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Chapter 4: "Ice it out, bust it down"

- Yulis! -

Leo la prese delicatamente in braccio e la ragazza aprì gli occhi un po' a fatica, lamentandosi a labbra serrate.

- Grazie a Dio... -

Si sistemò meglio sul parquet e la strinse piano al petto, avendo quasi paura di farle del male.

- L...Leo...? -

La ragazza ciondolò la testa ed appoggiò la fronte alla sua spalla con un movimento molto lento, quasi a rallentatore. Sentì sulla lingua un disgustoso sapore di sale misto a ruggine e piegò la bocca in una smorfia.

- Sangue... ancora... -

- Che significa "ancora"? -

Il tono dell'eroe era a metà tra il preoccupato e l'infastidito, ma in quel momento Yulis era troppo poco concentrata per poterlo cogliere.

- Leo, puoi... abbassare un po' la voce? Mi scoppia la testa. -

Istintivamente gli portò le braccia al collo e cercò di nascondere il volto tra il suo petto e il proprio gomito, provando a regolarizzare il respiro. Involontariamente sfregò la punta del naso contro la sua pelle e finì per macchiarlo con il suo stesso sangue.

- Merda. Scusami. -

Dipinse sulle labbra una nuova smorfia e fece dietro front per allontanarsi da lui, buttando la testa indietro e coprendosi il volto con una mano.

- Yulis, posso lavarlo via. Fatti controllare. -

Sostituì la mano alla sua e le afferrò il viso per avvicinarlo a sé, inclinandolo piano da una parte e dall'altra.

- Non noto ferite e mi sembra che l'epistassi si sia fermata. - le passò il pollice all'angolo della bocca per eliminare un rivolo di sangue secco che era colato dal naso. - Mi dici cos'è successo? -

Yulis cominciava a riprendersi pian piano e a comprendere la situazione. Si ricordava di essere tornata a casa dopo il disastroso interrogatorio con Smirnov e di essersi liberata dei vestiti per indossare qualcosa di più comodo, dopodiché era scesa in cucina per zittire lo stomaco e mettere un sandwich sotto ai denti. Ad un certo punto, però, il dolore alla testa si era fatto così insistente da non poter più essere ignorato, talmente insopportabile da costringerla a comprimersi le tempie con entrambe le mani. Poi aveva tossito. Aveva tossito sangue un momento prima che iniziasse a colare anche dal naso, poco prima di perdere i sensi in cucina. Ed ora era lì, a terra sul parquet, tra le braccia di un Leo mezzo nudo e particolarmente allarmato. 

L'eroe continuava a fissarla con sguardo angosciato, mentre Yulis riusciva a soffermarsi solo sui muscoli tesi e contratti del suo viso. Quasi inconsciamente, la ragazza si sporse in avanti di un paio di centimetri. Anche con quell'espressione preoccupata a completare il pacchetto, quel viso dai lineamenti netti e affilati rimaneva innegabilmente bello, quasi al limite della perfezione. Chiunque avrebbe potuto innocentemente accostare l'immagine di Leo a quella di un angelo, se solo non fosse venuto a conoscenza del carattere irascibile ed egocentrico che lo caratterizzava.

- ..lis? -

- Mmh..? -

La ragazza giurò di aver notato le sue labbra muoversi, ma la testa aveva deciso di non voler prestare la minima attenzione alle parole. Leo si stampò un leggero ghigno soddisfatto sulle labbra e sollevò un po' il mento.

- Mi aspettavo una risposta, ma ora sembri tu a volere qualcosa da me. -

Yulis realizzò che in quel breve istante di contemplazione aveva continuato ad avvicinarsi a lui, arrivando a poco più di un palmo dal suo naso. Scattò indietro con il busto e si affrettò a distogliere lo sguardo, intuendo al volo cosa volesse insinuare.

- Sono solo un po'... intontita. -

- Beh, si sa che le bionde sono tonte per natura. -

Quella semplice frase fu sufficiente a farle dimenticare in un battito di ciglia tutto l'imbarazzo di cui era appena stata vittima e della giornata alla centrale di polizia. Lo fulminò con lo sguardo e gli appoggiò una mano sul petto con fare intimidatorio.

- Vuoi avere un piccolo assaggio di dolore, Zero? Perché, sai, basta chiedere. -

La reazione non fu quella sperata e, al contrario, Leo scoppiò a ridere di gusto.

