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Chapter 25: "Shattering my mood with the bad boy blues"

Yulis si liberò del parka e se lo sistemò sulle gambe. Lo sgabello su cui era appollaiata era più comodo di quello che suggeriva il design, e la musica che proveniva dagli altoparlanti del lounge bar, insonorizzato rispetto al resto del club, copriva il lieve cigolio che il meccanismo produceva ogni volta che ruotava sull'asse.

- Come hai fatto a trovarmi? -

Phoenix sollevò un sopracciglio, stendendo le labbra in un sorriso accennato. - Difficile non notare il gattino spaventato dentro la gabbia delle tigri. -

Lei assottigliò lo sguardo, piccata. - Avevo forse l'aria spaventata? -

- Avevi l'aria di qualcuno finito in un bel cazzo di casino, senza la più pallida idea di come uscirne. -

Yulis inasprì l'occhiata. - Sei stato tu a farmi venire qui. Potevi rendermi le cose più semplici e vederci all'hotel, o perlomeno darmi qualche informazione in più. -

- E perdermi la tua espressione terrorizzata quando la gente ha iniziato a sparare? - rimbeccò, con un ghigno carico di compiacimento.

La ragazza spostò altrove l'attenzione pur di nascondere il fastidio che era appena salito a pizzicarle le guance. Tamburellò le dita sul bancone e fissò senza troppa cura i movimenti del barista poco distante. - Non ero pronta a un'eventualità del genere. -

L'osservazione, seppur mormorata, parve non sfuggire all'orecchio di Phoenix e scatenò in lui una risata più corposa; Yulis fu quindi costretta a ricorrere ad un nuovo respiro controllato per tentare di tenere a bada la propria irritazione.

- È solo uno speakeasy poco convenzionale. -

- "Poco convenzionale"? Ho parlato di limonata con uno sconosciuto, poi ho attraversato la scocca di un frigorifero, e nemmeno cinque minuti dopo ho rischiato di finire crivellata da un inferno di proiettili. -

- Del tutto in linea con ciò che suggerisce il nome di questo posto. -

Lei gli scoccò un'occhiata torva ed eloquente, che però non sortì l'effetto sperato.

- Hai seguito il suggerimento. - osservò lui, qualche istante più tardi. - I capelli biondi di una certa eroina non sarebbero passati inosservati, qui dentro. Cerca di non perdere quella parrucca e la benedizione della Regina di Fiori. -

Yulis si umettò le labbra, maledicendosi un istante dopo per aver rischiato di rovinare la tinta che ci aveva applicato sopra. - È una lode o una minaccia velata? -

- Ti sto solo mettendo in guardia: l'odio per tutti quelli come te è ciò che accomuna la gente che frequenta il Bullet Hell. Indipendentemente dalla banda o dal quartiere di appartenenza, chiunque concorda sul fatto che gli eroi sono solo dei burattini con un bel faccino da mostrare in tv. -

- Tante grazie. - Yulis drizzò la schiena, sostenendo il suo sguardo e smaltendo la frecciatina. - Ma è un po' troppo tardi per farmi notare che sono stata invitata ad entrare nella tana del lupo. -

- Curioso modo di dire. - Phoenix arricciò il labbro superiore, poi incurvò le spalle per sporgersi su di lei. - Ma questa non è la tana del lupo, reginetta, è quella del Bianconiglio. E come hai potuto vedere, è piena dei suoi amichetti strambi... meglio non farli incazzare. -

Yulis si irrigidì, e per un attimo trattenne il respiro. - Non darò nell'occhio, se è questo che ti preoccupa. -

- È Nobu quello preoccupato per te. Se ho aggiunto la nota sull'invito è solo perché lui ha insistito. -

Yulis sfarfallò le ciglia, spalancando le palpebre per la rivelazione. Non solo aveva appena scoperto che la grafia era davvero quella di Phoenix, ma ora sapeva anche da dove proveniva l'epifania sulla limonata: era stato Nobu a suggerirle la risposta, proprio quando si era finto cameriere al Rouge.

- Stai sorridendo. -

Lei rilassò all'istante i muscoli del viso, cancellando quella parvenza di buon umore che inconsciamente le era spuntato sulle labbra. Incrociò le braccia sul bancone e tornò a guardare fisso davanti a sé.

- E comunque... - borbottò Yulis, lasciando sfumare la voce. - La benedizione sarebbe quella della Regina di Picche, non di Fiori. -

Silenzio.
Improvviso e fin troppo prolungato da poterlo considerare canonico.

Yulis fu così costretta a spostare l'attenzione sul suo informatore; quando gli occhi si focalizzarono sul sorrisetto di scherno che gli abbelliva il volto, realizzò di aver abboccato in pieno alla nuova provocazione.

- Hai intenzione di dirmi perché siamo qui? - domandò, con le guance in fiamme per la vergogna e il fastidio che le consumava la gola.

- Ho delle informazioni che potrebbero interessarti. -

- Questo era scontato. -

- Cosa prendi da bere? -

- Niente. -

Lui alzò un sopracciglio. - Hai detto di non voler dare nell'occhio. -

Yulis affondò i denti nel labbro inferiore, sforzandosi di non ribattere di getto. - Non ho intenzione di bere qualcosa di diverso da un bicchiere d'acqua. -

A quel punto, Phoenix ciondolò la testa. Drizzò il busto e inclinò il mento verso l'alto.

- Hey, Bash! - sventolò la mano per attirare l'attenzione del giovane barman, poi la sbatté con forza proprio di fronte a Yulis, facendola sobbalzare. - Ultra Violet, adesso, proprio qui! -

Yulis sbiancò di colpo, il cuore martellò nel petto.

- Ma che cazzo fai!? - sibilò a denti stretti, afferrandolo per il colletto della t-shirt fino ad avvicinare il volto al suo. - Prima tutta la manfrina su quelli come me, e poi... -

- Ti ho solo preso da bere. - Phoenix avvolse le dita attorno a quelle della ragazza, e con una leggera pressione la costrinse ad allentare la presa. - Rilassati e tieni a mente la regola numero uno della nostra collaborazione: mani sempre in vista. -

- La regola dovrebbe valere per entrambi. - ribatté lei, lapidaria, sfidando il blu elettrico e spregiudicato di quello sguardo.

I due ripresero le distanze solo quando un giovane ragazzo alto si avvicinò a loro, accogliendoli con un sorriso ampio e luminoso.

