Capitolo 4 - Garanzie
Heartless - The Weeknd
Taylor fu quasi scaraventata come un sacco di patate su una panca in prima fila, attorniata da sei imponenti e minacciose figure che gettavano ombra su di lei. Adesso la paura aveva lasciato il posto alla rabbia e allo sdegno.
Quello era un rapimento.
La sua crush l'aveva rapita!
"Chi diavolo sei?" domandò Cyrus stagliandosi esattamente di fronte a lei.
Taylor cercò di regolare il suo respiro pesante, mentre lanciava occhiate iraconde e velenose da sotto le ciglia bianche. Le sopracciglia dello stesso colore aggrottate non lasciavano spazio a fraintendimenti; se avesse potuto, quello sguardo li avrebbe inceneriti seduta stante.
"Lasciatemi andare" sibilò ancora. "O la puttana non sarà l'unico dei vostri problemi."
Non potè fare a meno di notare che perlopiù tutti avevano irrigidito i lineamenti in un'espressione turbata, i volti cerei.
Richard si passò la lingua sulle labbra per poi sedersi su un gradino che precedeva l'altare, le mani spalmate sul viso.
"Ma che stiamo facendo?" mugugnò con voce disperata.
"Cyrus, non possiamo fare così. Questo è... è..." accennò Marcus non sapendo se guardare la biondina o il suo amico.
"Non possiamo nemmeno lasciarla andare via così, ha sentito tutto." replicò Adam con le braccia perennemente incrociate al petto.
"Silenzio!" esclamò Cyrus senza distogliere lo sguardo dal suo ostaggio. "Io ti ho già vista..." ammise corrugando la fronte. L'istante successivo le sue sopracciglia schizzarono alle stelle.
"Fabian, ma non è quella che ti fissa sempre in caffetteria...?"
Taylor volle sotterrarsi, ma tentò comunque di apparire disivolta. Sei paia di occhi si voltarono verso Fabian che dal suo canto rispose con un verso di scherno.
"Si è lei..." confermò Cyrus.
"Non atteggiarti troppo campione, ho di meglio da guardare." rispose pur di non sfigurare completamente.
"L'hai seguito fin qui?"
"No, sono solo molto religiosa."
"Cosa hai sentito di preciso?"
"Quanto basta da farti finire in una tuta arancione che ti copra finalmente quel ridicolo tatuaggio." sputò acidamente concedendo un finto sorriso alla fine.
Arrivò all'improvviso. La prese così alla sprovvista da cancellarle quel ghigno sfacciato dalla faccia. Cyrus le aveva sferrato uno schiaffo tanto forte da farle voltare la testa di lato.
"Cyrus!" esclamò Richard. I ragazzi avanzarono di un passo, messi in all'erta da quel gesto violento.
"Insomma quale idiota indosserebbe i pantaloncini da gennaio a New York solo per far vedere quel borioso e insignificante tatuaggio?" continuò con quella sua lingua velenosa la ragazza, una mano alla guancia arrossata.
Senz'altro fece breccia nel suo ego ormai ferito poiché il ragazzo era già pronto ad avventarsi nuovamente su di lei. Ma sta volta Marcus e Richard si apprestarono a bloccarlo.
"Stupida troia!"
Una mano gli si posò sulla spalla, Cyrus spostò lo sguardo in quella direzione e la rabbia fu cancellata da una smorfia di dolore. Le nocche sbiancate, le lunghe dita affusolate contratte.
"Aria" fu l'unica parola che uscì dalle sue labbra prima di spintonarlo con nonchalance così da farlo allontanare dalla ragazza. Seppur a vedersi la sua spinta fu appena accentuata, il ragazzo sembrò essere colto da molta più foga poiché incespicò all'indietro.
Taylor guardò il sesto, misterioso, ragazzo farsi avanti con le mani in tasca e un ghigno divertito sulle labbra.
Spostò per un istante la sua attenzione sul biondino, aspettandosi un contraccolpo che tuttavia non arrivò mai. Nonostante lo sdegno gli riempisse i lineamenti, contratti all'inverosimile non rispose al nuovo intromesso.
