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Capitolo 12.

Nota ¹: seguitemi su IG: eleecabiddu. E pure su Tiktok se può farvi piacere: eleecabiddu anche là. Ora vi lascio in pace, buona lettura 🤍

Io e Luana legammo particolarmente e dopo due settimane eravamo già inseparabili. Per quanto strano fosse per una come me, che paura di affezionarsi ne aveva tanta, successe. Lei mi stette accanto da appena le raccontai la mia storia e il mio umore e, piano piano, stavo iniziai ad ambientarmi pure col suo gruppo. Presto scoprii che pure la padrone del locale nel quale eravamo state alla nostra prima uscita, il 55, era sua amica. Era una ragazza molto simpatica, Sophia, ed eravamo state spesso nel suo locale nell'ultima settimana. Stavamo bene là.

Confesso che ero davvero terrorizzata all'idea di metterci piede dopo l'incontro con Chiesa, ma fortunatamente non l'avevo più incontrato. Non lo vedevo da quando si presentò a casa mia e mi andava benissimo così. Stavo rivalutando molto l'idea di essermi trasferita, magari era davvero un modo per iniziare nuovamente a vivere e gli incontri con lui erano, magari, stati sporadici. A Firenze frequentavamo gli stessi posti inevitabilmente, da sempre, a Torino evidentemente no, visto che nessuno dei due aveva ancora una routine.

Anche quella sera stavamo al 55. Il locale era pieno per via della serata che donava musica dal vivo e c'era un buon ambiente, nonostante la folla. Luana e Pia, una delle due ragazze del gruppo, ballavano sulla pista fregandosene di ogni cosa e io le guardavo divertita dalle loro espressione e mossettine non proprio da ballerine provette. Poi mi venne improvvisamente sete e decisi di recarmi al bancone del bar per prendermi qualcosa.

Avevo già bevuto un drink, ma ero completamente lucida, non avevo nessuna intenzione di bere fino a non capire nulla. Insomma, volevo mantenere il pieno controllo di me.

Richiamai l'attenzione del barista e ordinai un Cuba Libre. Per fortuna mi venne servito in pochissimi minuti, nonostante la ressa, e iniziai a sorseggiarlo con la cannuccia. Mi spostai i capelli dietro la schiena e mi girai di scatto rendendomi conto di aver urtato qualcuno con il braccio per sbaglio.

-Dio, scusami- urlai leggermente per sovrastare la musica, vedendo che avevo appena colpito un ragazzo -non mi ero accorta fossi dietro-

Mosse la mano freneticamente, come a indicare che non ci fosse bisogno di scuse, poi si passò una mano tra i capelli chiari e sorrise, facendo brillare i suoi occhioni azzurri. Immediatamente pensai che avesse un viso familiare, ma non capivo dove l'avevo già visto.

-Tranquilla, sto bene. Non sarà un colpetto così a farmi male- sorrise, mostrando i suoi denti perfetti e poi mi porse la mano per presentarsi - Piacere sono Luca, Luca Pellegrini-

Mi bastò sentire il nome per rendermi conto che l'avevo visto durante una partita, ossia Fiorentina-Cagliari. Ricordo di essere andata allo stadio con un'amica per vedere Chiesa, anche se ovviamente lei non sapeva il reale motivo, e lei aveva passato tutto il tempo ad ammirare "il numero 33 rossoblù" e per giorni non aveva parlato di altro se non di lui, finché le era passata la fissa e aveva iniziato a parlare ininterrottamente di una boy band coreana.

- Piacere Luca, sono Venere Addario- gli strinsi la mano e poi si accomodò nella sedia accanto a me, ordinando da bere. -Scusa se te lo chiedo, ma tu giochi nel Cagliari, vero?-

Sorrise ancora una volta. Aveva un non so che di estremamente dolce nel modo di fare. - Ci giocavo, ora sono alla Juve- quasi sussultai sentendo le sue parole. Era mai possibile che in ogni caso doveva esserci qualcosa che mi riconduceva a Chiesa? -Perchè questa faccia, sei anti-juventina?-

Scherzò lui, e io immaginai l'espressione che mi nacque sul volto e che lui pure poteva aver notato. -No, assolutamente, non ho niente contro la Juve- sarebbe stato più giusto dire: qualcosa contro uno dei suoi calciatori sì, ma tenni il pensiero per me.

-Menomale, perché volevo offrirti da bere e temevo che non avresti accettato sapendo dove gioco!- ironizzò, facendomi ridere. Era incredibile come in pochi minuti di conoscenza era riuscito a farmi sorridere già così tanto. Era da un po' che non mi lasciavo coinvolgere in una conservazione di botta e risposta con qualcuno. La paura di fare avvicinare qualcuno a me mi bloccava, ma quella volta mi obbligai a tenerla a bada.

-Ci stai per caso provando con me?- chiesi, regalandogli un occhiolino e trattenendomi dal ridere

-E se così fosse, ci sto per caso riuscendo?-

Alzai gli occhi al cielo ma senza riuscire a reprimere un sorriso. Era oggettivamente un bel ragazzo ed io ero stata fin troppo male per qualcuno che non mi meritava, qualcuno che mi aveva ferita, presa in giro, illusa. Dovevo smetterla di restare ad aspettarlo, di continuare a deprimermi per colpa sua. Avevo davanti un ragazzo simpatico che voleva offrirmi da bere, perché dirgli di no? Non trovavo un solo motivo valido.