- Phoenix! - il barman si ancorò al bordo del bancone in una presa larga. Spostò sui polsi il proprio peso e incassò il collo tra le spalle. - Non ci si vedeva da un po', che fine hai fatto? -

- Colpa del lavoro. - rispose lui, ponendo enfasi sull'ultima parola, come a voler infastidire Yulis. - Ma alla fine si torna sempre dove si sta bene, e ancora più spesso da chi ti fa del male. -

Bash ridacchiò e scosse la testa, facendo dondolare i lunghi dread raccolti in una coda. - Jeez, sei un po' troppo sobrio per tutta questa saggezza. E a proposito di sobrietà, hai davvero ordinato qualcosa di diverso dal tuo solito? -

- Non per me. È la mia amica a non vedere l'ora di assaggiare uno dei tuoi Ultra Violet. -

Yulis lo fulminò all'istante, mantenendo il muso. - Prenderò solo un'acqua tonica. -

Bash soppesò prima Phoenix, incredibilmente divertito, e poi la ragazza, esageratamente seria. Si arrotolò le maniche della camicia di lino fino ai gomiti e si mise comodo, appoggiando gli avambracci sul bancone per sistemarsi all'altezza di Yulis.

- Dammi solo un secondo. Un secondo solo e ti porto la miglior acqua tonica in circolazione. Fresca, ma non ghiacciata, te la servo in una copa de Balón con un ciuffo di menta e una fetta di limone. - sfoderò un nuovo sorriso amichevole, facendo sfavillare i denti bianchi. - E assieme a quella, ti porto anche un Ultra Violet. Non perché tu debba berlo per forza, ma perché quel drink è una tale meraviglia per gli occhi da far valere la pena anche solo di ammirarlo, specie ora che ne ho rinnovato il blend. -

- Hai... creato un drink in onore di Ultra Violet? - domandò Yulis, coprendo il ridacchiare di Phoenix.

- In onore di UV e di tutti gli altri eroi della Hero Top Ten. Fa parte della tradizione che ho iniziato a... quattordici anni, se non erro, e che onoro da allora. Va alla grande, sai? I drink tematizzati sono davvero popolari. -

- Popolari, ma non per i motivi che credi tu, Bash. -

Il barman allungò il braccio in direzione di Phoenix, scrollando la mano con energia, poi tornò a concentrarsi su di lei. - Allora, begli occhioni: ti ho incuriosita almeno un pochino? -

Yulis sfuggì lo sguardo, concentrandosi sulle venature del legno del bancone: quel carico di entusiasmo era davvero difficile da ignorare.

- Va bene. - cedette in un sospiro, con le gote appena arrossate. - Al massimo, Phoenix ci avrà guadagnato un drink. -

Bash le sorrise, raggiante, e dopo averle fatto l'occhiolino si spostò per procedere alla preparazione. Non appena fu abbastanza distante, Yulis si sporse verso l'orecchio del moro.

- Non mi aspettavo di incontrare un fan. -

- Bash è una delle pochissime e rare eccezioni. - stese le labbra in un sorriso accennato. - Mai visto un ragazzo tanto appassionato e tanto ingenuo da non accorgersi dell'intrinseca ironia nel dare in pasto i suoi adorati eroi a una clientela di perlopiù criminali. -

Una mezza dozzina di persone schiamazzanti si riversò al bar. I più occuparono parte degli sgabelli vuoti, mentre altri si ammassarono contro il bancone nella concitata impresa di attirare l'attenzione di uno dei baristi. Con il loro ingresso, anche la musica della saletta da cui provenivano si propagò nell'aria, andando a sovrastare di prepotenza le note più lievi di quella trasmessa nel lounge.

- La conosci? - domandò Phoenix, sorpreso.

Yulis gli rivolse un'occhiata stranita, al che lui indicò le dita che avevano iniziato a tenere il tempo della melodia.

- A-ah, sì. - bofonchiò, appiattendo le mani sotto le cosce subito dopo aver fatto spallucce. - Più o meno, in realtà. Il vero fan di Demidevil è il mio patrigno, io conosco solo qualche canzone. -

- Demidevil non è male, ma preferisco KillSwitch. -

- KillSwitch è quello di Vanity, Glory... e se non sbaglio anche di Envy, giusto? -

- Giusto. - si voltò di lato, lasciando un gomito puntato sul bancone e l'altro a penzolare oltre lo sgabello. - Non ti facevo tipo da alternative metal o da deep low-pitched voice. -

- E io non ti facevo tipo da chiacchiere da bar. -

Phoenix appoggiò la guancia contro le nocche e allungò un sorriso. - Touché. -

E, per un momento, Yulis restò imbambolata.

C'era qualcosa di surreale, in tutta quella situazione.

Era seduta al bar di uno speakeasy tenuto in piedi da gente poco raccomandabile, a parlare in modo tanto frivolo con Phoenix, uno degli affiliati di Bubblegum. L'ultima volta che i due si erano visti, l'atmosfera era stata così tesa da richiedere di ponderare le conseguenze del più piccolo dei movimenti, e Yulis si era ritrovata a camminare con estrema cautela sul filo di un rasoio che era stato esclusivamente lui a maneggiare. Mentre ora... stavano davvero discutendo di preferenze musicali?

- Ecco qui l'acqua tonica che avevi chiesto: la migliore del Giappone, sgorgata direttamente dalla fonte del monte Rokko, così preziosa da essere impiegata nella produzione di Sakè, di solito. Ma al lounge bar del Bullet Hell viene fornito solo il meglio, mica come la benzina che serve Frizz al piano di sotto. -

Yulis aggrottò la fronte, allungando un'occhiata interrogativa a Phoenix.

- I ringraziamenti per il trattamento VIP vanno a Bubblegum: paga piuttosto bene. -

Lo sguardo astioso che Yulis gli dedicò non fece altro che fomentare il suo già assodato divertimento.

- Mentre per te, Phoenix, abbiamo il solito e noiosissimo drink. -

Bash afferrò un cucchiaio dal manico lungo e lo utilizzò per mescolare con energia l'alcolico, poi estrasse dalla tasca un accendino e lo avvicinò al bordo del tumbler: non appena liberò la fiamma, questa incendiò sia la parte alta del vetro e sia la superficie del liquido trasparente, facendolo virare prima ad un azzurro intenso e infine ad un verde petrolio.

- "Noioso"? - mormorò Yulis, sfarfallando le ciglia. - In che modo questa... cosa potrebbe essere definita noiosa? -

- La mia drink list è in continua evoluzione. - lamentò Bash, visibilmente contrariato. - Con tutte le miscele che ho ideato... si accontenta di uno dei primissimi esperimenti. -

Phoenix ignorò l'antifona, e dopo aver spento le fiamme con un semplice movimento dell'indice posò il tumbler sopra il poggia bicchiere. - Quindi? Questo incredibile e rinnovato Ultra Violet? -

- Arriva, arriva. -

Yulis arcuò le sopracciglia, in attesa, e lanciò uno sguardo a Phoenix, perso a contemplare ciò che aveva davanti.

