Capitolo 2
A/N Sono in un rush assurdo perciò lo sfrutto finché posso.
—15/10/19—
Weiss' POV
Era mercoledì pomeriggio, la settimana ormai era praticamente terminata il che non mi infastidiva affatto, non aspettavo nulla tanto quanto il weekend. Questo perché era l'unico periodo che potessi passare con mia sorella maggiore Winter. Di nascosto chiaramente.
Avevo inventato una scusa che mi permettesse di stare fuori casa tutti i fine settimana con la mia adorata sorella maggiore. C'è da dire che spesso veniva chiamata all'improvviso per il suo lavoro, non mi lamentavo, ero ben consapevole dell'importanza del suo mestiere.
"Oh Weiss, oggi sei arrivata prima di me?" Chiese Ruby venendomi incontro.
Ero appoggiata al muro vicino allo spogliatoio, era stata la ragazza dagli occhi argentei a propormi quest'accordo in cui io l'aiutavo con gli allenamenti e lei mi riaccompagnava a casa dopo le lezioni. Quello stalker, chiunque fosse, non sembrava aver intenzione di lasciarmi in pace e ogni volta che lo vedevo parcheggiato di fronte alla scuola rabbrividivo. Per non parlare del fatto che avessi cominciato a prendere il taxi per andare a scuola. Il taxi.
"Se vuoi la verità io sono arrivata alla stessa ora del solito." Risposi implicando fosse lei quella in ritardo.
"Già, mia sorella non... atcho! Non mi mollava più." Ruby afferrò velocemente un fazzoletto soffiandosi il naso.
"Ma tu hai il raffreddore." Osservai notando l'aspettò non-così-in-salute dell'altra ragazza "Penso tu abbia la febbre fammi sentire."
Appoggiai il palmo sinistro sulla fronte di Ruby e quello destro sulla mia.
"Weiss non dire stupidaggini, è solo un raffreddore di stagio- stagione.. atcho."
"Hai la fronte calda, dovresti tornare a casa subito." Obbiettai guardandola dai miei pochi centimetri d'altezza con cui la superavo.
"Ma figurati è impossibile, ho uno scudo naturale contro l'influenza." Disse lei sicura di se, quella sua testardaggine tanto infantile la trovavo spesso irritante, per non dire sempre.
"Non fare storie ti accompagno a casa io oggi." Insistetti trascinandola lontana dallo spogliatoio ed ignorando completamente le sue lamentele.
"Weiss mi devo al- atcho. Allenare, è importante." Roteai gli occhi esasperata, non avevo intenzione di ascoltarla in ogni caso.
Ruby puntò i piedi a terra abbastanza forte da farmi bloccare di colpo, la guardai con gli occhi stretti senza dire nulla.
"Mi devo allenare."
"Lo hai già detto questo."
"Allora lasciami andare."
"Hai la febbre ed è metà ottobre, non è il caso di andarsela a cercare."
Ruby sbuffò riprendendo a camminare, di sua volontà 'sta volta, probabilmente aveva intuito che quel discorso non avrebbe portato a nulla.
•••
L'appartamento in cui abitava Ruby si trovava ad appena cinquecento metri dalla scuola, ci mettemmo pochissimo, anche se per tutto il tragitto sentii la ragazza al mio fianco sbuffare in maniera fin troppo evidente per essere qualcuno che non voleva farsi notare.
"Abito al teeeer- che stai facendo?" Mi chiese la mora mentre premevo il pulsante dell'ascensore. La guardai confusa cercando di capire di cosa stesse parlando e lei indicò le porte automatiche dell'ascensore mentre si aprivano.
"Ho... chiamato l'ascensore?"
"Non usi le scale?"
"Hai appena detto che abiti al terzo piano, è più veloce." Ruby fece spallucce entrando in quella specie di scatola 2 metri per 2.
"Sai, non sono mai entrata qui." Osservò la mia compagna di classe.
"Come hai portato gli scatoloni per il trasloco?"
"A quello ci ha pensato Yang, è mia sorella maggiore."
Quel nome mi ricordava qualcuno, ero sicura fosse una delle ragazze che, qualche giorno prima, aveva fatto esplodere dei petardi davanti alla porta di casa del professor Port. Per quella bravata era stata punita questa Yang mi pare, un ragazzo carino con i capelli azzurri che mi ricordavo si chiamasse Neptune e altri due che proprio non mi venivano in mente.
"Sei la sorella di Yang.. Xiao Long?" Domandai mentre le porte dell'ascensore si aprivano cigolanti.
"Atcho! Sì perché?"
Rimasi in silenzio mettendo in ordine i pensieri.
"E tu non sei Ruby Rose?"
"OHH, chiaro, sì, porta confusione, abbiamo due madri diverse e lei ha il cognome di nostro padre, io quello della mia madre biologica."
"Oh, scusa di averlo chiesto."
"Figurati, non devi scusarti."
Ci trovammo davanti alla porta, sopra, in caratteri cubitali, si vedeva il numero dodici, Ruby si avvicinò e busso tre volte, il gesto mi lasciò un po' perplessa sul momento, credevo avesse le chiavi, ma non domandai nulla, non erano affari miei.
Ad aprire venne una ragazza dai capelli neri, indossava un top nero che le lasciava la pancia scoperta e degli shorts dello stesso colore, mi venne freddo solo a guardarla in pratica.
La ragazza mi squadrò attentamente senza dire una parola fino a quando un'altra ragazza, questa dai capelli biondi.
"Chi e-ra?" Si soffermarono entrambe a guardarmi in silenzio, mi sentivo talmente a disagio che non riuscii ad aprire bocca.
"Yang, Blake, lei è la mia compagna di scuola, Weiss Shnee." Mi presentò con un tono quasi gelido verso le due ragazze.
"Pia-piacere." Esitai allungando la mano anche se non sembrava la scelta migliore.
La ragazza dai capelli neri, Blake, incrociò le braccia evitando di guardarmi mentre la sorella di Ruby passava lo sguardo tra noi due.
"Piacere." Rispose senza ricambiare il saluto, probabilmente si trattava di karma.
"Uhm... guarisci presto Ruby... ci vediamo." Mi affrettai a tornare verso l'ascensore, Yang metteva una certa paura mista ad ansia e qualcosa mi diceva che non avrei dovuto irritarla.
•••
Rientrando a casa mi trovai davanti solo mio fratello minore Whitley con il suo sorrisetto compiaciuto.
"Fatto tardi anche oggi Weiss? Stai forse frequentando qualcuno?" Disse girandomi intorno mentre il mio unico intento era quello di raggiungere camera mia e stare un po' da sola.
"Sei sorpreso che abbia una vita sociale più attiva della tua?" Risposi raggiungendo per miracolo le scale.
"A nostro padre interesserebbe, non credi?" Lo allontanai con una spinta senza prestare alcuna attenzione a cosa stesse blaterando.
Raggiungemmo la porta della mia stanza e finalmente riuscii a sbarazzarmi di Whitley chiudendolo fuori dalla camera.
Mi lasciai scivolare contro la porta con un lungo sospiro frustrato
"Non lo sopporto.." Sussurrai a me stessa rimettendomi subito in piedi, ero intenzionata a concludere una tesi sulle forme di energia rinnovabile che ci era stata richiesta per la settimana successiva.
Andai alla scrivania e accesi il computer pronta per mettermi all'opera ma appena lo schermo s'luminò mi sentii improvvisamente svuotata di ogni idea, non avevo nemmeno più voglia di lavorare.
A quell'ora sarei stata ancora con Ruby a farle i miei debolissimi passaggi da baseball, a fare il Pitcher, come diceva lei.
Quel pensiero lo scacciai, ci provai almeno, era così strano pensare a qualcosa di tanto futile, pensare a Ruby, quella ragazzina di appena quindici anni, in realtà quasi sedici a quanto diceva.
"Weiss. Nostro padre vuole parlarti." Sentii dire da Whitley dall'altro capo della porta, sicuramente era andato a comunicargli qualcosa e quasi sicuramente ero nei guai.
"Arrivo." Mi alzai e uscii dalla stanza dirigendomi, riluttante, verso lo studio di mio padre.
Camminando per il corridoio mi venne freddo, quella casa era fredda e l'unico sentimento che le pareti potevano trasmettere era solitudine, una visione triste delle cose ma allo stesso tempo era la pura verità.
Bussai tre volte alla porta e non aspettai risposta per entrare.
"Salve.. padre, Whitley mi ha detto che volevate parlarmi." In una famiglia comune una figlia non avrebbe dato del voi al suo stesso padre ma nella mia questa usanza era abitudine.
"Weiss, siediti." Ordinò guardandomi severo. Avevo un brutto presentimento.
"Dimmi, come sta andando la scuola?"
Poteva sembrare una domanda innocente ma dietro quel suo falso interesse c'erano altri motivi, diversi dalla sana curiosità.
"Molto bene, sto avendo ottimi risultati in tutte le materie, nessuna esclusa." Risposi sentendo il mio corpo irrigidirsi partendo dalle spalle.
Mio padre si alzò dalla sua poltrona e prese a camminare avanti e indietro.
"Spero che tu sappia cosa comporta essere l'erede della società."
"Ovviamente."
Stava per iniziare un lungo monologo, era un classico.
"Come primo genita sarà tuo preciso dovere guidare la mia compagnia verso un brillante futuro. Non puoi limitarti ad essere brava, tu, Weiss, devi essere la migliore."
Mi domandai se lo stesso discorso lo avesse fatto anche a Winter prima che la tagliasse fuori dalla famiglia, per lui era come morta, tanto che ora io ero la sua primo genita, e non mia sorella maggiore. Aveva tradito la famiglia e mio padre non accettava traditori.
"Certo padre."
"E dimmi, hai conosciuto qualcuno di nuovo?" I miei pensieri puntarono direttamente a Ruby ma non potevo parlargli di lei, era una persona qualunque e sapevo quanto lui desiderasse che le mie compagnie fossero solo figli di gente importante.
"Nessuno." Replicai senza esitazione.
"Allora cos'è che ti fa tardare tutte le sere? E chi è la ragazzina che ti ha accompagnato davanti al cancello lunedì?"
L'aveva vista. Ero certa che non se ne sarebbe accorto, normalmente non se ne sarebbe accorto... eppure...
"Una.. compagna di classe."
"E che rapporto hai con questa tua compagna di classe?"
Un passo falso bastava per mandarmi all'inferno.
"Nessuno, è solo una ragazzina appiccicosa che ogni tanto mi segue, e.. sto passando diverso tempo in biblioteca per finire una tesi, per questo ho ritardato i giorni scorsi." Mi sentii stranamente in colpa a parlare male di Ruby, non eravamo amiche eppure percepii quel leggero dolore al petto di quando sai di star facendo, o dicendo, qualcosa di brutto.
"Mhm, meglio così." Si limitò a rispondere, quel suo tono mi lasciava ipotizzare che sapesse qualcosa in più di quello che traspariva in una prima occhiata, era sospetto.
"E questo fine settimana ti voglio a casa." Aggiunse, mi sentii male, aveva scoperto dei miei contatti con Winter ? E nel caso, come aveva fatto? Non l'avevo mai visto fuori casa in vita mia.
"Certo, posso chiederne il motivo?"
"Terremo un party per inaugurare la fusione con la nostra ex rivale."
Annuii con un falso sorriso fin troppo ben fatto prima di uscire.
Non ci voleva, avevo delle domande da fare a mia sorella ma a quanto sembrava avrebbero dovuto aspettare, appena possibile le avrei scritto avvisandola dell'imprevisto.
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