- Non so se volessi sembrare minacciosa, ma ti assicuro che al momento la cosa più spaventosa qui dentro è la tua faccia. Sembri appena uscita da un film dell'orrore di bassa lega! -

Tutta la spavalderia che Yulis sentiva fu sostituita da un irrefrenabile istinto di colpirlo.

- Lo sai, sei davvero un grandissimo stronzo. -

- Grazie. - continuò a sorriderle con quel fare strafottente, innervosendola ancora di più. - Ora mi dici com'è andata? -

Lei incrociò le braccia al petto e gonfiò leggermente le guance.

- Sono svenuta. -

Leo alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

- Svenuta? Ma non mi dire! -

Le afferrò i polsi per farglieli allacciare al proprio collo, poi le passò velocemente un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena.

- C-cosa stai...? -

- Ti porto in bagno per lavare via quel sangue. Non posso vederti così. -

Si alzò con poca fatica, senza aspettare che Yulis rispondesse o reagisse in qualche modo.

- Posso ancora camminare. -

- Non vorrei doverti raccogliere da terra un'altra volta. -

Si avviò verso il bagno, ignorando le successive lamentele e proteste.

- Cos'è questo rumore? - la ragazza aggrottò la fronte. - Acqua...? -

- Niente prediche sulle risorse del pianeta o altro. - sbuffò. - Stavo per farmi una doccia, ma poi qualcuno ha voluto giocare a "simuliamo un cadavere" e ho dovuto rivedere le mie priorità. -

Yulis borbottò qualcosa di incomprensibile in risposta, arrossendo lievemente. Con la coda dell'occhio si accorse del sorriso appena accennato che gli incurvava gli angoli della bocca e per un momento perse la lucidità.

< Così è davvero bello... >

Capì che stava per distrarsi di nuovo, così strinse più forte la presa dietro al suo collo e sigillò le palpebre, impedendo a se stessa di soffermarsi a fantasticare anche su quel torace e quelle spalle.

< La situazione sta diventando imbarazzante. No, io sto diventando imbarazzante. >

- Parker? -

- Mh? -

- Ora puoi anche scendere. -

Yulis spalancò di colpo gli occhi e si ritrovò con l'espressione sempre più sorniona e soddisfatta di Leo a svettare sopra di lei.

- O-oh, sì... scusa. -

< Ma che idiota. >

L'unica parola che le veniva in mente per definire se stessa in quel preciso momento era proprio "idiota".

Aprì l'acqua sotto lo sguardo divertito di Leo e pensò che in fondo sarebbe stato molto meglio rimanere svenuta per qualche altro minuto pur di evitare quella strana, fastidiosa ed imbarazzante conversazione. Scambiò rapidamente un'occhiata al suo macabro riflesso nello specchio e si passò le dita sul volto per cominciare a liberarsi del sangue. Lo vide precipitare nel lavandino e sentì una forte fitta alla bocca dello stomaco. Deglutì nel tentativo di ignorarla e affrettò i movimenti pur di allontanarsi da lì il prima possibile, ma l'odore del sangue continuò a punzecchiarla finché la nausea non si impossessò di lei e un velo di sudore finì per depositarsi sulla nuca.

- Yulis, sei più pallida del solito. -

In un istante, il ragazzo fu alle sue spalle, pronto ad afferrarla e reggerla in caso di necessità.
La testa aveva ripreso a girare.
Yulis sentì delle vampate di calore irradiarsi dalle guance ed estendersi fino alle punte dei capelli. Il sangue non le aveva mai provocato una reazione simile, ma in quel momento l'unica sensazione che riusciva a provare rientrava nella categoria del disgusto.

- Mi viene da...! -

L'odore si infilò forte e prepotente nelle narici e un conato di vomito le scosse la schiena. Scansò Leo con un movimento del braccio e velocemente si buttò in ginocchio sul pavimento, infilando la testa dentro alla tavoletta proprio all'ultimo secondo utile. Sentì il ragazzo inginocchiarsi dietro di lei per afferrarle i capelli alla base della nuca, di modo che non si sporcassero e che non le fossero d'intralcio. Come da aspettative, la giovane si lamentò con un gemito e cercò di allontanarlo, spingendolo via con una mano: avrebbe potuto gestire la cosa da sola, avrebbe evitato volentieri di farsi vedere in quello stato così pietoso.