Poco dopo, Bash poggiò il drink di fianco all'acqua, con fierezza ed energia. - Tequila silver invecchiata due mesi e mescolata con ghiaccio, succo di mirtillo e sciroppo d'agave, filtrata e colata su un letto di viole pestate insieme allo zucchero di canna. -

Yulis virò il proprio focus, osservando incuriosita il bicchiere adornato di caramelle che aveva davanti. - Questi sono marshmallow? -

- Lo sono. - confermò Bash. - Oltre ad essere incredibilmente estetici, i due spiedini morbidosi servono a sostenere quella cosa che sembra una piccola mora di zucchero. Prova a farla annegare nella tequila. -

Yulis arricciò le labbra e sbatté le palpebre un paio di volte. - Annegare nella tequila...? -

- Basta che afferri le due estremità degli stuzzicadenti e le tiri verso l'esterno, e la mora si sgancerà senza fatica. - Bash la incoraggiò con un occhiolino. - Preparati per la sorpresa. -

La ragazza gonfiò appena le guance, incurvandosi sul bancone. Con una leggera agitazione mista a curiosità fece quanto descritto e il frutto si tuffò nel drink.

Solo a quel puntò comprese quale fosse la sorpresa tanto millantata.

Non appena la mora entrò in contatto con l'alcol, la superficie di zucchero iniziò a sciogliersi, sprigionando un liquido nero e denso che si espanse nel bicchiere sino a disegnare una macchia ampia ed elegante.

- Signori, quelle che state osservando sono le splendide ali di Ultra Violet. - annunciò Bash, tronfio e soddisfatto. - La mora non è altro che una sferificazione gelificata a base di liquore al mirto e liquirizia ricoperta da un abbondante strato di zucchero. Una volta caduta nella tequila, inizia la magia: la parte più fragile si consuma e così si libera il distillato racchiuso al suo interno. -

Yulis avvicinò il naso al bicchiere. - È davvero... stupefacente. -

- Lo so. Sono bravo. -

- Tanto bravo quanto modesto. - commentò Phoenix in un sogghigno.

- Hey: diamo a Cesare quel che è di Cesare. - Bash scrollò le spalle, poi tornò a concentrarsi su Yulis. - Quindi... posso sperare in un piccolo assaggio? -

La ragazza fissò l'Ultra Violet sul bancone, aggrottando la fronte.
Qualunque parte del suo cervello urlava "pessima idea" all'eventualità di berne un sorso, non solo perché quella che stava conducendo era a tutti gli effetti una missione in incognito da solista, ma soprattutto perché non poteva in alcun modo rischiare di perdere anche solo un briciolo di lucidità.

< Eppure... >

Quell'atmosfera informale e piacevole, per quanto fosse assurdo e sbagliato, la faceva sentire pericolosamente a suo agio.

Yulis avvicinò il vetro alle labbra, sentendo addosso gli sguardi degli altri due. L'aroma del drink era dolciastro e selvatico, con una nota persistente e zuccherina che proveniva dagli spiedini di caramelle. Molto invitante, sia alla vista, sia alle papille gustative già in fibrillazione per via dell'olfatto. Non resistendo oltre, fece scivolare la bevanda nella bocca in un piccolo sorso: quando le accarezzò la lingua, il gusto dei mirtilli e delle viole esplose con energia, andando a riempire tutta la bocca. La liquirizia smorzava la caratteristica stucchevole degli altri ingredienti, ma allo stesso tempo esaltava la nota vanigliata della tequila.

- È davvero buono. - mormorò tra sé e sé, con un'ombra di stupore. - Non è così dolce come mi aspettavo, è molto più... -

- Equilibrato? - Bash puntò i denti nel labbro inferiore.

- Sì. Finché non arriva la botta della liquirizia. - ammise, facendo ridacchiare il suo interlocutore.

- L'ho studiato con cura, in questa settimana post proclamazione. L'Ultra Violet, e tutti gli altri nove drink. - le guance scure di Bash si riempirono di orgoglio. - E mi diverto parecchio a fare questi esperimenti con la chimica. Se la finta mora ti è piaciuta, dovresti provare il drink ispirato ad Ace: con quello sì che ho giocato con le consistenze. - si grattò il pizzetto e si umettò appena appena le labbra, assumendo un'espressione compiaciuta, poi si appoggiò al bancone. - Vorrei farti assaggiare anche altro... la lista è piuttosto lunga. -

- Ma che mocciosetto sfacciato. - commentò Phoenix, divertito. - Dovresti smetterla di provarci con le ragazze più grandi di te, specie se arrivano qui accompagnate. -

- E saresti tu, l'accompagnatore? - Bash alzò un sopracciglio, poi si sciolse in una risata. - Escludo a priori che il vostro sia un appuntamento. -

- Infatti non lo è. - precisò Yulis, calcando la negazione con una nota stizzita.

Phoenix puntò i gomiti contro il bancone, affondando il mento in una mano. - Non riesci proprio a rilassarti per un momento, non è vero? -

La ragazza gli avrebbe risposto a tono, se solo non si fosse persa a osservare quell'intreccio di cicatrici e vene che gli ricoprivano gli arti, alternando un gioco di bianco e blu. Le bruciature erano copiose, ramificate e insolite: nascevano da un segmento ben definito all'altezza del polso, lasciando perfettamente intonsa la mano, e gli increspavano la pelle dell'avambraccio fino a raggiungere l'orlo della manica, dando l'idea di addentrarsi anche oltre il tessuto. A giudicare dall'aspetto, le ustioni dovevano essere molto vecchie, forse erano addirittura state trattate con un ciclo di chirurgia mai portato a termine.

Per istinto, Yulis posò il palmo a comprimere il proprio fianco, arpionandolo con le dita: in passato, Dorian era stato molto attento nel procurarle cicatrici simili, ma era stato ancora più scrupoloso nel sanarle.

< Tutte tranne una. >

La pelle in corrispondenza di quell'unica cicatrice ancora presente sul suo corpo parve pulsare e un brivido le scivolò giù, lungo la colonna.

Anche senza Empathy, non sarebbe mai riuscita a dimenticare quel dolore.

Yulis scosse la testa e mollò di colpo la presa, sciogliendo l'abbraccio autoconsolatorio che aveva ricreato. Con la stessa mano, afferrò il bicchiere e bevve un sorso abbondante del suo Ultra Violet, lasciando alla forza della tequila il compito di far sbiadire quei pensieri, almeno momentaneamente.

Quando tornò a mettere a fuoco la realtà attorno a sé, Bash era ormai dalla parte opposta del bancone a parlare con una ragazza dai lunghi capelli castani, mentre Phoenix la fissava con un'espressione difficile da interpretare.

