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Capitolo 7 - Clienti serpenti

House of the Balloons - The Weeknd

"No" 

"Oh avanti, ma che avete tutti!" 

"Se Alex dice no, è no." tagliò corto Yuri accendendo il frullatore per attiture il rumore delle sue chiacchiere. Taylor sospirò abbassando le spalle. 
Era tutto inutile.

"Perché non ti fidi di lui? Lo sta facendo per la tua incolumità." 

"Lo sta facendo per la sua incolumità." corresse prendendo il contenitore del caffè e cominciando ad armeggiare con la macchinetta.

"Sei troppo dura nei suoi confronti. Anzi sei troppo dura nei confronti di tutti."

"Ma perché lo idolatrate tanto?" domandò infastidita sbattendo il barattolo sul bancone e voltandosi verso il ragazzo. "Vi ha forse fatto il lavaggio del cervello?"

"È semplicemente perché non lo conosci, stando qui imparerai che non è il mostro che credi che sia." 

Taylor alzò gli occhi al cielo.

"Accidenti Margaret! Ti avevo detto di trasferire la somma sul numero di conto che ti ho lasciato sulla scrivania. Dove diavolo sono finiti i miei soldi?!" le fini orecchie della biondina furono catturate dal suono acuto di quella voce che era appena entrata nel locale. Si voltò in quella direzione notando una donna dai capelli rosso vivo e vaporosi che entrò nel locale con un barboncino al guinzaglio e una pelliccia leopardata. Si appoggiò al bancone massaggiandosi la tempia e continuando a parlare al telefono. 

"Un caffé latte bollente da portare via." 

"Signora..." tentò Taylor con l'impassibilità impressa nello sguardo. "Non possono entrare cani in questo locale." 

"Si sbrighi non ho tutto il giorno." la ignorò di buon grado. 

La biondina strinse i denti e cominciò a preparare il caffè latte.

"Allora? Quanto ci vuole?" 

Yuri arrivò alle sue spalle per poi affiancarla con un vassoio vuoto.

"Quella donna ha portato un barboncino nel locale."mormorò Taylor per farsi sentire solo da Yuri, il ragazzo si asciugò le mani sul grembiule guardando in quella direzione e strabuzzò gli occhi.

"Ooh non va bene, dille di portarlo fuori subito. Alex è allergico ai cani." non fece in tempo a dire altro che svanì di nuovo con il suo vassoio sta volta pieno. 

Taylor inarcò un sopracciglio e porse il bicchiere di latte macchiato alla donna. "Fanno 5 dollari." 

La donna nella sua immensa scortesia lasciò la banconota e uscì dal locale senza dire una parola, ma almeno si era liberata di quella palla di pelo bianca. Per sicurezza prese una scopa dal retro e cominciò a spazzare i presunti peli del cane.

Non trascorsero nemmeno un paio di minuti che la porta si spalancò ancora facendo subentrare la tracotante presenza di quella cliente. "Senta"

Taylor alzò gli occhi tenendo le mani occupate dalla paletta e la scopa. 

"Signora le ribadisco che i cani non sono ammessi nel locale, va contro la nostra politica. La preghiamo cortesemente di lasciarlo fuori." 

"Le avevo chiesto un caffé latte bollente con lo zucchero."

"No, mi ha chiesto solo un caffe latte bollente, le posso aggiungere lo zucchero ma non prima che si adegui alla politica del nostro locale." 

"Sta dicendo che le starei mentendo." 

Taylor tacque guardandola con fredda impassibilità.

"Ragazzina insolente, ti farò licenziare." cominciò a strillare attirando l'attenzione di buona parte del locale tanto che improvvisamente il brusio di sottofondo si acquietò.

"Ehm che sta succedendo?" intervenì Yuri impanicato. "Signora qualche problema?" 

"Avevo chiesto un caffè macchiato bollente con zucchero ma questa sciacquetta me l'ha dato amaro! Mi sta facendo soltanto perdere del tempo prezioso!" 

Quanto avrebbe desiderato dirle di ficcarsi quel caffé nel culo assieme a quel barboncino di merda che non faceva che grattarsi perdendo pelo. 

"Signora nessun problema, le aggiungeremo subito dello zucchero ma per favore porti via il cane. Questo locale non ammette animali." 

"Ma a questo punto il caffè è già freddo! Me ne faccia un altro." 

"Va bene, va bene, ma le chiedo la cortesia di allontanare il cane." ribadì Yuri con un che agitato nello sguardo.

"Il mio Fufi? Assolutamente no, è solo un cucciolo!" 

"Allora le chiedo di uscire." 

"Ma questo è ridicolo! Voglio parlare con il proprietario."

"Non c'è, aspettarlo non farebbe altro che sprecare ancora il suo tanto importante tempo prezioso." intervenne Taylor acidamente. "Adesso se ne vada, sta disturbando la clientela e il personale..." 

"...con i suoi acuti del cazzo." beh questa parte fortunatamente ebbe la decenza di dirla a bassa voce. 

