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Approfondimenti

Mi vesto al maschile.
Parlo al maschile.
Gli altri ci vedono come maschi.
Perché non sono felice e realizzato?

Questa è senza dubbio una bella domanda.
"Mi vesto al maschile"
Si, i vestiti mi permettono di andare fuori casa, anche se sono comunque a disagio: gli elastici che mi stritilano il petto si spostano continuamente, rischiando di crear deformità se non prontamente aggiustati, ed i vestiti spesso mi fanno difetto.

"Parlo al maschile"
Non parlo al maschile.
Con gli estranei parlo al neutro, è vero.
Ma con la famiglia, i compagni di scuola e gli amici no. Ed in fondo sono loro le persone di cui m'importa di più e che contano di più nella mia vita.
Genitori in prima linea.

"Gli altri mi vedono come un maschio"
Partendo dal presupposto che questo non sempre accade, le persone di cui m'importa non lo fanno.

Alla fin fine ciò che gli estranei/esterni fanno, pensano o come ci trattano, non è tanto importante come poter essere se stessi con la famiglia o gli amici.

Analisi più approfondita:

Mi sento maschio, a tutti gli effetti.
Imprigionato dentro ad un corpo che non mi appartiene, che durante la crescita non è andato dove avrei immaginato sarebbe andato (da piccolo avevo le idee veramente confuse su cosa fossi io e cosa fossero gli altri)

Da una parte ci sono io, che in base al mio sentirmi mi definisco in un modo.
Ma dall'altra parte c'è quel che viene considerata la "normalità", il mio corpo stesso, la famiglia, gli amici e tutti quegli estranei che, se in un primo momento mi danno del maschile, sono pronti a voltar faccia alla minima "rivelazione".

La disforia è come un corto-circuito.
Il tuo sentirti interno cozza con il mondo esterno e ciò ti provoca delle scariche elettriche micidiali.

Il sentirsi maschio è una cosa molto più profonda del "m'immagino biondo allora mi tingo i capelli per esserlo".
È una cosa che non riesci a definire: lo sai e basta.
Come l'essere donna: lo sai e basta.
Se chiedessi a te perché senti di appartenere ad un determinato genere cosa risponderesti? Secondo te un genere è dettato dall'involucro esterno o da ciò che sta dentro ognuno di noi?

Indizi che ti fanno capire che ciò che senti non è pura follia:

Quando ti parlano al femminile, ti considerano tale e si comportano con te di conseguenza; senti le scariche elettriche della disforia.
La tua anima cozza con l'involucro del tuo corpo e con il mondo esterno, andando in corto-circuito.

Quando ti parlano al maschile la situazione un po' migliora.
È come se la profonda lacerazione tra la tua anima e la tua materia diminuisca un po'.
Ma non stai ancora bene. 
È il tuo corpo a non andare bene.
È il tuo involucro esterno che stritola il tuo essere, assieme al mondo che ti circonda, richiudendosi attorno a te come una gabbia dorata.

Ciò che gli estranei vedono, coloro che non sono influenzati in alcun modo dal nostro passato, spesso è più oggettivo rispetto a quello che pensa chi ci conosce da sempre.




A primo acchito non mi manca niente, è vero.
Ma guardando le cose da una prospettiva più profonda mi manca la pace con me stesso
Mi manca l'equilibrio interiore che mi permetterebbe di vivere in armonia con me stesso. Questa armonia è spezzata.

Io passo il tempo a sentirmi uno Spezzato capitato nella vita di qualcun'altro.
Come se tutto ciò che mi circonda non mi appartenesse. Perfino il mio corpo non mi appartiene.

Questi pensieri mi fanno stare male.
A volte ho il dubbio che gli altri abbiano ragione, che mi stia inventando tutto, che ciò che sento è temporaneo e non cambierà mai, che sto lottando per una cosa inutile ed effimera, che la testa mi ritornerà sulle spalle... mi prendono per sfinimento.

So precisamente cosa sento.

Ma a volte mi viene il dubbio "Non sarebbe più facile vivere da ragazza e smettere di combinar casini?"

Quindi provo a farlo, provo a far tacere cosa provo perché, se sono così in tanti a dirlo allora avranno ragione.
Ma sto male.
Vengo aggredito da un corto-circuito continuo.
E non so cosa fare.

Se resto a vivere come una ragazza le ipotesi sono 2: o i corto-circuiti mi ammazzeranno, o dovrò "spegnere" le emozioni ed i pensieri e trasformarmi nuovamente in una macchina. Spegnere la mente per evitare di impazzire. Chissà se è peggio della morte.

Se potessi vivere come un ragazzo, assecondando ciò che sento invece di soffocarlo, magari arriverà il giorno in cui la voragine si rimarginerá, le scariche elettriche termineranno e potrò smettere di essere spezzato per provare cosa significhi sentirsi integri.

In ogni modo andrá, non mi accontento di un "va bene, se proprio devi parla al maschile, prima o poi mi abitueró, ma non pretendere che ci creda davvero".
Non sono un bambino capriccioso da assecondare per farlo star buono.

28/07/2017

-Aramis

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