- Che c'è? - borbottò lei, aggrottando la fronte.

- Dimmelo tu: è da un paio di minuti che ti sei chiusa in un mondo tutto tuo. -

Yulis drizzò la schiena, sobbalzando sullo sgabello. - M-mi sono solo... - sospirò, sentendo il petto pesante. - Mi sono persa per un attimo in vecchi ricordi. Scusa... -

Phoenix bevve un sorso del suo drink, e dopo aver deglutito si umettò le labbra. - Ti spiego le regole del gioco di stasera. -

- Un gioco? -

- Per porre una domanda, bisogna prima bere un sorso. E se la domanda ricevuta è scomoda, si può bere anche per evitare di rispondere. -

Yulis assottigliò lo sguardo. - Perché non puoi semplicemente riferire quello che hai da dirmi? -

Phoenix alzò un sopracciglio. - Perché così è più divertente, quindi prendere o lasciare. -

< Stronzo. >

La ragazza sbottò un sospiro, arrendendosi.

- D'accordo. - avvicinò il drink alle labbra e bevve un piccolo sorso. - Perché mi hai portata qui? Intendo... il motivo reale. -

- Come puoi aver già intuito da sola, al piano di sotto ci sono un bel po' di persone che si riforniscono da Bubblegum. Diciamo un buon ottanta per cento, mentre il restante venti ha iniziato a comprare dalla concorrenza. -

- Sweet-T. - aggiunse Yulis, e l'altro annuì.

- Sapere come poter accedere a un posto come il Bullet Hell è una miniera d'oro, se pensi a quante informazioni potrai ottenere d'ora in poi, con la giusta moneta di scambio. -

- C'è una cosa che non capisco, però: tu lavori per Bubblegum. Cosa ci guadagni, in tutto questo? -

Phoenix indicò il bicchiere con un gesto del mento e Yulis, dopo aver alzato gli occhi al cielo, bevve un nuovo sorso.

- Io collaboro con Bubblegum, esattamente come sto collaborando anche con te. - affilò un sorriso consapevole. - Non ti sto consegnando la sua testa in un bel sacchetto colorato, ma bensì quella di tutti i simpatizzanti del nuovo arrotino-crea-mostri appena arrivato in città. -

Yulis soppesò le sue parole e abbassò lo sguardo, facendo oscillare i capelli neri ai lati del viso: in effetti, la diffusione delle J-Pop di Sweet-T era prioritaria, in quanto a pericolosità.

Fu il turno di Phoenix per bere. - Qual è il tuo drink preferito? -

Lei puntò gli occhi nei suoi e sfarfallò le ciglia, confusa. - Il mio drink preferito? -

- Il tuo drink preferito. -

Yulis strizzò le palpebre, tentando senza successo di cogliere un senso dietro all'informazione richiesta. - Non ci credo che è quello che ti interessa sapere. -

- Al contrario di qualcuno, preferisco sciogliere il ghiaccio con domande più informali, al primo appuntamento. -

- Questo non è un... -

Il labbro di Phoenix, già arricciato verso l'alto, la zittì prima di poter ultimare la frase. Yulis scaldò la gola e scrollò le spalle.

- Non ho un drink preferito. -

- Oh, andiamo. Tutti hanno un drink preferito. -

- Tutti tranne me, evidentemente. - sbuffò. - Non ho niente di "preferito", o che si possa definire tale. Non è così strano. -

- Cosa vuol dire che non hai "niente di preferito"? -

- Questa è un'altra domanda, devi bere. -

- Le domande retoriche sono esenti dalla regola. -

Yulis alzò un sopracciglio, accennando un sorrisetto. - Se vuoi, ti dico che questo Ultra Violet è il miglior cocktail che ho mai assaggiato. -

- Faresti felice Bash, non me. -

La ragazza fece spallucce e lasciò che qualche goccia del drink le scivolasse sulla lingua. - Perché hai deciso di lavorare per Bubblegum? -

L'altro ciondolò la testa di lato, guardandola con un cipiglio alzato. - Penso che potresti impegnarti un po' di più, in questo gioco. -

- Mi sono persa la regola che ci obbliga a dare un feedback alle domande scomode? -

- È possibile, era subito dopo a quella che dice di andarci piano con l'ironia. -

- Beh, se non vuoi rispondere... la soluzione la conosci. - decretò lei, con un tono candido e orchestrato ad arte.

- Non ho motivo di nasconderti la risposta, ti faccio solo notare che stai sprecando sorsi preziosi. - replicò, sincero e rilassato. - Lo faccio per i soldi. Un mucchio di soldi. -

Delusa dalla rivelazione, Yulis incrociò le braccia al petto. - Se l'obiettivo erano i soldi, avresti potuto intraprendere una carriera diversa. -

- Una carriera tipo quale, la tua? - la provocò. - C'è chi si accontenta di poco e vive bene lo stesso, c'è chi lavora tanto pur di ottenere qualcosa, e poi c'è chi è disposto a nuotare in acque più torbide per avere molto di più e con uno sforzo irrisorio. Non offenderti, piccola eroina del cuore, ma non tutti nascono con la vocazione di voler salvare le persone. -

- Piantala con tutti questi nomignoli del cazzo, sono davvero irritanti. - sbottò lei, e subito dopo bevve un altro sorso. - Come ti sei fatto quelle cicatrici? -

Phoenix rise di gusto e si portò il bicchiere alle labbra, prendendo un generoso sorso.

- Quindi è questa la tua idea di "domanda scomoda". -

- Non è una domanda da primo appuntamento, Yulis. - agitò il liquido e ne ingollò ancora, senza mai distogliere l'attenzione dai suoi occhi. - Che rapporto hai con i tuoi genitori? -

Yulis si bloccò, lasciando svanire quel pizzico di divertimento che l'aveva animata.

< Non sa niente di me. >

- Inesistente. Sono morti entrambi quando avevo sette anni, doppio suicidio. - picchiettò la punta delle unghie sul legno seguendo il ritmo della musica in sottofondo, poi le spostò a fare lo stesso sulla superficie del bicchiere. Quando il vetro tintinnò, si rese conto di essere già arrivata a vuotarne la metà. - In compenso, ho passato un'infanzia meravigliosa grazie a Shogo, il mio patrigno. Lui è stato, ed è tuttora, un padre migliore di quello che mi ha messo al mondo, senza ombra di dubbio. -

Phoenix assaporò con calma un nuovo sorso, e nel mentre fece oscillare il contenuto del proprio bicchiere. - Colore preferito? -

Yulis gli scoccò un'occhiataccia.