-Può darsi, al prossimo giro offri tu e vediamo se ci stai provando come si deve- feci spallucce, per poi scoppiare a ridere non riuscendo più a trattenermi

-Io ci sto- mi porse nuovamente la mano ma, a differenza di poco prima, come per siglare un patto. - Ma se riesco a entrare nelle tue grazie, poi vieni a cena con me-

Mi inumidii le labbra e per un momento mi apparve in mente l'immagine di Federico, ma la scacciai. Doveva rimanere a distanza da me. Meritavo di stare con qualcuno che mi potesse mostrare alla luce del sole, non di stare sempre nascosta a fare la seconda scelta.

Strinsi la sua mano e annuii sicura di me -ci sto-.

*

Federico

Quella sera l'allenamento era stato davvero duro, ma ero felicissimo comunque. Ero in una grande squadra e stavo realizzando il desidero di quando ero solo un bambino. Vestire dei colori così importanti e cercare di dare il meglio di me.

Pure con i miei compagni andava tutto bene. Mi avevano accolto tutti al meglio e avevo stretto amicizia con tutti e, in particolar modo, con De Ligt. Eravamo usciti insieme varie volte e mi trovavo bene con lui, ero sicuro sarebbe nata una buona amicizia.

-Dovremmo andarci tutti insieme- prestai attenzione alle parole di Berna, tornando sulla Terra mentre mi allacciavo le scarpe

-Dove?- chiesi curioso

-Al 55-

Un brivido mi percorse, ma non lo diedi a vedere. Era il posto dove avevo incontrato Venere, non so quanto sarebbe stato conveniente per me riandarci. Magari era stata una coincidenza e non l'avrei mai più vista là, ma era meglio non rischiare. Era ovvio non volesse più vedermi da come mi aveva trattato quando mi ero presentato a casa sua.

-Io ci sono stato ieri... Bel posto- Pellegrini attirò l'attenzione di tutti noi e, immediatamente, Berna lo prese in giro perché notò nella sua voce qualcosa di sospetto

-Bel posto eh? Sembrerebbe ci sia dell'altro. Avanti, come si chiama?- sorrisi e scossi la testa davanti all'entusiasmo di Bernardeschi, lo conoscevo da anni ed era rimasto sempre il solito. Sapeva come animare il gruppo, senza dubbio

Il difensore sorrise come rapito e bloccò il cellulare con il quale stava giocherellando, prima di posare lo sguardo su Fede -si chiama Venere. Abbiamo un appuntamento domani sera-

Quasi mi strozzai con la mia stessa saliva sentendo le sue parole e iniziai a tossire, cercando di riprendermi e non morire in quel modo. Sarebbe stata sicuramente un'uscita di scena senza stile.

Si girarono verso di me, preoccupati, ma io mossi la mano come per tranquillizzarli e iniziai a bere dei piccoli sorsi d'acqua della mia borraccia, per riprendermi.

Dio, sperai di aver sentito male. Doveva per forza essere una coincidenza. La mia Venere non poteva davvero aver accettato l'invito di un altro... Poi mi chiesi: perché non avrebbe dovuto? In fin dei conti ero stata io a lasciarla, prima o poi avrebbe dovuto per forza prendere la decisione di andare avanti. Quel pensiero però durò poco, ero geloso, anzi più che geloso.

-Va bene, io devo andare- afferrai tutte le mie cose di scatto e le infilai in modo disordinato dentro al borsone. Avevo assolutamente bisogno di allontanarmi da quello spogliatoio e di lasciare che la rabbia che in quel momento mi stava investendo sparisse, sbollisse via.

Berna mi guardò leggermente stranito, purtroppo pure lui mi conosceva bene quanto io conoscevo bene lui, ma decise di non farmi domande. Sapevo bene, però, che quelle sarebbero arrivate a tempo debito.

Mi salutarono tutti, poi riniziarono a fare ciò che stavano facendo prima, non facendo caso al mio cambio dimore. Per fortuna, aggiungerei.

Non era giusto provare ciò che stavo provando. Non potevo essere geloso di Venere, era giusto che si facesse un'altra vita... mi ripetei che in fin dei conti ero stato io a lasciarla. Eppure, dentro me, non riuscivo a scacciare via dalla mente l'immagine di lei e Luca.

Stavo bruciando dentro tra rabbia e gelosia. Mi sentii ridicolo e impotente come non mai.

Nota: 03:07 amatemi perché sono riuscita ad aggiornare. Ho scritto il capitolo in più volte e per questo spero che possa piacervi.

Ditemi cosa ne pensate, per la prima volta abbiamo un punto di vista di Federico e vediamo anche la sua sofferenza, oltre che quella di Venere. Aspetto tanti bei commenti. Io, come sempre, cercherò di aggiornare quando avrò un momento libero. Grazie per la vostra pazienza, un abbraccio, a presto 🤍

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