Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Domande Ricorrenti

Come promesso, ecco il capitolo dedicato ad alcune domande poste da voi e una serie di 10 domande aggiuntive, relative al cosa fare e come comportarsi quando si conosce una persona transgender, alle quali abbiamo pensato di rispondere. Questo è, come già detto svariate volte nei capitoli e negli avvisi precedenti, il primo capitolo scritto tutti assieme.

Ma cominciamo subito.
*Rullo di tamburi*
*Mossa alla Jack Sparrow*

Ok possiamo cominciare sul serio ora!

-Micheal_Myers- ci chiede: Io sto andando da uno psicologo con cui sto facendo psicoterapia, in questi casi, vi è mai capitato di piangere? Io una volta, quasi tutta la seduta. Mi viene difficile trattenere le lacrime, soprattutto quando si parla del nostro corpo. Se la risposta è sì, come avete fatto a superarla?


Zèfiro: Sì, mi è capitato di piangere... Più e più volte, anche a lungo, tanto che le parole mi si strozzavano in gola (e non è un bel sentire). La cosa al principio mi infastidì molto: io non piango mai dannazione! E se piango il mio tipo di pianto sono smorfie silenziose, accompagnate da lacrime, tattica di sopravvivenza imparata da piccolo per non far sentire agli altri che stavo piangendo <<Piangi? Che vergogna! Diventi bruttA se piangi>>.
durante le prime sedute tentavo sempre di trattenermi: alzavo il mento con aria di sfida e contraevo ripetutamente la mascella. Fui sgamato subito.
Lo spazio tra te e la psicologa è solo tuo: sei libero di sussurrare, parlare ed urlare tutto ciò che ti porti dentro. Le lacrime sono l'estressione della sofferenza che provi: per una volta lasciala fluire invece di arginarla. Le lacrime non sono una cosa da superare o metteresti ulteriori paletti nella tua vita, anche in quello spazio dove puoi liberare la tua interiorità. L'importante, nelle sedute, non è nascondere espressioni di sofferenza, ma rimanere nei limiti del rispetto altrui (evitare bestemmie e improperi contro il/la povero/a malcapitato/a di turno che svolge il suo lavoro e auspicabilmente è lì per aiutarti).

Michelle: La reazione che si ha nel momento in cui ci mettiamo a "nudo" noi stessi, è molto soggettiva ed è data inevitabilmente dalla nostra percezione delle cose e da come reagiamo a determinate situazioni. Non è assolutamente un problema la tua reazione e dato ciò non c'è nulla da superare; arriverà il momento in cui, per dinamicità emotiva, non avrai più questa reazione.

Zio Jack: Sono davvero contento che tu stia facendo un percorso con uno psicologo, è davvero fondamentale come inizio sai Michael, nel piangere non c'è nulla di male. Di solito piangere viene visto come segno di debolezza, ma in realtà è solamente un modo di esprimere emozioni forti ed incontenibili. Parlare del nostro corpo per esempio, può dare così tante emozioni da farci piangere. Quando ho iniziato un percorso con una psicologa, almeno due anni fa, non riuscivo mai a fare un discorso filato senza che mi si strozzasse la voce o iniziassi a piangere. Avevo cosi tanto dolore, paura, rabbia, disperazione e frustrazione repressa, che esplodevo non appena ne avevo la possibilità, nonostante fossi sempre una persona molto controllata in fatto di mostrare il mio dolore. Nel mio caso, è migliorato il tutto col tempo. La sensazione di disforia, prima insostenibile, si è stabilizzata man mano che nuovi miglioramenti entravano a far parte della mia vita, quindi prima di tutto, darsi il tempo di capire, non soffocare le emozioni e non avere fretta. Un'altra cosa che aiuta, è distaccarsi dall'oggetto che provoca dolore. Guardarlo dall'alto, da un'altra prospettiva, come se fossi una persona che non c'entra niente e osserva l'enigma di un altro, cercandone la soluzione. Il tuo dolore, non è più dentro di te, ma tra le tue mani, e tu puoi guardarlo e rigirarlo tranquillamente, senza che provochi così tanto dolore. Provaci, in ogni caso noi saremo sempre qui per te.