- Figurati se me ne vado. -

Le accarezzò la schiena con la mano libera e poi cercò di sostenerla afferrandole delicatamente una spalla mentre il suo corpo veniva scosso da un nuovo conato. La bile che risaliva la gola bruciava con la stessa intensità di un acido corrosivo.

- M-mi... -

- Non provare a scusarti. - tagliò corto il ragazzo, ma poi cercò di modulare la voce affinché risultasse un po' più dolce rispetto al suo solito tono. - Non è colpa tua. -

- È tutto il giorno che mi sento uno schifo. -

Le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Hai mangiato qualcosa che può averti dato fastidio? -

Scosse la testa. - Ho dato solo due morsi ad un sandwich, non può essere quello. -

Leo annuì lentamente. - Non credo sia un'intossicazione alimentare. -

Yulis raddrizzò la testa e posizionò i palmi sul pavimento per spostarsi indietro, finendo inevitabilmente per appoggiare la schiena al petto del ragazzo, seduto dietro di lei. Chiuse gli occhi e cominciò a respirare profondamente, riempiendo bene i polmoni e svuotando l'aria un po' alla volta.

- Mal di testa, sangue dal naso, vertigini, svenimenti, nausea... -

- Tutto questo e sei comunque andata alla centrale di polizia per gli interrogatori. -

Leo tamburellò le dita sul pavimento, nervoso ed evidentemente infastidito.

- Dovevo farlo. -

Senza pensarci troppo, gli sfiorò il dorso della mano con la punta delle dita, quasi a volerlo tranquillizzare.

- Certo. Dovevi farlo. -

Quando la ragazza si sentì un po' meglio, Leo l'aiutò ad alzarsi e ad avvicinarsi al lavandino per sciacquarsi viso e bocca. Yulis notò dal riflesso nello specchio l'espressione scocciata che si era installata sul suo volto ed aggrottò la fronte.

- Senti, se aiutarmi ti dà così tanto fastidio puoi anche lasciare perdere. -

- È per Keita? -

Leo ignorò totalmente il suo nuovo sproloquio e sputò quelle parole una dopo l'altra, come se fossero una specie di insulto.

- Keita?! - spalancò gli occhi e si girò di tre quarti, incredula. - Mi stai di nuovo chiedendo se sono andata fin là per vedere Shiiro? -

- Lui o qualcun altro. Magari avevi un appuntamento. Non che m'interessi. -

- Un appuntamento... -

Ripeté lei mentre stringeva leggermente le palpebre. Ripensò allo scambio che avevano avuto quella stessa mattina prima di uscire e si chiese se anche Leonard Hartman potesse davvero provare una frivola ed inutile emozione come la gelosia. Scosse la testa convincendosi del contrario.

- Sono stata lì per gli interrogatori e per capirci qualcosa in più su Vladimir Smirnov, il tizio con la maschera da Coniglio. -

Il viso del ragazzo mutò completamente espressione al ricordarsi degli avvenimenti del giorno precedente.

- Quello che ha cercato di far fuori il Lupo solo perché gli stava soffiando l'oggetto messo all'asta. -

Yulis annuì.
Avrebbe voluto aggiungere qualcosa sull'intera storia, ma le parole morirono sul nascere.
Si ritrovò ad incurvare la schiena come un felino, portando in avanti il petto, e dalle labbra le sfuggì un verso di dolore emesso a denti stretti. Percepiva la pelle tra le scapole logorarsi pian piano, bruciando come se fosse stata esposta in modo diretto alle lingue incandescenti di una fiamma. Afferrò saldamente il bordo del lavandino per ancorarsi ad esso nel tentativo di allentare la morsa del dolore.

- Yulis, che hai ora?! -

Con sguardo allarmato, Leo passò in rassegna tutti i muscoli del corpo della ragazza nel tentativo di capire cosa stesse succedendo, analizzando rapidamente ogni suo singolo movimento.

