Superare l'ostacolo
Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell’arco di settant’anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.
(Osho)
Nessun altro soffriva esattamente come me. Dovevo ricordarmi che ognuno reagiva in modo differente e che era normalissimo. Dovevo lasciarmi andare alle mie emozioni e accettare la mia esperienza nella sua singolarità. Non esisteva un’unica perdita, pertanto non esiste neanche una reazione comune a tutte le perdite.
Quel lutto improvviso, aveva provocare un senso di perdita più forte. La morte è una perdita che tutti noi dobbiamo necessariamente affrontare a un certo punto della nostra vita, ma non è l’unica.
Avevo sofferto anche nel momento in cui mi resi conto che il sogno che avevo tanto a cuore non si realizzerà mai. Ognuno aveva il diritto di soffrire, indipendentemente dal motivo. Non dovevo temere di piangere. Le mie emozioni erano una reazione del tutto naturale.
Ci saranno state molte altre perdite che dovevo poi affrontare nella mia vita. Nessuna di queste è “più grande” dell’altra. Provare determinate emozioni era naturale.
Nel 1969 Elisabeth Kübler-Ross elaborò il celebre modello delle “cinque fasi” dell’elaborazione del lutto.
Esse sono la negazione o il rifiuto, la rabbia, la contrattazione o il patteggiamento, la depressione e infine l’accettazione.
Tuttavia queste fasi erano impiegate per capire le dinamiche mentali più frequenti in un individuo a cui era stato diagnosticato un male incurabile e non rappresentano un modello teorico per ogni genere di dolore o perdita. Considerarle come fasi universali del lutto o del dolore è riduttivo.
Il lutto è la risposta immediata e naturale a una perdita qualsiasi. Dovevo comprendere tutte le mie emozioni e i miei pensieri conseguenti alla perdita. Non potevo controllare l’intensità del dolore.
Tale percorso era caratterizzato da momenti altalenanti, in cui periodi di calma e benessere si alternavano a momenti difficili e dolorosi man mano che la consapevolezza della perdita aumenta.
Dovevo accettare la realtà della perdita. Dovevo imparare a superare la normale tendenza a negare l’evento della morte, sia a livello cognitivo che a livello emotivo.
Elaborare il dolore del lutto.
Il dolore in risposta a una perdita rappresentava una reazione emotiva naturale. Con il passare del tempo diminuiva, ma la sua durata dipendeva da fattori soggettivi.
Adattarsi a un contesto in cui il proprio congiunto non è più presente. L'adattamento può avvenire a vari livelli: esternamente, colmando il vuoto lasciato dal defunto, internamente, attraverso l'accettazione di nuovi ruoli e responsabilità, e spiritualmente, attraverso un percorso psicologico personale.
Trovare una connessione duratura con il caro estinto mentre andiamo avanti nella nostra vita. In altre parole, dovevo mantenere vivo il ricordo della persona amata e contemporaneamente ricominciare a vivere nuove esperienze. Durante il percorso per superare il lutto, riscontrai dei disturbi nel sonno, piangevo a più non posso e un forte mal di testa era sempre presente.
A volte mi sentivo sopraffatto dalle emozioni, mentre altre volte avvertivo una sensazione di stordimento.
Tristezza e sensazione di vuoto.
Erano frequenti anche le emozioni positive, come la sensazione di sollievo quando la persona amata muore dopo avermi fatto del male fisicamente e mentalmente.
Tali sensazioni avevano scatenato un ebnorme senso di colpa, perché me ne vergognavo.
Per iniziare il processo di guarigione dovevo prima accettare le mie emozioni. Se non le esterneravo, ero ancora più infelice, sebbene esteriormente sembrava che io stessi bene. Invece di fingere di stare bene, dovevo andare a tutte le emozioni associate a una grave perdita, tristezza, rabbia, senso di colpa, paura.
Alla fine riuscii a dare un senso a ciò che è successo.
Mi concedetti un po’ di tempo per essere semplicemente me stesso e ritornai a lavorare.
Sebbene io debba agire in un certo modo in presenza degli altri, ogni giorno mi lasciavo andare alle mie emozioni, semplicemente mettendomi a piangere oppure a riflettere. Lo facevo sotto le coperte; l'unico posto in cui mi sentivo veramente libero.
Iniziai a seguire una dieta sana e bilanciata a base di frutta, verdura fresca, cereali integrali e proteine a basso contenuto di grassi. L’assunzione di vitamine B12 e D, selenio e acidi grassi omega 3 mi potevano aiutarni ad alleviare la sensazione di ansia e tristezza.
Evitavo gli alimenti elaborati e ricchi di zuccheri, perché contribuivano ad aumentare il rischio di depressione.
Evitavo anche il consumo eccessivo di caffeina che tendenzialmente peggiorava i sintomi di ansia e depressione.
Praticavo almeno 30 minuti di attività fisica moderata ogni giorno e la mia massa muscolare iniziava a migliorare, cosa che non mi dispiacque affatto. Numerosi studi avevano dimostrato che l’esercizio fisico contribuisce ad alleviare i sintomi di ansia e depressione.
Cercai di andare a letto e di svegliarmi alla stessa ora ogni giorno. Le tecniche di visualizzazione e la meditazione mi aiutavano a combattere l’insonnia.
Iniziavo anche a viziarmi. Mi immergergevo in un bagno profumato, almeno una volta a settimana oppure andavo in palestra per allenarsi.
Mi ritagliavo il tempo necessario per dedicarni ad attività che mi aiutavano a rilassarmi.
Era importante avere accanto delle persone su cui poter contare. Sebbene avevo voglia di essere indipendente, ma era arrivato il momento di permettere agli altri di prendersi cura di te. Avevo bisogna di una spalla su cui piangere, e per questo c'era Chloé, un amico con cui andare a cinema, ci andavo con Casper oppure andavo al mare a Coney Island con Nathan.
Pensate che gli feci anche una foto a sorpresa.
@JonathanDeSanto🌙
📍Meno male che c'è lui...
Alcune persone pensano che dopo un determinato periodo di tempo si dovrebbe dimenticare la persona defunta, ma non è vero.
Continuai a ricordare Jacob per molti mesi dopo la sua scomparsa.
Non soffocai i ricordi.
Cercai di concentrarti sugli aspetti positivi che avevano caratterizzato la nostra relazione.
Aveva fatto riaffiorire la tristezza e il dolore causato, ma riuscì anche a trarre gioia e piacere ricordando ciò che rendeva la persona estinta così speciale ai miei occhi.
Superare il lutto è un obiettivo comune, ma l’elaborazione del lutto è più complicata.
La perdita mi aveva cambiato ed era importante esserne consapevoli.
Non “superai” il lutto, ma potevo continuare a vivere in modo tale da rendere omaggio al defunto e al tuo futuro.
Inziai anche a sentirmi in colpa, particolarmente quando iniziai a riconoscere di essere arrabbiato con qualcuno che non ha alcuna responsabilità per quanto era accaduto. Come ad esempio Nathan quando mi aiutava,ma io ricambiavo riempiendolo di insulti.
Iniziai anche essere arrabbiato perché mi sentivo colpevole ma questi sentimenti si erano placati man mano che elaboreravo il tutto.
Iniziai a pensare “Non litigherei mai più con Jacob se soltanto ritornasse da me”. In tal caso iniziai a confrontarmi con qualcuno, cercai di distrarmi o semplicemente mi impressi che avevo fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità.
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