Luca: Per quanto riguarda questa prima domanda ahimè, dico così, perché purtroppo ancora sono pre-t e proprio all'inizio, cioè non vado nemmeno dallo psicologo, quindi non posso risponderti nello specifico. Per quanto riguarda il piangere però posso dirti che capita anche a me a volte, spesso me ne vergogno perché mi fa sentire debole, ma non meno uomo.

Dj Riux: Io posso dirti che, i primi tempi non è stato facile affrontare le cose. Passavo intere sedute o quasi, cercando di non incontrare mai gli occhi della psicoterapeuta e stando in completo silenzio. Lei rispettava quei momenti, era paziente e soprattutto sapeva quell che provavo non ostante non parlassi. quando iniziai un pochino a parlare, c'erano momenti in cui mi bloccavo, serravo le mascelle e rispondevo a monosillabi. Parlando poi della rabbia, del mio passato e di come mi sentivo, ero perennemente nervoso e prima di fare un discorso completo o almeno di senso compiuto passai molto tempo contraendo la mascella, tanto che una volta la psicologa mi disse: <<Vedi quella rabbia? Tirala fuori, non farti ancora più male>>. Erano oramai passati 5 mesi o giù di lì da quando cominciai e quel giorno io sentivo di esplodere... Non ce la facevo più. Allora entrai e a cuore aperto dissi <<Io mi sento un ragazzo. Sono Valerio>>. Scoppiai in lacrime e la mia psicologa mi abbracciò forte dicendomi che era tutto ok. Vedi Michael, io ti parlo come persona che per anni e anni ha trattenuto emozioni e sensazioni e che tutt'ora fa fatica a lasciarsi andare. Non trattenerti se senti che piangere sia necessario e utile in quel momento per te, lasciati andare e poi sappi che non c'è un modo per smettere di piangere e se ci fosse... Non te lo consiglierei e sai perché? Perché rischieresti di essere meno, quello che sei davvero.


-Micheal_Myers- ci chiede inoltre: Come vi è venuta in mente di creare questa "famiglia"? E' un'idea molto particolare e dolce.

Zèfiro: Sinceramente non posso attribuirmi il merito della creazione di questo gruppo. Era una notte buia e tempestosa quando fui contattato da Abbá, che mi chiese se entrare a far parte di un gruppo di ftm. Io lí rimasi spiazzato, ricordando tutti gli ammonimenti di mia madre su tagliagole e stupratori seriali che attirano le vittime nella loro tela tramite numero di telefono e da lí... beh, da lí non si fa piú ritorno!
Cosí presi tempo, stalkerai tutti i possibili partecipanti e la cosa sorprendente fu che sembravano tutti normalissimi esseri umani (astute queste anime brave!).
Presi il coraggio a due mani, diedi il numero di telefono e... mi ritrovai catapultato in questa famiglia allargata, con tutti i suoi sogni, fantasie, bisticci, inciuci... Diciamo che mi è andata bene, sono ancora vivo a digitare tasti per risponder a domande di curiosoni come voi.


Zio Jack: L'idea non è stata mia, ma del capo supremo aka Abbà. E ad essere sincero e stata davvero una splendida idea. Ho sempre desiderato conoscere altri ragazzi e ragazze come me e loro mi hanno dato la possibilità di far parte di un gruppo davvero meraviglioso, nel quale ogni persona è unica. Nel tempo siamo cresciuti e cresceremo ancora in futuro, fino a quando incontreremo di persona anche i membri più lontani. Un mio sogno in particolare, è passare almeno un giorno con tutti loro di persona... Sarebbe stupendo!

Luca: Non saprei perché l'idea non è la mia, sono solo uno che ha accettato di far parte di questo progetto perché lo ritengo interessante.

