3. Ricongiungimenti
Avevano acceso un fuoco con legno di conifera e aghi di pino.
L'Umano emanava ancora un acre e pungente odore di sangue raffermo.
Quando Ulrik l'aveva guardato negli occhi, aveva vacillato.
Iridi blu.
Gli occhi di Maisie.
Sembrava che il destino si stesse facendo beffe di loro, di lui in particolare. Non riusciva a capacitarsi del perché l'Universo lo odiasse così tanto, che motivo avesse per perpetrare quell'infinita punizione nei suoi confronti, perché lo stesse sfidando, perché lo stesse mettendo alla prova.
Almeno qualcun altro sembrava felice.
Osservò di sbieco la coppia riunita. Summer sedeva contro la schiena del fidanzato, la testa reclinata nell'incavo del collo, le palpebre stanche socchiuse, le mani che stringevano i polsi di lui in una morsa di insicurezza, come se il pilota da un momento all'altro potesse svanire, come se fosse un sogno effimero troppo bello per essere reale.
Lui no, lui non appariva molto felice. A discapito della loro storia, del suo dolore, di quei baci gravati dal senso di colpa e d'impotenza, Kuran aveva il volto increspato dall'orrore.
Ulrik non lo capiva. Di certo non era la prima volta che non si sentiva in sintonia con lui. Non era mai riuscito a inquadrarlo bene. Se per il comandante della quinta spedizione c'era solo il bianco e il nero, per Kuran c'erano invece mille gradazioni di grigio, nessuna certezza, nessun senso di gravità. Non erano mai andati molto d'accordo, nonostante l'impegno profuso da entrambe le parti. Eppure erano legati come fratelli. Discutevano, si arrabbiavano, non si parlavano per giorni, condividevano poco e nulla della loro intimità. Facevano affidamento l'uno sull'altro con una lealtà cieca e inviolabile, vincolati da quel sangue combinato col titanio e da tutti gli anni trascorsi in Accademia, in classi diverse ma pur sempre della stessa annata.
Per il pilota non vi era alcuna gioia nell'averla ritrovata, non in quelle condizioni, non su quel pianeta infame. Ma era consapevole che un destino altrettanto misero l'avrebbe attesa se fosse rimasta sull'arca.
Quindi cos'era stato meglio? Essere stato lui la causa di tutto quel dolore? O averla salvata indirettamente da una fine certa?
Il ragazzo serrò la stretta attorno al petto gracile della fidanzata, le baciò una spalla nuda, sussurrò qualcosa al suo orecchio, qualcosa che lei parve non udire. Sembrava essersi assopita.
«Mangia qualcosa.» Bea porse all'Umano un pezzo di carne di lupo, trafitta in un affilato spiedo di legno.
Lui scoprì volutamente i denti ancora sporchi di sangue facendola trasalire.
Xavier intervenne al suo posto, allungò al ragazzo la borraccia d'acqua che il comandante aveva offerto loro.
Era stato il professore a gestire la mediazione. L'Umano non era in grado di proferire parola e Summer, in preda alla commozione, non ne aveva alcuna intenzione.
La pilota non faceva caso agli altri, aveva occhi solo per lui.
Xavier aveva narrato la loro tragedia, dall'inizio alla fine, concludendo con una confessione amara ma purtroppo attesa.
Erano gli unici sopravvissuti della sesta missione dell'arca K-030.
«Non ha fame» lo giustificò.
La moretta aggrottò la fronte e retrocedette verso Ulrik, si andò a sedere aderente al suo fianco e gli rivolse un'implicita domanda con un sopracciglio inarcato.
«È ferito?» il comandante indicò l'ampio screzio porpora sulla gamba del ragazzo.
«Sì, dobbiamo muoverci, lui... lui è Umano.»
I tre ebbero un moto nervoso. Kuran svegliò senza volere Summer e scostò lo sguardo da quel giovane rivestito di sangue al loro comandante, pallido e spaesato, in cerca di conferme e risposte.
«Ma... ma...» balbettò Bea. «I lupi... i lupi vi hanno attaccati!»
