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Capitolo 3 - Nella tana del lupo

Digital silence - Peter McPoland

Li riconobbe quasi tutti.

Fabian, Marcus, Adam, i tre che aveva seguito fino a quel luogo sconsolato. E poi a comporre quella cerchia altri tre ragazzi. Uno di essi aveva i capelli biondi e gli occhiali alla Jeffrey Dahmer, la peluria gli ricopriva le guance appena un po' e il tatuaggio di una bussola svettava sul polpaccio lasciato nudo dai pantaloni corti. Quello non poteva essere che Cyrus O'Connell. Degli altri due invece ne riconobbe soltanto uno, di cui una volta per sbaglio udì il nome: si chiamava Richard. Ma l'ultimo rimaneva un gran mistero. Taylor cercò di avvicinarsi per sentire meglio, favorita dalla spessa coltre buia che avvolgeva quei corridoi laterali, si spinse fin in fondo alla navata sinistra e, quatta quatta, si accucciò dietro un pilastro. Non le sfuggì il modo irrequieto con cui Cyrus misurò il pavimento a grandi passi, la testa bassa il viso corrugato. Quell'espressione d'austero presagio era condivisa da tutti.

Tutti loro si conoscevano.

Tutti loro erano lì.

E avevano un segreto.

"Di chi era?" sbottò Cyrus fermandosi improvvisamente e facendo sollevare anche le teste degli altri. Il cuore di Taylor perse un battito, la sua voce tonante riverberò tra quelle quattro mura risultando impetuosa come un tuono. "Di chi era Kat?" gridò agitandosi e digrignando i denti. Il volto gli divenne paonazzo. Taylor si ritrovò a ringraziare silenziosamente la penombra e le tenui lucine che la nascondevano ai loro sguardi.

"Allora?!!"

"Era mia" bofonchiò Adam seduto in prima fila con le gambe accavallate e le braccia incrociate, visibilmente disturbato e contrariato dalla situazione.

Cyrus si scagliò contro di lui, puntando quegli occhi iniettati di sangue in quelli neri come la pece e allo stesso tempo annoiati di Adam.

"E come hai potuto permetterlo?" gridò sguaiatamente contro il suo viso, era un vero e proprio fascio di nervi.

"Cyrus, datti una calmata. Se continui ad urlare in questo modo qualcuno finirà per sentirti." lo ammonì Richard, aveva i capelli castano chiaro, corti, ondulati e con la riga. Gli occhi azzurri dietro le spesse lenti di un paio d'occhiali dalla montatura semi nera. Strattonò il biondino per una spalla cercando di tirarlo via dall'altro ragazzo che a breve sarebbe stato divorato da quelle fauci sguainate.

"Calmarmi? Hanno assassinato una delle nostre escort e dovrei calmarmi??"

Il cuore di Taylor perse un battito nell'udire quelle parole.
Lentamente strisciò con la schiena lungo il pilastro ruvido fino a sedersi a terra, accucciandosi il più possibile contro l'oscurità di quell'antro. Gli occhi spalancati, la bocca serrata rimase per un istante a rimuginare su quelle parole che le risuonavano come echi lontani nelle orecchie.

Assassinato

Escort

In cosa si erano imbattute lei e la sua acerba curiosità?

"Ma non è successo al club, è stata trovata in un parco." replicò Adam annoiato, impassibile, come se la faccenda non lo sfiorasse minimamente.

"E con questo? Non pensi che dal momento che si aprirà un'indagine il nostro piccolo segreto non è più al sicuro?"

La biondina deglutì, affinando le orecchie per poter sentire ancora, seduta sul pavimento dalle mattonelle consunte e sporche.

"Adesso manteniamo la calma." si intromise Richard sistemandosi gli occhiali con la punta del dito. "Le prove che lei fosse connessa a noi sono scarse, quello che dobbiamo fare ora è essere scrupolosi ed eliminarle prima che la polizia ci metta le mani sopra." aggiunse dedicando eloquenti sguardi ad ognuno di loro.

"Potrebbe essere già troppo tardi." ponderò Fabian grattandosi il mento ricoperto da una leggera peluria. "In quel caso quale sarebbe il piano?"

"Non c'è altra scelta, dovremmo ricorrere ad altri metodi, meno piacevoli."

Taylor abbassò lo sguardo, soppesando quelle parole che il rimbombo dell'ambiente aveva riempito di una tale minacciosità da far venire la pelle d'oca persino ai muri. Aveva ascoltato abbastanza, tutto questo era troppo anche per lei e il suo animo temerario. Ogni secondo che passava la possibilità che venisse scoperta si faceva più elevata e chi avrebbe potuto garantire la sua incolumità in una chiesa abbandonata con sei uomini dalle duplici identità.

Gestivano un giro di prostituzione, cazzo!

Il più pacatamente e inosservabilmente possibile cercò di sgusciare via da quell'angolino. Ma non appena fece un passo, un suono rombante si riverberò tra quelle quattro mura, sconquassando il silenzio abissale che era piombato in quell'istante. Taylor sgranò gli occhi, cristallizzandosi nel punto esatto in cui era. Quel suono proveniva dal suo stomaco che aveva cominciato a brontolare atrocemente e voluminosamente.

Non osò girarsi. Non osò muoversi.

"Ma che cos'era?!" esclamò uno dei ragazzi.

Ti prego ti prego ti prego, fa che non mi vedano. Fa che pensino si tratti di un topo o un gatto oppure il vento come in un qualunque film americano.

Supplicò tra sé.

Ma la fortuna non fu dalla sua, poiché i sei si avvicinarono di qualche passo ritrovandosi al centro della navata centrale a guardare verso la navata buia a sinistra con tanto d'occhi e bocche spalancate. Taylor incrociò i loro sguardi con la coda dell'occhio e poi cominciò a correre.

"Prendetela!" urlò Cyrus puntando un dito contro la sua sagoma sfuggente.

Cazzo cazzo cazzo!

Avrebbe dovuto fingere di essere ubriaca o meglio, addormentata; magari in quel caso l'avrebbero lasciata andare. Ma se non se la fossero bevuta sarebbe stata alla loro completa mercé senza alcuna via di fuga. Cominciò a correre a più non posso lungo quel corridoio lugubre, la chioma bionda sventolata come una bandiera. Il cuore le stava per uscire dal petto per quanto batteva.

Afferrò la maniglia e infilò la porta d'uscita saltando i gradini a due a due, andava così veloce che le sembrò quasi di volare su quei gradini. Quando gli anfibi toccarono l'erba si sentì più vicina alla salvezza, ma purtroppo non riuscì ad arrivare al marciapiede che qualcosa la agguantò per il l'avambraccio.

Uno strattone la fece voltare indietro e improvvisamente due occhi scuri le bloccarono la visuale, austeri e truci. La fissavano nell'ultimo modo in cui avrebbe voluto la guardassero.
Fabian le si era parato davanti, fu il primo ad averla raggiunta. Alle sue spalle gli altri cinque si erano fermati e la stavano accerchiando come predatori affamati, il fiato corto e i pugni stretti.

I suoi occhi cerulei si soffermarono su di loro, cercando di non infrangere la sua maschera di coraggio. Ma dentro di sé non poteva negare di avere paura.

Cosa avrebbe potuto fare? Urlare? Ribellarsi? Scalciare? Sarebbe servito? C'era davvero qualcuno che l'avrebbe soccorsa?

"Lasciami andare" sibilò rivolgendosi a Fabian.

Chi avrebbe mai immaginato che le prime parole che avrebbe rivolto alla sua cotta sarebbero state queste, in questa situazione. Non poté che trovarlo surreale. Se glielo avessero detto quella stessa mattina sarebbe scoppiata a ridere di gusto trovandolo un ottimo spunto per un libro. Ma in quel momento, non c'era proprio nulla che la facesse ridere.

Fabian continuò a fissarla in modo tutt'altro che romantico, poi Cyrus avanzò guardandosi cautamente attorno. "Portiamola dentro."

Taylor serrò la mascella mentre Adam si avvicinava al suo amico, mentre si avvicinava a lei!

"Al fuoco! Al fuoco!" cominciò ad urlare con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Cyrus sbiancò e si avventò su di lei bloccandole la bocca con una mano. Adam e Fabian le cinsero mani e piedi mentre ella cercava di dimenarsi, di liberarsi. Si sentì sollevare da terra.
Sgranò gli occhi, continuando ad emettere un urlo attutito contro quella sudicia mano.
Vani furono i suoi sforzi perché improvvisamente il cielo scuro, i lampioni tenui e il prato verde furono sostituiti da un tremendo odore di incenso e muffa, un soffitto di travi e il rumore di una porta che si chiudeva tagliando fuori quell'anelito di salvezza che aveva provato un attimo prima.



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