- A questa domanda però mi aspettavo una risposta. -

- Quel "Violet" indica una persona. Non ha niente a che vedere con il mio colore preferito, che, tra parentesi, cambia ogni volta che qualcuno mi costringe a pensarci. -

Lui rise di gusto. - Quindi siamo anche molto sentimentali, oltre che permalosi. -

- Non sono affatto permalosa. - gonfiò appena la guance. - Tu invece mi sembri completamente diverso. -

- Ti aspettavi di trovarti sotto costante minaccia? - inclinò la testa di lato. - Abbiamo un accordo che ci permette di essere perlomeno neutrali l'uno nei confronti dell'altra. Non ti sto obbligando a rimanere qui e tu sai che sei libera di andartene quando vuoi. Qualunque scelta è in mano a te. - seccò l'ultimo goccio, poi fece un cenno a Bash per chiedergli un secondo giro. - Hai mai ucciso qualcuno? -

- Forse... - la risposta rotolò rapida oltre le sue labbra già dischiuse; abbassò le palpebre per un istante, e la testa sembrò più leggera. - Anche i mostri sono da includere nel conteggio? -

- Anche i mostri sono stati uomini, molto probabilmente. -

Yulis appoggiò la parte bassa della schiena contro lo sgabello, poi buttò la testa indietro per osservare il soffitto. - Uomini, ma non per forza umani. -

Anche da quell'angolazione poteva vederlo con la coda dell'occhio: Phoenix era rimasto a osservarla in silenzio, senza far trapelare alcunché.

- Stai aspettando che ti rivolga la stessa domanda? - fece Yulis, tornando composta.

- Solo se ti interessa conoscere la risposta. -

- Che senso avrebbe chiederti una cosa del genere? Ti ho visto uccidere Enrique Gomez proprio davanti a me. -

Lui le rivolse un sorriso debole. - Non c'è di che. -

L'arrivo di Bash la fece sobbalzare.
Solo quando fu costretta a raddrizzare il busto e a riposizionarsi sullo sgabello si accorse di quanto si fosse avvicinata a Phoenix, durante la conversazione.

- Immagino di non aver nemmeno bisogno di chiedere cosa devo portarti. - borbottò il barman, con un tono a metà tra lo sconsolato e il rassegnato, poi si concentrò su Yulis. - Doppio giro anche per te, begli occhioni? O preferisci qualcosa di diverso, come ad esempio il mio numero? -

Yulis alzò entrambe le sopracciglia e scosse la testa. - P-per il momento sono a posto così, grazie! Non avrei nemmeno dovuto ordinare il primo drink... -

- Quindi sei riuscito finalmente a metterti il cuore in pace e a smettere di correre dietro a Juliet? - domandò Phoenix, stampando un sorriso sulle labbra non appena scorse la reazione mesta sul volto del ragazzo.

- Sei davvero un pessimo amico. Fammi un favore: in futuro, ricordami di non chiederti mai di farmi da spalla. -

Bash bofonchiò qualcos'altro, poi tornò a dedicarsi al suo lavoro.

- Per spezzare una lancia in favore di Bash, anche io credo che saresti davvero una pessima spalla. -

- Una lancia in favore di Bash? - ripeté il moro, voltandosi verso di lei. - A sapere che ti andava bene farti rimorchiare da un minorenne me ne stavo zitto. -

Yulis smorzò il sorriso e spalancò le palpebre, sconcertata. - Bash è minorenne? -

- Dimostra molto di più della sua età. Di solito questa cosa non importa alla maggior parte delle donne che si porta a letto, ma ho pensato che per te potesse essere leggermente diversa, la questione. -

- Minorenne! - sfarfallò le ciglia più volte e puntò i gomiti davanti a sé, appoggiando la fronte contro i palmi. - Un minorenne lavora al bar di un locale per criminali e mi ha appena servito un drink che lui stesso ha preparato... -

Phoenix la osservò per qualche istante, poi distese le labbra in un sorriso dal piglio canzonatorio. - Lo dici come se fosse il reato più grave commesso da qualcuno, qui dentro. -

Yulis bevve un sorso d'acqua per cercare di bilanciare il rapporto con l'alcol: quello stupido drink era troppo buono e andava giù fin troppo velocemente. Mancavano forse tre dita a svuotare il bicchiere e la testa era più leggera, il campo visivo appena sfocato ai bordi.

Doveva darsi una regolata.

Quella non era un'uscita di piacere e quello che aveva di fianco non era un amico di bevute.

- Ti sei di nuovo persa nei tuoi pensieri, oppure è l'Ultra Violet a renderti più lenta? -

- Nessuna delle due. - rimbeccò, servendogli un'occhiata molto meno rigida rispetto a quanto auspicasse. - Hai altre domande informali da pormi o vogliamo finirla qui? -

- Facciamo un altro gioco. - propose lui, fissando un punto alle sue spalle. - Se riesci a ottenere il numero di quella ragazza laggiù, ti dico dove puoi trovare il resto delle armi che Twizzler stava cercando di piazzare all'asta. -

Yulis si voltò di scatto, nel tentativo di individuare a chi si stesse riferendo, ma non fu necessario alcuno sforzo per capire chi fosse.

Dall'altra parte del lounge era seduta una ragazza la cui pelle era dello stesso colore dell'ebano; se ne stava appollaiata lì, a guardare proprio verso di loro, giocherellando con le lunghe treccine scure lasciate libere di penzolare a lato delle guance.

- Vorresti che io facessi cosa? - ripeté Yulis, tornando a concentrarsi su Phoenix.

- Mi fissa da quando ha messo piede qui dentro. - decretò, con un mezzo sorriso a increspare le labbra. - E visto che l'interesse è reciproco, tanto vale velocizzare i tempi. -

Sperando che non fosse troppo evidente, Yulis tentò di nuovo di sbirciare verso di lei, ma quello che riuscì a mettere a fuoco fu soltanto il rosa fluo delle sue unghie lunghissime che avvolgevano il bicchierino di fronte a sé.

- E allora vai tu a parlare con lei. - ribatté, agitata. - Non ha alcun motivo per dare il suo numero a una perfetta sconosciuta! -

- È da molto che non esci con qualcuno, non è vero? -

Le guance della ragazza si tinsero di rosso e un potente moto di fastidio le fece tremare le mani. - Che succede se mi rifiuto di farlo? -

- Puoi sempre ordinare altro da bere. Con un ulteriore paio di drink potrei lasciarmi scappare qualcosa. -

Lei serrò la mascella, stringendo le labbra e allargando le narici. - D'accordo. - sibilò tra i denti, e subito dopo ingollò fino all'ultima goccia di Ultra Violet. Ignorò l'occhiata irritante di Phoenix e abbandonò il bicchiere sul bancone; con un balzo scalò giù dallo sgabello e si avviò in direzione della ragazza, a piccole e misurate falcate.