Un incubo. Era un incubo da cui non riuscivano a svegliarsi.
Summer scoppiò in lacrime e il pilota iniziò a dondolarsi tenendola in grembo, avanti e indietro, ripetendo come una litania che era tutto finito, che sarebbe andato tutto bene, che c'erano loro adesso, li avevano trovati, li avevano salvati, non avrebbero dovuto temere più nulla, era tutto finito.
«Diverse volte, sì. Abbiamo cercato di difenderci ma le munizioni sono terminate in fretta. Gli attacchi avvenivano nel cuore della notte. Il fuoco, i rumori, i turni di guardia, non servivano a nulla. Non so come siamo scampati, non lo so... hanno ucciso molti dei nostri. Non abbiamo potuto fare nulla. Nulla...»
«Ma lui è Umano!» ricalcò la sopravvissuta. Rik le diede una gomitata un po' troppo forte in mezzo alle costole.
«Sì, e allora?» Era la prima volta che udivano la sua voce. Cantilenante e melliflua, roca e suadente allo stesso tempo. Gli occhi brillavano di una follia crescente.
«Gli Umani... gli Umani su questo pianeta hanno un potere. Riescono a parlare con gli animali, ad addestrarli, a piegarli al loro volere. Perché non li hai fermati? Perché non hai chiesto che cessassero di inseguirvi e trucidarvi? Perché non sei come... come lei?» continuò imperterrita.
L'Umano scrocchiò il collo. Il rumore sinistro fece accapponare la pelle.
Le condizioni disgustose in cui riversava non sembravano scuoterlo. Ne era consapevole e se ne disinteressava.
Un sorriso perfido si allungò lungo una guancia.
«Lei chi?»
«L'altra Umana! Eva... Evangeline!»
Xavier si stropicciò gli occhi. Era sempre più esausto.
Provò a fare mente locale. Quelle affermazioni l'avevano oltremodo spiazzato.
Gli Antichi gli avevano riferito solo messaggi criptici e sibillini.
La Terra agli Umani, proteggete Adam, lui sarà la vostra salvezza, lui è l'unica speranza, gli Umani sono l'unica speranza, ha un valore enorme, dentro di lui è nascosto un potere nuovo, o forse un potere molto, molto antico, quasi preistorico, qualcosa che da anni era andato perduto, un potere che noi Titans non possiamo comprendere...
No, ovvio che non potessero comprendere.
Cercò speranzoso sostegno nello sguardo di Summer, ma la compagna si era di nuovo assorta, rassegnata al suo destino. Sapeva che lei non faceva davvero parte di quella missione, forse lo sapevano tutti, fin dall'inizio, anche coloro che l'avevano reclutata.
Eppure quel sentimentalismo estremo gli diede il voltastomaco.
Egoista, meschina, ipocrita e immatura! Non gliene fregava nulla, non glie n'era mai fregato nulla. E per questo la detestava.
«Spiegatevi meglio. Noi non sappiamo perché Adam sia stato scelto, solo che dovevamo tenerlo in vita. Forse il comandante sapeva qualcosa in più ma è stato il primo a perire.»
Ulrik prese la parola, aiutato dagli altri due. Rimpianse di non avere al suo fianco Hans, con il suo lessico forbito e professionale e la minuzia di dettagli e particolari con cui arricchiva la narrazione. Lui fu troppo schietto e conciso e per questo le domande di Xavier piovvero senza sosta per alcuni minuti, fino a quando all'orizzonte non iniziò ad albeggiare.
Avevano passato la notte insonni.
«È a causa sua, quindi, se io sono qui.» La voce di Adam emerse dal nulla insieme alla luce flebile di un pallido sole.
Nessuno seppe cosa obiettare.
«Bene bene, non vedo l'ora di conoscere questo portento della natura.» Le macchie avevano assunto un colore marroncino che si confondeva meglio col fango e il sudiciume di cui erano tutti incrostati.
