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La disforia poetica di Enea


Papà stasera è nervoso, più del solito intendo.
Abbiamo passato il pomeriggio assieme, ma qualcosa a quanto pare lo turba.
Odio sentirlo urlare, odio sentirmi bestemmiare contro.
Sono triste, vado in bagno e ripenso alla giornata.
Ripenso alla mia mattinata in maneggio.
Ripenso alla crisi che ho avuto.
Ripenso alla torta che non mi è venuta e alle quante volte mi sono sentito dire "è roba da femmine quella", ma da quando la cucina ha genere?
Non importa, resta il fatto che in casa siamo in due uomini ed io avevo voglia di dolce.
Davanti allo specchio inizio a piangere.
Mi accorgo di quanto sia stata pesante la giornata e così esplodo.
Nulla di complicato, fa parte della routine ormai.
Mi guardo, mi specchio.
E no, non è quell'oggetto ad essere sbagliato.
È ciò che vedo riflesso, che mi fa stare male.
Io, sono il mio peggior nemico.
Odio il mio corpo, non è colpa sua, è che io non riesco ad accettarlo.
Premo sul petto, appiattisco il seno e tra le lacrime accenno un sorriso.
Guardo il mio viso, mi tiro uno schiaffo.
Ho lo sguardo da idiota.
I lineamenti di una bambina.
I capelli scombinati.
Un sorriso infame e un naso che mi ha sempre dato problemi.
Mi faccio pena.
Scendo con lo sguardo e mi accorgo di essere ingrassato, la pancia, i fianchi.
Va sempre peggio, i farmaci non aiutano e alla mia psicologa non faccio altro che mentire.
Non che io lo faccia apposta.
Vado in doccia.
Cerco di sfregare via lo sporco che ho dentro e mi graffio la pelle.
Sto male.
Ho l'acqua che mi scorre addosso.
In quel momento vorrei solo annegarmi.
Escl dalla doccia, mi asciugo e noto di nuovo il mio corpo.
Pensavo di poter migliorare la visione che ho di me, ma il bagno non mi ha distratto da questa realtà.
Decido di vestirmi, infilo il mio binder e un paio di boxer, poi corro via da quella stanza infernale.
Ho bisogno di aria.
Mi accorgo solo ora di aver il respiro affannato e un cuore troppo veloce.
Dovrei smettere di focalizzarmi sul mio aspetto.
Eppure, in mezzo alla strada, chiunque mi saluta dandomi della ragazza
Ma io non sono tale.
E così, anche oggi passo domani.
Torno a casa, in qualche modo.
Distrutto.
Morto.
Mi butto a letto e torno a fantasticare su come sarei, se avessi un pene e non una vagina.
Se fossi nato uomo e non donna.
Chiudo gli occhi e vado a sognare.


Enea

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