Nonostante non ami approcciarmi con le persone, nello stesso tempo, mi sento come dire "in dovere" di dire anche la mia opinione sul mondo lgbt, in questo caso su cosa passa per la testa di uno dei tanti ftm. Magari aiutare qualcuno, farlo sentire un po' meno solo.

Dj Riux: Ammetto che io, sono stato il promotore di quest'idea. Se non avessi conosciuto Zèfiro però, a quest'ora non saremmo stati qui. L'idea è nata dopo che, sul mio profilo personale, avevo iniziato a pubblicare un libro, in cui raccontavo la mia storia, il mio passato e il mio essere transgender. Avevo iniziato a scriverlo senza alcuna aspettativa, anzi, lo facevo per me in primis.
Ricevetti alcuni messaggi molto carini da parte di altri ragazzi ftm, uno in particolare mi colpì molto. Diceva: "grazie a te, non mi sento più solo". Quel messaggioera di quello che poi diventò il mio migliore amico fratello, nonché membro del gruppo ovvero Luca.
Siccome non era l'unico ad avermi scritto iniziai a leggere anche delle cose scritte da Zèfiro che contattai e dopo aver fatto amicizia gli proposi quest'idea. Siccome ci eravamo resi conto che nel mondo wattpad non eravamo gli unici ftm/mtf, radunammo tutti quelli che avevamo letto e/o conosciuto e creammo la prima formazione del gruppo con 5/6 membri. Ora siamo 11 ed è bellissimo e poi come ha detto Zio Jack, sarebbe bellissimo incontrarci anche di persona.

RosieLover: Sono entrata in questa famiglia per cercare persone come me e per cercare supporto. Come immaginavo, la famiglia è formata da persone fantastiche che mi sorreggono e consigliano. Sono stata fortunata ad imbattermi nei Maverick.

Mike: Siamo diventati una famiglia spontaneamente dato il fatto che siamo tutti nella stessa barca, ma in diverse posizioni.

ragazza_che_scrive ci chiede: La vostra famiglia lo sa? E se sì, accetta volentieri o ci ha messo un pochino?

Zèfiro: Miei dei, non parliamo di famiglia.Partendo dal presupposto che ogni famiglia è diversa poiché composta da persone diverse con strutture mentali diverse e che quindi non bisogna prenderne una come esempio generale.Io alla mia famiglia, feci coming out tramite lettera, convinto/costretto dalla mia ex-professoressa d'italiano che, trovandomi in preda ad uno dei miei attacchi di disperazione assoluta, si fece raccontare tutto e con il suo carattere pratico decise che cosí non si poteva piú andare avanti.Presi coraggio ed assieme al mio gemello, nella stessa identica situazione, scrivemmo una lettera ciascuno a nostra madre, poiché nostro padre vive e lavora molto lontano da qui.Non l'avessimo mai fatto! Pianti ovunque da parte dei nostri genitori... A volte erano arrabbiati, a volte erano protettivi ma sempre spaventati per il nostro futuro, poiché cresciuti con l'idea che la parola "transessuale" sia associata a "prostituzione" ed a "drag queen/king".Inizió la corsa dagli psicologi, che, avrebbero dovuto inquadrare meglio la nostra situazione. Si poteva ancora sperare in una redenzione da questa vita cosí ai margini della societá?Trovammo colei che ancora oggi, ci sta accompagnando nel nostro percorso.Molto professionale, ma animata di calore umano. Non ci trattó come dei bambini o dei deficienti.I nostri genitori si rifecero completamente al suo giudizio, tanto da non voler credere ufficialmente alla nostra identità a meno che essa non venisse certificata in carta bollata da lei.La particolarità è la cosa piú difficoltosa, furono gli "incontri di gruppo", animati da lunghissimi silenzi, dove ognuno di noi avrebbe dovuto tentare di aprirsi e far capire il proprio punto di vista per "crescere assieme" ed evitare una rottura irreparabile tra genitori e figli.Gli uni che s'impuntano sul "tu non vai da nessuna parte", mentre gli altri che tirano e mordono le catene puntando verso lidi sconosciuti come instancabili pionieri dell'identità umana.Ancora adesso ci sono attimi di accettazione o rassegnazione, attimi di stizza e di rigetto per la situazione, ma il tutto condito da un costante "ti voglio bene".È faticoso e stressante star dietro a tanta lunaticità da parte di tutti, ma stiamo tentando di uscirne insieme in qualche modo ed è questa la cosa che conta.

