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I'd catch a grenade

Se c'era qualcosa che gli mancava di casa, era il clima più mite e benevolo. Era già aprile inoltrato, perché a Serpukhov doveva continuare a essere così freddo? Sapeva che il peggio era passato con i mesi di gennaio e febbraio, ma le temperature parevano proprio essersi stanziate sui due, tre gradi di massima giornaliera. Anche Tokyo in inverno era rigida, ma difficilmente si scendeva sotto lo zero.

- I benefici di vivere su un'isola... -

Incassò il collo per affondare il mento nella sciarpa, stringendo le mani a pugno all'interno delle tasche. Gli occhi erano puntati verso est, la direzione da cui lei sarebbe arrivata; scrutavano i passanti, nella speranza di individuare quei capelli biondi e sapientemente acconciati che tanto adorava.

Le labbra si allungarono in un sorriso e le guance si scaldarono al solo pensiero di poter godere presto della sua compagnia e di quel momento di tranquillità che ne sarebbe derivato.

- Eccomi, scusa il ritardo! -

La testa di Elyza fece capolino da dietro la spalla di un omone impellicciato, la mano ricoperta dalla muffola rosa a ondeggiare per aria. Lo raggiunse in pochi balzi aggraziati, con quell'espressione dolce in grado di stemperare persino il freddo più pungente.

- Yulis non voleva saperne di lasciarmi andare, stasera. -

Shogo sorrise.
Come dare torto a quella bambina?

- Quante favole hai dovuto raccontarle? -

- Una sola, in realtà, ma ha voluto conoscere tutti i dettagli del travestimento del lupo che ha suonato alla porta dei sette capretti. -

- Vorrà essere preparata, nel caso dovesse capitare anche a lei di vederlo davanti casa. -

Quella che gli era appena fuggita dalle labbra era una battuta tanto semplice quanto sciocca, eppure era riuscita a farla ridere in modo tanto genuino da sorprenderlo.

- Potevi aspettarmi dentro. -

- Sono arrivato un attimo fa. -

Liz inclinò la testa di lato, incrociando le braccia al petto. - Bugiardo. -

"Colpito e affondato", pensò Shogo, aprendo la porta della kofejnâ.

- Prendiamo qualcosa per scaldarci? -

- Qualcosa di analcolico, spero. -

Liz rise di nuovo. - Del tè caldo andrà benissimo. -

Si sedettero a uno dei tavolini in fondo alla sala, il più lontano possibile dalla corrente gelida che si intrufolava nel piccolo locale ogni volta che veniva aperto l'uscio.

- Ti ringrazio per aver accettato di vedermi, qui... - gesticolò con la mano destra, disegnando un cerchio per aria. - Fuori dall'istituto. So di chiederti tanto. -

"Tanto"?

Quello era niente, per lui. L'avrebbe aspettata fuori al freddo anche per ore pur di passare del tempo insieme, fuori dall'istituto.

- Lo faccio con piacere, non devi ringraziare. - non poté evitare di arrossire, così si concentrò sull'enorme bicchiere di carta che teneva stretto tra le dita, sperando che lei non gli desse peso. - C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? -

Elyza si umettò le labbra e diede un'occhiata veloce in giro, poi estrasse dalla borsa una cartelletta di plastica colorata.

- Sei libero di dirmi di no. - puntò gli occhi nei suoi, osservandolo da sotto le lunghe ciglia. - Ma ho bisogno di una mano. O meglio... ho bisogno di accertarmi che una persona fidata sarà sempre dalla mia parte. -

Shogo aggrottò le sopracciglia. Rimase in silenzio per un attimo, con i pensieri che vorticavano in testa, rapidi e ronzanti. Afferrò la cartelletta e diede un'occhiata al primo dei documenti, poi arcuò le sopracciglia.

