Città di Ossa - Angeli Caduti
«Parli proprio tu di egoismo» sibilò con tanta cattiveria da farlo arretrare «Non te ne frega niente di nessuno al mondo, tranne che di te stesso, Alec Lightwood. Non c'è da stupirsi se hai sempre avuto troppa paura anche per uccidere un solo demone.»
Alec era sconvolto.
Isabelle sbuffò. «Alec!».
Lui la guardò «Che c'è?».
«Devi essere sconvolto» disse Jace scocciato.
«Guardami! Sono sconvolto!» esclamò mostrando la faccia più neutrale che potesse esistere.
Cassandra si passò le dita sulle tempie «Vai avanti, lascia stare».
«Chi te lo ha detto?»
«Jace»
Il ragazzo sembrava aver ricevuto uno schiaffo. «Non lo farebbe mai. Non direbbe mai una cosa del genere».
«E invece l'ha detta.» Clary capì quanto gli stava facendo male, e ne fu felice.
Magnus fece il musetto «Ma il mio Alec!».
«Magnus abbiamo fatto questa scena dieci volte, stai zitto!» esclamò Simon.
Tanto per cambiare, sarebbe toccato a qualcun altro soffrire. «Puoi blaterare quanto ti pare di onore e onestà e di come i mondani non abbiano né l'uno né l'altra, ma se tu fossi onesto, ammetteresti che stai facendo tutta questa scena solo perché sei innamorato di lui... e non ha niente a che fare con...».
Alec si mosse con una velocità incredibile. Un rumore secco risuonò nella testa di Clary. L'aveva spinta verso il muro tanto forte da mandarla a sbattere la nuca contro i pannelli del rivestimento di legno.
Alec si separò in fretta portandosi le mani al naso, stessa cosa faceva Clary. «Ahi, porca Camille!» gemette il ragazzo. Magnus sorrise fiero.
«Cacchio, Alec!» disse con voce nasale Clary. «Un po' più piano!».
La faccia di Alec era a pochi centimetri dalla sua, gli occhi enormi e neri.
«Non erano azzurri?» chiese in sussurro Jace. Cassandra Clare fu tentata di mostrargli la foto di un'anatra.
«Non dire mai» sussurrò, la bocca ridotta a una sottile linea bianca «mai una cosa del genere a Jace o ti uccido, giuro sull'Angelo che ti uccido.»
«Già lo so, Bro!» esclamò Jace.
«Taci hai-troppi-cognomi!» ribatté il suo Parabatai.
Il dolore alle braccia, dove Alec la stringeva, era fortissimo. Clary sussultò contro la propria volontà. Alec sbatté le palpebre come se si stesse svegliando da un sogno... e la lasciò andare, staccando le mani da lei come se il contatto con la sua pelle lo stesse bruciando. Senza dire un'altra parola, si voltò e corse via, verso l'infermeria. Barcollava come un ubriaco.
Lui ci provò a barcollare. Peccato che non sapesse fingere e finì con il muso a terra. «EDDAI!» esclamò mettendosi seduto.
Raphael gemette «Non ditemi che devono rifarla».
Magnus, il regista, sospirò «Si ri-fa!».
«Uno di questi giorni lo uccido» borbottò Clary con Alec che annuiva.
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