Michelle: Personalmente la mia famiglia lo ha sempre saputo, quindi non ha avuto problemi ad accettarmi.

Zio Jack: La mia famiglia l'ha saputo tramite lettera a novembre 2016, grazie alle pressioni della nostra (mia e di Zèfiro) ex prof di italiano. Non sono contrari, ma non sono neanche felici della cosa. Sono molto preoccupati per il nostro futuro, ma si sforzano comunque di accettarci per come siamo e darci tutto il supporto possibile. In questi due anni, se guardo indietro e ripenso al modo in cui abbiamo cominciato, vedo solamente dolore, lacrime e confusione... Ma guardando invece adesso, vedo una famiglia che piano piano accetta sempre di più la cosa e nonostante tutto cerca di rimanere vicina. Ovviamente le discussioni e le incomprensioni sono frequenti, ma quale famiglia non ne ha?

Luca: Le prime della mia famiglia che l'hanno saputo sono state due mie cugine, ma mi danno ancora il femminile e tra l'altro una di esse mi ha detto esplicitamente che per lei sarò sempre una ragazza... Poi c'è stata mia sorella (qualche mese fa) e lì ho dato conferma anche al resto della truppa, cioè i cugini più piccoli. Poi ho chiesto parere ad una mia zia, cugina di mia madre, per sapere come poteva prenderla quest'ultima, per lo stesso motivo, l'ho anche chiesto a mia nonna materna. Mi hanno accettato ma comunque mi danno sempre quel maledetto femminile che odio. L'ho detto a mia madre, nello stesso metodo che usai con mia sorella, tramite una lettera. Mi ha risposto che per lei sarò sempre sua figlia o suo figlio, come più preferisco io. Mi ha detto che sarà difficile, ora non so se si riferiva al chiamarmi Luca o nell'affrontare il percorso. Forse entrambi. Ci avrebbe pensato lei a dirlo a mio padre ma è passato un mese da quando le ho parlato e ancora nulla. La cosa che più mi da fastidio, è che tutti i componenti della famiglia che sapevano, ancor prima di dirglielo, sospettando la cosa, eppure niente maschile nei miei confronti e sono convinto che anche dopo le diverse operazioni a cui mi sottoporrò per loro sarò sempre una ragazza o donna in futuro. Non vedo nemmeno il minino provare nel cambiare approccio.

Dj Riux: Diciamo che io il primo coming out l'ho fatto come ragazza omosessuale. O meglio... Una persona ha fatto outing per me, parlando con mia madre, senza aspettare che io mi sentissi pronto o comunque senza avere il mio permesso. Anche se poi è servito, perchè iniziai ad andare in terapia e ammisi anche di essere un ragazzo, in quel momento è stato e rimane una mancanza di privacy nei miei confronti e soprattutto una mancanza di rispetto nei confronti del tempo di cui avevo bisogno.
Quando appunto avvenne quest'outing avevo 18 anni. Riguardo questo mia madre non accettò subito la cosa e quello che si domandava spesso era dove avesse sbagliato. E' inutile dirvi che ogni giorno era un continuo interrogatorio e questo mi sfiniva letteralmente. Mio padre invece non diceva nulla, pensava mille cose ovvio, ma non mi assillava minimamente.
Ci fu una cosa di mio padre che i fece capire quanto mi amasse però. Lui stava morendo e doveva operarsi urgentemente. Il giorno prima dell'operazione eravamo nel giardino dell'ospedale, i miei zii e mia madre parlavano di quel prete straniero che aveva ammesso di essere gay, ne parlavano male e non so bene perché considerando il fatto che non avesse fatto nulla. Mio padre mi guardava, vedeva che mi sentivo fuori luogo, allora mi abbracciò e mi disse "Io sono sempre tuo papà... E ti amo per come sei, non mi importa di chi ami, a me basta vederti sorridere". Fortunatamente lui ora sta meglio, combatte ogni giorno e... Quando parlo con qualche ragazza minaccia di sequestrarmi il cellulare perché "parli con lei e con me no... Non mi sembra giusto".

