai.
«E stiamo a tre completi imbecilli!» annunciai ridendo.
«Dai! Non stiamocene a piangere per delle nullità, facciamogli vedere cosa si perdono» incitai le ragazze, avendo ovviamente Katy d'accordo. Titubanti le altre due ci seguirono dentro la scuola, dove ci dividemmo per prendere i libri agli armadietti ed entrare ognuna nella propria classe.
Mi attendeva letteratura inglese e non potevo essere più felice di così. Si stava trattando superficialmente "Cime tempestose", libro che, a detta della professoressa, molti alunni avrebbero dovuto affrontare all'università. Così voleva farci essere un passo avanti, avendo finito in anticipo gli argomenti stabiliti per quell'anno scolastico.
«Ragazzi, come già vi avevo anticipato, è arrivato un tirocinante dall'Università più prestigiosa di New York, per discutere con noi di alcune tesi che, un giorno, alcuni di voi affronteranno sicuramente» annunciò la professoressa Smith.
«Max McQueen»
Max? Quel Max, pensai subito. Non mi restava che aspettare per confermare i miei sospetti.
Appena incrociò i miei occhi, vidi un cenno, capendo subito che mi aveva riconosciuta, e ricordai immediatamente le sue parole: "Ci vediamo presto". Lui lo sapeva!
«Vorrei ricordarvi di essere attenti, perché da questo momento in poi sarà lui a testare le vostre capacità e mettere voti» continuò la professoressa.
Vidi le ragazze fare delle facce buffe alla vista di Max che sembrava non staccarmi gli occhi di dosso, tanto che tutte si girarono verso di me infastidite. Capivo perché, era una ragazzo assolutamente sexy e affascinante, con quell'aria tranquilla e misteriosa e, in più, era anche un tipo intelligente, dovendo discutere dei più grandi libri della letteratura.
«Cominciamo, ragazzi...» disse a voce alta, posando la sua borsa da lavoro sulla cattedra e girando lo sguardo su noi alunni.
«Chi ha già finito "Cime Tempestose"?»
Furono in pochi ad alzare la mano, me compresa. A dire la verità, avevo preferito di gran lunga "Orgoglio e Pregiudizio". Vidi Abbey tenere la mano alzata e pensai lo facesse solo per attirare l'attenzione. Poi mi girai verso Kyle, vedendolo perso nei suoi pensieri a guardare infastidito Max, ricordando il battibecco nel locale.
«Vorrei vi confrontaste ed io vi aiuterò, se necessario» continuò Max... ops, no, l'insegnante McQueen.
«La domanda è: Qual è stato il vostro personaggio preferito?»
Qual era il mio personaggio preferito? La scelta era vasta. Eliminai mentalmente Heathcliff per primo, poi tutte e due le Catherine, Nelly e altre persone. La mia indecisione vagava tra Edgar, Isabelle ed Hareton.
«Desideria Collins, si alzi» chiamò leggendo sul registro e vagando lo sguardo tra i presenti.
Mi alzai come richiesto e aspettai che mi riporgesse la domanda, non sapendo neanche se qualcuno aveva risposto prima di me, persa nella vasta scelta com'ero.
«Mi dica, qual è il suo personaggio preferito?»
Torturavo le mani, mentre cercavo di rispondere all'unica domanda che mi era stata porta. Alla fine, decisi di dire ciò che pensavo.
«In realtà mi sembrano quasi tutti personaggi meschini, vendicativi e senza cuore. La scelta più adeguata sarebbe tra Edgar, sua sorella Isabelle e Hareton. Edgar perché è restato vicino a Catherine per amore, nonostante non fosse lui ad essere amato. Isabelle perché per amore si è fatta manovrare dal vendicativo Heathcliff; ed Hareton...be', perché è solo un bambino cresciuto dalla persona sbagliata. Non meritava che la vendetta di Heathcliff su Hindley si riversasse su di lui, era solo un bambino quando gli hanno insegnato alcune cose orribili. Ha dovuto imparare a vivere da solo, e le poche cose che gli furono insegnate non erano neanche degne di nota, ma solo allo scopo di peggiorarlo ulteriormente. Ha dovuto lavorare sodo e sotto ordine, quando la casa gli apparteneva di diritto. Per fortuna, alla fine, le cose per lui si aggiustano almeno un po'»
«Buona osservazione, signorina Collins. Vediamo qualcun altro...» continuò Max, restando soddisfatto e meravigliato da tanta passione.