< Non sarà poi così traumatico. >

Con finta nonchalance, si sistemò a sedere al suo fianco, cogliendo subito la curiosità e la sorpresa nel suo sguardo.

< Due chiacchiere, una bevuta ed eventualmente una bella dose di Empathy saranno sufficienti. >

Piegò le labbra in un accenno di sorriso e accavallò le gambe, poi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

< Non è tanto diverso da un interrogatorio. Mi basterà essere amichevole. >

- Ciao. - Yulis modulò la voce di modo che risuonasse più calda e melodiosa, nonostante l'alcol avesse iniziato a farsi sentire.

- Ciao anche a te. - trillò lei, sbattendo le foltissime ciglia finte.

- Cosa stai bevendo? - domandò, sperando con tutta se stessa che il trucco coprisse le guance avvampate: il profumo e la bellezza del viso che aveva di fronte erano devastanti.

- Uno shottino di rum. - sorrise e si voltò completamente verso di lei, facendo tintinnare i grandi bracciali dorati. - Beh, lo era. Ormai in questo bicchierino c'è solo il ricordo di quel rum... però potremmo rimediare, che ne dici? -

< Più facile di quanto sperato. >

Yulis sbatté le palpebre un paio di volte. - Molto volentieri. - mormorò, accondiscendente, nonostante qualunque cellula cerebrale le stesse ricordando quanto potesse essere un'idea molto stupida quella di continuare a bere.

- Ti piace il rum? -

- Io adoro il rum. -

Inutile dire che non aveva mai bevuto rum in vita sua.
Sarebbero bastati cinque secondi netti a far capire che quella era palesemente una cazzata.

La ragazza attirò l'attenzione di una giovane barista, poi tornò a fissare Yulis con quel suo strano sorriso tanto stupito stampato sulle labbra. - Sono Anya, piacere di conoscerti. - strinse le braccia sotto al seno prosperoso, facendo quasi scoppiare il microscopico top a forma di farfalla che indossava. - E tu sei...? -

- Regina. -

- Regina. - ripeté Anya lentamente, continuando a mantenere il buonumore. - Un nome magnifico, con una carica davvero potente. A cosa stiamo per brindare, Regina? -

< Potrei davvero usare Empathy. Potrei andare contro qualunque mio principio e farlo. Potrei avere quel numero senza tutta questa stupida e imbarazzante pagliacciata. >

- Ai nuovi incontri? - propose Yulis, stringendosi nelle spalle mentre si sentiva sempre più goffa e impacciata. - O è troppo banale? -

Anya ridacchiò, portando la mano a coprirsi le labbra. - Mi piacciono i nuovi incontri, sono perfetti da accompagnare a un buon rum. -

Yulis si unì presto alla risata.
Forse, l'Ultra Violet stava salendo più in fretta del previsto.

- Mi piace molto il tuo outfit, sai? Importante, quasi aggressivo. Qualcosa mi dice che rispecchia la tua personalità. -

- Davvero lo trovi aggressivo? - domandò Yulis quasi di riflesso, con un piccolo broncio sulle labbra mentre allungava il mento verso il basso per osservarsi.

- Beh, tutte queste fibbie... - Anya allungò una mano ad accarezzare il cuoio che legava insieme le borchie e gli anelli di metallo. - E l'imbracatura sopra la maglietta semitrasparente, il choker attorno al collo... sono molto audaci. E sexy. -

- Dovrebbero essere "grunge"... - lamentò, colta da un moto di leggero imbarazzo. - Il tuo abbigliamento non mi pare lo sia, invece. -

- Ops? - ridacchiò, sfarfallando le ciglia. - Non mi uniformo mai al dress code, preferisco vestirmi con ciò che mi fa sentire bene e... beh, questa sono io. -

Yulis si limitò ad annuire e sorridere, facendo ondeggiare gli anfibi oltre il supporto dello sgabello. In effetti, Anya era luminosa nel suo top fluo e nei jeans aderenti, perché avrebbe dovuto indossare qualcosa di diverso? Di certo, al contrario suo, lei non avrebbe rischiato il linciaggio pubblico.

- Il tuo amico tanto carino penso si senta un po' solo. -

Yulis drizzò il busto e si scostò leggermente sulla sinistra, lanciando un'occhiata a Phoenix, intento a sorseggiare il suo drink.

- Forse è dispiaciuto del fatto che l'hai piantato in asso per parlare con me. -

Inevitabilmente, un risolino sfuggì dalle labbra di Yulis.

- Perché stai ridendo? Secondo me è triste per aver perso la tua compagnia. Ha continuato a osservarci per tutto il tempo, e dal momento in cui ti sei seduta qui non ha nemmeno distolto lo sguardo per rispondere a Bash. -

- Non penso proprio sia questo il motivo. - decretò, scuotendo la testa.

- Dici che dovremmo fargli qualche cenno? -

Yulis alzò le spalle. - Solo se desideri che si unisca a noi. -

Anya sembrò voler replicare, poi arricciò le labbra in un sorrisetto. - Suona tanto brutto se dico di non avere voglia di condividere con terzi, stasera? -

< Sta parlando del rum, giusto? >

- Ecco a te, Anya. - la barista castana si manifestò di fronte a loro, interrompendole. Dispose tre bicchierini di vetro sul bancone, l'uno vicino all'altro, poi inclinò la bottiglia nella mano destra e li riempì fino all'orlo.

- Brindi con noi, Juliet? - domandò la ragazza con entusiasmo. - Ti preeeego! -

< Okay, no: non sta parlando del rum. >

- Oh, non posso assolutamente perdermi quest'occasione. - la barista incollò gli occhi a quelli di Yulis e subito un angolo della bocca puntò verso l'altro. - Salute! -

Non ci fu nemmeno il tempo di comprendere appieno quella situazione: Yulis fu travolta dal brindisi e in un attimo si ritrovò a bere alla goccia quello shot.

- Merda! -

Fu impossibile trattenere l'imprecazione.
Così come fu impossibile mascherare l'espressione di disgusto sulla faccia non appena il vetro tintinnò contro il legno.

Anya rise a cuor leggero. - Forte? -

< Orribile! >

- Un pochino. - mormorò Yulis.

- Questi ve li offro io. - Juliet sorrise, e dopo un occhiolino si dileguò per tornare ad aiutare Bash.

- Dove eravamo rimaste? - civettò Anya, poggiando il mento sul palmo della mano mentre accavallava le gambe fasciate dal paio di Levis.

- Stavamo parlando del mio amico laggiù. - rispose Yulis, umettandosi le labbra nella speranza di togliere il sapore del rum. - In realtà, è proprio per lui che sono qui. -

- Oh. - aggrottò appena le sopracciglia, poi tornò a distendere la fronte. - Davvero? -

Era una leggera smorfia di delusione, quella, o l'alcol aveva iniziato a distorcere le immagini recepite dagli occhi?

- Ti ha notata fin da subito. -

- E ha mandato te in avanscoperta? -

Yulis abbozzò un sorriso. - Una cosa del genere, già. Lui è... -

< Uno stronzo che si diverte a mettermi in difficoltà. >

- Timido. - si sforzò di mantenere un'espressione il più sincera possibile, mentre Anya la osservava con intensità crescente.

- "Timido". - fece eco la ragazza, non riuscendo a nascondere un accenno di divertimento dietro quella smorfia scettica. - Potrò sembrare un po' indelicata, ma da qui si direbbe che il tuo amico è tutto tranne che timido. Dimmi la verità, Regina. Cosa ci fai con uno come lui? -

Yulis boccheggiò, presa in contropiede. Dopo aver rimbalzato gli occhi tra Phoenix e il bancone si concentrò su Anya, ma si ritrovò a dover distogliere subito lo sguardo.

Cosa accidenti stava facendo?

- La verità è che lui ha una cosa che mi interessa. - sbottò, scrollando appena le spalle. - Se riesco a portargli il tuo numero potrò ottenere in cambio l'informazione che mi serve. Ma è ridicolo doverti coinvolgere ed è ancora più stupido che io mi sia fatta convincere. Non voglio ingannarti, o tantomeno costringerti. -

Anya fece sparire il sorriso e rimase in silenzio, lasciandola parlare. Yulis estrasse un piccolo oggetto dalla tasca degli shorts e lo posò sul tavolo.

- Mi dispiace davvero di averti fatto perdere tempo. Permettimi almeno di offrirti il prossimo giro. -

Si alzò, senza darle il tempo di replicare e la lasciò lì, da sola, a sfiorare il gettone iridescente con le sue lunghe unghie in gel.

Si sentiva così stupida per aver acconsentito a quella situazione. Nessuno meritava di essere manipolato, avrebbe trovato un modo alternativo per ottenere le informazioni, ora e in futuro.

Tornò al fianco di Phoenix, sentendosi i suoi occhi curiosi e trepidanti addosso. Yulis però non fiatò; si sistemò sullo sgabello e incollò lo sguardo al suo. Afferrò il bicchiere che il ragazzo aveva ancora davanti a sé e lo avvicinò alle labbra, bevendone una generosa quantità.

- Prego. - Phoenix sollevò un sopracciglio, ma non smise nemmeno per un secondo di osservarla.

Yulis puntò la lingua dietro i denti serrati e inclinò il mento verso il basso, deglutendo a fatica: il gusto di quello schifo era addirittura peggiore di quello del rum. - Dove sono le altre armi? -

Il moro appoggiò l'avambraccio sinistro al bancone, poi si sporse in avanti, verso di lei. - Niente numero, devo supporre. -

- Quello puoi ancora chiederglielo, ma senza mettere in mezzo me. - replicò, lapidaria. - Ho bevuto a sufficienza per rispettare la tua regola, o devo vuotare il bicchiere? -

Lui prese un respiro lento, poi serrò le labbra in una linea; si riappropriò del drink e lo fece ondeggiare all'interno del vetro, creando un piccolo vortice. - Devo ammetterlo, Yulis Parker: sono un po' deluso. -

- Deluso? - fece lei, sollevando un sopracciglio. - Era solo un numero... -

Lui scosse la testa. - Non hai nemmeno chiesto come mi chiamo. -

Yulis rimase spiazzata.

Il nome?
Il suo nome di battesimo?
Avrebbe dovuto chiederglielo?

Sfarfallò le ciglia più volte, continuando a fissarlo a labbra socchiuse: non c'era alcuna ombra di gioco o scherno nella sua espressione, anzi, la calma serafica che permeava il suo volto rasentava l'apatia.

- Il tuo... - mormorò, poi si scaldò la voce e scosse la testa. - Ho dato per scontato che avrei trattato con Phoenix. Non pensavo che mi avresti... -

- Regina? -

Yulis sobbalzò e si voltò di scatto verso la voce.

- Scusami, non era mia intenzione spaventarti. - Anya addolcì l'espressione, scaldandola con un sorriso. - O disturbarvi... - si girò in direzione di Phoenix, e d'un tratto il sorriso mutò in una smorfia di pura incredulità. Distolse lo sguardo in fretta, poi tornò a concentrarsi sulla ragazza. - Juliet mi ha prestato una penna. -

Dopo un occhiolino, Anya si insinuò tra i due, sporgendosi e piegandosi sul bancone. Afferrò un tovagliolo e iniziò a scriverci sopra.

Nel frattempo, Yulis continuava a rimpallare lo sguardo dalla ragazza a Phoenix, particolarmente concentrato sulla sua scollatura.

- Questo è il mio numero. - cinguettò Anya, lanciandole un'occhiata mentre spostava il peso sulla gamba sinistra. - E lo sto lasciando a te, perché vorrei tanto ricambiare la bevuta che mi hai offerto. -

- Non serve. Davvero, non... -

Ma non poté finire di replicare, perché Anya le prese il viso tra le mani, zittendola.

- Serve, invece, eccome. - sussurrò, a un soffio da lei, quindi posò le labbra all'angolo della sua bocca.

Fu un bacio morbido, quasi infantile per l'accurata dolcezza con cui entrò in contatto con la sua guancia. A tradire Anya, però, furono le intenzioni tutt'altro che innocenti che guizzarono sulle sue iridi.

- Scusami. - quasi riluttante, la ragazza la lasciò andare e si voltò verso il moro; incrociò le braccia sotto al seno, finendo per metterlo ancora più in evidenza. - Tu sei davvero tanto, tanto carino... ma a me piace di più la tua amica. Immagino che al massimo potresti guardarci. -

Yulis si sentì avvampare, vittima sia della sorpresa, sia dell'imbarazzo. Vide Phoenix, sorpreso quanto lei, cambiare completamente espressione a seguito di quel risvolto; lo osservò alzare le mani e sistemarsi meglio sullo sgabello, senza nemmeno tentare di nascondere quel sorriso molto più che divertito.

- Anya, non ti avevo chiesto di rimanere a controllare? -

La diretta interessata si voltò, e con lei anche lo sguardo degli altri due.