Per quanto riguarda la transessualità, portai mamma in una seduta con me e le spiegai un pochino di cose e le dissi che mi sentivo un ragazzo e non una ragazza. Lei mi disse "o uomo o donna io sono sempre tua mamma". Da parte mia non c'è stata la richiesta di essere chiamato Valerio in quel momento perchè credo fortemente che avesse bisogno di tempo per metabolizzare tutto. Ad oggi nemmeno c'è quella richiesta, forse perché non mi sento pronto. Poi ovvio, in quel momento era ed è spaventata da tutto e ora non mancano i momenti in cui si creano incomprensioni o litigi. Non ostante questo però queste cose hanno bisogno di tempo.

RosieLover: La mia famiglia non lo sa, probabilmente non lo saprà mai. Se lo sapesse non accetterebbe la cosa e sarei trattata da malata mentale, allora la mia vita sarà ancora più straziante di prima.


thestoriofofelia ci chiese:
1) Siete pro o control'utilizzo di etichette?
2) Quale potrebbe essere una soluzione per affrontare e abattere l'omofobia?
3) Quand'è che riuscite a sentirvi bene con voi stessi?

Luca:

1) Mmmh... Dipende se la persona che le usa le usa in modo negativo ma comunque sia se vogliamo essere accettati come persone normali allora non dovremmo nemmeno accettare di essere chiamati gay, trans ect.. secondo me ci sono troppe etichette e mi sembra di stare in un grande supermercato dove noi esseri umani siamo merce da vendere con le apposite etichette attaccate sul culo.Essere gay o etero dovrebbe essere un elemento superficiale e non importante per potersi relazionare con le persone. Dovrebbero essere entrambi persone normali, solo una semplice caratteristica come per esempio il colore degli occhi.

2)Una soluzione? Estinguere tutti gli omofobi ma anche quelli omosessuali e, transgender che sanno solo criticare. Perché siamo sinceri l'etichetta da stronzi ce l'hanno gli etero ma in realtà è che siamo tutti una massa di stronzi, chi più e chi meno. Persone omosessuali mi hanno guardato da testa a piedi criticandomi, come hanno poi fatto anche dei FtM o delle MtF. Ed è lì che capsico che siamo tutti uguali, l'unica cosa che ci distingue è l'etichetta che abbiamo, siamo una massa di stronzi anche fra noi. Noi che dovremmo essere una famiglia, più uniti e, invece attaccate il più debole o quello che sembra debole solo perché è da solo. Quindi quale situazione se non far ritornare un grosso meteorite e rifar iniziare tutto da capo, o meglio ancora niente più razza umana.

3) Sentirmi bene con me stesso? Raramente accade ma quando accade dipende da chi ho vicino. Se sono felice non mi faccio mille problemi se tipo: "La gente mi guarda. Vedranno che in realtà sono una lei." Oppure: "La gente mi guarda, sanno solo criticare. Stanno cercando di capire cosa sono. Pensano che io sia un finocchio."

