Primo goffo tentativo di ritratto maschile. Che ve ne pare?
Chissà cosa ne pensa il mio sparuto (se esiste) gruppetto di lettori dell'altro sesso. :)

Felpa e jeans possono andare, niente di troppo impegnativo per il primo appuntamento.

Prima di uscire mi affaccio sulla camera di mia sorella, è china sui libri, si tormenta una ciocca di capelli.

'Psst! Come sto?' affondo le mani nelle tasche e stiracchio il mio capo preferito per permetterle di vedere, lei solleva appena lo sguardo e mi rivolge unsorriso.

Lo incasso e mi avvio.Niente di troppo impegnativo per il primo appuntamento... no?

Decido di prendere la bici, come sempre, chè i mezzi un po' mi fanno ansia. Ho già progettato tutto, lei ha pure detto che Brera è il suo quartierepreferito, forse questa è la volta buona.

Arrivo in anticipo,esageratamente, orrendamente in anticipo. Accidenti, a me, perchèsono partito così presto, cosa penserà adesso, che faccio. Mi salgono i battiti, sto cominciando a sudare... no no aspetta. Mi nascondo. Sì mi nascondo dietro l'angolo finchè non è l'ora, sì èuna buona idea.

Mi sposto in modo da poter tenere sott'occhio l'ingresso dell'accademia di Brera. Uno sciocco che regge una bici, immobile nel cuore di Milano, dove tutto e tutti sono in movimento. Ecco cosa sono. No, niente panico.

Per fortuna lei arriva in orario, la vedo avvicinarsi e guardarsi intorno, almeno credo sia lei, da lontano è difficile dire se sia la ragazza delle foto. Massì dev'essere lei. Si guarda intorno, si siede sulle basi delle colonne d'ingresso, prende il cellulare. Vedo il suo profilo disegnato dalla luce azzurrina dello schermo. Mi arriva una messaggio 'sono arrivata'.

È il momento. Inforco la bici e le vado incontro. Mi vede, mi sorride. È carina. Due baci sulle guance, 'è tanto che aspetti' 'piacere Angelo' e fin qui tutto bene. Sembra di buon umore. Le offro il braccio, lei fa uno sguardo un po' strano. Vorrei piacerle. Nei film è così facile. Arriviamo al locale. 'prendi tutto ciò vuoi' altro sguardo strano, ma che ho detto. Le chiedo di lei. Questo funziona sempre. Mi piace vederla parlare, a volte quando riflette alza gli occhi verso un punto in alto. È da qualche altra parte, raccoglie qualcosa di bello e lo riporta giù per me. Mi piace. Vorrei piacerle. Starò facendo la cosa giusta? Starò dicendo la cosa giusta? Quanto vorrei un copione, e un appiglio, la certezza di un percorso che porti a una meta univoca. Io lo seguirei, con perizia senza ribellarmi, senza sbandate,lo giuro, a patto di conoscere ciò che mi aspetta.

'Fai teatro?' chiede lei a bruciaperlo.

'No, perche?'

'Così, mi sembrava'.

Bizzarra questa ragazza.

A volte si zittisce , io vado nel panico. Di che parlava, di un libro credo, africano mi pare. Perchè diamine ho detto che adoro la letteratura africana, non ne so un accidenti. Eppure direi qualunque cosa per riportarle gli occhi alle stelle. In quei momenti ha gli occhi belli, o forse non sono belli davvero, in fondo sono occhi normalissimi, eppure a me piacciono.

Glielo dico pure, le dico'sai, se io ti facessi una foto, ti prenderei di tre quarti. Mi metterei qui, in controluce, così quel lampione aumenterebbe ilcontrasto e uscirebbe bene l'occhio'.

Mi sa che ho sbagliato ancora. È di nuovo ammutolita, e io vado nel panico.

Però, bizzarra questa ragazza.