- E l'ho fatto! Ti assicuro che quel tipo non è mai passato di qui, ho tenuto sott'occhio la porta per tutto il tempo. Ed è stata una noia mortale finché non ho conosciuto i miei nuovi amici. -

Yulis sfarfallò le ciglia per mettere a fuoco la ragazza che li aveva appena raggiunti e che ora la fissava con una singolare insistenza. Aveva uno sguardo forte, e dagli occhi verdi riverberava una profonda quanto palese determinazione. Era minuta, ma atletica: la tuta aderente che indossava ne metteva in risalto la fisicità, mentre le braccia scoperte non lasciavano dubbi sulla sua muscolatura asciutta. Ma quello che la impressionava di più, erano i lunghissimi capelli biondi che le arrivavano ben oltre la vita.

- Sei uno sbirro? -

Yulis sbiancò, dimenticandosi per un attimo come respirare. Si sforzò di formulare e articolare una risposta che fosse perlomeno decente, ma la ragazza distolse subito lo sguardo per rivolgerlo ad Anya.

- È uno sbirro? I suoi numeri sono strani. -

- Karma, tesoro... non puoi dire alle persone che hanno dei numeri strani. Poi sei tu quella che passa per strana. - Anya le si fece accanto, con un sorriso. - La mia amica Regina è super okay, puoi stare tranquilla. -

- "Karma". - ripeté Phoenix, guadagnando l'attenzione della ragazza. - Un nome e un volto familiari. Dove ci siamo già visti? -

Karma lo squadrò velocemente. - Mi ricordo di te, Phoenix. - un accenno di sorriso le sollevò l'angolo della bocca. - Abbiamo lo stesso sarto. -

Phoenix sembrò cogliere qualcosa in più da quell'ultima frase. Ridacchiò e annuì, poi con un leggero gesto del mento indicò Yulis. - E voi due invece avete lo stesso parrucchiere. -

Yulis rimbalzò lo sguardo da uno all'altra, senza riuscire ad afferrare il minimo senso di tutta quella bizzarra conversazione.

- Sei davvero sicura che non sia passato di qui? -

Anya alzò gli occhi al cielo. - Lo sono, tesoro. -

- Allora muoviamoci e vediamo di rintracciarlo. -

- Tu comincia ad andare, io... -

- Anya. - Karma scandì il nome lettera per lettera, inasprendo il tono.

- Va bene, va bene... "l'incarico prima di tutto". -

Yulis osservò le due ragazze sparire in direzione della scala che conduceva al piano inferiore. Con un'enorme confusione sul viso, si voltò poi verso Phoenix.

- Non farmi domande su questa cosa dei numeri, perché nemmeno io so... -

La ragazza lo interruppe sbattendo con forza il bicchiere sul bancone, subito dopo aver fatto scivolare un nuovo sorso del suo drink giù per la gola. - Come ti chiami? -

Phoenix dischiuse le labbra e la osservò in silenzio, lasciandola in attesa. Tamburellò le dita per seguire la melodia in sottofondo, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Quando il ritornello della canzone finì si sporse in avanti, e con accurata lentezza si accostò al suo orecchio.

- Touya. -

- "Touya". - ripeté lei, sforzandosi di mantenere un tono di voce basso. - Un nome molto orientale per qualcuno con degli occhi come i tuoi. -

Il viso del moro si sbeccò in un sorrisetto, mentre la fronte si aggrottò appena. - E come sarebbero "degli occhi come i miei"? -

Yulis sfarfallò le ciglia, poi distolse lo sguardo non appena la consapevolezza di quell'incomprensione si fece largo tra i suoi pensieri.

- Chiari. Intendevo occhi chiari. - si affrettò a specificare, ignorando il pizzicore alle guance. - I tuoi tratti e il tuo accento non sono di certo quelli di un tipico giapponese. -

- Nemmeno il tuo accento è squisitamente giapponese. -

- Non ho mai detto di esserlo. -

- Ma hai mentito su altro. -

La ragazza tentennò, gli occhi incollati ai suoi.

Bluff.
Quello era un bluff bello e buono.

Non sapeva niente, non poteva sapere niente: quello era solo un altro modo per sondare le sue reazioni.

- Avremo tempo per parlarne, Yulis. Rilassati. - Touya le si fece ancora più vicino, al punto da sfiorarle i capelli con la punta del naso. - Forse ti conviene recuperare quelle armi in fretta, prima che qualcun altro possa farci un pensiero prima di te. -




~♡_____________~♡~_____________♡~

Ed eccoci qua, fiorellini, Uber ed eroi!

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Mi era mancato scrivere di questi due, e finalmente ho la possibilità di condividere con voi qualcosina!

E voi direte: "oh, ritardata, guarda che sei tu l'autrice che si deve dare una mossa"
E io risponderò: "eh, c'avete ragggione, ma è un periodo difficile, molto più serio di quello che posso far percepire"

Ma non vi voglio appesantire, al massimo lo farà - prima o poi - un diario di Leo.
( ͡° ͜ʖ ͡°)

Questo capitolo era l'attesah (?) parte due del Bullet Hell!

Spero vi sia piaciuto, per me è rilevante per N motivi, tra cui:
- la scoperta del nome di Phoenix,
- una chiacchierata che-non-è-un-appuntamento molto informale tra Yu e Touya,
- LA COMPARSA DI KARMA, aka, la protagonista di un'altra storia che scriverò al termine di UV,
- il mio cameo come barista, che mi ha permesso di brindare con Yu! :D

Ed è pure un capitolo bello lungo, eheheh


Vi lascio anche qualche piccolo fun fact:
1) Karma ha un potere molto particolare, che le permette di "vedere" dei numeri sopra alla testa delle persone (un po' come gli occhi dello shinigami, ma più fancy). Questi numeri rappresentano il valore delle azioni positive e di quelle negative commesse dalla persona, fino a quel momento.
2) Anche Anya ha un potere simile a quello di Karma, ma questo non ve lo spoilero perché sono antipatica :P
3) Il "sarto" di cui parlano, altri non è che il ""medico"" (con tante virgolette virgolettate) che li ricuce ogni volta che Karma o Phoenix finiscono nei guai.
4) La cosa dello "stesso parrucchiere" è sulla stessa riga della battuta precedente: Karma sta indossando una parrucca bionda, che rappresenta la vera acconciatura di Yulis; dal canto suo, Yulis sta indossando una parrucca nera a caschetto, che è il vero taglio di Karma. Touya è l'unico fra tutti ad averle viste entrambe con i capelli "reali", quindi è anche l'unico (o forse no? *wink wink*) a poter comprendere la battuta!


Ma ora a voi la parola!

Sapete che stelline e commenti mi fanno sempre super piacere e mi spronano a continuare, quindi sentitevi liberi di spararli a raffica qui, su IG, in privato, per mail, per messaggio, dove-vi-pare, basta-che-vi-fate-sentire ♡

PS: Il titolo del capitolo è tratto da "Mind Games" di Qveen Herby.

A prestoooh ♡


Juliet

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