Dj Riux:
1) Penso che le etichette siano stressanti e limitative. Mi spiego meglio: prima di essere gay, etero, bisex, trans, bianco, nero, Americano, Italiano ecc. sei una persona, un essere umano. Alla nascita, non sei altro che una persona e non ritengo necessario che, una volta cresciuto ti vengano imposte etichette e quindi limiti. Per cui sono contro.
2) Penso sia necessario imparare fin da bambini che esistono molte forme di amore e che se per caso ci si trovi nella situazione in cui ci piace o si ama una persona dello stesso sesso, quello non costituisce un problema. Se si cresce nell'amore eguale, si cresce anche come dire... Open mind. Per la società di oggi, come detto da RosieLover è importante l'istruzione soprattutto perché alla parola "omosessuale" si associa "HIV" e si pensa immediatamente ai personaggi un pochino appariscenti del Gay Pride. Ammesso e non concesso ci siano quei soggetti, bisogna tener conto che loro non rappresentano TUTTI gli omosessuali. La comunità omosessuale però è guardata in malo modo soprattutto per quei personaggi appariscenti. E le persone dovrebbero imparare che loro sono l'un percento della nostra comunità e dunque iniziare a trattarci come persone fondamentalmente.

3) Io personalmente mi sento bene con me stesso quando vengo considerato un ragazzo e quando mi viene dato il maschile da persone che fondamentalmente incontro in giro e che non conosco. Mi sento bene quando guardandomi allo specchio riesco a vedere il ragazzo che sento di essere e sembra stupido ma riesco a sentirmi davvero bene quando mi autotaglio i capelli con il rasoio. Quello è il tempo che dedico a me, che dedico a Valerio, è uno spazio mio nel quale mi sento me al 100%.

RosieLover:
1) Dipende dai casi, generalemente bisogna essere se stessi e poi eventualmente etichettarsi. Dunque pro.
2) Sicuramente la via migliore è l'istruzione: far capire alle persone che essere gay, bisex o quant'altroè totalmente normale. Per ora un modo utile sarebbe combattere per i diritti delle persone lgbt unendosi a comunità.

3) Io penso che riusciamo a sentirci bene con noi stessi, quando riusciamo finalmente a esprimere ciò che siamo anche col nostro corpo.


MiriChan024 ci chiede:
1) Voi credete all'essere transgender per moda?
2) E' vero che la componente transgender si vuole separare dalla comunità LGBT+?

Luca:

1) Io credo molte persone siano qualcosa per "moda". Orientamento sessuale compreso, poi voglio vedere se quando "te lo mettono in culo" ti piacerà quella "moda". Oppure sentirsi in un corpo sbagliato per "moda". Etero per "moda". Credo più a quest'ultimo punto, perché anche io sono stato etero per moda o per meglio dire per paura. Paura di essere criticato perché bisessuale e poi ora è subentrata anche la paura dell'essere me stesso e cioè Luca. Voglio uscire dalla gabbia composta dalle mura della mia casa ma poi se esco, comincio a pentirmene, perché odio avere mille sguardi puntati addosso. E poi diciamoci la verità, per noi bisessuali è una tortura dover uscire. Ti giri a destra e ti trovi una bella ragazza vicino, poi guardi avanti a te e boom, ti ritrovi un ragazzo con un sedere che parla... È una tortura. Credo che si possa essere tutto per moda ma non riesco a capire come facciano a prendere la forza alcune persone nel far finta di essere omosessuali. Quella forza che molti degli omosessuali veri non hanno. Forse non si può fingere di essere omosessuale o di essere un transgender. Forse non è finzione ma bensì non capire ancora cosa vogliamo. È più facile trovare un finto etero perché appunto come è successo a me si ha paura ad uscire allo scoperto, ma mi sembra un po' surreale fingere di essere omosessuale, conoscendone i rischi che comporta. Però posso anche dire che ho visto persone avere una delusione amorosa e che quindi automaticamente cambiare orientamento sessuale.

2) Questo non lo so ma effettivamente i transgender cosa c'entrano con la comunità lgbt ancora non l'ho capito. Io ci faccio parte essendo bisessuale ma se fossi un FtM etero non avrebbe senso far parte di una comunità dove gli etero non ne fanno parte, almeno che non siano etero curiosi.


Dj Riux
:

1) Io credo che tu intenda se, nella nostra comunità ci siano state persone che lo abbiano fatto per moda. Posso dirti che sì, c'è stata una persona che fa video su youtube (di cui non ricordo il nome) che a mio parere non ha un buono stato mentale, che, dopo aver fatto tutto il percorso di transizione ed essere arrivata a prendere gli ormoni maschili, ha deciso di detransizionare (che per carità può succedere) ma pensando bene di iniziare a far video, attaccando e diffamando la nostra cominità, giustificando il suo gesto come "volevo fare un'esperimento". Per cui esistono dei soggetti tali ma proprio per evitarlo, è necessario fare 3500 esami e test psicologici prima di arrivare a predere gli ormoni e fare tutti il resto.

2) Per curiosità ho cercato alcune notizie riguardanti l'argomento e posso dirti che no, non è vero.

RosieLover:
1) Essere transgender causa molte difficoltà... Non credo che essere transgender sia una moda.
2) Non so... Mi sono persa qualcosa?



10 DOMANDE CHE DOVRESTI FARTI QUANDO INCONTRI UNA PERSONA TRANSGENDER
Ed eccoci al momento clou, il momento in più che abbiamo deciso di dedicarvi e di dedicare soprattutto alle persone, ai genitori e ai ragazzi che si pongono qualche domanda specifica e che dovrebbero sempre tenere a mente.
Ma ora addentriamoci in questo mondo di sconosciuti che chissàcosacifarannomentredormiamoforseciuccideranno ma invece no... Siamo persone normalissime che non tenteranno di uccidervi nel sonno. Non siamo psicopatici (o almeno non fino a quel punto).

Ora vengono le domande vere e proprie che, almeno una volta vi siete posti incontrando, conoscendo o scoprendo che un vostro amico era transgender.

1) Di quale sesso devo considerare la persona transgender?
Luca: Se Ftm machio, se Mtf femmina.

Michelle: La persona transgender va considerata come individuo appartenente al genere a cui essa si sente di appartenere, di conseguenza non va considerata secondo il suo sesso biologico.

2) Se una volta una persona era maschio, parlando del passato devo considerarlo comunque femmina?
Michelle: Una donna MtF (da maschio a femmina) va considerata sempre e comunque una donna anche quando si parla di eventi passati avvenuti nella fase di pre-transizione, per rispetto alla persona stessa. Stesso discorso per un uomo FtM (da femmina a maschio).

RosieLover: Dovresti considerarla sempre femmina. Trans si nasce, non si diventa.

3) Devo per forza adottare pronomi e aggettivi adatti alla situazione?
RosieLover: Dovresti usare pronomi del sesso biologico qualora in presenza di persone lui/lei non vuole si sappia.

Dj Riux: Come ha detto anche RosieLover, qualora il soggetto si trovasse in presenza di persone a cui non vuole dirlo o, a persone che non lo sanno (spesso la famiglia) è necessario riferirsi a lui/lei utilizzando pronomi del sesso biologico o se ci si riesce parlare al neutro. Personalmente i miei amici mi parlano e scrivono al maschile, quando sono a casa mia con i miei genitori (non ostante sappiano come io mi senta) mi danno il femminile o apunto parlano al neutro qualora possibile.

4) Posso fare domande sulla sua situazione?
Luca: Certo, basta che non siano imbarazzanti. A tutto c'è un limite.

Dj Riux: No, non puoi, se ci chiedi qualcosa diventiamo serial killer. No ok, seriamente! Certo che puoi, purché si rimanga nei limiti del non troppo personale con domande del tipo "come fai a fare sesso?". Se invece vuoi chiedergli/le quali interventi vorrebbe fare puoi tranquillamente farlo, rispettando però la sua privacy.

5) Cos'è che non posso chiedere?

Luca: Per quanto mi riguarda cose del tipo: "Usi la tua vagina per un rapporto sessuale? Se si allora non sei un uomo" oppure "Sei passivo o attivo?". In pratica non mi piacciono le domande sul sesso, le trovo invadenti e inutili.