- È la schiena...! - piegò il collo di lato, stringendo più forte le dita attorno al bordo in ceramica, facendo diventare bianche le nocche. - Va a fuoco! -

Leo le afferrò il bordo della maglietta con entrambe le mani: era una di quelle enormi t-shirt da concerto con il nome improponibile di una band metal stampato sul davanti e una serie di date e luoghi impressi sul retro. Senza farsi troppe remore, il ragazzo gliela sollevò fin oltre le spalle per avere libero accesso alla schiena, ma di fronte a quello spettacolo non poté fare altro che sgranare gli occhi: tutta la pelle compresa tra le scapole e le vertebre lombari era ricoperta da una serie di grande macchie rosse e piccoli puntini scarlatti. Il ragazzo alzò immediatamente lo sguardo per incrociare quello di Yulis riflesso nello specchio: aveva gli occhi lucidi e un'espressione tremendamente spaesata.

- Sembra un rash. -

Intuì il suo pensiero e le rispose ad alta voce, cercando di apparire molto più calmo di quanto non fosse in realtà. Yulis scattò più volte con la schiena e graffiò le unghie sulla ceramica del lavandino. Decise quindi di liberarsi completamente della maglia con un gesto nervoso, lanciandola lontano.

- Ti prendo del ghiaccio. Non muoverti di qui, okay? -

Yulis annuì ad occhi socchiusi mentre si mordeva il labbro inferiore così forte da lacerarlo con i denti.

- Ci metto un secondo. Non fare di testa tua. -

La ragazza riconobbe il rumore dei piedi nudi scivolare via sul parquet. Fu scossa da un'altra fitta di dolore tra le scapole, così si piegò sulle ginocchia, ma senza mai scollare le dita dal lavandino. Ogni secondo che passava era un millimetro di pelle in più che veniva travolto da delle fiamme invisibili e la situazione si avvicinava sempre più al limite della sostenibilità. Dopo essersi fatta sfuggire un nuovo gemito di dolore, Yulis deglutì pesantemente e puntò gli occhi sulla doccia: senza aspettare e senza rifletterci troppo, aprì l'anta e ci si fiondò dentro, impostando la manopola sul getto ghiacciato. Scoprì la schiena spostando i lunghi capelli davanti alle spalle e l'acqua iniziò ad appesantire i pochi vestiti che indossava, lambendole la pelle con le sue gelide schegge. Per quanto detestasse il freddo con ogni singola cellula del proprio essere, cercò di ignorare i brividi che avevano iniziato a scuoterle il corpo dalla testa ai piedi, poi appoggiò i palmi delle mani alle piastrelle sul muro nel tentativo di rimanere in piedi.

< Non devo mollare... >

La morsa infuocata sulla schiena sembrò affievolirsi pian piano, allentando la presa ad ogni goccia d'acqua che rotolava via sulla pelle. Piegò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso di vittoria: ogni brivido sopportato valeva ciascun lembo di pelle su cui le fiamme venivano estinte.

- Yulis, accidenti! -

Leo entrò nella doccia ad occhi sgranati, poi l'afferrò di prepotenza per i fianchi per toglierla dalla traiettoria del getto d'acqua.

- Cristo, hai le labbra blu! -

Impostò la manopola ad un valore estremamente più alto e strinse la ragazza contro il suo petto nel tentativo di riscaldarla, stando però attento a non toccare la parte lesa della schiena.

- D-d-do-vevo... spe... gnere... -

Più Yulis tremava per il freddo e più tentennavano anche le sue parole.

- Quale parte di "non fare di testa tua" non ti è chiara? - le spinse il volto contro la propria spalla circondandole la nuca con un braccio. - E menomale che dicono che sono io quello impulsivo! -

Yulis ridacchiò sommessamente e le spalle si mossero a piccoli scatti.

- P-però ha fun... zionato. -

Leo si sporse oltre la sua schiena per controllarne lo stato.
Assurdo.
Quando notò che il rossore era incredibilmente svanito si chiese se per qualche strana ragione non si fosse davvero immaginato tutto. Tornò poi a concentrarsi su di lei e le appoggiò due dita sotto al mento per farle alzare il volto verso il proprio.

- Va meglio la schiena? - la vide annuire un paio di volte e rilassò i muscoli. - Bene. Ora pensiamo a riscaldarti. -

Fece un passo verso il getto caldo, spingendola inevitabilmente in avanti con il proprio corpo e facendola quasi inciampare nei suoi stessi piedi. Notando l'espressione corrucciata della ragazza che cercava di ripararsi gli occhi dall'acqua, non poté fare a meno di ridere. Le sfregò le mani sulle braccia un paio di volte, poi le afferrò i capelli con l'idea di spostarli dietro la schiena.

