Capitolo 9.
Erano passati mesi dall'ultima volta che io e Federico avevamo parlato... Insomma, dalla volta che lui mi aveva lasciata senza nessun motivo, a parer mio, sensato. Non si era fatto più sentire, proprio come se non avessimo condiviso niente. E io, con il tempo e dopo aver versato tante lacrime, me ne ero fatta una ragione. Non avevo voluto più sapere nulla di lui. Avevo cercato di evitarlo in ogni modo, smettendo di frequentare i posti che potevano farmelo incontrare e avevo smesso di seguirlo pure sui social. La sua vita non era più affar mio, non doveva esserlo. Non volevo più stare male per lui. Ne avevo già passate troppe.
Mi ero trasferita a Torino da qualche giorno e mi trovavo abbastanza bene. Dopo varie considerazioni avevo deciso di iscrivermi all'Università lì, sia perché mi sembrava quella più adatta e vicina alle mie esigenza e passioni sia perché avevo assolutamente bisogno di staccare da Firenze e cambiare aria; nonostante amassi follemente la mia città e non avrei mai e poi mai potuto eliminarla dal mio cuore, era una parte di me.
Entrai in un bar a caso, visto che ancora non conoscevo la zona, e mi sedetti al bancone ordinando la colazione. Un croissant al miele e un cappuccino, come al solito. Ero abitudinaria nelle piccole cose, ed era fondamentale per me esserlo visto che avevo stravolto la mia vita andando a vivere in un'altra regione.
In pochi minuti mi fu servito il tutto da una barista carina e gentile, così iniziai a mangiare, affamata. La notte prima non avevo cenato granché, solo un'insalata veloce comprata al supermercato, dovevo ancora fare una spesa vera e buona.
- Quindi ci comunichi che Federico Chiesa è a tutti gli effetti un giocatore della Juventus?- alzai la testa di scatto, rischiando di strozzarmi con un pezzo di cornetto, appena sentii queste parole alla televisione che riproduceva un programma sportivo. Dio, doveva senz'altro essere uno scherzo di cattivo gusto.
Ero scappata, letteralmente, da Firenze per riniziare a vivere senza il timore di poterlo incontrare e lui era stato appena acquistato dalla squadra della città in cui mi ero trasferita? Era ovvio che Dio ce l'avesse contro di me. Probabilmente, nella vita precedente, lo avevo fatto innervosire parecchio e ora si divertiva a farmela pagare.
- Sì, te lo confermo. Sono già in città, domani mattina si riunirà al ritiro e farà le visite mediche.- il giornalista, in diretta da Torino, spiegò i dettagli della vendita del mio ex e, immediatamente, mi iniziai ad agitare. Come poteva essere possibile una cosa del genere? Forse mi sarei dovuta trasferire in Canada per non rischiare di averci a che fare ancora.
Posai il croissant nel piatto e lo allontanai leggermente da me, sentendo una leggera nausea nascere nel mio stomaco. Non riuscivo a digerire una notizia simile.
-Ehi, va tutto bene? Sei così pallida che pare tu abbia visto un fantasma?- la barista attirò la mia attenzione e io mi girai verso lei, vedendo la sua espressione preoccupata e stranita mentre mi fissava -Hai bisogno di un po' d'acqua?-
- Ho bisogno che qualcuno mi svegli da questo maledetto incubo- sbuffai, frustrata, mentre lei continuò ad osservarmi nello stesso modo
- Ehm, non credo di capire cosa intendi, ma ti porterò dell'acqua.- si spostò per qualche secondo, senza nemmeno aspettare che accettassi, poi torno con un bicchiere colmo d'acqua e me lo poggiò davanti - Ecco a te.-
Bevetti dei piccoli sorsi e piano piano tornai in me. Ok, bere un po' era stata una buona idea per riprendermi, ma non del tutto. L'unica cosa che mi avrebbe aiutato, sarebbe stato scoprire che avevo sentito male e che invece di Juve il giornalista aveva detto una qualsiasi altra squadra di serie A che non implicasse il Piemonte.
- Ti ringrazio, sto bene. Ho solo saputo qualcosa che non mi fa piacere, tutto qua-
- Vuoi parlarne?- chiede, timidamente - Tanto qua ho già servito tutti, ho tempo per ascoltati.-
Per un attimo ci pensai, ma poi scossi la testa. Non la conoscevo nemmeno e, per quanto dolce e carina sembrasse, non volevo spiattellare la mia relazione con Chiesa così. Soprattutto non sapendo tutto ciò che eravamo stati e tutto il casino che avevamo combinato. Non eravamo stati proprio una coppia tipica...
- Grazie, ma va bene così.-
- Come preferisci, ma se cambi idea io lavoro sempre qua. Sono una buona amica- mi regalò un sorriso e poi si spostò, andando a lavare dei bicchieri che giacevano sul lavandino. Magari avrei tenuto in mente la sua proposta... Non conoscevo nessuno a Torino e una persona amica mi avrebbe forse aiutato. Dovevo iniziare a conoscere persone e a farmi una vita.