"Chi abbiamo qui?" tornò a concentrarsi sul moro che torreggiava su di lei. Gli angoli della bocca talmente tirati da far assomigliare quel sorriso a quello dello Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. Taylor potè specchiarsi in quegli occhiali dalle lenti nere che non lasciavano intravedere la vera anima di quel personaggio.
"Una piccola stalker." si abbassò per arrivare alla sua altezza. Ella cerco di mettere più spazio possibile tra loro, ma il suo volto si stava avvicinando pericolosamente. La stava ispezionando come alla ricerca di una discrepanza da poter usare contro di lei. Poi, lasciando un anelito di vento, si allontanò.
"E' davvero interessante la tua dedizione." disse voltato di spalle.
Taylor corrugò la fronte senza capire, poi si accorse del vuoto nella sua tasca.
Le aveva sottratto il telefono senza che neanche se ne accorgesse. "Ridammelo" ringhiò cercando di avventarsi su di lui. Tuttavia due mani la bloccarono per i polsi, torcendoglieli talmente tanto da farle sfuggire un lamento strozzato.
"Lasciala."
Adam sollevò lo sguardo sul sesto ragazzo. Quest'ultimo lo guardava di sbieco da dietro le lenti, il sorriso aveva abbandonato le sue labbra.
"Non siamo questo tipo di criminali."
Adam finalmente la lasciò andare e Taylor prese a massaggiarsi i polsi arrossati, stupendosi di come il colore non abbandonasse la sua pelle alla svelta. Con la fronte aggrottata gli sferrò un calcio agli stinchi che bastò a farlo accasciare a terra dal dolore.
Un moto agitato riempì la chiesa, chi si precipitò su Adam, gli altri su Taylor pronti a rimetterla in riga. Ma prima che quel branco di rinoceronti potesse intervenire il sesto ragazzo si parò davanti a loro, facendo da scudo, con il cellulare di Taylor in alto a mo' di trofeo e l'altra mano in tasca.
Sorrideva.
Che diavolo aveva da sorridere tanto quel coglione?
"La micetta ha messo su gli artigli. Del resto cosa potete pretendere dopo averla letteralmente rapita?" fece spallucce e abbassò il braccio scuotendo il cellulare davanti alle loro facce inebetite e in parte furenti.
"Questo qui è tutto ciò di cui avremo bisogno per uscire puliti da questa situazione."
"Che cos'ha di speciale?" domandò Fabian.
Il sesto sorrise ancora di più indicando proprio lui per poi sedersi sulla panca con assoluta disinvoltura.
"Qui dentro ci sono le prove del suo stalking selvaggio verso di te." annunciò scorrendo con il dito sullo schermo.
Taylor si avventò su di lui. "Ma come hai fatto a sbloccarlo?!"
Si aprì una scenetta piuttosto ridicola nel quale la ragazza cercava in vano di afferare il telefono con l'unico risultato che continuava ad agguantare l'aria. Anche da seduto era troppo alto per permetterle di raggiungerlo. E mentre ella si slanciava inutilmente il ragazzo continuava a scorrere divertito tra le foto commentando di tanto in tanto.
"Va bene, hai vinto!" esclamò arresa.
"Che cosa avrei vinto?"
Taylor si voltò verso tutti e sei. "Me ne starò zitta, non dirò nulla di quanto sentito oggi. Promesso."
"Ed eccoci qua. Proprio quello che volevamo sentire." Il sesto schioccò le dita soddisfatto accavallando le gambe.
"Puoi andare, buona serata." le fece ciao con la mano.
"Il mio telefono."
"Lo terrò come garanzia." disse infilandoselo nella tasca dei jeans. Taylor con il palmo aperto si ritrovò a serrarlo con foga tale da farle sbiancare le nocche.
"Questo oppure dovrai vedertela con loro. Devi scegliere." cantilenò il ragazzo sollevando lo sguardo verso le travi del soffitto, ignorando appositamente lo sguardo omicida che la ragazza gli stava premurosamente serbando.
Lanciò una breve occhiata agli altri cinque ed emise un verso di scherno.
"Siete tutti dei grandissimi coglioni." sputò acidamente facendo dietrofront e camminando via verso l'uscita della chiesa, con un groppo alla gola per aver abbandonato il suo prezioso cellulare in mano a quel deficiente. Dopotutto quale adolescente non ha bisogno del cellulare? Era assurdo. Ma tornare indietro e scongiurare di riconsegnarglielo sarebbe stato al quanto degradante.
Non aveva scelta.
Serrò i pugni e continuò a camminare.
Una volta al sicuro avrebbe dato una lezione memorabile a quei figli di puttana.
"Ferma."
Il sangue le si gelò nelle vene a quell'ordine tonante e ruvido come carta vetrata. Non si voltò, ma si immobilizzò al centro di quel lungo corridoio. I cinque ragazzi voltarono lo sguardo verso Cyrus, lo stesso valse per il sesto misterioso ragazzo.
"Non così in fretta."
"Pensavo avessimo risolto Cyrus, perché hai questa irrefrenabile voglia di infastidirci tutti sta sera?" commentò, divertito e con una punta di fastidio nella voce, il ragazzo dagli occhiali da sole.
"Perché non mi fido di quella stronzetta e quella garanzia non mi sembra abbastanza per pararci il culo ecco perché!" ringhiò indicando voluminosamente la biondina che nel frattempo si era voltata con l'indifferenza dipinta nello sguardo.
"E cosa suggerisci di fare? Ammazzarla? Come Kat?"
Il biondino roteò gli occhi infastidito.
Silenzio.
Il castano, stravaccato su quella panca come se fosse una normale rimpatriata serale, emise un verso di scherno e si alzò in piedi.
"Come immaginavo non hai idee, Cyrus." commentò facendo cenno a Taylor di avvicinarsi ancora. Segno che fu ripetuto ben tre volte prima che sortisse un qualche tipo di effetto.
Il ragazzo la fissò con un mezzo sorriso, la sovrastava di parecchi centimetri e quando giunse al suo cospetto non poté far a meno di ridacchiare di fronte all'occhiata aspra e truce che gli veniva rivolta. Le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio lasciando poi cadere la mano sulla sua spalla e si voltò verso gli altri cinque.
"Diventerà mia."
Quelle due parole sortirono l'effetto di un lampadario di cristallo che si infrange al suolo in mille frammenti. I ragazzi si guardarono confusi, inebetiti mentre Taylor non riuscì a far a meno di contrarre le sopracciglia tinte di bianco formando una fossetta sulla fronte.
"La prenderò sotto la mia ala e lavorerà per me. Mi assicurerò personalmente che tenga la bocca chiusa."
Con uno schiaffo irruento scacciò via quella mano dalla sua spalla.
"Tu sei totalmente fuori di testa?" sibilò acidamente la ragazza, digrignando i denti.
"La renderemo nostra complice così che non possa svenderci...potrebbe funzionare." riflettè Richard ad alta voce. Dal suo canto, lo stratega di questo grande piano allargò le braccia soddisfatto della sua genialità.
"Che te ne pare Cyrus? Questo basterà a farti calmare o devo portarti anche una canna?" lo punzecchiò con tanto di sopracciglio inarcato.
Il biondino non disse una parola, ma il modo in cui la sua bocca si storse dava da pensare che un omicidio non era poi così lontano dalle sue possibilità quella sera. Poi finalmente assentì con un cenno come per dire "E' tutta tua."
Un solo battito di mani sconquassò la quiete dell'edificio, facendo sussultare tutti in aria.
"Siamo d'accordo allora!" sorrise ancora voltandosi verso la biondina.
"Benvenuta in famiglia, Taylor Sawyer."
Ciò che provò Taylor in quel momento fu un miscuglio di sensazioni contrastanti.
E tutte in negativo.
Rabbia, sdegno, indignazione, stupore e sconcerto si mischiavano e si scambiavano a vicenda di posto. Scosse la testa sollevando lo sguardo su quel ragazzo.
"No." disse semplicemente.
"Inizi domani alle cinque di pomeriggio. Non fare tardi." si voltò dandole le spalle, una mano in tasca l'altra con un dito puntato in aria.
Poi si irrigidì voltandosi lentamente verso la ragazza.
"Quasi dimenticavo." il suo sorriso si attenuò appena ma non valse lo stesso per la malizia di cui era gremito. "Lavori per Alexander Rymer."
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