Fu allora che prese davvero coscienza del fatto che si erano ritrovati mezzi nudi dentro la doccia.

A seguito di quella banale quanto ovvia realizzazione, gli occhi si posarono inevitabilmente sul reggiseno in pizzo che Yulis stava indossando: l'acqua le aveva fatto aderire il tessuto al corpo quasi come una seconda pelle, delineando con più precisione il profilo morbido ed appena accennato del seno. Lo sguardo scivolò poi sulle costole e sul ventre, e Leo non poté fare a meno di riflettere su quanto quel corpo fosse così minuto ma allo stesso tempo armonioso. Gli tornò alla mente l'esibizione al Maple Syrup e una parte di lui decretò che se fosse stato davvero uno dei partecipanti all'asta avrebbe puntato ogni centesimo su di lei.
Ironicamente, pensò di essere andato a letto con la ballerina sbagliata.

Ma in quel preciso momento, Yulis era proprio davanti a lui e non c'erano bizzarri criminali da rincorrere. Avevano tempo. Erano soli, mezzi nudi e con un piccolo quantitativo d'ansia da smaltire. Istintivamente, Leo appoggiò la fronte alla sua. Le afferrò un fianco con una mano e con l'altra risalì le costole fino a sfiorare il bordo in pizzo del reggiseno.

- L-Leo, cosa stai...? -

La vide arrossire a dismisura e schiudere le labbra in un'espressione sorpresa e confusa. Percepì una forte ondata di eccitazione scuotergli ogni singolo muscolo e fece scivolare la testa di lato, spingendo il proprio corpo contro il suo. Mentre l'acqua calda gli rotolava sulla pelle, si ritrovò a serrare ermeticamente le palpebre, e per un istante pensò davvero di mandare all'aria tutto. 

A quel punto potevano accadere principalmente due cose: la prima era ricevere una sonora e fragorosa cinquina sulla faccia per essersi praticamente gettato su di lei in quel modo, la seconda era essere abbastanza fortunato da strapparle almeno un bacio.
In entrambe le situazioni, sapeva che non l'avrebbe fermata.

Yulis dal canto suo era rimasta immobile, con le braccia tese lungo i fianchi e completamente spiazzata dal suo comportamento. Era la prima volta che l'abbracciava in quel modo, ed escludendo i momenti in cui lui e Gareth volevano infastidire Keita non era nemmeno mai stato troppo affettuoso. Non riusciva a capire se quel gesto fosse dettato dalla preoccupazione, dalla gelosia o da altro, ma la verità era che quel contatto le stava piacendo molto più di quanto fosse lecito. Non poteva negare di non aver mai fantasticato su loro due, ma ogni volta che tentava di paragonarsi alle ragazze che Leo frequentava capiva di non poter reggere il confronto: si sentiva sempre meno attraente, meno spiritosa o meno intelligente, così alla fine aveva accettato l'idea di essere solo amici e colleghi. Nonostante quel carattere impossibile, egocentrico ed irascibile, nonostante le continue discussioni e battibecchi, non riusciva ad immaginare di poterlo escludere dalla propria vita.

< Mi sono davvero... sbagliata? >

Sentì un braccio del ragazzo circondarle la base della schiena, mentre l'altra mano andò a posizionarsi a palmo aperto sulla chiusura del reggiseno. Yulis percepì una scarica di adrenalina: una parte di lei desiderò che quelle dita scivolassero sui gancetti per liberarla del pizzo e degli shorts il più velocemente possibile. 

Quasi come se avesse intuito i suoi pensieri, Leo reagì spingendo maggiormente il bacino contro il suo. Strinse la fascetta di tessuto nel palmo, lasciandosi sfuggire un sospiro affannato proprio ad un soffio dal suo orecchio.

" Non voglio più rispettare gli accordi... "

- Quali accordi...? -

Chiese Yulis automaticamente, stupendosi di essere riuscita a formulare una domanda semplice come quella senza balbettare.
Leo si irrigidì all'istante.

- Non... non ho detto niente. L'ho solo... - spostò il viso davanti a lei, sfiorandole la punta del naso. - Come hai fatto ad usare Open Eye e leggermi nel pensiero senza toccarmi il viso? -

La ragazza aggrottò la fronte, confusa: era sicura di aver sentito la sua voce e di non aver usato la propria abilità. Dopo un primo momento di confusione, Yulis impallidì e sgranò gli occhi.