- Gavril Volkov? -

Liz puntò i gomiti sul tavolo, accorciando le distanze per poter abbassare il tono. - È il fratello minore di Dorian. -

- Non sapevo avesse un fratello. - mormorò, stupito, tornando a passare in rassegna i documenti. - Ricostruzione dell'anamnesi, trascrizioni di colloqui, valutazioni comportamentali... Questo, Liz, è... materiale clinico privato. Di un ospedale a Belgorod. -

Lei annuì, dondolando morbidamente il capo. - Gavril ci ha passato parecchio tempo, negli ultimi anni. Ma ora non è più in quel luogo. -

- Non vedo alcun foglio di dimissioni. -

Liz continuò a fissarlo, stringendosi nelle spalle.

- Oh, Liz... non dirmi che l'hai aiutato ad andarsene. -

- Non riusciva più a tollerare quella routine. E ogni volta che andavo a trovarlo era sempre così... arrabbiato. -

- Ci credo che lo era, anche io al posto suo sarei stato furioso sapendo che è stato mio fratello a rinchiudermi in un ospedale psichiatrico! -

Con sdegno e repulsione, Shogo poggiò la mano su uno dei fogli, facendolo strisciare sul tavolo in direzione della ragazza. Liz allora raddrizzò il busto, spostando il peso contro lo schienale.

- Questo non è giusto. -

- Non è giusto rinchiudere qualcuno in un posto del genere! E la firma su questo foglio è proprio quella di Dorian Volkov. -

- Tu non sai niente di come sono andate le cose e di quanto è stato difficile per Gavril. -

- Per Dorian invece è stato molto facile spedirlo a quasi seicento chilometri di distanza da casa. -

Stava alzando la voce. Stava lasciando che il rancore prendesse il sopravvento, che l'intolleranza provata nei confronti di Dorian fluisse senza freni e lo controllasse.

- Dorian ha sempre agito per il bene di Gavril. Lo ha fatto per tutta la vita. - decretò Liz in un sibilo tagliente, animata da un ardore così impetuoso da cancellare ogni traccia di dolcezza dalle iridi color miele, fino ad accenderle di un fuoco del tutto nuovo e diverso. - Non ti permetto di dubitare di lui. -

Shogo sentì una fitta al cuore.
Fastidio, gelosia, rivalità.
Tutto insieme, in uno schiaffo travolgente.

- Puoi dirmi di no, Shogo. - continuò lei, rimodulando la voce per renderla più bassa. - Puoi dirmi che non vuoi immischiarti in affari che non ti riguardano. C'è... c'è una piccola parte di me che spera che tu in realtà dica di no. -

Lui chiuse gli occhi, senza respiro. - E il resto di te cosa vuole? -

Elyza afferrò la treccia tra le mani, schiacciando le piccole bombature dei capelli tra i polpastrelli. - Il resto di me, la vera me, vuole egoisticamente che sia tu il contatto di emergenza di Gavril. -

"E quella parte sa bene che riuscirebbe a farmi dire di sì a qualunque richiesta".

Non lo disse ad alta voce, non ce ne sarebbe stato bisogno.
Era una dolorosa verità sottintesa da entrambi.

Shogo si passò una mano sugli occhi, come a voler scrollare via la frustrazione. - Dorian non sa nulla di tutto questo. -

Lei si mordicchiò le labbra. - Ha capito che sono coinvolta nella fuga di Gavril. Ed è anche per questo motivo che ho bisogno dell'appoggio di qualcuno di esterno, di qualcuno di cui mi fido davvero. -

Scosse la testa, infilando una mano tra i capelli.
Pensava, e nel frattempo sfilava l'elastico.
Rifletteva, e nel frattempo ricostruiva la crocchia disordinata sulla nuca.