"Voglio vedere il suo capo! Ora. Non importa quanto ci vorrà questo trattamento è inammissibile." 

[...]

Un'ora e trentacinque minuti.

Dal momento in cui Yuri lo chiamò, trascorse ben un'ora e trentacinque minuti, il locale si svuotò non lasciando che la donna impettita e caparbia ad aspettare con il telefono all'orecchio in un angolo della sala assieme a quella stupida palla di pelo.

L'ambiente sarebbe stato dei più silenziosi se non fosse stato per quella voce stridula e concitata che gracchiava da quasi due ore.

"Avresti dovuto mandarla via senza caffé."

"Avrebbe fatto comunque un reclamo del cazzo." ribatté Taylor pacata asciugando una tazza.

"Ha fatto scappare tutti i clienti." si lamentò Yuri sbuffando.

"Ma perché le hai portato un altro caffè?" domandò Taylor infastidita. 

"Continuava a starmi appiccicata come una zecca."

Ad un tratto la porta si aprì e fece il suo fatidico ingresso niente di meno che il CEO.

Tutti si voltarono nella direzione di quel ragazzo stravagante che reggeva un frullato alla fragola in una mano,  con gli occhiali da sole in pieno buio inforcati sul naso.

"Buonasera signori mi avete chiamato?" 

La donna riattaccò e si avvicinò al bruno che appoggiato al bancone si tolse gli occhiali e prese un sorso del frullato.

"Ma perché compri da Starbucks se hai una fottutissima pasticceria???" osservò Taylor rimanendo impassibile  in volto, lasciando trasparire unicamente tramite la sua voce il suo totale sbigottimento di fronte alle sue ipocrisie.

Alex si limitò a sorridere come suo solito.

"Lei qui è il capo?" 

"In persona, lei chi è?"

"Ma è un ragazzino!" osservò squadrandolo dalla testa ai piedi con un misto di delusione e fastidio.

"Qualche... re..re-" non riuscì a terminare la frase a causa di uno starnuto. "Reclamo?" 

"Cazzo." esclamò Yuri porgendogli dei fazzoletti. 

Alex li afferrò guardandosi intorno turbato. "Chi ha fatto entrare quel quadrupede dai connotati pecorini?" indicò la palla di pelo seduta su una sedia. 

"É questo il punto: la signora si è rifiutata di far uscire il cane." si intromise Taylor.

"Questa mocciosa va licenziata all'istante!"

Alex rise. "Non credo proprio, signora se ne vada o chiamo la polizia." 

"Ma come si permette! Le farò causa e sarà costretto a chiudere questa baracca da quattro soldi." la donna continuava ad avvicinarsi puntando il dito sul petto del ragazzo che la superava di una buona spanna.

Man mano che si avvicinava il naso di Alex si arricciava sempre di più finché non fu colto da una serie di starnuti che lo portarono ad allontanarsi di qualche passo, con i fazzoletti premuti sulla faccia. 

Taylor a quel punto fece il giro del bancone frapponendosi fra la cliente e il suo capo.

"Adesso basta, prenda quel suo stupido cane e vada a farsi fottere." Le posò una mano sulla spalla indicandole l'uscita, parole fredde e inespressive accompagnate da un gesto che mandarono la donna su tutte le furie.

"Come ti permetti puttana che non sei altro?" 

Taylor si beccò uno schiaffo dritto in faccia. Yuri emise un verso di sconcerto. Alex si voltò nella sua direzione con il naso coperto, lo stupore non fece altro che crescere quando il bicchiere colmo di caffé bollente che la donna reggeva in una mano fu rovesciato senza ritegno sulla testa della ragazza. 

Taylor emise un verso strozzato, stringendo le mandibole e i denti tanto forte da farli scricchiolare. Sentì un dolore allucinante, bruciò fino alle braccia. Il liquido marrone che gocciolava lungo le dita. 

Yuri si precipitò da lei bagnando uno strofinaccio con acqua fredda, Alex sgranò gli occhi squadrandola interdetto. L'istante successivo i suoi occhi si posarono sulla donna e poi sul cane. 

A passi spediti andò verso il cane e lo agguantò per il guinzaglio. 

"Non tocchi il mio Fufi!" ma Alex la ignorò e abbandonò quella palla di pelo fuori dal locale. La donna lo seguì impanicata.

"Mi ascolti bene, le telecamere hanno ripreso tutto. Mi basterà portare queste riprese alla centrale di polizia e sporgere denuncia per aggressione quindi le consiglio di sparire dalla mia vista. Ora." non attese risposta e le sbattè la porta in faccia girando il cartello che adesso segnava a caratteri cubitali 'Chiuso'. 

Quando finalmente la quiete pervase il locale Alex si voltò verso il punto in cui prima c'era Taylor. Era svanita lasciando nient'altro che una pozza di caffé.

Yuri si stava dando da fare per avvolgere del ghiaccio in un panno, ma il capo lo fermò. "Lascia stare, pulisci tutto ci penso io a lei." 

Il ragazzo dai capelli rasati si fermò, aveva uno sguardo preoccupato.