< No... no, no, no, no...! >

Un ricordo molto lontano era riuscito a farsi strada nella sua mente.
Aveva capito.
Aveva capito cosa stesse succedendo e sapeva di doversi spostare di lì il prima possibile.
Cominciò a divincolarsi dalla presa del ragazzo, cercando in tutti i modi di sfuggire a quell'abbraccio.

- Yulis...? -

Leo la osservò senza comprendere il repentino cambio d'umore e si limitò a lasciarla andare. La ragazza si appiattì contro la parete della doccia e rabbrividì per la differenza di temperatura.

- Tutto questo... - Yulis mosse le mani in maniera sconclusionata davanti a sé, formando una specie di vortice. - Noi, ora... il modo in cui mi stavi stringendo poco fa... non eri tu. Ero io. -

Leo scosse la testa, visibilmente confuso, e si allungò per chiudere l'acqua.

- Yulis, io non posso entrare nella tua testa, quindi ti prego, cerca di spiegarti meglio perché altrimenti non riesco a capirti. -

La ragazza si passò nervosamente le mani sul viso, imbarazzata e arrabbiata allo stesso tempo.

- Era Empathy. Era... qualcosa che stavo provando io e che a quanto pare è fluito direttamente in te, senza che potessi controllarlo. -

Si era lasciata trasportare e gli aveva inconsciamente trasmesso le proprie emozioni.

< Che stupida a pensare che potesse essere altro.>

- E vorresti dirmi che la tua abilità ha deciso di attivarsi proprio ora e di sua spontanea iniziativa? -

- Leo, lo so che sembra assurdo, ma l'hai detto anche tu poco fa... mi hai chiesto come ho fatto a leggerti nel pensiero senza toccarti il viso con le mani e... e la risposta è che in teoria non potrei farlo! Ma la situazione è diversa, non c'è stato bisogno delle mie mani perché già il contatto del tuo corpo contro il mio ha fatto da veicolo, senza necessità di avere altro. -

Leo alzò un sopracciglio. - Le abilità non cambiano funzionamento a loro piacimento, Yulis. -

- Nel mio caso, in questa precisa situazione, . - nascose il viso tra le mani e si lasciò sfuggire un verso di stizza. - L'ultima volta è stato tanto tempo fa, non pensavo che... - si torturò il labbro inferiore mordicchiandolo con i denti. - Devo chiamare Shogo... lui saprà come aiutarmi. -

Il ragazzo fece un passo verso di lei, ma Yulis si appiccicò ancora di più alla parete.

- Ti prego, ti prego, ti prego... non toccarmi. -

Leo incassò il colpo come se fosse stato un vero e proprio rifiuto.
Si immobilizzò e chiuse gli occhi, metabolizzando a fatica quelle parole.

- Cerca di capire, sono quasi completamente sicura di non avere il controllo sulle mie abilità, quindi ora anche solo il semplice sfiorarmi potrebbe ferirti... ed è proprio l'ultima cosa che voglio. -

- Anche se così fosse... -

- È così! -

Leo la fissò assottigliando lo sguardo.

- Hai detto che sei quasi sicura. Potrebbe non succedere. O comunque potrei essere in grado di sopportarlo, non puoi saperlo. -

- Leo, accidenti! - strinse le mani a pugno fino a far impallidire le nocche. - Tu non hai idea di quanto Empathy sia potente, ma credimi se ti dico che so di cosa parlo, quindi fidati di me. -

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, osservandola e studiandola attentamente mentre le lasciava il tempo di sbollire quella strana rabbia mista a frustrazione.

- Mi fido di te. - si avvicinò di un altro passo, finendo per incastrarla tra lui e il muro. - Ma è evidente che non si può dire il contrario. -

Yulis spalancò gli occhi e fece per ribattere, ma il biondo la zittì.