- Cosa dovrei... - sospirò, prendendo tempo, ma sapendo già quale sarebbe stato l'esito di quel confronto. - In quell'eventualità, cosa dovrei fare, per Gavril? -

Lo sguardo di Elyza si accese di nuovo. - Solo rispondere alla chiamata di un numero sconosciuto. Potrebbe contattarti tra anni, o potrebbe anche non farlo mai. Conoscendolo, la seconda è più probabile. -

- Vuoi che Gavril abbia un piano b. - rifletté. - Perché dovrebbe rivolgersi a qualcuno che non sei tu? -

- Perché... - la voce si affievolì, e il resto della frase si perse nell'aria, assieme allo sguardo rivolto altrove. - Per una sensazione, possiamo definirla così. -

Shogo si immobilizzò, cercando di osservarla meglio.

"Una sensazione".

C'era una crepa, una minuscola fessura nella calma apparente di Elyza.
Avrebbe tanto voluto scoprire come mai, chiederle di più, saperne di più.
Ma sapeva che non sarebbe servito a molto.

Non poté fare altro che cedere.

- D'accordo. Sarò io il... -

Fu travolto da un abbraccio improvviso, così slanciato e dirompente che rischiò di rovesciare il tè al mandarino sul tavolo.

- Grazie, Shogo. E scusami, scusami davvero. -

Si lasciò stringere da Liz, e per un primo momento rimase impassibile.

Sapeva di aver accettato solo per lei, solo perché gliel'aveva chiesto, solo perché, forse, si aspettava una qualche forma di ringraziamento o riconoscenza in cambio. Perché di uno sconosciuto non gli importava davvero nulla.

Si scostò quel tanto che bastava per poterle afferrare il viso tra le mani. Vide la sua espressione virare dalla gioia alla confusione, dalla sorpresa e alla consapevolezza, ma non fu abbastanza reattiva da fermarlo. Shogo unì le labbra a quelle di Liz per un brevissimo istante, le modellò sulle sue perché voleva farlo, perché anche lui meritava un briciolo di felicità.

Si allontanò di colpo, ancora prima che fosse lei a farlo per prima.

- Lo so che sei sposata. - chiarì. - Ma non ho intenzione di scusarmi per questo. -

- Shogo... - Elyza strizzò gli occhi e scosse la testa; incurvò le spalle e piegò la bocca in una smorfia. - Mi dispiace, ma non amerò mai nessuno nel modo in cui amo Dorian... e nemmeno io ho intenzione di scusarmi per questo. -

E con quelle parole, anche l'ultimo pezzo del cuore di Shogo fu strappato via.

- Lo so. Va bene così. -

Era una bugia, un'enorme bugia.

Sperava che il sentimento di Elyza non fosse così forte, sperava di dimostrarle che anche lui era in grado di amarla con quella stessa intensità.

Sciolse l'abbraccio.
Afferrò il bicchiere e scostò la sedia dal tavolo.

- Devo andare. -

Non recuperò i documenti: l'intera storia clinica di Gavril Volkov era già stata memorizzata nel momento in cui aveva posato gli occhi sopra al testo stampato.

Si voltò e si diresse a grandi falcate verso la porta, escludendola dal proprio campo visivo e da qualunque altra possibile fantasia.




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Ri-ciao, fiorellini!

C'è chi ha il pacchetto di fazzoletti a portata di mano e chi mente.

Se avete letto Hold Me Down sapete chi è Elyza, se avete letto abbastanza di Ultra Violet avete intuito almeno un pochino come può essersi sentito Shogo.

Liz è quella che è.
Shogo... è un uomo innamorato della persona sbagliata.
Non mi sento di biasimare nessuno dei due.

Anche questa One Shot è nata in occasione del Writober 2024 e il prompt questa volta era "Amore non corrisposto". Chi meglio di questi due per rappresentarlo?

Specifico che l'avvenimento qui descritto è canon e si è svolto circa 18 anni prima di quanto trattato in UV.


Come sempre, se avete voglia di farmi sapere che vi è piaciuto, basta un commentino o una stellina ~



PS: Il titolo della OS è tratto da "Grenade" di Bruno Mars.

Juliet

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