«Però non si spiega perché lei sì e lui no! Da cosa dipenda! Avete detto che anche Luis aveva gli stessi poteri, che i bambini del villaggio non li possedevano ma una volta che lei ha iniziato a educarli, all'improvviso, anche loro hanno manifestato doti soprannaturali. È così o non è così? E adesso come faremo a raggiungere indenni il villaggio? Perché lei non è venuta in missione con voi? Come fate voi a sopravvivere in questa foresta? Come avete fatto a sopraggiungere fin qui, incolumi? Perché non vi hanno attaccati? Perché invece hanno attaccato noi?»
Troppe domande, tutte senza risposta, proiettili sparati in aria, munizioni sprecate, parole frustrate.
«Lei ha chiesto loro di non attaccarci» rispose lapidaria Bea.
La risata dell'Umano spaventò alcuni passeri che riposavano sulla cima degli alberi.
Scrosciante e tumultuosa come un torrente fangoso.
«E invece noi sì? Ha chiesto che noi fossimo attaccati?» Il sarcasmo nella sua voce innervosì il comandante.
«No, certo che no. Non sapeva di voi, non controlla ogni essere vivente su questo pianeta. Non sappiamo rispondervi, ma una cosa è certa: prima arriviamo al villaggio e meglio è, per tutti noi.»
L'Umano strizzò l'occhio. «Non vedo l'ora» gongolò suadente.
E senza alcun motivo, quella risuonò come una minaccia.
❈
La marcia assunse un passo sostenuto e silente.
Kuran teneva stretta la mano di Summer, ogni tanto osservava pensoso la sua pelle quasi trasparente, le cicatrici argentate di cui si era ricoperta, il freddo innaturale che emanava e quegli occhi spenti che l'osservavano assorti, come se ancora non riuscisse a discriminare tra realtà e finzione.
«Va tutto bene.» Le scoccò un bacio sulla nuca. I capelli erano ispidi e crespi. Non percepì il suo profumo, la morbidezza di quel corpo che aveva tanto amato e che era stato costretto ad abbandonare. D'istinto liberò la mano dalla sua e la cinse a sé, stringendola per le spalle.
Folle. Era stata folle. Ma era viva. Oltre ogni speranza, oltre ogni possibilità, era viva. In fin di vita, traumatizzata, emaciata e sofferente, ma viva.
La baciò di nuovo, senza per questo rallentare il passo.
Un mostro, lui era un mostro furioso ed egoista, un essere ripugnante e vergognoso.
Un traditore.
Ma lei era viva, la sua unica possibilità di redenzione, la sua Estate. E anche se le aveva rubato la luce, anche se le aveva rubato il sorriso, anche se l'aveva spenta, costretta all'agonia, ad arruolarsi in una missione suicida pur di ritrovarlo, pur di stare insieme a lui... in qualche oscuro meandro della sua anima, era felice. Era felice di poterla riabbracciare, che lei fosse lì con lui, di non essere più solo.
Felice e disperato, felice e dilaniato dai rimorsi e dai sensi di colpa.
Nel suo cuore era già inverno. Ma la sua Summer era ancora viva.
E ora sarebbe andato tutto bene, ora doveva per forza andare tutto bene.
Ora...
Sopraggiunsero a un ruscello e sostarono il tempo necessario per rimboccare le borracce e darsi una sciacquata.
Adam riassunse parvenze più umane e rivelò, sotto gli spessi strati di impudicizia, una pelle diafana e larghe ferite frastagliate di un rosso rovente, che però si stavano rimarginando senza incorrere in infezioni.
Era un ragazzo giovane e bello, anche se non riuscivano a inquadrarlo. Xavier sembrava trattarlo alla stregua di un fratellino minore, interveniva in sua vece, mediava ogni scambio che tentavano di avere con lui, sembrava quasi volerlo proteggere, occultando la sua presenza ai tre sconosciuti, facendo in modo che rimanesse sempre in disparte, ergendosi da muro, da riparo. Senza volere, ogni tanto, anche Summer agiva in tal senso, perfino Kuran se n'era accorto, e questo lo turbava oltremodo.