- Quante cose non ci hai raccontato, in tutti questi anni? Non so niente del tuo passato e penso proprio che lo stesso discorso valga anche per Gareth, nonostante lui ti conosca da più tempo di me, Marcus o Dominic. - inclinò la testa di lato e alzò il mento. - Ma quello che so per certo, è che la tua abilità funziona con esperienze che hai vissuto in prima persona. Quindi, se Empathy è così potente come dici, mi aspetto che tu scenda nei dettagli di questa storia, perché noi ci proteggiamo a vicenda. E se qualcuno ti ha fatto del male... -

- Dorian Volkov è già morto. - non tentò nemmeno più di nascondere la propria rabbia. - Se credo nell'Inferno è solo perché voglio sperare che lui sia laggiù a pagare per tutto ciò che ha fatto. -

Leo avvicinò di più il volto al suo, sfiorandole la punta del naso con la propria. Era la prima volta che vedeva nei suoi occhi un tale carico di odio, così finì per sentirsi ancora più in collera di quanto già non fosse con questo "Dorian Volkov".

- Potremmo fare un giro all'Inferno per assicurarcene di persona e poi prenderlo a calci in culo. -

La vide sorridere di sfuggita e tornare quasi subito guardinga: era chiaro che non volesse distrarsi e rischiare di utilizzare le sue abilità contro di lui. Leo abbassò un po' il mento e si avvicinò di qualche altro centimetro avendo cura di non sfiorarla con nessuna parte del proprio corpo. Fissò quelle labbra piene e morbide ed alzò gli angoli della bocca in un mezzo sorriso: le bramava con un'intensità addirittura più forte di prima. Non c'era bisogno di ricevere altre conferme per capire che tutto quel desiderio e quell'attrazione nascevano dentro di lui e non venivano in alcun modo alterati da Empathy.

- Mi spieghi almeno cosa intendevi dire con "l'ultima volta" ? -

Yulis evitò il suo sguardo spostando gli occhi sull'anta in vetro della doccia.

- Quella di poco fa potrebbe essere stata la prima di una serie di crisi. Potrei averne un'altra tra qualche minuto, o magari tra un'ora. Ho dei ricordi un po' confusi a riguardo, ma sono sicura che Shogo mi abbia aiutato a gestire la manifestazione di Open Eye. -

Leo spalancò gli occhi, incredulo.

- Vuoi dire che la causa di tutto questo potrebbe essere una nuova abilità?! -

- N-non necessariamente... - abbassò la voce. - Non ho mai sentito di eroi che abbiano mai manifestato nuovi poteri da adulti, quindi escluderei questa ipotesi. Potrebbe essere una specie di powerup ad Empathy o ad Open Eye. -

- "Powerup"? Sei diventata la protagonista di un videogioco, Parker? - rise di gusto e la vide arrossire e allontanare nuovamente lo sguardo.

- Oppure, potrebbe anche trattarsi del declino di una delle due... potrei perdere Empathy o Open Eye. - concluse in un sussurro.

Il ragazzo smorzò la risata e s'irrigidì di colpo.

- Pensavo che questa fosse solo una storiella raccontata dai professori per evitare che facessimo gli idioti al primo anno del corso Élite. -

- È raro, molto raro. Ma non impossibile. -

Leo la fissò in silenzio per qualche istante, soppesando quelle parole.
Più ci rifletteva e più lo scenario gli pareva impossibile.
Scosse forte la testa e rifiutò di credere ad un'eventualità del genere: mandò al diavolo tutto e l'abbracciò di slancio, stringendola ancora più forte di quanto non avesse fatto in quel pomeriggio.

- Non pensare di essere così speciale da diventare il caso di studio di un evento simile. -

- Leo, cazzo! - si dimenò per cercare di divincolarsi dalla sua presa, ma senza alcun risultato utile. - Empathy potrebbe...! -

- Non si sta attivando niente, sta' calma. - posò le labbra tra i suoi capelli e le accarezzò la schiena un'ultima volta prima di lasciarla andare. - Adesso esci, asciugati un po' e lasciami fare la doccia... riesci ad occupartene per conto tuo o hai bisogno del mio aiuto anche per questo? -

Yulis cambiò completamente umore e lo spinse via, sotto il suo sguardo divertito.
Perché doveva sempre finire per fare lo stronzo?

- Sai, per un momento ho pensato ingenuamente che potessi... -

- "Che potessi"... cosa? -

L'eroina sospirò e si voltò per uscire, passandosi una mano sul viso.

- Niente, lascia stare. Sono solo una stupida. -

Leo la osservò uscire dalla doccia, poi serrò la mascella.

- Già, solo una stupida... -

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