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4. Parole in circolo.

Clarke's POV
- Perché? - sbotto.
- Perché cosa? - mi domanda lui, con lo sguardo di chi sta fissando la cosa più preziosa al mondo.
- Perché continui a trattarmi in maniera così dolce, sei così premuroso, tranquillo...
Nessuna risposta.
- Stavo per ucciderti, Finn. Lo sai che non mi sarei fermata... E ora tu stai qui a sorridermi, rilassato, come se non fosse successo niente! Dovresti... Dovresti odiarmi! Aver paura di me! Considerarmi un mostro...
Sento tutta la tristezza, lo stress e la paura degli ultimi giorni salire su per la gola e tramutarsi in rabbia. Sputo le parole come se avessero un cattivo sapore. Nei timpani rimbomba un rumore sordo e costante... Il mio cuore.
Guardo Finn: è rimasto impassibile, a fissarmi con i suoi occhi scuri in cui tante volte mi son persa. Sulle sue labbra compare un sorriso sornione, come se vedermi così agitata lo divertisse.
Mi passo le mani fra i capelli e le sento sudate. Infastidita, me le strofino sui jeans.
Dopo profonde occhiate e interminabili secondi, finalmente lui risponde: - Volevi salvare la nostra gente, anche io ho ucciso diciotto terrestri e...
- Basta con questa storia! - ribatto esasperata, agitandomi ulteriormente.
- Tu... l'hai fatto per me.
- E tu l'avresti fatto per tutti loro. Anzi, per tutti noi, Clarke... Anche per me. E lo sai!

Finn's POV
Noto che Clarke non mi sta neanche ascoltando. Ha lo sguardo vacuo e si aggira nella stanza come un animale in gabbia. Chissà cosa le frulla per la testa adesso.
Cerco di attirare la sua attenzione.
- Hey, Clarke...
A quelle parole finalmente lei si gira e mi guarda.
- Va tutto bene - riprendo - Io lo capisco!
- Non dovresti! - ribatte - Non me lo merito...
Quest'ultima frase è un sussurro e faccio quasi fatica a capirla.
Decido di ignorarla.
- Clarke, va tutto bene, davvero. In questo modo però non risolviamo niente... Quel che è stato è stato, l'importante è che ora siamo qui, vivi, entrambi, insieme.
La sua espressione si addolcisce e il suo corpo si rilassa. Colgo al volo l'occasione per domandarle: - Hey... Potremmo, non so, riprendere dal punto in cui mi hai urlato che mi ami anche tu?
Non so come mi sia uscita questa frase, ma in un certo senso avevo bisogno di dirla.
Sulla sua faccia, inizialmente allibita, si fa strada un sorriso complice e di desiderio.
- Tu sei matto.
- È per questo che ti piaccio così tanto... E poi, ormai siamo tutti matti.
Lei ignora le mie parole e si avvicina alla brandina adibita a letto.
- Zitto... Avrai di nuovo la febbre alta, fammi sentire - dice, sporgendosi sopra di me.
- Non mi sono mai sentito meglio, principessa.
Intreccio la mia mano con la sua. È così piccola. Colto dalla tenerezza le sorrido e lei ricambia.
- Insomma, che ne dici di riprendere da quel punto?
- Quello in cui ti uccido?
- Quello in cui mi baci.

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