Dovevo iniziare a pensare a me e lasciare fuori dalla mia testa ogni pensiero che indicasse l'ormai ex numero 25 della Fiorentina. Era così strano pensare che non l'avrei mai più visto vestito di viola e, solo per un secondo, mi tornò in mente la volta che venne a casa mia dopo un allenamento perché erano un po' di giorni che non riuscivamo a vederci. Eravamo ancora amanti e ricordo che quella volta mi sentii veramente amata. Ricordo i suoi baci, le sue carezze... Ricordo ogni cosa. Peccato che mi resi conto che fosse solamente un ricordo e che, probabilmente, solo io provavo qualcosa di così forte e intenso per lui.
Insomma, se ci aveva messo così poco a lasciarmi qualcosa voleva pur dire, no?
Presi un bel respiro profondo e poi mi sforzai per riprendere a mangiare. Avevo bisogno di energie per sistemare le ultime cose a casa e per andare a fare la spesa, non potevo assolutamente vivere di insalatine.
- Ehi scusa- richiamai l'attenzione della barista - com'è che ti chiami?-
- Luana, tu?- si riavvicinò a me, sorridendo ancora e mettendo in evidenza il brillantino sul dente
- Sono Venere. Senti, mi sono appena trasferita a Torino e non conosco per nulla la città. Se non hai impegni, ti andrebbe di uscire questi giorni? Non ho nessuno qua- non ero solita cercare di fare amicizia così velocemente, ma ero davvero stufa di restare rinchiusa nella mia bolla, anche perché quella bolla mi aveva portato solo dolore.
- Ovviamente sì. Stasera io e qualche amica andiamo in un locale che ha aperto da poco. Si chiama 55, non so se può farti piacere, puoi unirti a noi!-
Annuii immediatamente, sentendomi entusiasta all'idea. Pensai che sarebbe stato bello preparsi per un'uscita, dopo tanto tempo. Nel periodo post rottura con Chiesa mi ero rinchiusa quasi totalmente in casa e avevo quasi dimenticato la bellezza delle uscita e il divertimento con gli amici.
Ero sicura che sarebbe stata una serata divertente e interessante. Un qualcosa di diverso.
*
Il locale era carino e il personale era super gentile. Non era tanto affollato e c'era una sala dove era possibile mangiare e ascoltare musica ma non in modo assordante, in modo tale che si potesse parlare senza urlare e senza problemi.
Luana era molto simpatica e sembrava apposto. E le sue due amiche erano gentili, forse un po' diffidenti nei miei confronti, ma probabilmente era normale, visto che ero apparsa dal nulla e mi ero unita a una loro uscita in modo un po' a caso. Tutto sommato, però, stava andando tutto alla grande e, nonostante la notizia appresa la mattina, mi sentivo libera.
In fin dei conti Torino era una grande città e, probabilmente, io e Chiesa non ci saremmo nemmeno incontrati. O almeno ci speravo.
Mi alzai dal tavolino e avvisai le ragazze che avevo bisogno del bagno, per poi allontanarmi con la borsetta in mano. Avevo assolutamente bisogno di rinfrescarmi un po' il viso, visto che mi sentivo un po' sudata per la camminata che avevamo fatto per arrivare al locale e tutto il resto.
Feci per entrare nell'antibagno, ma qualcuno uscì nello stesso momento e mi venne addosso. Alzai la testa di scatto, pronta a scusarmi, ma mi bloccai immediatamente vedendo i suoi inconfondibili occhi castani.
Era uno scherzo. Doveva esserlo per forza. Mi chiesi immediatamente dove fossero nascoste le telecamere, perché doveva essere tutto organizzato da qualcuno. Avanti, erano passati pochi minuti da quando mi ero illusa che probabilmente non l'avrei nemmeno mai incontrato e poi me lo ritrovai davanti?
Sgranò gli occhi alla mia vista e mi scrutò come se fossi un fantasma e stesse avendo le allucinazioni. Lo vidi aprire la bocca, ma velocemente mi girai di spalle e mi allontanai da lui, letteralmente correndo. Probabilmente non la cosa più matura, ma fu la prima idea che mi venne in mente.
Mi feci largo tra le persone e uscii dalla discoteca, senza nemmeno avvisare le ragazze. Avrei mandato un messaggio a Luana nel momento che sarei stata abbastanza lontana da Chiesa e mi sarei inventata una scusa.
Non volevo stare accanto a lui un momento di più, perché temevo che la storia si sarebbe ripetuta e io sarei tornata a soffrire per colpa sua. Ed era, per me, fuori discussione che riaccadesse.
Nota autrice: sono le 03:48 del mattino. Amatemi, perché ho trovato un minuto per aggiornare. ⚠️⚠️Sono impegnatissima con i sequel dei miei libri cartacei, ma CERCHERÒ DI AGGIORNARE QUESTA STORIA OGNI QUALVOLTA POTRÒ, PURE SE VORRÀ DIRE AGGIORNARE A QUEST'ORA. Spero abbiate un po' di pazienza con me e per la situazione, perché sto cercando di impegnarmi hahaha⚠️⚠️
Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia, aspetto i vostri commenti. A presto 🤍
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