Nei pochi dialoghi che avevano avuto, quasi per errore, l'Umano si era mostrato tagliente, sarcastico e arrogante. Aveva un sorriso perfido scalfito sul volto e li fissava tutti dall'altro al basso, con quegli angelici occhi blu cobalto e le ciglia lunghe e scure, elementi che cozzavano col suo atteggiamento, quell'espressione di aperta sfida.
Il terzo giorno di cammino, Ulrik non resistette più alla curiosità. Sapeva di cadere in errore ma non riusciva più a darsi pace.
Gli domandò a bruciapelo se conoscesse Maisie.
I membri di entrambe le spedizioni sussultarono, tutti per una ragione diversa.
Ma i connotati in comune erano troppi per escludere a priori quell'ipotesi.
Una crudele coincidenza... o forse c'era qualcosa di più?
«Maisie? Che nome grazioso. Era la tua fidanzatina?» lo interrogò a sua volta il giovane con un'intonazione melliflua.
«Frequentava l'Accademia» spiegò Rik. Non riusciva a comprendere se l'antipatia nei confronti del nuovo arrivato fosse qualcosa che provava solo lui o se invece la condividessero anche gli altri. Non era mai stato in grado di esplicitare certe sensazioni viscerali, figuriamoci di comprendere dinamiche così complesse e contorte.
«Quindi stavate insieme» insistette Adam. Indossava una camicia mezza slacciata, che aveva perso gran parte dei bottoni. Il petto tonico e glabro riluceva perlaceo alla luce rosata dell'alba.
Il comandante arrossì e non seppe cosa replicare.
«Era davvero la tua fidanzatina, allora. Mi assomigliava? È per questo che me l'hai chiesto? Indagavi su una possibile parentela? Allora immagino che sia stata molto, molto bella, la tua Maisie» lo canzonò. «Ed immagino anche che sia...»
«Non la conosce» lo interruppe brusco l'ex-professore. Cercò con lo sguardo il sostegno della compagna di viaggio, ma lei ancora una volta se ne stava in disparte, abbracciata al pilota.
«Che cazzo di problemi hai?» La voce di Bea tuonò dal nulla, una mina pronta a esplodere, proprio come la guerriera che avevano lasciato a guardia del villaggio.
«E tu che problemi hai, principessina?» Adam sembrava non aspettare altro.
«Ma chi ti credi di essere? Quel tono lì, sempre così supponente! Ti ha solo fatto una domanda! Rispondi e basta!»
«È un ordine, principessina?» Ammiccò malizioso.
«Non chiamarmi così!» Gli si avvicinò a un palmo dal naso, furente, la mano già appoggiata al fodero della pistola, un pugno che tremava.
«Se no, principessina? Se no, cosa mi fai?»
Xavier s'interpose tra i due litiganti.
Gli altri li stavano fissando muti. Anche Kuran si era avvicinato, dopo aver fatto scivolare il braccio dalle spalle della compagna, inquieto e turbato.
«Siamo tutti molto stanchi. Adam ne ha passate tante negli ultimi tempi. Perdonatelo. Vi prego, non è il momento di litigare per delle facezie simili. Ti assicuro, Ulrik, che non conosceva questa ragazza. Adam non ha mai frequentato l'Accademia e non aveva parenti o amici al suo interno.»
Annuirono tutti, scuri in volto, più per condiscendenza che per convinzione.
L'Umano invece sorrise.
Ai sopravvissuti si contorse lo stomaco, però non controbatterono.
Bea cominciò a rimpiangere solo allora l'assenza di Eva. Le mancava, in fin dei conti. Quell'Umano non aveva nulla da condividere con lei, non avevano nulla in comune, se non l'assenza di Hc34Fc987. Non sembravano appartenere alla stessa specie, alla stessa arca, allo stesso pianeta.
«Mi stai sulle palle» inveì prima che il suo comandante riuscisse a frenarla.
«È un sentimento reciproco, principessina.»
Eccomi tornata! Vi sono mancata? Voi tantissimo ❤︎❤︎❤︎
I prossimi capitoli saranno più consistenti, promesso!
Nel frattempo accetto ipotesi e scommesse: cosa accadrà quando i due Umani si incontreranno? E quanto dureranno Summer e Kuran? 😂
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro