Chapter 2: "So keep your eyes on me now"
Yulis diede un'ultima occhiata al proprio riflesso allo specchio e controllò che nell'insieme il suo aspetto fosse perlomeno presentabile. A causa di quegli incubi che non le avevano dato pace per tutta la notte aveva dormito poco e male, finendo poi per ritrovarsi con un mal di testa atroce ad affettarle il cervello. Stava tentando di coprire quelle profonde mezzelune scure sotto gli occhi con un po' di correttore come le aveva insegnato Noora, ma i risultati ottenuti erano ben lontani dall'essere accettabili. Con una mano si ravvivò leggermente i capelli e azzardò un mezzo sorriso, ma nel constatare quanto fosse forzato si ritrovò a sospirare a lungo massaggiandosi una tempia. Non riusciva a togliersi dalla testa gli avvenimenti della sera precedente e l'uomo che l'aveva chiamata con il nome della madre continuava ad occuparle prepotentemente i pensieri.
< Potrebbe essere solo un caso, non è detto che l'abbia davvero conosciuta. "Elyza" è un nome come un altro... >
Da quando aveva ottenuto la Licenza da Eroe collaborava saltuariamente con il dipartimento di polizia della città dando una mano negli interrogatori o nelle negoziazioni anche per quei casi in cui lei o gli altri membri dei Rising Five non erano direttamente coinvolti. Non erano molti gli eroi che si occupavano anche di questo genere di attività: i più, infatti, lasciavano la parte noiosa alla polizia, preferendo l'azione diretta sul campo, a volte anche solo per il gusto di finire sotto i riflettori e quindi guadagnare punti in vista della proclamazione della prossima Hero Top Ten.
Si sistemò distrattamente la gonna a ruota che indossava e con la testa ancora tra le nuvole imboccò le scale. Proprio nel momento in cui fece per avvicinarsi all'ingresso di casa, Leo rientrò.
- Yulis. - il biondo quasi si scontrò con la ragazza e richiuse la porta dietro di sé. - Sei già sveglia. -
- Sono le otto del mattino. Sei tu che rientri tardi. - Yulis evitò il contatto visivo e si spostò in direzione dell'appendiabiti per afferrare la borsa.
- Chi sei, mia madre? - chiese con tono divertito guardandola dall'alto in basso.
- No. Grazie a Dio, non lo sono affatto. -
Leo incrociò le braccia al petto e si appoggiò con la schiena alla porta.
- Impressione mia o sei scazzata? -
Frugò all'interno della borsa alla ricerca di qualcosa e il ragazzo continuò a scrutarla aggrottando lievemente la fronte.
- Non sono scazzata, sono solo di fretta. -
Leo alzò leggermente le sopracciglia, ben poco convinto.
- Guarda che eri stata invitata anche tu, ieri sera. Potevi venire con noi. -
Yulis si bloccò per un istante, senza riuscire a trattenere un sospiro seccato.
- Venire con te e Gareth per vedervi crogiolare nei complimenti di spessore e chiaramente disinteressati di Fiori e Quadri? "Oooh, quanto sei intelligente, Zero!", "Ace, che braccia forti che hai!", "Yulis, passami il sale.". - finì di fare il verso alle due ragazze e roteò gli occhi al cielo. - Come se avessi accettato, grazie comunque. -
- Sai, per un attimo ho pensato che fosse la versione per adulti di Cappuccetto Rosso, hai fatto colazione con acidità e biscotti, stamattina? - sollevò il mento ed inclinò la testa di lato, in quel suo solito modo strafottente di trattare le persone. - E comunque, anche Dominic e Marcus poi ci hanno raggiunto. Secondo me il problema è che ti è dispiaciuto non essere al centro dell'attenzione. -
Yulis pensò bene di mordersi la lingua per evitare di rispondere a tono ed ignorò l'insinuazione.
- Come mai Gareth non è con te? -
Leo sorrise beffardo, immaginando di aver colpito dove voleva.
- Si è ricordato che doveva vedersi con Candace, questa mattina. -
- Ah, la ragazza del mese, capisco. -
- Già, la ragazza del mese. Ultimamente sembra preferire le rosse. -
Yulis tornò a concentrarsi sul contenuto della borsa e bofonchiò a bassa voce. Leo assunse un'espressione indecifrabile e molleggiò la punta del piede a terra.
- Gelosa? -
La ragazza spalancò gli occhi e schiuse le labbra, cercando di ignorare il calore che stupidamente si era impossessato delle sue guance.
- No. È solo che... non capisco il senso di iniziare una relazione con qualcuno, se poi l'intenzione è quella di andare a letto anche con altri. -
Il giovane eroe continuò a scrutarla senza battere ciglio, mettendola consapevolmente a disagio. Alla fine decise di sorvolare e cambiò argomento.
- Esci con Noora per una colazione al Rouge? -
Yulis scosse la testa da una parte all'altra.
- Ho gli interrogatori da seguire. -
- E stai andando alla centrale di polizia vestita così? -
- Da quando quello che indosso è un problema? - replicò immediatamente. - E comunque, conosci bene il mio modo di fare. -
Leo alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
- Certo che lo conosco, Parker. Il punto è che quell'idiota di Keita potrebbe pensare che ti sei messa in ghingheri per lui. -
- "In ghingheri" per Keita? Spero davvero tu stia scherzando! - Yulis percepì il colletto del body che indossava più stretto di come ricordava di averlo allacciato. - La storia con lui è finita anni fa e lui sa bene che il rapporto che abbiamo è puramente professionale. E visto che è sposato, direi che ha abbondantemente superato la questione. -
- Sposato o no, è un uomo, Yulis. Forse non ti sei accorta di come ti guarda. -
La ragazza incrociò le braccia al petto, seccata.
- Adesso mi sembri tu quello geloso. -
Leo rise di gusto e le rivolse il suo solito sguardo di sufficienza.
- Geloso di quello? Ti prego. Tra me e lui non ci sarà mai paragone. - la superò ed attraversò l'ingresso a passo lento, con le mani pigramente appoggiate dietro la testa. - Sarei venuto con te, ma ho una notte di sonno da recuperare. Buona violazione della privacy altrui. -
Per il quieto vivere, la ragazza decise di non replicare e lo osservò sparire al piano di sopra. Quando poggiò il palmo sulla maniglia della porta si accorse di essersi torturata l'interno della guancia per tutto il tempo della conversazione.
< Idiota presuntuoso. >
Buttò fuori l'aria che stava trattenendo in quella apnea involontaria e si diresse verso la centrale di polizia.
***
- Oooh! Buongiorno, signorina Parker! -
La donna alla reception salutò con un caloroso sorriso che Yulis ricambiò.
- Signora Amane, buongiorno anche a lei. -
- È qui per vedere il detective Keita, non è vero? -
Yulis rimase leggermente sorpresa e annuì.
- Abbiamo un paio di chiacchierate in programma, quest'oggi. - compilò il modulo già pronto per lei e afferrò il pass provvisorio da collaboratore. - Keita ha avuto il tempo di avvertirla? Abbiamo organizzato tutto all'ultimo minuto. -
< "Abbiamo organizzato", "L'ho costretto"... espressioni tra loro molto simili. >
- Non ce n'è stato bisogno, cara, immaginavo che sarebbe passata. Stamattina il detective è arrivato qui presto, ha iniziato a rassettare la sua scrivania in fretta e furia e poi è uscito di corsa. Fa così solo quando passa a trovarlo sua madre... o quando viene lei. -
La signora Amane era una donna sulla sessantina dall'espressione allegra e spigliata, molto attenta a qualsiasi particolare e, come facilmente intuibile, leggermente pettegola.
< Fantastico: gli metto addosso la stessa apprensione della madre. >
Yulis non seppe come replicare e si limitò ad un sorriso imbarazzato contornato da spallucce.
- È un caro ragazzo, e pur essendo molto giovane ha a cuore il suo lavoro. Nonostante l'abilità che possiede, ha preferito seguire le orme del padre invece di intraprendere una carriera da eroe. E di certo non si può dire che oggigiorno questa sia la prassi. -
Yulis sapeva bene che a Keita non importavano né la fama, né la gloria: voleva solo aiutare gli altri, senza doversi mettere in mostra, senza dover per forza essere un esempio da seguire. "Perché voler infiocchettare qualcosa che dovrebbe essere più semplicemente senso civico?"
- Devo ammetterlo, mi piace proprio questo giovanotto. - continuò imperterrita la donna. - Ogni tanto è un po' stralunato, è vero, ma dopo tutti gli anni passati qui dentro posso assicurare che è un tratto facilmente riconducibile a quelli con la stoffa. - si pizzicò una guancia con fare lungimirante e arricciò le labbra in un sorriso compiaciuto. - Vuole aspettarlo nel suo ufficio? -
- Non serve, sono qui, eccomi, eccomi! -
Il detective arrivò tutto trafelato e con le guance leggermente arrossate. Indossava un lungo impermeabile marrone chiaro, un po' come quelli nei telefilm anni settanta, e stringeva tra le mani due enormi bicchieri di caffè.
- Oh, buongiorno, detective! - lo salutò cordiale la donna. - Stavamo giusto parlando di lei. -
- Detective. - Yulis gli fece un cenno con la testa e gli sorrise educatamente.
- Signora Amane, Yulis. - fece un inchino rapido e poi si voltò verso la ragazza. - Non ti avrò fatta aspettare a lungo, vero? -
- No, sono appena arrivata. -
Il ragazzo sorrise, sollevato, tornando a prendere aria.
Solo dopo una buona manciata di istanti i suoi occhi si decisero a metterla a fuoco: prima analizzarono i ricami di pizzo nero che le fasciavano la parte superiore del busto e delle spalle, poi scivolarono lentamente verso il basso passando per la gonna e per le gambe affusolate, fino a soffermarsi sul ginocchio destro, punto da cui partiva una sottile cicatrice che attraversava la tibia e che terminava sul polpaccio ad una spanna dalla caviglia. Allo sguardo attento della receptionist ovviamente non sfuggì l'ispezione improvvisata del detective, così la donna tossicchiò ad alta voce nel tentativo di ridestare la sua attenzione. Dopo aver realizzato di essersi perso in vecchi ricordi e di aver quasi eseguito una radiografia, Keita deglutì e tentò di distogliere lo sguardo. Yulis sorrise in maniera un po' forzata e provò a smorzare quel momento di imbarazzo spostando l'attenzione su qualcos'altro.
- Vedo che ha portato del caffè! Proprio quello che ci voleva per affrontare questa giornata impegnativa. -
- Sì. - Keita annuì più volte e con vigore, un po' per distrarsi e un po' per cercare di far evaporare i pensieri. - In fondo alla strada ha aperto una nuova caffetteria. Davvero ottima la loro miscela. -
- La ringrazio, detective, davvero, ma non c'era bisogno di uscire. Sarebbe andato benissimo anche il caffè dell'ufficio. -
- Non mi andava di farti bere quella brodaglia! -
La signora Amane, con il solito sorrisetto sulle labbra, pensò bene di intromettersi nella conversazione.
- Se ogni tanto volesse estendere anche a me il trattamento che riserva alla signorina Parker, detective... non mi dispiacerebbe affatto. -
Keita le lanciò una rapida occhiataccia e tornò a concentrarsi su Yulis.
- Ti va se ci spostiamo verso la sala? Visto che inizieremo a breve, tanto vale avvicinarsi... -
Cominciò ad incamminarsi ancora prima che la giovane potesse rispondergli, superandola di parecchie falcate. Dopo essersi lasciati alle spalle le scrivanie e il chiacchiericcio assonnato degli agenti, i due percorsero un lungo e stretto corridoio fino a giungere in prossimità della stanza adibita agli interrogatori. Il detective sfilò la chiave dal mazzo e fece scattare la serratura, invitandola ad entrare.
- Iniziamo subito? - domandò la ragazza mentre si sporgeva per afferrare uno dei due bicchieri.
- Tra non molto dovrebbero arrivare con Twizzler. Ah, no, aspetta, prendi questo. - le allungò il contenitore con il coperchio più chiaro e lei lo fissò con fare interrogativo.
- È un cappuccino con tanto, tanto zucchero. Gli ho detto "Fammelo più grande che puoi!" immaginando come lo avresti ordinato tu se fossi stata al bancone. - ridacchiò, cercando di mascherare l'imbarazzo. - Lo prendi ancora così, non è vero? -
Yulis annuì, e le sue sicurezze riguardo al comportamento esclusivamente professionale di Keita cominciarono a vacillare.
< Stupido Leo. >
- Sì. La passione per il cappuccino schifosamente dolce penso che non passerà mai. -
- Bene, sono contento di sapere che almeno certe cose non sono cambiate. -
Il sorriso del detective si affievolì ad ogni parola pronunciata e Yulis fu assalita da un'infondata sensazione di colpevolezza. Non sarebbe mai e poi ma ritornata sulla sua decisione, eppure in quel momento non riusciva a fare a meno di sentirsi in qualche modo responsabile per l'espressione così triste e malinconica che Keita aveva assunto.
- Come sta Margareth? Non ho ancora avuto il piacere di incontrarla di persona. -
- Sta bene, grazie. - lo vide chiudere gli occhi e sospirare lentamente. - Vuoi leggere le generalità e le informazioni sui soggetti coinvolti, intanto che aspettiamo? -
- Certo. -
Yulis afferrò la cartelletta e andò diretta ad un dossier in particolare, cercando di ignorare l'aria pesante che continuava ad aleggiare su di loro.
- "Vladimir Smirnov". - assottigliò lo sguardo e si mordicchiò il labbro inferiore continuando a leggere le informazioni riportate sulla pagina dell'uomo che indossava la maschera da Usagi. - "Smirnov"... anche lui dell'Europa dell'est, quindi. -
- "Anche lui"...? - la fissò incuriosito. - Che intendi? -
- Niente. Farfugliavo ad alta voce. - mise da parte la scheda e continuò a scorrere gli altri fogli, leggendoli velocemente.
- Comunque, a proposito di ieri sera... non ho... -
Yulis lo bloccò con un gesto nervoso della mano mentre passava le pagine in rassegna più e più volte, elencando ad alta voce le varie maschere degli uomini presenti all'asta.
- È possibile che manchino dei fogli? Questo non può essere il dossier completo... dove sono le informazioni sul tizio con la maschera da Okami? Non c'è quasi niente su di lui. -
Keita sospirò e scosse la testa.
- Stavo proprio per parlartene: al nostro arrivo, il Lupo era già sparito dalla scena. Nessuno degli altri presenti ha affermato di conoscerlo o di sapere chi fosse, ma è chiaro che offrendo cinquantamila dollari non poteva passare inosservato. Quello che trovi scritto lì è anche tutto ciò che sappiamo, per il momento. -
Yulis lo fissò ad occhi sbarrati.
- Come ha fatto a sparire nel nulla? Era lì, nella sala con tutti gli altri, a terra... mi sono quasi beccata una pallottola per proteggerlo! -
- Potrebbe essere sgattaiolato via nella confusione generale: tu stavi correndo dietro a Twizzler e i tuoi colleghi erano impegnati a tenere a bada gli scimmioni della sicurezza... - ipotizzò lui. - Quello che non mi spiego è come abbiamo fatto noi, all'esterno del Maple Syrup, a non incrociarlo. Ma ho già richiesto i filmati delle videocamere di sorveglianza nella speranza di capirci qualcosa in più, dovrebbero arrivare al massimo in un paio di giorni. -
- In un paio di giorni potrebbe essere già dall'altra parte del Paese... - si portò la nocca dell'indice al mento, picchiettandolo lievemente.
- Come mai tanto interesse per quel Lupo? - chiese lui con fare vagamente indagatorio e Yulis alzò un sopracciglio.
- L'idea che là fuori ci sia un pazzo disposto a sborsare cinquantamila dollari per una delle armi di Bubblegum non mi entusiasma particolarmente... e pensare che forse gli devo anche un lavaggio in tintoria. -
- In che senso? -
- Niente, ero sarcastica. - scosse la testa rapidamente. - Avete recuperato le armi che erano nella stanza privata di Twizzler? -
Il detective sospirò nuovamente e tentò di articolare una frase, ma Yulis non gliene diede il tempo, lanciandogli un'occhiata di rimprovero e dimenticandosi per un momento della gerarchia.
- Non dirmi che anche quelle sono sparite nel nulla. -
- Yulis... - prese un bel respiro. - Sembrerò ripetitivo, ma quando siamo arrivati lì non abbiamo trovato nulla che fosse riconducibile a Bubblegum, se non le chiacchiere di Twizzler. Niente di più. -
La ragazza emise un lungo verso di stizza ed incrociò le braccia al petto.
- Detective Keita, la avverto che se sta per dirmi che una singola persona è riuscita a portarsi via due mitragliette leggere, una pistola e un lanciafiamme mentre era sotto il naso della polizia e di una squadra di eroi, potrei perdere la calma. -
Il ragazzo sospirò e si incupì nuovamente.
- Yulis... non potresti chiamarmi "Shiiro", almeno quando siamo soli? Stavamo insieme, un tempo, insomma... è vero che sono passati quasi due anni, ma non siamo dei perfetti estranei. E lo sai bene che avrei voluto... - giocherellò con il bicchiere tra le mani e scosse la testa per allontanare il pensiero. - Mi piacerebbe tornare ad avere un rapporto un po' più umano. -
Yulis si irrigidì e allontanò i fogli dal viso, stendendo le braccia lungo i fianchi. Dati i trascorsi e dato ciò che entrambi volevano, era completamente sicura che le cose non sarebbero mai potute tornare come una volta.
- Tu sei il detective di questo dipartimento e io una semplice eroina che collabora alle indagini: entrambi lavoriamo per la città, siamo colleghi, quindi credo proprio che in servizio sia più appropriato chiamarci per cognome, o per titolo. -
Lui schiuse appena le labbra e si limitò ad annuire lentamente, con un'aria mesta e le palpebre calate sugli occhi. Nonostante non avesse usato un tono troppo duro, Yulis finì comunque per sentirsi inutilmente in colpa.
- Ma nel caso di una situazione meno formale... potrei chiamarti Shiiro. - abbozzò un sorriso, e una vocina nella testa le ricordò quanto potesse essere stupido farsi intenerire in quel modo.
- Un compromesso, mi sta bene! - Keita s'illuminò in un istante e diede un'occhiata rapida all'orologio. - Twizzler sarà qui tra pochissimo: come vogliamo suddividere i ruoli? Tu il poliziotto buono e io quello cattivo? Oppure preferisci essere... -
- Detective Keita. - alzò nuovamente una mano verso di lui, quasi a voler fermare fisicamente il suo discorso. - Sono io il poliziotto buono. E sono anche quello cattivo. Oggi se la prenda comoda e lasci fare a me. -
Il detective tramutò il sorriso in un broncio e bofonchiò.
- Le regole però dicono che dovrei essere io a condurre l'interrogatorio e che tu dovresti limitarti a farmi da supporto... -
Uno degli agenti fece capolino nella stanza per avvertirli dell'arrivo imminente del soggetto. Keita si spostò verso la parete per appoggiarsi con le spalle ad essa, mentre Yulis si sistemò a sedere sul bordo del tavolo con le gambe a penzoloni.
< Iniziamo con la recita. >
Quando il criminale fece il suo ingresso scortato da un paio di poliziotti, l'eroina lo salutò con un sorriso carico di enfasi.
- Buongiorno, Twizzler! - dondolò i piedi avanti e indietro con fare allegro. - Ti trovo in forma, dormito bene? -
- Picche, traditrice! - l'uomo fu accompagnato fino alla sedia. - "In forma"? Mi auguro che tutto questo sia solo una sorta di scherzo... uno scherzo di pessimo gusto, oserei aggiungere! È stato orribile, non ho davvero chiuso occhio per tutta la notte! -
- Hai ragione, dev'essere particolarmente traumatico passare da un lussuoso letto a baldacchino ad una brandina striminzita. -
- Lo puoi ben dire! Pretendo un materasso adeguatamente ampio e confortevole! E un bollitore di ultima generazione! -
- Addirittura un bollitore? Non è un po' presto per azzardare richieste? - la ragazza rise e l'uomo storse il naso. - Mi hai fatto venire voglia di tè, ora. Che ne dici di sorseggiarne un po', tra una chiacchiera e l'altra? -
Twizzler fece scattare la testa di lato, altezzoso e guardingo.
- Io bevo solo tè bianco Yin Zhen, una miscela pregiatissima ed estremamente ricercata: dubito che questo buco possa offrire qualcosa di a malapena decente. -
Il detective si intromise, visibilmente stizzito.
- Lo sai che basta veramente poco per farti finire in un "buco" decisamente peggiore di quello in cui hai dormito stanotte? Altro che letti da re e bollitori...! -
Yulis lo fulminò con lo sguardo intimandolo a rimanere in disparte e lui incrociò le braccia al petto, corrucciando le sopracciglia. La ragazza piegò poi le labbra in un sorriso e saltellò giù dal tavolo per spostarsi vicino al criminale, riprendendo la sua scenetta. Nel momento in cui passò alle sue spalle, fece scivolare la punta delle dita sulla nuca dell'uomo, mantenendo quel contatto per un brevissimo istante.
- Rifiuti con così poco tatto l'invito a colazione della tua Regina di Picche? -
Piroettò al suo fianco facendo gonfiare lievemente la gonna e si appoggiò al bordo del tavolo. Twizzler scollò a fatica lo sguardo dalle sue gambe nude per puntarlo poi sul suo volto.
- Andrà bene anche del tè nero. -
- Vedo che abbiamo già trovato un compromesso. - Yulis sorrise e si voltò verso il ragazzo. - Crede che potremmo procurarci del tè nero? -
Keita la fissò per qualche istante, chiedendosi silenziosamente se stesse parlando sul serio o se fosse solo parte della scena. Yulis, intuendo i suoi pensieri, alzò le sopracciglia fino a formare un altissimo arco, in attesa.
- Vedo quello che posso fare... - cedette lui a denti stretti e si spostò velocemente fuori dalla stanza.
- Allora, Twizzler... - Yulis tornò a concentrarsi sull'uomo. - Parliamo dell'asta di ieri sera. -
- Non c'era nulla di male nell'organizzazione del mio evento! - rispose prontamente il criminale, mettendosi subito sulla difensiva.
- Sai, non penso che il contrabbando di armi da fuoco possa essere considerato "nulla di male". -
L'uomo la ignorò e continuò a concretizzare il suo flusso di pensieri.
- La sala era perfetta e tirata a lucido per l'occasione, lo Scotch era della migliore qualità sul mercato e le ragazze... voi ragazze eravate magnifiche: vi avevo scelto personalmente e con scrupolosa cura affinché foste la rappresentazione fedele delle armi messe all'asta. Tutte con tratti unici a richiamare proprio le caratteristiche e le peculiarità di quei beni così preziosi. Ma poi, a causa tua e dei tuoi amichetti, l'evento è andato in fumo, completamente a rotoli! -
- Non possiamo di certo prendercene il merito. Eravamo sulle tue tracce da un bel po' di tempo, sai? I tuoi "eventi" sono piuttosto chiacchierati, tant'è che la voce è arrivata a me, ai miei compagni, e ovviamente anche alla polizia. - Yulis alzò le spalle. - Tu adooori fare le cose in grande, era inevitabile che qualcuno parlasse e che l'informazione si diffondesse, prima o poi. -
Twizzler gonfiò le guance e strinse le palpebre così tanto da far sembrare i suoi occhi delle piccole fessure scure.
- Posso assicurare che quel qualcuno verrà presto individuato dai miei uomini e che pagherà per ogni singolo minuto che passerò in prigione. -
La bionda incrociò le braccia e scosse la testa, contrariata.
- Con queste parole non migliori la tua posizione. E, detto in confidenza... fossi in te, non farei così tanto affidamento sui tuoi uomini. Non hanno dimostrato di essere poi così svegli. -
- Hai proprio la lingua lunga e pungente, Picche. Eppure al Maple eri sempre così silenziosa e concentrata... dovevo capirlo che in realtà eri la mela marcia all'interno del mio cestino pregiato. Se poi ripenso al fatto che stavi per valermi cinquantamila dollari... -
- A proposito dei cinquantamila dollari... -
L'eroina si avvicinò di più a lui e gli posò una mano sulla spalla, sistemando il pollice oltre il colletto slavato della t-shirt, a contatto diretto della base del collo.
- Davvero una gran bella somma, per una sola pistola. Ieri sera, prima di tentare di uccidermi, hai ammesso di aver venduto le armi di Bubblegum ad un prezzo più alto di quello concordato con lui. - esercitò una leggera pressione sulla pelle e lo guardò negli occhi, continuando però a sorridergli cordialmente. - Spiegami meglio questa situazione e raccontami un po' in che rapporti siete. -
Twizzler sentì la bocca asciutta e deglutì rumorosamente.
- N-non c'è nessuna situazione da spiegare, nessun tipo di rapporto... -
L'uomo cercò di sottrarsi alla sua presa, ma la ragazza glielo impedì mantenendo le dita arpionate alla sua spalla. A poco a poco, Twizzler cominciò a percepire una fiducia sempre maggiore nei suoi confronti e nonostante una parte di lui fosse consapevole dell'artificialità di quell'emozione si ritrovò ad abbassare leggermente la guardia.
- L-lo stai facendo, non è vero? Stai usando la tua abilità per convincermi. -
Yulis sorrise e spostò la mano dalla spalla al suo avambraccio, in modo da avere una superficie di contatto estremamente maggiore.
- Sto solo cercando di renderti più facile il lavoro. Non preferiresti collaborare con noi e avere magari una riduzione della pena? In questo modo potresti tornare al tuo Maple Syrup e alla tua costante ricerca della bellezza con tempistiche più ragionevoli... chiaramente escludendo le attività di contrabbando dagli introiti del tuo business. -
L'uomo guardò da una parte all'altra della stanza con apprensione crescente.
- Non posso tradirlo. Non hai idea di cosa è in grado di fare, Regina di Picche. -
Se da un lato era completamente terrorizzato dall'eventualità di lasciarsi sfuggire qualcosa di troppo, dall'altro voleva cedere a quella sensazione di sicurezza che l'eroina stava facendo fluire in lui. Yulis inclinò la testa di lato, sbattendo le palpebre un paio di volte con fare quasi civettuolo.
- In fondo, ciò che desideri di più è poter continuare la tua vita sfarzosa ed investire buona parte delle energie nel tuo locale. Non vuoi cercare di salvaguardare il tuo status? Anzi, mettiamola così: sei davvero disposto a passare i prossimi vent'anni in una cella di otto metri quadrati, senza un materasso confortevole e soprattutto senza il tuo adorato Yin Zhen? -
Twizzler sgranò gli occhi ed impallidì. - V-vent'anni...? -
- Potrebbero essere molti di meno, oppure anche molti di più se le cose dovessero andare particolarmente male. Dipende solo da te, Twizzler, e dalla voglia che hai di snocciolare informazioni che potrebbero davvero tornarci utili. -
Fece per appoggiare l'altra mano sulla sua guancia, ma a quel punto l'uomo si tirò indietro, portando il collo a piegarsi quasi in maniera innaturale.
- Bubblegum mi ha incaricato di vendere alcune armi della sua nuova partita. -
Twizzler sputò fuori quelle parole una dopo l'altra, senza fare pause. Yulis ritirò la mano indirizzata al suo volto, ma mantenne al suo posto quella appoggiata sull'avambraccio.
- Continua. -
- Mi ha chiesto di venderle nel modo che ritenevo più opportuno, senza specificare altro. - si inumidì le labbra secche e puntò gli occhi sul bordo del tavolo. - Nonostante mi avesse già garantito un compenso piuttosto alto per il mio "disturbo", ho deciso di organizzare le aste partendo da una base di prezzo più alta del venticinque percento, arrivando così a guadagnare oltre sei volte il valore pattuito per le armi. -
- Quindi non solo ti sei fatto pagare per questo "servizio", ma hai addirittura cercato di arricchirti ulteriormente alle sue spalle: sei stato avido, Twizzler. Avido, e un po' naif. -
- Cinquantamila dollari americani! Ti rendi conto che ci sono persone disposte a spendere cifre del genere solo perché gli è stato presentato un prodotto in maniera totalmente innovativa?! La mia offerta andava al di là di una semplice compravendita di beni, era una vera e propria esperienza, unica nel suo genere! -
< Una mente da imprenditore... >
L'eroina lo scrutò a lungo e alla fine annuì solo per accondiscendenza.
- Come trovavi i clienti? Erano già degli habitués del giro di Bubblegum? -
Twizzler scosse la testa da una parte all'altra, sbottando una risatina nervosa.
- Non puoi immaginare quante siano le persone interessate a questo tipo di prodotto. Non è affar mio chi partecipa all'asta: potrebbero voler comprare un mitragliatore anche per il più stupido ed insulso dei loro capricci e a me importerebbe meno di zero. -
Yulis alzò un sopracciglio.
- Certo, tanto la tua coscienza è zittita anche dai soldi dei biglietti d'ingresso all'asta, dico bene? -
In quello stesso istante, il detective rientrò nella stanza tenendo tra le mani una piccola teiera e dei bicchieri di plastica. Si avvicinò al tavolo per appoggiare il tutto con un gesto spazientito ed infine rivolse uno sguardo truce all'uomo.
- È del semplice tè verde e dovrai fartelo andare bene. - si voltò poi verso la ragazza e la fissò con un cipiglio alzato. - Vuole che glielo versi, signorina Parker? -
Il tono scocciato e leggermente canzonatorio con cui le rivolse quella domanda la fece sorridere di riflesso, così fu costretta a mascherare la cosa portandosi una mano davanti alle labbra e lasciando la presa sul criminale.
- La ringrazio, detective, ma posso pensarci io dopo aver finito il cappuccino. -
- "Detective"? - Twizzler guardò Yulis con un'aria infinitamente stupita. - Pensavo che quello fosse lo stagista! Stavo per suggerirti di licenziarlo, data la sua mancanza di cortesia e buone maniere... -
- Lo stagista?! -
Keita, incredulo, spostò gli occhi prima su di lui e poi sulla ragazza, la quale cercò di cavarsela con una semplice alzata di spalle. Prima di riprendere con le domande, Yulis fece per bere un sorso di cappuccino, ma non appena posò le labbra sul bicchiere, un brivido le saettò per la schiena prendendola completamente alla sprovvista e facendola trasalire.
- Tutto bene, signorina Parker? -
Keita fece un passo verso di lei, mentre il criminale si limitò ad aggrottare la fronte, confuso da quella situazione. Lei strinse le palpebre ed annuì, lasciando perdere la bevanda che abbandonò sul tavolo.
- Andiamo avanti. -
L'eroina si voltò allora verso Twizzler e questa volta una fitta dolorosa le attraversò il cranio da tempia a tempia. Come se avesse le vertigini, si portò una mano alla fronte e appoggiò l'altra al bordo del tavolo per sostenersi: solo dopo una buona manciata di istanti riuscì a raddrizzare la schiena. Nel momento in cui sembrò riprendersi, qualcuno bussò alla porta, ma ancora prima che i due potessero rispondere, un agente si intrufolò nella stanza. Dopo aver passato rapidamente in rassegna tutti i presenti, l'agente si sistemò la visiera sugli occhi e si rivolse a Keita.
- Perdoni l'intrusione, detective. È richiesto al telefono. -
L'interessato aggrottò la fronte e incrociò le braccia al petto.
- Chiunque sia, potrà aspettare la fine dell'interrogatorio. -
- Detective... credo sia sua madre. E credo sia anche particolarmente alterata. -
A quelle parole, il ragazzo impallidì e sgranò gli occhi di colpo. Yulis gli fece un cenno con la mano.
- Vai, ci penso io qui. -
Il detective indugiò per qualche istante, poi attraversò la stanza a grandi falcate.
- Faccio in un attimo! - lanciò una rapida occhiata alla giovane eroina che gli annuì in risposta ed uscì di corsa.
- La mamma è sempre la mamma. - commentò solennemente Twizzler con gli occhi chiusi, annuendo con convinzione.
Yulis rivolse un sorriso di circostanza all'agente ancora fermo sull'uscio.
- Chiuda pure la porta quando esce. -
L'uomo però parve quasi non essere particolarmente interessato alle sue parole. Senza muoversi di un centimetro, continuò a fissarla da sotto il berretto e lei si ritrovò a sbattere le palpebre, leggermente confusa.
- Qualcosa non... -
- Ultra Violet, stai sanguinando. -
La bionda spalancò gli occhi quando sentì qualcosa di caldo e dall'odore ferroso bagnarle lentamente le labbra per poi colare fino al mento.
- Merda...! -
Sotto lo sguardo disgustato del criminale si portò automaticamente una mano al viso, mentre l'agente le si avvicinò e le offrì un fazzoletto.
- È meglio bloccare subito il sangue. In bagno c'è un kit di pronto soccorso con delle garze. -
Yulis afferrò il fazzoletto e puntò il viso su di lui con l'idea di ringraziarlo, ma per riuscire a guardarlo dritto negli occhi fu costretta ad inclinare di molto la testa verso l'alto. L'insistente elettricità di quello sguardo finì per coglierla di sorpresa, mettendola quasi in imbarazzo.
- Posso rimanere a sorvegliarlo finché non torna. - continuò lui con voce ferma e leggermente roca.
La ragazza si tamponò nuovamente il naso e abbassò gli occhi, sbattendo le palpebre più volte.
- M-mi dispiace per l'inconveniente, torno subito. -
Continuando a tenere il fazzoletto premuto contro il viso nel tentativo di non inondare la bocca di sangue, lasciò rapidamente la sala dell'interrogatorio per dirigersi verso il bagno delle donne. Una volta davanti allo specchio, gettò via la carta completamente zuppa e fece scorrere l'acqua del lavandino in modo da potersi dare una ripulita.
< Cosa diavolo mi sta succedendo oggi...? >
Con una mano fece pressione sulla parte laterale del setto in modo da rallentare l'epistassi e con l'altra continuò a far scivolare via i rivoli di sangue che a contatto con la ceramica bagnata si diluivano rapidamente sbiadendo nello scarico. Diede un'occhiata alla parete e individuò la cassetta del primo soccorso di cui le aveva parlato l'agente: avrebbe utilizzato le garze a mo' di tampone solo in caso di estrema necessità. Lo sguardo le scivolò poi sul riflesso nello specchio e notò una macchia di sangue sul body.
< Cazzo! >
- Ci mancava solo questa. - gonfiò le guance ed alzò gli occhi al cielo. - Se non riesco a smacchiarlo in fretta mi toccherà portarlo in tintoria per... -
Si bloccò di colpo. Nel momento esatto in cui formulò quel pensiero ad alta voce, fu colpita da una strana sensazione di déjà-vu.
- ...farlo ripulire. -
Esattamente poco prima, quasi scherzando, aveva affermato di "dovere un lavaggio in tintoria" all'uomo che aveva protetto la sera precedente, il famoso Okami con cinquantamila dollari in tasca, perché a causa della ferita leggera che si era procurata doveva avergli macchiato quella bella camicia dall'aria costosa.
"Sei tu che stai sanguinando."
Quelle parole le rimbombarono nella testa.
"Ultra Violet, stai sanguinando."
Nessuno lì dentro la chiamava mai con il nome da eroe.
Yulis sbarrò le palpebre quando realizzò che quelle due semplici frasi erano state pronunciate con la stessa identica calma, con lo stesso identico tono e dalla stessa identica voce.
Non si ricordava di aver mai visto prima quell'agente e dubitava fortemente che potessero esserci nuove risorse all'interno della squadra di polizia. L'altezza e la corporatura, la voce e la storia del sangue... l'agente e l'uomo con la maschera da Lupo erano la stessa persona.
- Cazzo, l'ho lasciato solo con Twizzler! -
Yulis chiuse al volo l'acqua e strappò un pezzo di carta dal dispenser per continuare a tenere sotto controllo l'emorragia, poi corse in direzione della sala: come loro erano venuti a conoscenza dell'asta, con molta probabilità la voce doveva essere arrivata anche a Bubblegum.
- Fa' che non l'abbia ucciso, fa' che non l'abbia ucciso. -
Tagliò l'angolo del corridoio e si precipitò verso la sala. Da lontano, notò che la porta era semiaperta, così accelerò ulteriormente e quando la raggiunse la spalancò con un colpo secco, facendo sbattere la maniglia contro il muro.
- Twizzler! -
Attraversò velocemente la stanza ed arrivò ad un soffio dall'uomo: era in un visibile stato di shock, ma almeno era ancora vivo. Si guardò intorno, ma del finto agente non c'era nemmeno l'ombra.
- Cos'è successo? -
Il criminale dondolava sulla sedia con gli occhi sbarrati e le mani premute sulle tempie.
- Lo sa, lo sa, lo sa, lo sa... -
Dato che continuava a fissare il vuoto davanti a sé, Yulis tentò di calmarlo utilizzando il suo potere.
- Twizzler, guardami. -
L'uomo voltò leggermente il viso verso di lei e le rivolse un'occhiata a metà tra il terrorizzato e il disperato.
- Ti avevo detto che mi avrebbe trovato! Lui lo sa! LO SA CHE HO TENTATO DI FREGARLO! -
La ragazza posò entrambe le mani sul suo volto e si concentrò maggiormente per tranquillizzarlo.
- Sai dirmi chi era? Lo conoscevi? - tentò di leggergli i pensieri, ma le uniche immagini che riusciva a percepire rimbalzavano da una sala all'altra del Maple Syrup.
- Lui mi ucciderà se parlerò. Darà fuoco a tutto quello che ho costruito! Non posso! Non posso! - strizzò gli occhi talmente tanto da farsi quasi male. - Non dirò più niente. È tutta opera mia. Arrestatemi e basta, mi dichiaro colpevole di ogni cosa. -
In quel momento entrò di corsa anche il detective. I suoi occhi cercarono frenetici la ragazza e quando capì che era fortunatamente incolume si fermò un istante per riprendere fiato e respirare.
- Stai bene... state bene. - si passò una mano sul viso. - Non c'era nessuna chiamata per me, nessuno ne sapeva niente. -
Keita notò delle macchie di sangue sul bordo del tavolo e sul pavimento, così si avvicinò rapidamente a Yulis, inorridito.
- D-di chi è quello? -
- È mio: stupidissimo sangue dal naso. Ho lasciato qui Twizzler per un paio di minuti con quel tizio per correre in bagno e darmi una ripulita e... - Yulis scosse la testa e si passò una mano sugli occhi. - Sono stata una stupida ad andarmene. -
- Pensi che fosse Bubblegum? - chiese il detective a bruciapelo.
- Bubblegum non si scomoderebbe mai di persona, ma era sicuramente qualcuno dei suoi. - si morse le labbra e lo guardò dritto negli occhi. - Credo che fosse il testimone mancante. -
- Il Lupo?! - vide l'eroina annuire convinta e a quel punto si girò verso il criminale. - È una fortuna che sia ancora vivo. Hai già provato a...? -
- Sì, ho cercato di calmarlo e di leggergli i pensieri, ma l'unica cosa che ha in mente ora è il suo locale. È sotto shock, non vuole più parlare. Ce lo siamo giocato. -
Si strinse nelle spalle e Keita abbassò la testa.
- Dannazione...! -
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