30. Tenero cactus
Interno fioraio, verso orario di chiusura. Mi infilo nel locale forte della mia commissione rapidissima. Dentro c'è un altro cliente. È giovane, avrà vent'anni. Se ne sta immobile davanti a due meravigliose piante di orchidea, identiche, entrambe lussureggiante, gigantesche e dagli aristocratici fiori bianchi. Il ragazzo le fissa con una determinazione un po' disperata. Le fotografa, invia messaggi, implora consulenze. Alle sue spalle il commesso lo trapassa con lo sguardo, consapevole che per stasera non arriverà a casa in orario per cena. Dopo quella che intuisco essere l'ennesima variazione della stessa domanda già posta mille volte al malcapitato venditore, il ragazzo si accorge della mia presenza. Pare risvegliarsi di colpo, avendo individuato uno spiraglio di speranza. Mi inchioda con l'espressione di chi ha già pianificato tutta la sua vita -ed è una vita bellissima- da cui lo separa solo quella scelta che deve essere perfetta e insindacabile.
-Quale preferisci?
Mi chiede. Io interpreto la mia parte e indico una delle due piante gemelle con la solennità di un sacerdotessa.
Lui annuisce col volto rischiarato.
Da l'ok, paga e s i avvia. Gli auguro in bocca al lupo mentre, aureolato di frasche, infila con qualche difficoltà la porta. Poi ritiro un pacchetto a mia volta. Me ne vado con un mezzo sorriso in faccia e fra le mani un piccolo, tenero, cactus.
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