«Potrei dire la mia?» chiese Abbey con la sua voce civettuola, alzandosi.
«La ascoltiamo» annuì il professore McQueen.
«A mio parere, le parole della signorina Collins sono solo un mucchio di idiozie- cominciò lasciandomi con la bocca aperta-. Ovviamente il mio personaggio preferito è Heathcliff. Questo perché trovo giusto il suo volersi vendicare. Da bambino era stato maltrattato dal suo fratellastro maggiore, perciò alla prima occasione giusta ha fatto ciò che doveva» si sedette, credendo di aver concluso.
La guardai con gli occhi spalancati. Poteva anche aver letto sul serio il libro, anche se dubitavo fino alla fine, ma non aveva neanche lei un cuore se pensava davvero quello che aveva detto.
«Signorina Collins, ci dica, secondo lei è giusto il pensiero della signorina Harris?». No, assolutamente no!, urlò la mia testa.
«Non ne sono per niente convinta» dissi invece, in modo calmo.
«E perché?» continuò il professore.
«Leggendo le prime pagine si resta con l'amaro in bocca immaginando Heathcliff essere trattato male, ma poi... vedendo la sua vendetta non finire mai, si capisce che nulla giustifica ciò che ha fatto»
«Quindi lei intende dire che la vendetta non è giustificata?» insistette McQueen.
«Esattamente. Credo che la vendetta non dovrebbe proprio esistere. Soprattutto di quel genere. A furia di vendicarsi, Heathcliff ha perso anche il briciolo di umanità che gli era rimasto. Non credo amasse neanche più Catherina, forse era diventata solo ossessione» conclusi, mentre vidi Abbey scimmiottarmi e guardarmi malvagiamente. La campanella suonò senza che nessun altro potesse più proferire parola.
«Per oggi è tutto, ragazzi. Complimenti» si congratulò, aspettando che noi alunni lasciassimo l'aula.
«Signorina Collins, le dispiacerebbe aspettare?» mi chiese McQueen e qualcuno mi lanciò un'occhiata di fuoco.
«No, certo che no» risposi, aspettando che la stanza si svuotasse.
«Volevo solo ringraziarti per aver dato una lezione alla classe. Nel senso che forse hai fatto comprendere a tutti che la vendetta è sbagliata, ed è quello che volevo insegnarvi». Parlava in modo più imbarazzato, ma rilassato.
«Ne dubito, signor McQueen» sorrisi, lasciandogli intendere che avrebbe potuto dirmi di essere un insegnante o cose simili.
«Quando siamo da soli, ti prego di darmi del tu. Non è in veste scolastica che ci siamo conosciuti»
«Ma è qui che siamo... magari fuori potrei darle anche del tu» sorrisi ancora, lasciando che lui facesse lo stesso.
«Stai dicendo che accetteresti se ti invitassi a cena?»
Non sapevo perché, ma cominciava a piacermi quello scambio di opinioni.
«Io non le ho detto nulla, signor McQueen» continuai prendendolo un po' in giro e ridacchiando. Forse quello era un modo giusto per dimenticare Kyle. Chiodo schiaccia chiodo.
Qualcuno tossì e sobbalzai per la paura, voltandomi in tempo per vedere Kyle entrare e dire: «Ha un secondo, signor McQueen?».
«Con permesso...» mi scusai, prima di lasciare la stanza e dare spazio al loro colloquio. Sentivo i loro sguardi bruciarmi sulla schiena.
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