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33. Serpenti gemelli.

Lincoln's POV
E i giorni iniziano a confondersi fra loro. È sempre la stessa routine.
Apro gli occhi e la guardo, addormentata e immobile.
Le pettino i capelli biondi, le sistemo le bende e poi esco, lasciando che le infermiere la cambino di abiti.
È così strano vederla con i vestiti di Arcadia.
Anche con quelle cose addosso non potrebbe mai sembrare una di loro. Lo capisci appena la guardi: ha qualcosa di selvaggio e incontenibile che nemmeno un coma, o un vestito Skaikru, potra mai levargli. 
Ci sono dei giorni in cui, peró, la guardo senza vederla davvero, perché davanti ai miei occhi si proietta l'immagine di un'adorabile ragazza dai capelli neri, la pelle abbronzata e il carattere di una pantera. E lí mi prende una tristezza infinita.
Perché non volevo che andasse così con Octavia.
Non volevo che si allontanasse da me, dal nostro "noi".
Però ora non ho il cuore nè la forza di scegliere fra queste due creature. Fra il passato e il futuro, fra un caldo sole biondo e una nera notte senza stelle.
Le amo entrambe e me ne vergogno.  

Ho deciso.
Etria è ancora in uno stato dormiente, e loro, i medici di Arcadia, dicono che potrebbe restarci per sempre.
Ma io mi domando, come si fa a dormire per sempre? È davvero una cosa possibile?
Certi aspetti della loro "medicina", non riesco e non riuscirò mai a capirli.
Comunque lei dorme e ho deciso che finché continuerà a farlo io              raggiungerò Octavia dai Trikru e la aiuterò nella missione affidatagli da Lexa.
Che lei lo voglia o no.
Spero che, avendomi sempre accanto, alla fine si arrenderà al fatto che tengo a lei.
O, almeno, spero che un giorno riesca a perdonarmi.
- Octavia... Sei partita senza nemmeno salutarmi e con la convinzione nel cuore che io non ti voglia... Mi dispiace amore mio - sussurro.
Sospiro. E ad occhi chiusi sbatto la testa al muro contro a cui sono appoggiato.

Se c'è una cosa positiva in tutto questo, è il fatto che il popolo di Arcadia si è finalmente convinto che i terrestri non sono una minaccia e che insieme, forse, potremo collaborare contro il nemico comune.
Questa gente ora si fida di me e, dopo il salvataggio di Etria, anche i Trikru sono tornati a guardarmi con fierezza.   
Mentre rifletto su queste cose, sento uno scalpiccio. Appartiene ad una camminata così familiare che non avrei neanche bisogno di aprire gli occhi per riconoscerne il proprietario.
- Alleluja, Nyko, finalmente torni a farti vivo ad Arcadia. Sono ore che ti aspetto.
- Sono venuto solo a controllare le condizioni di Etria, non mi fido delle medicine che usano qui.
- Lo so, è per questo che ti sto aspettando dalle due.
- Dalle due? Mi dici da quando è che calcoli l'ora del giorno come loro? Dove sono finiti i metodi che ti abbiamo insegnato? Dimmi Lincoln... Ti ricordi ancora come si lancia con un'arco, o come si fa un combattimento corpo a corpo? O ora ti affidi totalmente a quegli affari?! - e con disprezzo indica il mio fucile.
Lo fisso negli occhi senza alzarmi.
Stavo aspettando questa domanda tanto quanto stavo aspettando lui.
- No Nyko, so ancora come vivono i Trikru... Ma ora so anche come vivono gli Skaikru.
- Questo lo vedo, pff - sbuffa e fa per andarsene.
- Nyko. Ascolta.
Mi alzo finalmente in piedi, afferrandolo per il braccio. Mi guarda con un guizzo omicidio negli occhi.
- Voglio rimediare. L'ho ferita, non intenzionalmente ma l'ho ferita. Lo sai. Dal momento in cui ho iniziato a occuparmi di Etria.
- Lo so. Con chi pensi che abbia parlato recentemente? A parte che col cavallo, ovviamente - fa una faccia disperata e io sorriso, ma lui riprende subito con tono grave - Lincoln... Indra è stata rapita da Mount Weather e tu non sei stato capace di andare da Octavia e abbracciarla. Eppure, lei ti ama e tu la ami... O almeno così credeva.
- È per questo che mi devi aiutare! Ti prego, convinci Lexa a farmi partire. Sei l'unico, oltre Indra, che riesce a farla ragionare. Ho bisogno di andare da Octavia. Subito.
Mi fissa negli occhi senza rispondere. So cosa sta facendo: sta guardando dentro di me, oltre le apparenze, oltre quella superficie vitrea che costituisce la vista. Sta letteralmente leggendo la mia anima.
- Sta dicendo la verità.
- Lo so.
- Vedrò cosa posso fare, ma ora devi lasciarmi il braccio.
- Grazie fratello.
- Non so se siamo ancora fratelli, Lincoln.
Quello fa più male di tutto.
Di qualsiasi cosa io abbia provato in questa settimana.
Fa male come quando ti dicono che tuo fratello è morto. Ma non morto da combattente, guadagnandosi la sua libertà. Morto perchè ucciso nel sonno, in modo sleale e meschino.
Lo lascio, perché non so che altro fare, e resto li con lo sguardo vacuo, la mente vuota e il cuore di piombo.
Lui fa un paio di passi e si ferma           quando ormai è dentro l'infermieria. 
- Lincoln... Ami anche Etria, vero?
- Sì.
- Buona fortuna... Non si gioca con due serpenti gemelli.
Ha ragione.
Quelle due donne sono identiche.
Stesso carattere forte e autoritario. Stesso sguardo da comandante.
Stessa tragica infanzia, anche se in modi diversi.
Stessa perdita dei propri genitori. Uccisi in entrambi i casi da comandanti ignobili.
Non si gioca con due serpenti gemelli.

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