"Liberati di questo odore di cane per favore." 

Detto ciò andò verso il retro. Trovò Taylor in bagno a bagnarsi il viso con acqua fredda, le braccia arrossate. Cercò il nodo del grembiule dietro la schiena per slacciarlo, ma le sue mani stavano tremando e non riusciva a scioglierlo.

"Cazzo!" sbottò appoggiando le mani al lavello per calmarsi un attimo.

Fu allora che sentì qualcosa che le solleticava la schiena. Alzò lo sguardo e incrociò il riflesso del moro tramite lo specchio. Alex si era avvicinato e le stava slacciando il nodo del grembiule; le dita affusolate, la mascella contratta i capelli bruni che gli ricadevano sulla fronte. 

Silenzio.

Taylor afferrò il grembiule e con uno strattone lo gettò a terra.

"Devi per forza stare lì impalato?" 

Alex sollevò un angolo della bocca e indietreggiò fino a scomparire dalla sua vista. Una volta sola in bagno Taylor si tolse la maglietta rimanendo in reggiseno e con un panno freddo si tamponò la pelle arrossata. Strinse i denti e il bordo del lavandino con così tanta foga da temere che si frantumassero entrambi, eppure una volta rinfrescata sentiva che le scottature non erano poi così gravi.

"AAAH!" sobbalzò incrociando di nuovo l'allampanata figura del moro attraverso lo specchio. Si voltò coprendosi il corpo e scagliandogli un'occhiata omicida.

"Che cazzo vuoi ancora?" 

Alex teneva gli occhi puntati altrove ma sollevò una mano che reggeva la valigetta del pronto soccorso.

"Posso?"

"Se ti dico di no?"

"Andiamo Taylor, voglio solo aiutarti" 

"No." afferrò la valigetta bruscamente e se la portò al lavandino cominciando a frugare alla ricerca di garze e pomate. "Mi hai già aiutato abbastanza." sbottò sprezzante.

Alex si appoggiò con la schiena allo stipite della porta, con le mani in tasca e lo sguardo prudentemente lontano dalla sua figura semi nuda. 

"Devi odiarmi proprio tanto."

"Non puoi neanche immaginare. Odio tutti voi sei."

"Compreso Fabian?" domandò con un ghigno impresso sulle labbra sollevando lo sguardo al soffitto. 

Taylor si bloccò con la garza semi arrotolata sulla spalla. Sollevò lentamente lo sguardo fino al riflesso del ragazzo e serrò la mascella.

"Tutti e sei." 

"Nah io non credo. Sono sicuro che hai ancora un debole per lui." 

Taylor si voltò nella sua direzione.

"Dove vuoi arrivare Alex?" 

A quel punto Alex si voltò verso di lei, si avvicinò talmente tanto che la biondina fu costretta a indietreggiare fino a scontrarsi contro il bordo del lavandino. Il panno stretto al petto per coprirsi, il volto accigliato; Taylor non accennò a rompere il contatto visivo, temeva che quegli occhi l'avrebbero letteralmente divorata se solo ci avesse provato.

"Possiamo fare a cambio se vuoi." mormorò 

Taylor si accigliò ancora di più senza capire. 

"Posso farti andare da Fabian in un istante, basta che tu dica una parola." 

"Qual è la fregatura?" 

"Non ci sarebbe più nessuno a proteggerti allora." 

"Perché adesso c'è qualcuno che lo starebbe facendo?" 

"Io." rispose senza esitazione il moro diventando improvvisamente serio. Nessun barlume di ilarità gli addolciva più lo sguardo, per la prima volta si rese conto di quanto spigoloso fosse il suo viso magro e scavato. 

Piombò il silenzio. 

Poi Alex si avvicinò ancora di più, i capelli castani le solleticarono il viso mentre egli si sporgeva per afferrare qualcosa sul lavandino, sentì il suo profumo inondarle i sensi, il suo respiro contro la sua pelle. Egli prese una punta di crema anti scottature e riappoggiò il tubetto. 

Taylor si scostò allora Alex le prese il viso con una mano. 

"Sta ferma" mormorò con voce roca sollevandole il mento e spostandole le ciocche bagnate della fronte con una delicatezza sovrumana. 

"Chiudi gli occhi." 

Spalmò la pomata sulla palpebra e sul contorno dell'occhio arrossato. Taylor sentì il respiro del ragazzo infrangersi contro la sua pelle, mischiarsi al suo. Un sospiro pesante, i polpastrelli che le sfiorarono lo zigomo soffermandosi un po' più del necessario e l'attimo dopo l'aria fredda la investì di colpo.

Alex si era allontanato e stava andando verso la porta.

"Il caffé versato te lo detraggo dalla paga" informò dandole le spalle, le mani in tasca, la voce sbeffeggiante come sempre. Anche se era girato Taylor poté percepire quel tedioso ghigno derisorio e non poté far a meno di assottigliare gli occhi in uno sguardo truce e mandarlo a quel paese con un dito medio alle spalle. 

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