Michelle: Puoi chiedere qualsiasi cosa se si è in confidenza con la persona transessuale, e ovviamente la questione è soggettiva perché dipende dalla persona che avete di fronte.

6) Come posso rispettare la sua privacy?

Michelle: Tutte le persone transessuali godono giuridicamente del diritto all'oblio di conseguenza se si è a conoscenza della transessualità della persona non si deve andare a spettegolare sulla stessa per garantire la sua privacy.

RosieLover: Evitando domande troppo intime.

7) E' vero che la transessualità è causata da un trauma?

RosieLover: Assolutamente no, se sei transgender lo sei e basta.

Dj Riux: Ci potrebbero essere dei casi, proprio per questo però, prima di affrontare il percorso ormonale, ci si deve sottoporre a test e colloqui psichici, Per appurare in primis di non essere affetti da alcuna patologia psichica e poi per appurare che non ostante la vita che una persona abbia affrontato, nulla, influenza le sue sensazione e quindi l'identità.

8) E' una persona transgender è attratta da persone del nuovo o vecchio sesso?
Luca: Dipende. Non è che l'orientamento sessuale cambia. Se sei etero, etero rimani. Se sei gay, gay rimani e, se sei bisessuale, bisessuale rimani.

Dj Riux: Personalmente prima di dichiarare la mia transessualità, a me piacevano le ragazze (e per la società io ero gay), ora, mi piacciono ancora le ragazze (e per la società sono etero). L'identità di genere (Sentirsi uomini o donne indipendentemente dal sesso biologico) è una cosa completamente diversa rispetto l'orientamento sessuale (persone di cui ci innamoriamo e da cui si determina se siamo gay, etero, bisex, altro). Per cui cambiando sesso, l'orientamento sessuale rimane invariato.

9) Ora che so che il mio amico è transgender, cosa cambierà tra noi?

Luca: Nulla. Un vero amico non dovrebbe cambiare modo di approcciarsi. Cambia solo il maschile o il femminile che userai con lui o con lei. Se prima vi abbracciavate fallo anche ora. Poi se il cambiamento lo fa lui o lei allora...

Michelle: Non cambierà assolutamente nulla, perché la personalità della persona rimarrà la stessa.

RosieLover: Cambiano solo i pronomi, la personalità è la stessa.

Dj Riux: A parte il nome e il modo in cui di conseguenza parlerai al tuo/a amico/a? Nulla. E' sempre la stessa persona seppur con un nome differente.

10) Come posso essere d'aiuto ad un amico transgender?
Luca: Fallo divertire. Rendilo felice perché è una persona normalissima e merita felicità.

Michelle: Nessuno al di fuori di medici può essere veramente di aiuto perché nella maggior parte dei casi la problematica è solo fisica, si può solo supportare ed incoraggiare costantemente la persona col fine di spronarla ad aprirsi (perché nelle fasi pre-ormonali si tende a diventare persone introverse e distaccate dal mondo) ulteriormente con ciò che la circonda.

RosieLover: Non descriminandol*, avendo rispetto delle sue scelte, supportandol*.

Dj Riux: Non facendolo sentire diverso, parlandoci e non avendo paura di lui. Considerandolo normale (quale è) e soprattutto supportandolo e rispettando le sue scelte, la sua privacy, i suoi tempi.



Siamo arrivati alla fine di questo capitolo. Un capitolo che ha permesso voi di conoscere (e a noi di introdurre) le new entry RosieLover e Michelle. Un capitolo che ci ha visti un pò tutti protagonisti e vi ha permesso di conoscerci meglio. Qualora vi fosse piaciuto (fatecelo sapere) e voleste un'atro capitolo di collaborazione, comunicateci su che argomento lo volete e lo porteremo.

Vi comunichiamo inoltre che Soso (che doveva partecipare a questo capitolo) per ragioni legate agli esami di maturità, farà un capitolo suo, a parte, dove risponderà a queste domande e si presenterà palesandosi ufficialmente a voi.

_MaverickWarriorsSTAFF







Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro