Type, I'm Pregnant
You'll never know how to make it on your own
And you'll never show weakness for letting go
[5 weeks]
I
Harry vorrebbe solo che i vicini – la coppia che si è trasferita nel quartiere da un paio di mesi e che già tutti conoscono – smettessero di urlare i loro problemi al mondo intero. È certo del fatto che a chilometri di distanza si possano sentire le urla di quell'abominio di donna. Per il povero marito prova solo pena: quello è un uomo tutto "Sì, amore", "Certo, amore" e "Come vuoi tu, amore", incastrato in una squallida vita di coppia come una tigre è costretta in una gabbia; braccato, soffocato, senza una via d'uscita, senza niente che possa salvarlo da una fine tragica e dolorosa – o, peggio, dal dormire sul divano.
Se si trovasse al suo posto, Harry crede che preferirebbe vivere sotto un ponte piuttosto che sopportare una simile umiliazione. Ma lui non rischia problemi del genere, perché il suo ragazzo è una persona di nome Louis Tomlinson, la cui massima idea di punizione si risolve nella "Tortura del silenzio" – minuti interminabili che dovrebbero prolungarsi a una notte intera, con conseguente astinenza sessuale, perché quella sarebbe per Harry una pena capitale simile al farsi tagliare la testa. Però a lui basta sempre scivolare piano piano contro la schiena di Louis e sussurrargli all'orecchio cose come "Perdonami per essere un completo idiota", oppure "Sei tremendamente sexy quando ti arrabbi". E tutto si risolve.
La moglie isterica sta urlando qualcosa a proposito di una suocera stronza e Harry si vede costretto a chiudere la finestra della cucina; vorrà dire che lascerà all'odore di soffritto il controllo della casa. Poggia la testa contro il vetro, sospirando di sollievo quando è solo un leggero mormorio quello che sente provenire dall'altra parte – anche se ugualmente molto fastidioso... Potrebbe lanciare una bomba a mano dentro casa dei vicini; è sempre un'idea, una brillante idea.
Harry si stiracchia, controllando poi l'ora sullo schermo del cellulare.
Alla bellezza di mezzanotte in punto, Louis non è ancora tornato a casa. Se scopre che Zayn l'ha di nuovo bloccato in discoteca, Harry potrebbe non rispondere delle proprie azioni contro il loro amico. E anche contro il suo stesso ragazzo, perché va detto che Louis si lascia trascinare dagli eventi: non c'è stata una sera degna di nota in cui abbia declinato simili inviti per – tipo – passare qualche semplice oretta di coccole davanti alla televisione.
Harry non è un santo, ma che gli si lasci di tanto in tanto il diritto di fare la predica a Louis.
Comunque.
Nessun messaggio o chiamata, constata tra sé e sé giusto un secondo prima che il campanello gli suoni nelle orecchie e lo faccia sobbalzare.
Harry lascia il suo telefono sul tavolo e si affaccia in corridoio. Sta davvero pensando che possa essere un ladro? Un ladro gentiluomo, che bussa prima di rapinare una casa e legarne i padroni come dei salami.
Dio. Ha seriamente bisogno di una vacanza.
Scuote i capelli due volte e li sistema – il perché non lo sa. Si avvicina all'ingresso quando l'irritante suono del campanello viene sostituito da un battere regolare e quasi impacciato; dopo cinque secondi, si trasforma in un susseguirsi di colpi ben assestati.
Ma di che ha paura? Potrebbe essere sua madre che—A mezzanotte? Ok, no. Potrebbe essere Louis... però non crede che possa trattarsi di lui. Louis ha le chiavi di casa da sempre, da quando sono andati a convivere, da quel giorno in cui Harry si è reso ridicolo gridando in mezzo a una piazza di amarlo, di volerlo sposare, di voler vivere insieme a lui e tante altre romanticherie che si vergogna tutt'ora di aver detto. Louis ha apprezzato, certo, ma ciò rende più strano il fatto che, al momento, non sta usando le sue chiavi e che sta bussando. L'Universo è finito gambe all'aria, oppure non è lui e qualcuno – Niall – ha pensato a un'improvvisata per devastargli la casa.
Oh, Harry questa volta userà la scopa e non un semplice strofinaccio.
Dopo aver girato la chiave nella toppa, con circospezione, Harry si decide ad aprire.
È Louis. E non è il fatto che Louis resti impassibile di fronte a lui a preoccuparlo, ma sono piuttosto le sue labbra immobili in una linea piatta e il suo braccio destro rigidamente appoggiato al muro, come se fosse solo di passaggio e questa semplice visita lo irritasse.
«Voglio un nome normale. Niente cose strane, o stile saga fantasy. Renditi utile e pensaci bene. Hai sette mesi e tre settimane.» Detto questo, Louis afferra la maniglia e richiude la porta in faccia al suo ragazzo sotto shock, girando quindi i tacchi e tornando in strada.
Harry ci impiega un po' per metabolizzare la cosa – un nome, renditi utile, sette mesi e—Sette mesi?! Sbarra gli occhi e si getta fuori casa, tralasciando che fa freddo, è in pigiama e nevica.
Ok. Dunque.
Louis è un tipo particolare e molto fuori dagli schemi. Ricorda quella volta in cui è tornato a casa alle due di notte, si è spogliato e ha maliziosamente sfoggiato dei boxer rossi abbelliti da un fiocco dello stesso colore; l'ha spinto in camera senza tanti complimenti e Harry non intende accennare all'uso sconsiderato che è stato fatto della panna montata, quella notte. Però non è mai capitato che bussasse alla porta, urlasse qualcosa e poi facesse dietrofront. Non è una cosa che Louis si sognerebbe di fare, per quanto imprevedibile possa essere.
Harry lo raggiunge e lo blocca stringendogli un fianco con le dita intorpidite dal freddo. Il suo ragazzo sta piangendo, nota quando riesce finalmente a prendergli il volto tra le mani e a guardarlo; singhiozza piano nella notte, mentre quelle inarrestabili lacrime gli rigano le guance rosse.
«Lou, che ti prende?» Harry chiede, carezzandogli la fronte.
Louis allontana il viso dal suo tocco, abbassando lo sguardo e piangendo più forte. «Mi d-dispiace.» Si strofina gli occhi con il dorso della mano. «Davvero, mi dispiace.»
«Mi stai spaventando.»
«Non volevo che succedesse» Louis continua, ignorandolo. «Non volevo. Mi dispiace.»
Harry lo stringe forte in un abbraccio, affondando il volto nei suoi capelli. «Va tutto bene, ok? Adesso mi dici cos'è successo» sussurra, nella notte buia e silenziosa che fa loro da spettatrice.
Vorrebbe baciarlo, far smettere i suoi lamenti con un bacio, perché quella è una medicina che funziona sempre. Sfrutterebbe dei semplici e delicati accostamenti di labbra, del dolce sapore proibito che caratterizza loro due, se servisse a risolvere la situazione. Ma questa volta non sembra che possano bastare.
Harry mette un braccio intorno ai fianchi di Louis. L'altro fa di tutto per sgusciare alla sua presa; incespica e punta i piedi sull'asfalto, come un bambino, poi si arrende e si abbandona contro il suo petto, inumidendogli la maglietta di lacrime che hanno un retrogusto amaro e confuso.
Harry lascia a Zayn il terzo messaggio nell'arco di cinque minuti – che ha un suono simile a brutto coglione deficiente che cazzo hai fatto bere al mio ragazzo per ridurlo in uno stato vegetale? –, senza mai staccare gli occhi dalla nuca di Louis, seduto immobile sul divano con una tazza di tè caldo in mano. Nel tempo che ha impiegato per prepararglielo, non si è mosso di un millimetro e non ha aperto bocca nemmeno per salutarlo o per ricordargli quanto lo ama.
Sì: Harry vuole sentirselo dire con costanza. Il fatto di aver saltato questo obbligo orario lo destabilizza ai limiti dell'umano consentito, anche perché sta affrontando una crisi esistenziale, già.
Posa il cellulare sul tavolo e si avvicina al suo compagno, cauto. «Bene, Lou» sussurra Harry, sedendosi al lato opposto del divano. «Vuoi dirmi che è successo?»
Tutto ciò che Louis si limita a fare è bere, chiudere gli occhi, bere, sospirare, bere.
Perché cavolo gli ho preparato il tè?
Louis porta nuovamente la tazzina alle labbra e Harry si affossa nelle spalle, sconfitto.
Lui è una persona paziente, comprensiva e amorevole; è anche molto infantile, immagina, perciò è del tutto da ignorare il «Ti prego! Dimmi qualcosa, prima che mi getti in mezzo alla strada e metta fine alla mia vita. Mi stai facendo impazzire!» che rivolge al ragazzo, scuotendolo per un braccio come ultimo tentativo fallimentare.
Ma niente, Louis non si muove, e restano bloccati entrambi su parole non dette per una decina di minuti, intervallati da approcci Made-in-Styles sul tempo e sull'intenzione di comprare mobili nuovi.
Ed Harry è davvero paziente e comprensivo, ma fino a un certo punto.
«Stiamo insieme da sei anni! Bussi alla porta di casa nostra, mi urli contro, te ne vai e non vuoi dirmi che ti prende?» Harry grida. «E poi cos'era quella cosa del nome? Vuoi adottare un cane?» butta lì, tanto per indovinare.
Louis non parla e Harry si getta sul tappeto, davanti a lui; resta a braccia incrociate a osservarlo. Funziona sempre, Louis dice che è per colpa della sua faccia da cucciolo. Si fissano per qualche manciata di secondi negli occhi, prima Louis sbuffi seccato e – che a ben guardare, è stato anche facile – raggiunga Harry per terra, guardandolo di traverso.
Harry ha pensato a una lunga lista di cataclismi, di degeneri e di situazioni irreparabili che solo Dio in persona potrebbe sistemare, con qualche trucchetto soprannaturale o simili. Ma quello che Louis gli dice non era compreso in nessuna circostanza che si era proposto; non l'aveva nemmeno lontanamente preso in considerazione, perché Louis ha ventitré anni e lui ventidue e gli sembra una roba fantascientifica. Sono entrambi dei ragazzi con vizi quali fumare, tatuarsi o bere fino a vomitare, cose che sottintendono il non voler dare una svolta alle loro vite; sono giovani e Harry ama Louis da quando l'ha incontrato per la prima volta al liceo, come si ama solo la prima persona per cui provi quella cosa – quella che ti fa attorcigliare le budella e sentire le farfalle svolazzare nello stomaco. Ha imparato a guardarsi allo specchio per il semplice gusto di sistemarsi i capelli, chiedendosi se l'avrebbero aiutato a fare colpo a un appuntamento. I suoi appuntamenti, appunto, meritevoli di essere ricordati li ha avuti solo con un ragazzo dagli occhi azzurri e le magliette a righe. Ha accettato di essere diverso, perché nessuno è come Louis e al Diavolo se esistono ancora persone che giudicano il loro amore come una cosa contro natura: Louis stesso dovrebbe essere considerato innaturale in senso assolutamente positivo.
Harry è innamorato di lui da sempre, da quando ha capito cosa volesse dire. E in quelle due frasi composte, in cui sente la presenza di virgole e di punti fermi che continuano a confonderlo, ci vede un nuovo elemento da aggiungere ai segni che gli fanno amare Louis Tomlinson.
«C'è un bambino, nella mia pancia. Sono tipo incinto, Harry.»
Louis ha solo paura: paura di non essere all'altezza, di quello che ne deriverà e di aver complicato la vita a Harry; dell'aspettare un bambino, o bambina che sia, e di essere consapevole di non potercela fare. Sa che se porterà avanti questa cosa, da solo, finirà semplicemente col distruggere se stesso e la creatura, suo figlio. Ma non vuole in alcun modo che qualcosa gravi sulla vita del suo ragazzo e non mostrerà mai ai suoi occhi di aver bisogno di lui; non lo farà, perché Louis è troppo orgoglioso per ammettere di aver bisogno delle sue braccia per reggersi in piedi, dei suoi occhi per continuare a osservare il mondo e dei suoi ricci a cui aggrapparsi quando ha troppa paura e non c'è altro che buio intorno a lui.
È ciò che pensa, mentre Harry gli fa poggiare la testa sulle proprie gambe e comincia a giocare con le ciocche dei suoi capelli. C'è un che di vissuto, come se questo momento fosse già stato visto o provato prima; Louis non lo chiama con il suo nome proprio perché al momento è innervosito dall'usare un termine francese, dal suono altezzoso e pacchiano, che finirebbe col ripetersi come un disco rotto nel suo cervello senza un reale motivo.
Comunque. Si parlava di paura. Per farla semplice, Louis ha paura di molte cose – soprattutto cavolate come i ragni o i pagliacci o quelle bambole di porcellana che le nonne tengono sempre nelle loro stanze –, ma ora pensa di poter allungare la lista con ansie che riteneva destinate per la maggior parte alle donne.
Prima di tutto, lui non vuole diventare un pianeta, così rotondo da non riuscire nemmeno a guardarsi i piedi; non vuole sdraiarsi sul divano la sera consapevole di dover far riposare i piedi e tenendosi la pancia; non vuole indossare vestiti di cinquanta taglie più grandi, perché i suoi jeans e le sue magliette aderenti saranno utili solo a pulire i vetri, una volta raggiunta la grandezza di Giove; non vuole tutte quelle mani premute contro il suo ventre per percepire calci e pugni. E non vuole nemmeno la stramaledettissima faccia di Harry premuta lì sopra – proprio come ora – in attesa di rumori. Perché, davvero, è imbarazzante.
Ma poi non è a neanche di due mesi! Che cavolo pretende di sentire il suo ragazzo?
«Harry.»
L'altro apre un occhio e «Mhm?» chiede.
«Sei tipo... comodo?»
«Sì, molto» risponde Harry, con un sorriso sulle labbra.
Louis assume un'espressione esasperata e sbuffa. «Credo che ci siano solo cellule in movimento che vagano senza una meta, al momento. Cosa stai aspettando? Una vocetta stridula che ti chiami a gran voce?»
Harry gli pizzica il naso. «Lasciami sognare, Lou.»
E per Louis è troppo.
Si solleva, ricacciando Harry contro lo schienale e incrociando le gambe. Il suo ragazzo ha un sorriso tutto fossette e le ciglia che sbattono lusinghiere in continuazione e lui potrebbe anche chiudere un occhio, ma no.
«Davvero? Ti dico che il tuo cazzo ha fatto tombola e tu cominci ad ascoltarmi la pancia?»
«Veramente sono gli sperm—»
«Harry!»
«Ok, ok.»
Louis si passa esasperato una mano sulla faccia. Aveva immaginato una discussione fatta di pianti, oggetti volanti e porte che sbattono, ma di certo non questo, non di essere comodamente sdraiato sul divano manco la sua – forse buona, forse no – nuova fosse tutto ciò che Harry aspettasse di sentire. E ok, Harry ancora tiene un peluche nel loro letto e può aver accennato a qualcosa come adottare tanti bambini, un giorno, ma lui l'ha volutamente ignorato.
«Non puoi—» Louis si interrompe e ricomincia a singhiozzare. «Non puoi f-fare finta di niente. Davvero, Harry, n-non puoi.»
Harry ridacchia, afferrandogli il mento e guardandolo negli occhi. «Ma non sto facendo niente di strano. Io sono felice, Louis. Avere un figlio con te è la cosa più bella che potesse mai capitarmi.»
«NO! No, non è vero. Tu dovresti urlarmi contro che è una grossa responsabilità, che non sei pronto per compiere questo passo e che ti sto rovinando la vita. È così che dovrebbe andare» Louis grida, seccato.
Il discorso nella sua testa non fa una piega.
Ma per Harry sì; alza un sopracciglio e «Ti hanno costretto alla visione di un film drammatico prima di venire qui?» domanda.
«Dio, Harry! Sii serio.»
«Sono serissimo! Se vuoi che dica quelle cose posso anche farlo, ma non è ciò che penso.» Harry costringe Louis a spostarsi sulle sue ginocchia e comincia a carezzargli la schiena, con movimenti regolari, mentre pensa che è una fortuna che il suo ragazzo sia più piccolo di lui; davvero, si dimostra spesso vantaggioso. Gli scosta il ciuffo scompigliato dagli occhi e sorride. «Per me non è cambiato niente. Forse ci toccherà preparare una cameretta, decidi tu se rosa o azzurra, ma sono felice. Sto già pensando a un mini Louis che corre in giro per casa con un pallone da calcio in mano.»
Louis si morde il labbro inferiore e l'angolo della sua bocca si curva automaticamente all'insù, mentre pensa che anche una bambina, con i capelli ricci di Harry e i suoi occhi verdi, sarebbe uno spettacolo della natura. Ma non lo dice, perché quella fottuta paura c'è ancora, e sta cercando di spezzargli le ossa. Infatti, «Non è così semplice» sussurra, con un filo di voce, ingoiando il groppo amaro che sente in gola.
Harry se lo stringe maggiormente addosso, facendo in modo che le gambe piegate di Louis siano ancorate ai suoi fianchi – prima o poi si ribellerà a questa cosa, perché lui è il più vecchio, ma questo non impedisce a Harry di spostarlo a destra e a sinistra come se fosse un soprammobile –, e con una dolcezza disarmante inizia ad accarezzargli il ventre ancora piatto. Louis freme sotto quel tocco freddo e brontola, unendo le sue mani a quelle dell'altro; sente un che di elettrico, nell'aria, mentre le dita di Harry si incastrano perfettamente alle sue, sopra la pelle che nasconde ai loro occhi quella creaturina non ancora formata ma già in grado di destabilizzarli. Harry in un modo, perché lui già avverte il calore, il battito del suo cuore invisibile e la sensazione di condividere quanto di più prezioso con la persona che ama. Louis in un altro, perché percepisce più il terrore di non potercela fare, di sbagliare nella sfida più grande che gli sia mai stata presentata davanti; e di deludere Harry, i cui occhi luccicano nella luce della stanza, mentre continua a toccarlo come se potesse spezzarsi. Ma Louis sa di aver perso in partenza, di essere spacciato, perché il verde della primavera, intriso di pagliuzze dorate, lo sta scrutando infondendogli una calma che nemmeno credeva di possedere, sufficiente a a fargli accettare suo figlio.
Nell'istante in cui Louis sembra realizzarlo, Harry gli lascia un bacio leggero sulle labbra, ridendo appena mentre le carezze vengono sostituite da un solleticare leggero. E può solo dirgli «Ce la faremo», perché per quanto gli sembri scontato, tipico o infantile, è proprio quello che Louis vuole sentirsi dire, imprimere nella propria mente che affronteranno i giorni insieme, passo dopo passo, gioie e difficoltà una alla volta per trasformare l'esperienza più difficile delle loro vite in quella più bella e degna di essere vissuta.
È un concetto a cui Louis non aveva pensato mentre bussava alla porta di casa e dava a Harry voce in capitolo almeno sul nome, perché si era immaginato qualcosa come essere scaricato in tronco, lui insieme al suo bagaglio. Fatica a credere non sia successo, davvero... Forse è il segno che gli serviva, come nei film, quando una ragazza deve capire se il bambino che porta in grembo avrà un futuro o meno, come confidare in una bella notizia e restare col fiato sospeso, anche se dentro ti aspetti che la risposta sia negativa.
Quindi è per questo che Louis finalmente sorride e stringe le braccia attorno al busto di Harry, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo; profuma di casa, di pulito e di proprietà privata; vi sfrega delicatamente le labbra e annuisce, a una domanda che non gli è stata posta ma che Harry sta pensando.
Certo che ce la faranno. Questa non è la fine, è l'inizio.
Lately I've been going crazy
So I'm coming back
[14 weeks]
II
«Sembro un brutto ciccione obeso, Niall!»
Sono fermi di fronte alla nona vetrina di un viale infinito. Niall pensava che portare Louis a fare compere sarebbe servito a qualcosa – smuoverlo dal divano, per esempio – solo che non aveva calcolato il fatto che più della metà dei negozi è dedicata ai giocattoli per bambini, ai vestiti per bambini e a oggetti vari per bambini. Perciò, sta passando le ore più brutte della sua vita, con come unica colonna sonora dei "Niall, ti prego, sediamoci perché sono stanco morto", o "Quelle All Star versione baby sono la cosa più bella di questo mondo". E poi – la sua preferita, indice di autocommiserazione, quella che cambia di volta in volta ma che vede sempre Louis sfregarsi demoralizzato la pancia: "Sembro un continente", "Sono grasso" o "Sono diventato una specie di pagliaccio ingordo di caramelle!". Per Louis i pagliacci mangiano le caramelle, sì.
«Sei una checca depressa, Tommo. Non sei nemmeno un quarto del barile che sarai tra cinque mesi» esclama seccato Niall, continuando a mangiare le patatine fritte comprate cinque minuti prima e severamente vietate a Louis a causa della sua particolare condizione. (In realtà, Niall non crede che possano fare chissà cosa quanto male al bambino, ma ogni scusa è buona per salvare il suo spuntino).
Louis batte un piede a terra e si affretta a sedersi – di nuovo – sulla prima panchina libera; è fredda, scivolosa e verde, verde come gli occhi del suo ragazzo vigliacco che l'ha scaricato a Niall. Non che abbia qualcosa contro uno dei loro migliori amici. Il problema è soprattutto la sua incompetenza in materia, perché Niall gli sta impedendo di mangiare, lo insulta ignorando il fatto che i suoi sbalzi d'umore sono una cosa normale e... Accidenti a lui! Non fa che toccargli la pancia perché dice che il bambino scalcia appena avverte le sue mani. Probabilmente se lo sta inventando, perché Louis è più che sicuro il piccolo sia troppo impegnato a formarsi, ma non vuole comunque distruggere le sue illusioni.
«Senti!» grida Niall. «Stasera io e gli altri pensavamo di fare una cenetta tutti insieme.»
Louis alza un sopracciglio. «Ok. Dove?»
Niall si mordicchia le labbra e sospira. «Ecco... Beh, da Zayn e Perrie non si può perché stanno imbiancando casa e Liam ha dato l'off-limits per non ho capito cosa.»
«E casa tua?»
«Troppo piccola per ospitare otto persone.»
«Otto? Comunque se volevate fin dal principio scroccare l'appartamento mio e di Harry bastava chiedere.»
Niall si illumina e sorride. «Grazie, Lou Lou! L'ho sempre detto che non sei un completo bastardo.»
Louis inclina appena la testa, accennando una smorfia, ma non ci dà peso; è Niall, chi mai darebbe peso a quello che dice Niall?
«Otto perché anche il mio figlioccio è invitato!» continua l'altro, cominciando a picchiettare con delicatezza sulla pancia di Louis.
«Se non la smetti subito, le prossime stelle che vedrai saranno quelle inviate dal mio pugno dritto sul tuo naso.»
Niall borbotta stizzito una frase incomprensibile. «Dimenticavo il tuo dolce senso dell'umorismo da gravidanza.» Si rimette in piedi con un saltello e porge il gomito a Louis. «Prego, Madam.»
Louis rotea gli occhi e si solleva a fatica, ancorandosi a Niall. Una vecchietta, con quella che deve essere la nipote stretta al suo fianco, di quattro o cinque anni, si illumina guardando i due ragazzi e allunga una mano verso i capelli di Niall. «Oh, congratulazioni, figliolo!» squittisce con voce stridula.
Niall arrossisce all'istante e si affretta a dissentire, avvicinandosi alla donna e blaterando qualcosa a proposito di padrini e di orientamenti sessuali, mentre Louis scoppia a ridere, sostenendosi a un palo della luce. Lui e Harry non ancora ancora parlato del patrino e della madrina, comunque.
Quando Niall torna sui suoi passi, è ancora rosso in volto. «La bambina mi ha detto che vorrebbe un padre come me» dice, imbarazzato, e trascina via Louis tirandolo per la manica del maglione.
Richiude il barattolo di vernice blu e apre quello del verde acqua, mescolando la pittura con il pennello più piccolo. Non è un artista Harry, no; le uniche volte in vita sua nelle quali ha usato le tempere risalgono alle elementari e i voti dei suoi disegni vagavano intorno al minimo della sufficienza. Aveva meno di dieci anni, che cazzo! Ma non sarà di certo qualche maestra perfida a frenarlo dal suo progetto. Sta lavorando già da due mesi alla stanza del bambino, ogni volta che riesce a conciliare le sue ore libere con l'assenza di Louis, e intende sfruttare al meglio tutta la sua fantasia in materia. (Potrebbe aver chiamato Zayn per disegnare l'elefantino sulla parete Nord, ma non è importante).
Harry si pulisce la guancia macchiata con il dorso della mano e comincia a dipingere le mensole, controllando che nessuna goccia cada a terra. Non ha nemmeno preparato il pranzo per dedicarsi alla sua missione top secret e a momenti potrebbe ritrovarsi in casa il proprio ragazzo, in dolce attesa, e Niall, afflitto da una fame persistente triplo livello. Può sempre rifilare un barattolo di vernice verde al suo amico, spacciandola per passato di verdure. Una volta, Niall ha ingoiato della gomma per cancellare e non è morto, quindi.
Rifinisce attentamente i bordi, ricoprendo le restanti parti di bianco e mordicchiandosi di tanto in tanto il labbro inferiore. Quando sente la porta d'ingresso aprirsi, Harry balza in aria per lo spavento e corre fuori dalla stanza, chiudendo velocemente le scatole perché la pittura non secchi. Gira la chiave nella serratura e la nasconde al solito posto, sotto il tappetino davanti la porta. Il tempo di gettare nel cesto dei panni sporchi la maglietta chiazzata e ripulirsi la faccia, e Niall entra trotterellando in cucina, diretto al frigorifero – un'abitudine che quasi lo diverte.
Harry sta per chiedergli dove ha lasciato Louis, quando quello entra nella stanza. Sorride del modo in cui si tiene la pancia, melodrammatico come sempre, e: «Che fa? Scalcia il mio bambino?»
«Tuo? Pensavo fosse anche figlio mio» Louis risponde, arrancando goffamente nella sua direzione. «Ma no, niente calci. A quanto pare lo fa solo con Niall.»
«Oh, Nialler! Stai corrompendo nostro figlio?» urla Harry in direzione del ciuffo biondo, l'unica cosa che sbuca dallo sportello del frigorifero.
Niall risponde con un movimento della mano e continua a cercare qualsiasi cosa stia cercando.
«Stasera ci tocca cucinare per tutta la tribù» dice Louis, sedendosi sulla sedia più vicina che trova. «Se ho ben capito siamo noi sei, – Si indica teatralmente la pancia, – più Perrie e Sophia.»
«Mhm.» Harry guarda Niall e ride. «Non hai ancora attaccato bottone con nessuno?»
«È difficile trovare la persona giusta quando sei bello da far schifo. Tutte che cercano di portarti a letto« risponde, emergendo con una porzione di pasta fredda in mano.
Harry scuote la testa. «Che vita dura, la tua.» Si china per baciare Louis, perché non l'ha fatto quando è entrato in cucina e perché è dalla fine del secondo mese che gli è concesso solo quello. Forse ci sono stati due o tre preliminari, ma Louis è diventato paranoico e il sesso si è trasformato in una sorta di premio lontano anni luce. È una cosa frustrante e ridicola, però non intende andar contro al suo ragazzo perché è in quella che si potrebbe definire una fase molto delicata. Almeno dormono ancora nella stessa stanza, e Harry se lo fa bastare.
Louis gli accarezza il petto nudo – giusto, non ha cercato una maglia di ricambio – e Niall protesta con un verso disgustato. «Trovatevi una stanza! E Harry, santiddio, mettiti qualcosa addosso.»
«Sei una cazzo di regina della castità, Ni» Louis bofonchia, percorrendo le labbra di Harry con la lingua.
Smette solo perché Niall va a sbattere contro il muro della cucina, ostinato a coprirsi gli occhi. Harry mugugna per avere di più, ma poi si siede e comincia a giocare con le ciocche disordinate dei capelli di Louis; ricorda quando li aveva tinti di rosso... Strani, ma incredibilmente eccitanti.
«Sentite.»
Harry inclina la testa e fissa Niall. Aria da discorso serio; sopracciglia corrugate... Sta per avvertire Louis che è arrivato il momento che tanto temevano, ma Niall è più veloce, si interpone tra i due e «Non avete ancora scelto il padrino, vero?» chiede, con voce strozzata.
I due ragazzi lo guardano, poi si fissano negli occhi e sospirano all'unisono.
«No» gli risponde Louis.
Davvero non l'hanno fatto, ma non è che l'idea di scegliere Niall li sconvolga così tanto. Anzi, lui è forse quello che ci tiene di più visto che è sei giorni su sette a casa loro sia per mangiare che per attaccarsi alla pancia di Louis, ma questo non toglie che preferirebbero Liam, forse, perché Liam è più serio, più preparato a fare cose che devono essere fatte in un certo modo. Niall invece è un bambino e Louis molto spesso si è chiesto se capisca più suo figlio, immerso in liquido amniotico, o lui. Veramente, non per essere cattivi, ma dal suo punto di vista non è Niall la persona adatta. Anche se lo sta fissando con due occhioni azzurro cielo, spalancati in modo innaturale, le mani giunte e il labbro inferiore in fuori... Cavolo, no.
Harry sorride appena. «Non abbiamo deciso, Nialler, non devi prendertela.»
«Ok, è solo che—Beh, non ho chissà quale motivazione da darvi. Semplicemente voglio essere io perché siete come fratelli per me e significherebbe davvero molto. Credo di amare già quel bambino senza nemmeno averlo mai visto.» Abbassa la testa.
Louis si stringe nelle spalle. Harry continua a guardare Niall sinceramente afflitto su che cosa dirgli, poi prende la sua decisione. Non lo chiede a Louis, nemmeno cercando i suoi occhi; pensa solo che sia corretto e a guardare bene nemmeno un'idea così brutta. Alla fin fine, Niall è loro amico da una vita, quindi perché complicare tutto con problemi che non esistono e che si sono posti senza che ce ne fosse bisogno? Davvero, non servono altre paranoie infondate, soprattutto se possono essere certi che andrà bene.
Ma mettere un po' di suspense non guasta mai. «Penso che domani saprai cosa abbiamo deciso» si limita a dire, anche se a detta sua ormai è scontato.
Mentre Niall annuisce e torna a cercare altro nel frigo, Harry accarezza le mani di Louis sulla sua pancia e gli fa un occhiolino. Il castano rotea la testa con un sospiro rassegnato, sorridendo perché se lo sarebbe aspettato che alla fine Niall ce l'avrebbe fatta.
"Ti prego, Louis! Apri il mio!" grida Perrie in salotto, con il tipico timbro da ragazza eccitata.
Harry inizia a insospettirsi. Sporge la testa riccia dalla cucina e controlla furtivamente il gruppetto seduto sul tappeto. Teoricamente parlando, dopo cena le donne avrebbero dovuto fare i loro discorsi da donne, mentre gli uomini si sarebbero dedicati ai loro affari in cucina—perché Zayn ha rimediato una bottiglia fantastica e tanto vale approfittarne.
A quanto pare, invece, la gravidanza di Louis è bastata a far sì che Perrie e Sophia lo sequestrassero, mentre Niall ha tipo liquidato l'invito a bere perché, testuali parole: loro hanno i pasticcini e io amo i pasticcini!
Quindi sì, lui, Zayn e Liam stanno ricoprendo il ruolo di trio sfigato in isolamento.
"Come la sta affrontando Tommo?" Liam gli chiede, costringendolo a sviare l'attenzione dalla sala.
Harry si stringe nelle spalle e "Siamo a metà del quarto mese ed è già entrato nella paranoia. Ora le serate le passo ripetendogli che non è affatto ingrassato" risponde incerto.
Zayn scoppia a ridere nel suo bicchiere di vino. "Fammi indovinare: ti ha messo in astinenza, vero?" E magari si aspettava che Harry negasse, solo che quando il riccio annuisce lui quasi si strozza perché sta andando proprio così. "Che cosa!" grida sconvolto. "Harry, sei serio?"
"È solo preoccupato per il bambino."
"Ma tu—" Guarda Liam di sottecchi e fa una smorfia. "Lo sai che il sesso è quasi positivo? Durante l'orgasmo succede tipo una cosa strana e il sacco amniotico viene centrifugato."
Harry sbarra occhi e bocca, abbandonando un istante il bicchiere. "Davvero? Io—Noi—Possiamo—E tu come lo sai?" Sì, ha scoperto che può finalmente fare delle sane scopate—detto proprio volgarmente, perché si trova in una fase delicata—col suo ragazzo e tutto ciò di cui si preoccupa è come Zayn sa una cosa del genere. Beh, vuole assicurarsi siano informazioni affidabili, ecco.
Il moro si massaggia la nuca. "Sono, tipo... normali. Insomma, chi non le sa?" domanda ovvio.
"Io non lo sapev—"
Zayn pesta un piede sotto il tavolo a Liam e quello balza sulla sedia, mordendosi le labbra per non bestemmiare in cinese. Perché ahia, che male! Fissa l'amico con sguardo omicida e torna a rivolgersi a Harry. "È vero. Sono questioni basilari" dice poi, non del tutto convinto ma con le dita pulsanti a provare che non vuole parlare oltre.
Harry inarca un sopracciglio e guarda di nuovo verso il salotto. Se così fosse, Louis non avrebbe più nessun motivo per comportarsi come se stessero attentando alla sua verginità. Che poi, la cosa buffa, è che Louis è la persona meno casta che Harry conosce ma avere un figlio nella pancia gli ha mandato in tilt il cervello.
In più, parliamone, è arcistufo che il suo ragazzo giochi con questa cosa.
L'ha trovato una volta completamente nudo sul letto perché oh, fa caldo, amore; ha sopportato le sue frecciatine volgari in direzione di quello che sa fare con la bocca; sta resistendo all'impulso di spogliarlo perché Louis sembra trovare molto divertente che Harry si sia ridotto a un frustrato sessuale.
Ma effettivamente non sa davvero perché lo fa. Paura di danneggiare il piccolo dentro il suo Lou, forse. Che comunque non è più una scusa sufficiente perché se è vero che il sesso è positivo, se è vero che l'orgasmo è positivo, beh... Harry sta cominciando a farci un pensierino.
Si inumidisce le labbra e sorride in direzione dei suoi amici. "Posso baciarvi?"
"Non credo le prime donne nell'altra sala lo apprezzerebbero" risponde ridendo Zayn, e si alza dalla sedia. Con una manata poco gentile costringe Liam a fare lo stesso e aspetta Harry appoggiato allo stipite della porta. "Vuoi tipo—Vuoi che leviamo il disturbo per far tesoro dei nostri insegnamenti?"
"Molto divertente." Harry ripone la bottiglia vuota nel lavandino e fila dritto in sala. Non è così disperato, davvero. "Buonasera, belle signore!"
"HEI!" Niall grida in protesta, sollevando la testa dalla scatola di pasticcini. Louis al suo fianco trascina Harry per il colletto della camicia e lo bacia, come solo lui sa fare da mesi per farsi beffa del suo ragazzo. L'irlandese fa un verso disgustato, ma torna a concentrarsi su un cannolo gigante quando il riccio si inginocchia sul tappeto. (Non è disperato, davvero. No.)
"Che combinate?" Liam domanda, stringendo Sophia per le spalle e guardando curioso le varie scatole aperte. Distingue distintamente un body azzurro, dei giocattoli e quella che sembra una rifornitura a vita di Biberon decorati Disney. Ora si spiega quello trovato per casa.
"Regali! Dovevamo darli quando Louis sarebbe stato troppo rotondo anche per scartarli, ma non abbiamo resistito."
"Amorevole come sempre tu!"
"Tommo, sei a quota quattordici e già barcolli per casa come un ippopotamo zoppo" dice con il broncio. "Perrie e io ti abbiamo fatto un favore."
Harry affonda la testa nella schiena di Louis per non scoppiare a ridere. Il paragone ci sta a tutti gli effetti e perché non ci ho pensato prima io? si chiede, colpevolizzandosi di non essere brillante come la ragazza di Liam. Si strofina contro il tessuto morbido della nuova maglietta a righe, bianche e rosse, per consolare Louis e impedire che possa fare qualcosa tipo strozzare gli invitati. "Non è vero. E se anche lo fossi, saresti comunque incredibilmente eccitante" sussurra contro il suo orecchio. Il castano trema sotto il respiro caldo di Harry e non ribatte ulteriormente.
Il resto della serata passa come una normale serata tra amici dovrebbe passare. In sottofondo, la televisione accesa passa da una canzone all'altra sul canale MTV e il tappeto pian piano si ricopre di bicchieri, tovaglioli di carta e qualche filtro di sigaretta. Verso le undici, Perrie si mette in piedi con un salto e stringe la mano di Zayn, acciambellato sul divano. Guarda gli altri, uno ad uno, e si sofferma su Louis e Harry con un sorriso tutto denti. "Abbiamo una notizia da darvi. Forse dovrei aspettare, perché questo è il momento migliore della vostra vita e non sarebbe il caso di rubarvi i riflettori" dice rivolta ai due. "Ma," Accenna una risata e prende fiato. "possiamo dire che anche Zayn ha fatto centro."
Il silenzio che ne segue è uno di quelli da film, tutto sguardi, bocche spalancate e balle di fieno che si spostano a destra e a sinistra. Poi Sophia lancia un grido isterico, seguito subito da quello di Niall, e Perrie scoppia a piangere. Liam grida più perché l'ha fatto la sua ragazza, ma quando quella si fionda ad abbracciare Perrie, raggiunge Zayn scuotendo la testa e gli da una pacca sulla spalla. "Che fine ha fatto il Signor Non cambierò mai un pannolino in tutta la mia vita?"
"Ha traslocato da un'altra parte" risponde ridendo il moro e si lascia stringere da Liam. Un secondo dopo si aggiungono le braccia di Harry e quelle di Louis che "Mi tirate su, per piacere!" ha urlato finché Niall non gli ha dato retta.
Controllando che nessun'altro senta, Harry si avvicina all'orecchio di Zayn. "Per questo eri così ben informato sui benefici dell'orgasmo" dice divertito.
"Ho fatto le mie ricerche, Haz."
Niall sta saltellando per tutta la casa perché diventerà doppio zio, ma nessuno dice niente. O meglio, nessuno tranne Harry, che sale sul tavolino al centro della stanza ed è abbastanza sicuro il vino, mischiato alla felicità, siano finalmente esplosi come possono fare Coca Cola e Mentos. Mette le mani a coppa intorno alla bocca e fa in tempo a sorridere a Louis. "Niall!" grida entusiasta. "Sei libero per il battesimo di nostro figlio?"
E, davvero, la risata di Niall è una delle cose più belle che tutti loro abbiano mai sentito. Soprattutto se la fa mentre corre incontro a Harry e si asciuga le lacrime, che gli escono dagli occhi azzurri pieni di entusiasmo. Harry sa solo che è la cosa giusta, e appena Louis gli è accanto per stritolare Niall in un abbraccio, capisce che lo è senz'altro.
Ora solo una cosa si sta chiedendo, improvvisamente preoccupato della sua scelta e di quello che potrebbe accadere. Chi cavolo sarà la madrina?
When it's only me and you
I can't concentrate
[27 Weeks]
III
Sta segnando la solita crocetta nera sul calendario quando quel demonio di suo figlio punta i piedi e lo manda a sbattere contro il muro. "Ma porca troia!" Louis urla, massaggiandosi la testa e fissando torvo l'enorme maglione di Harry che sta indossando. Al di sotto, immagina il bambino ridere di gusto ed è più che convinto sia un maschio, adesso, un maschio con la stessa faccia furba e da stronzetto del suo ragazzo.
Completa la croce per cancellare l'ennesimo giorno e si sfrega la pancia. "Appena uscirai da lì me la pagherai, tesoro" sussurra con un tono troppo dolce per essere davvero arrabbiato.
I passi pesanti di Harry riecheggiano per casa e Louis alza gli occhi al soffitto.
"Che c'è? Che succede?!"
"Tuo figlio—Ma come sei conciato?"
Harry ha i ricci ricoperti di farina, così come il naso e il grembiule dei Looney Tunes stretto intorno alla vita. In mano ha un mestolo da cucina grondante di quello che sembra impasto e che subito si affretta a nascondere dietro la schiena. È buffo, in effetti.
"E-Ecco... Stavo preparando i biscotti quando hai urlato" si giustifica con voce strozzata. Ha una goccia di cioccolato schiacciata sulla guancia e Louis riderebbe anche, davvero, solo che nota un piccolo particolare. Piccolo sta per catastrofico e che qualcuno lo tenga fermo.
"Quella è la mia canottiera?" chiede inarcando un sopracciglio. Dalla pancia più nessun segno, perché bene, perfetto, anche lui ha capito è meglio stare buoni.
Il riccio fa un timido passo indietro. "No. Me l'ha prestata Li—Niall! Me l'ha data Niall."
"Davvero?"
"Oh, sì sì."
Louis ripone l'indelebile sulla mensola e gli punta un dito contro. "Quella è la mia canottiera preferita!"
"Louis, no! A te non entra più e a me piace!" grida Harry, scappando il più lontano possibile. Credeva Louis fosse caduto o simili, per questo è accorso da lui senza preoccuparsi di nascondere l'indumento. Non è mica scemo o affetto da istinti suicidi.
Si aggrappa al tavolo per poi lanciarsi a tutta velocità in corridoio. Salta una sedia che non perde il tempo di chiedersi da dove spunti e si affretta a entrare in bagno, chiudendo la chiave a doppia mandata. Ha ancora il mestolo in mano, ok, quindi molto probabilmente anche di aver sparso preparato per dolci in giro per casa Louis lo ucciderà.
"Dammi la mia canottiera, codardo!"
Calcolando il suono, la traiettoria e l'area della casa, Harry conclude che Louis non è ancora in procinto di sfondare la porta. Sarebbe un bene, se ci fosse almeno una finestra in bagno da cui poter tagliare la corda. Peccato che l'unica cosa che ha a portata di mano è il cellulare, e non può di certo chiamare Zayn o Liam implorandoli di venirlo a salvare dal suo ragazzo attualmente pazzo e incinto, giusto? No dai, non può farlo.
Scivola contro il legno freddo e sbuffa. Sarà un lungo pomeriggio.
"Sei consapevole di essere chiuso lì dentro da un'ora e ventiquattro minuti?" Louis domanda dopo tutto quel tempo, intervallato ogni tanto da imprecazioni o deboli calci alla porta. Ha trovato un lato positivo nella faccenda, che comprende aver mangiato una vaschetta di gelato alla nocciola e qualche dozzina di caramelle gommose.
Harry sfrega la fronte a terra, dalla sua posizione a pancia in giù e borbotta qualcosa di non troppo chiaro. Louis non tenta nemmeno di capire che abbia detto. Comincia a sperare che esca, non per ucciderlo o per qualche motivazione precisa—nemmeno per raggiungere la scatola di biscotti al cioccolato nascosta nel ripiano più alto della cucina—, ma solo per averlo in giro per casa, perché è estenuante essere da solo con una pancia di sette mesi. In più è anche lui bloccato a terra finché Harry non si degna di sollevarlo.
"Haz, dai! Non ti faccio niente se esci" mugugna piano Louis.
"E come faccio a esserne sicuro?"
"Se anche fossi qui pronto a colpirti con una mazza, saresti comunque in grado di scappare perché si dia il caso io debba spostare otto chili in più" risponde stizzito, scostandosi appena dalla porta così che se mai dovesse aprirla non gli arrivi direttamente sul naso.
Harry ci riflette qualche minuto e mette mano alla maniglia. Ha due ipotesi in testa. La prima lo vede legato ai binari del treno e la seconda, esattamente l'opposto, accoccolato sul divano tra le braccia morbide di un Louis che lo perdona. Non ha vie di mezzo Harry, perché nemmeno Louis le conosce e una cosa o è nera o è bianca. Ragion per cui, o è morto o sarà teneramente graziato.
Inspira profondamente e apre la porta, sporgendo la testa riccioluta in corridoio. Il suo ragazzo è seduto a gambe divaricate per terra, braccia incrociate, con un sopracciglio inarcato e accusatorio. Sa perché non è ancora esploso, perché prima di urlargli contro Louis deve farsi tirare in piedi da qualcuno che non abbia una pancia enorme a ostacolarlo.
Sta davvero pensando di lasciarlo lì.
"Allora?"
"Cosa?"
Louis mette il broncio. "Aiutami! Ho fame e non riesco ad alzarmi!"
"E quella vaschetta di gelato?" Harry domanda compiaciuto.
"Prima di venire qui mi sono rifornito a dovere" borbotta. "Come se fosse un crimine."
"Ti aiuto se prometti di non uccidermi."
Il castano sembra valutare la proposta. Lui vuole fargliela pagare perché ha macchiato la sua canottiera preferita, con la scusa che la gravidanza l'ha resa un indumento inutile. Ma Louis non è stupido e se anche dopo essersi rimesso in piedi tentasse di strangolarlo o colpirlo in testa con una scarpa, non sarebbe mai abbastanza veloce per farlo davvero.
Quindi ecco l'alternativa: sfruttare la cosa a suo vantaggio.
"Non ti uccido se lavi la canottiera, davanti a me. Adesso" dice con un sorriso furbo.
Harry avvampa all'istante.
Ok ok, stiamo calmi. Significa che resterebbe mezzo nudo. Di fronte a Louis. Mezzo, Louis, nudo, calma. Aiuto.
Dopo anni ancora gli fa uno strano effetto pensare queste cose.
Si schiarisce la gola e annuisce appena. Poggia il mestolo nella vaschetta del gelato, slaccia il grembiule e lo lascia cadere sul pavimento. Mentre riempie il lavandino di acqua, si sfila la canottiera dalla testa e gli occhi di Louis sulla pelle sono come laser incandescenti. Cerca in tutti i modi di ignorare il suo sorrisetto compiaciuto e immerge l'indumento nell'acqua calda.
Non sta pensando a niente di perverso mentre lo fa, davvero. A niente, no. Nemmeno lo vede Louis che si passa la lingua sulle labbra. Lava solo la canottiera. Punto. E' quello che fa e che deve continuare a fare.
Harry non è nemmeno più in astinenza, non dopo aver passato un mese a cercare di sedurre il suo ragazzo sfruttando le spiegazioni scientifiche di Zayn. E altri due a fare suo malgrado il—Dio, quanto odia ammetterlo—... passivo. Tutto per il suo bene. Il perché si ritrova in Louis che ha messo fine all'ansia per tornare l'affamato di sesso che lui tanto ama. Perciò, non deve assolutamente dar corda ai sospiri sfacciati emessi da quell'essere infido seduto per terra.
"Sai che sei eccitante mentre lavi la mia canottiera?"
"Mhm, davvero?"
"Sì, tremendamente."
"Oh, grazie." Oh, oh. Oh che? Deve smetterla.
Strofina forte con la spugna il tessuto scuro e soffia perché i ricci si scostino dalla fronte imperlata di sudore. Cominciano a bruciargli le dita mentre gratta con le unghie i pezzetti di impasto più resistenti.
"Sai che abbiamo la lavatrice?"
"Certo."
Gesù, quanto lo odia quando fa così.
"Sarebbe stato più veloce usare quella."
Louis ride. "Ma la lavatrice non può fare uno spogliarello di questa portata per me." Harry immagina stia cercando di mettersi in ginocchio, perché impreca sottovoce e ricade poi sul fondoschiena con uno sbuffo irritato.
Forse Louis dimentica che anche a Harry piace giocare.
Arrotola la canottiera per spremere l'acqua in eccesso e la lascia penzolare nella doccia perché si asciughi. Con le mani ancora umide e insaponate, tira indietro un ciuffo riccio e si massaggia il petto. "Bene" esclama. "Io ho ufficialmente finito." Mentre esce dal bagno, fa in modo che Louis lo guardi intanto che si lecca i denti con la lingua. E funziona più dell'immaginato, perché il castano dimentica anche di essere fermo sul pavimento e se ne ricorda quando Harry è già tornato in cucina fischiettando indifferente.
"BRUTTO STRONZO! Vieni subito qui."
"Harry Styles non è al momento disponibile. Lasciate un messaggio dopo il bip. Bip."
Louis assume un'espressione al metà tra l'esasperato e il non ci posso credere. "Informiamo il caro Harold che se non si affretta ad aiutare il padre di suo figlio, a breve si ritroverà rasato e con gli occhi al posto delle orecchie."
"Il suo messaggio non è stato inviato. Ritenta, ritenta" Harry cantilena, guardando ora in corridoio per accertarsi che Louis non si sia mosso. Se dovesse mettersi a strisciare, sarebbe tipo spacciato. Ma lui è ancora seduto a terra con un pugno in bocca dalla rabbia e allora scoppia involontariamente a ridere.
"Harry! Ti supplico!"
"Cosa mi offri in cambio?"
"Prima fammi alzare e poi ci mettiamo a negoziare i vari guadagni."
Il riccio si appoggia al muro con un'espressione poco rassicurante. "Che ne dici di lasciarmi fare l'attiv—"
"NO! No, no e NON SE NE PARLA!"
"Allora temo rimarrai lì per molto tempo." Sta davvero minacciando il suo ragazzo in cambio di una posizione. Pensa di poter essere arrestato per una cosa del genere. Se venisse a saperlo Niall non osa immaginare cosa potrebbe succedergli. O anche Zayn, perché Zayn l'ha avvertito sul non far affaticare Louis per non rischiare di—Oh, merda.
Spalanca gli occhi ed è sul punto di correre ad aiutarlo, ma il maggiore borbotta un insulto poco carino e "Ok. Ok, basta che mi tiri su" dice rassegnato.
Harry si sente in dovere di prendersi a pizzicotti per capire se è successo davvero. Lo fa. Cazzo, l'ha detto.
"Subito, principessa" si affretta a rispondere, prendendo il ragazzo per le mani e sollevandolo lentamente in modo che acquisti l'equilibrio un po' alla volta. Louis tiene il pancione con una mano e si appoggia al muro con l'altra, intanto che guarda torvo il sorriso tutto fossette di Harry. Vorrebbe tipo... illuminarlo, dirgli che nemmeno nei suoi sogni più profondi riuscirà mai ad essere l'attivo. Perché Louis sarà anche piccolino e tutti i difetti del mondo che gli vengono fatti costantemente presente, ma è lui che comanda a letto.
(Tranne nei giorni festivi: Harry lo supplica, e piange, e allora lui rinuncia.) (Uno di quelli è causa della sua condizione, precisiamo).
Comunque. Harry sta, cristo santo, saltellando sul posto con i boccoli castani a ballonzolare morbidi su e giù; le fossette leggermente arrossate e piene; i denti bianchi a mordere il labbro inferiore manco aspettasse un invito scritto. E Louis non può, questa volta no, approfittarne e fare la carogna. Giusto?
Beh, almeno una mezza carogna sì.
Riesce a farsela prendere la scatola di biscotti al cioccolato. Guarda Harry arrampicato sulla sedia mentre allunga la mano e successivamente gliela porge. Louis ne mangia una decina prima di non avere più fame—quel tipo, almeno. Tiene costantemente d'occhio il più piccolo, anche mentre si mette una maglietta pulita e fischia indifferente un motivetto allegro. Vuole strapparla a morsi quella maglia.
Harry è accoccolato sul divano come un cucciolo quando Louis decide che farà la sua solita carognata a metà. Tanto perché si sente buono e vuole vedere quanto sarà interessante.
Si stiracchia abbastanza perché la sua mano finisca sul ginocchio di Harry. E Harry capisce un attimo dopo come si evolverà la faccenda, quando si ritrova le dita di Louis impegnate sulla cerniera dei suoi pantaloni.
"Lou. D-Dovè finita la paura per il bambino?" mormora con la bocca impastata. Fatica a deglutire mentre conficca le unghie nel divano.
Louis smette di percorrere con la punta del naso la sua erezione—decisamente anche troppo sveglia—coperta dal sottile strato dei boxer. "Mi hai detto che il sesso fa bene. Sto solo applicando i tuoi insegnamenti, Haz" dice innocentemente.
Ma sembra tutto, pensa Harry, tutto tranne innocente.
Si copre gli occhi con le mani e prende a mordicchiare il labbro inferiore, appena le dita esperte di Louis gli abbassano anche l'ultima barriera tra lui e il suo membro.
Dovrebbe ribattere, opporsi, ricordargli che gli ha promesso l'autorità per queste cose solo un attimo prima—beh, ok, si intende per la fase successiva, dettagli. Ma non ne sente il bisogno, no. Non mentre Louis strofina la lingua sulla lunghezza probabilmente aspettando che Harry impazzisca.
Il bacino del riccio scatta involontariamente verso l'alto e Louis gli morde l'interno coscia. "Stai fermo."
"Non vuoi prov—"
"Allora." Punta gli occhi azzurri sul suo viso arrossato. "Puoi lasciare che ti faccia un pompino in santa pace?" sibila e scivola nuovamente tra le sue gambe.
Harry butta la testa all'indietro e tenta in tutti i modi di rimanere lucido, ignorando le macchie colorate che gli offuscano la vista. Appena percepisce le labbra di Louis avvolgerlo, ha uno spasmo e infila le mani nei suoi capelli lisci. È come una sensazione di infinità, troppe emozioni mescolate insieme che gli bloccano i circuiti e lo mandano in tilt. Come stare sospesi nel vuoto, accorgersi che è pericoloso, ma farlo comunque perché l'adrenalina e la perfezione del momento sono impagabili. Lingue di fuoco che lo attraversano interamente fino alla punta delle dita; lo divorano senza fargli male, solo mescolando il tutto a un qualcosa di troppo forte per essere sopportato.
La stessa cosa è guardare Louis negli occhi, mentre si muove trovando il ritmo giusto. Le iridi leggermente appannate da tutto e niente. Le guance incavate, colorate di un rosa acceso. E gli si attorcigliano gli organi più del dovuto mentre lo osserva che, con un sorrisino, si allontana. Harry geme sperando non abbia finito e Louis ghigna. "Dov'è finita la tua preoccupazione, paparino?"
Serra gli occhi e la voce gli esce più stridula del dovuto. "Stai solo applicando i miei insegnamenti, quindi."
Louis scoppia in una risata cristallina e lo prende nuovamente in bocca, con dei sospiri che basterebbero a far venire Harry se lui non fosse determinato a resistere. Tiene le palpebre serrate quanto basta per non guardare il suo ragazzo. Poi una mano fredda si insinua al di sotto della sua maglia, carezzandogli i muscoli tesi, e si domanda quanto crudele possa essere Louis.
Si morde il labbro fino a farlo sanguinare e, mentre il castano comincia un gioco molto diverso—qualcosa come leccare a una lentezza disarmante con dei gemiti che vanno solo ignorati—Harry sbatte la nuca contro il bracciolo del divano e si lascia andare, insieme a un consistente numero di insulti poco eleganti.
Louis si prende il suo tempo per ripulirgli il membro e la pelle circostante con la lingua, e lui davvero non ha la forza mentale di aggiungere altro. Gli alza i boxer e riabbottona i jeans con cura, premendosi poi una mano sulla pancia e scivolando al suo fianco per non sforzarsi eccessivamente.
"Sapevo di essere bravo, ma non così tanto" Louis sussurra.
Harry finalmente volta la testa per guardarlo e mette il broncio. "Non vale sfinirmi in questo modo, è un colpo basso."
"Chi ha mai detto che sono un tipo leale." Strofina la fronte contro il suo braccio e sorride.
Harry sbuffa mentre poggia una mano sul pancione di Louis. "Hai proprio un padre pervertito."
"Ah! Senti chi parla, quello che al nostro primo appuntamento mi ha implorato di suc—"
"LOUIS!" Grida Harry, coprendosi il viso. Aveva omesso dalla sua memoria questo particolare molto imbarazzante. Può solo dire che di prime uscite così... stimolanti, ne ha avute davvero poche.
Comunque. Era un sedicenne in tempesta ormonale, quante storie.
Louis gli scosta i ricci dagli occhi. "Mai detto che non mi piaccia."
"Se è per questo anche a me vai bene così."
"Ah ah, che romanticone."
Harry continua a sfiorare la pancia calda di Louis per un po', prima di guardarlo negli occhi e ostentare un po' di circospezione per quello che vuole e deve chiedergli. O fargli presente, dipende dai punti di vista.
"Ora posso portarti in camera da letto?"
Louis scoppia a ridere e soffoca la faccia nell'incavo del suo collo. "Purché riesca ad arrivare al traguardo ancora vivo."
"Posso sempre smontarti e rimontarti come un mobile Ikea."
"Hei! Questa battuta è ormai vecchia scuola" dice con gli occhi sgranati, perché vecchia o no la trova sempre abbastanza inquietante come frase da sesso. Perché è proprio questo di cui si tratta, con un che di troppo sconcio anche per i suoi standard. Insomma, smontare e oddio, no. È anche peggio di quel che pensava.
"Vuoi che usi un'altra battuta d'effetto?"
Louis scuote la testa. "No, meglio di no. Portami di là e falla finita, Harry."
Harry Styles, tutto fossette e riccioli morbidi, potrebbe anche dire di non averlo fatto. Aver rifiutato l'offerta, essere andato a rimediare una coperta calda, due tazze fumanti di cioccolata e preparato un film romantico davanti a cui trascorrere la serata.
Potrebbe dire di aver stretto Louis al suo petto come un cucciolo indifeso, sussurrando paroline dolci e lasciandosi cullare dal momento.
Ma, davvero, non avrebbe più nemmeno il coraggio di guardarsi allo specchio per essersi fatto scappare un'occasione come questa.
E ama Louis. Più di quanto abbia mai detto di fare. Anzi, ogni giorno che passa lo ama sempre di più.
Glielo sussurra anche, mentre il maggiore viene sotto di lui con un gemito strozzato. Ed è abbastanza lucido da sapere che non è una conseguenza del sesso, ma che lo pensa davvero.
They don't know how special you are
They don't know what you've done to my heart
[33 Weeks]
IV
Che Louis sia una persona estremamente paranoica e agitata, non è certo un problema. Nel senso, ormai lo sanno tutti e hanno imparato a conviverci. Il punto della faccenda, è che entrare in casa e trovarlo sdraiato sul tappeto, con gambe e braccia spalancate, un fiore sull'ombelico e gli occhi chiusi mentre recita il rosario, è più di quello che Harry si sarebbe mai aspettato di vedere.
"Ehm... Che stai facendo?"
Louis lo zittisce agitando una mano e torna a invocare lo Spirito Santo, o qualsiasi cosa stia facendo. Poi apre un occhio e sussurra "È fermo da diciotto minuti. Non fare movimenti bruschi" con voce strozzata.
Harry senza pensarci scoppia a ridere e si piega in due. E continua a farlo finché Louis non lo manda a quel paese e lo obbliga a dargli una mano.
"Stavi davvero tranquillizzando nostro figlio con le preghiere?"
"Questo bambino è un terremoto e credo mi odi!"
"Ti odia perché la tua prima idea di nome è stata Louis 2" risponde piccato Harry. Davvero, oltre ad aver insistito per sapere il sesso—perché cristo santo voglio essere pronto e poi quest'attesa mi sta rovinando la vita—Louis ha proposto quello come nome. Non Junior o qualcos'altro, ma proprio il numero due.
"Beh, io infatti volevo una femmina. Per lei avrei avuto un paio di nomi pronti."
"Quali? Louisa e Harriet?"
"SMETTILA!" Louis grida, imbronciato. Ecco perché sperava nella femmina, perché adesso si ritroverà con due pesti che lo insulteranno dalla mattina alla sera. Oh giusto, lui è più che convinto suo figlio sarà la fotocopia di Harry e lo tormenterà fino alla morte.
"Comunque." Harry gli solleva la maglia e appoggia l'orecchio al pancione. "Non devi sminuire così il nostro bambino." Preme un dito contro la pelle bollente e ride quando un colpo impacciato gli risuona nella testa. Guarda Louis con un sorriso e sfrega le labbra nel punto da cui è arrivata la risposta. "Baby you light up my world like nobody else... You don't kno-o-ow... You don't know you're beautiful " Harry intona a bassa voce e una pallida lacrima gli sfugge bagnando il ventre ormai enorme di Louis.
"Non è tipo, una canzone d'amore?"
"Sì ma è perfetta. Nostro figlio sarà bello proprio come me" risponde ridendo, le fossette in bella mostra.
Louis ghigna. "Wow, la modestia." Aggroviglia le mani nei ricci di Harry e sorride guardandolo mentre canta a loro figlio. Gli fa male la schiena e si sente come un elefante gravido, ma non se ne preoccupa minimamente.
"Senti" Harry si interrompe, incastrano i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Louis. "Posso mostrarti una cosa?"
"Purché non finiamo in camera da letto."
Harry gli abbassa la maglietta e gli schiocca un bacio sulle labbra. "Scemo." Lo prende per mano, ridendo sotto i baffi del modo strano con cui si muove, come gli avessero impiantato una spranga di ferro nella schiena, e lo trascina fin nel corridoio dove ha gelosamente preparato la cameretta durante tutti questi mesi. Un po' è sollevato di aver utilizzato soprattutto gli azzurri e i verdi, perché il loro effetto con un maschietto lo fanno di sicuro. (Non crede nella tradizione rosa uguale donna, blu uguale uomo, sia chiaro).
Louis guarda torvo Harry mentre sfila la chiave da sotto il tappetino e la gira nella serratura. Non ha mai fatto domande, seriamente, perché tanto il riccio non intendeva dire niente su cosa stava combinando in quella che è sempre stata la camera degli ospiti. E adesso può scoprire il grande segreto.
Harry gli mette le mani sugli occhi e spinge la porta con un calcio, facendo zoppicare all'interno Louis. "Continua a tenerli chiusi." Accende la luce e gli circonda la pancia con le braccia, avvicinando poi le labbra al suo orecchio e "Ora apri" sussurrare dolcemente.
Louis alza prima una sola palpebra, incerto, poi zoppica in avanti a bocca aperta.
C'è un enorme culla al centro della stanza, semplice ma particolare. Le pareti sono dipinte di azzurro, con qualche ghirigoro blu sparso qua e là. Mensole verdi di diverse dimensioni, riempite da peluche buffi e pelosi, occupano la parete di sinistra. Sulla destra, dove c'è la finestra, Harry ha aggiunto delle lunghe tende bianche; un armadio che non ha mai visto, decorato a motivi floreali; una sedia a dondolo, di quelle in legno vecchio stile. Sul muro davanti alla porta, il disegno di un elefantino simile a Dumbo fa la sua bella figura e Louis segue la proboscide che va ad attorcigliarsi intorno agli appendiabiti, posti sopra un fasciatoio bianco e blu.
C'è anche un lampadario, da cui pendono i personaggi di Topolino e che Louis guarda sorridendo, perché Harry ha sempre avuto un debole per loro e per i Looney Tunes.
Si tappa la bocca con una mano trattenendo un gemito e Harry, alle sue spalle, scatta davanti a lui terrorizzato. "Ti fa schifo? Oh mio dio. Scusa Lou, avrei dovuto chied—"
"Zitto!" Louis alza una mano e prende fiato. "Zitto, stupido. È—" Si accorge del tappeto, dai vivaci colori e con l'immagine di un trenino cucita sopra. "Perfetta. È perfetta, Harry. E io davvero non mi capacito di come tu sia riuscito a tenermela nascosta."
"Ho le mie risorse" commenta divertito il riccio.
Gli occhi di Louis si appannano di lacrime. "Hai fatto tutto questo per lui." Si accarezza il ventre. "E non so davvero cos'ho fatto nella vita per meritare di avere una persona come te al mio fianco." Scoppia a piangere, coprendosi gli occhi e Harry lo guarda mortificato perché, sebbene siano lacrime di gioia—sono lacrime di gioia, vero?—, far cadere Louis in un crollo emotivo non era nei suoi piani.
Gli accarezza piano una spalla, inclinando la testa per vedere attraverso le dita. Louis si affretta a voltargli le spalle e a singhiozzare più piano.
"È una cosa normale? Compresa nel cerchio della vita?"
"Attualmente mi trovo in uno stato mentale fragile, quindi diciamo di sì."
"E quindi ti piace la camera?"
Louis si volta di scatto, afferra Harry per le spalle e, prima che lui possa ribattere, inverte le posizioni spingendolo contro il muro. "Se mi piace? Io l'adoro. Non avrei mai immaginato fossi capace di creare un simile spettacolo per nostro figlio. Mai. E se sto piangendo come un coglione è perché sono felice, Harry. Tu non hai la più pallida idea di quanto io sia felice in questo momento." Schiaccia le labbra di Harry tra il pollice e l'indice per impedirgli di ribattere. "Sei l'essere più spettacolare che abbia mai conosciuto e scusa se te lo ripeto, ma ti amo."
Louis allontana le dita dalla sua faccia. Raddrizza un attimo la schiena, dolorante a causa del peso che è costretto a portare, e avvicina il viso a quello di Harry prima che possa rovinare l'atmosfera. Perché Harry balbetta quando è nervoso, o emozionato, o non sa se deve essere lui il primo a muoversi. Perciò, pensa sia giusto se ne occupi lui.
Fa scontrare le loro bocche come già successo innumerevoli volte, solo che non cerca secondi fini o la tappa successiva. No, vuole solo baciarlo, come baciare è la cosa più semplice e la più speciale. Percorre il contorno delle sue labbra con la lingua e, dopo un attimo di stupore, Harry appoggia le mani sui suoi fianchi e se lo preme contro, per quanto l'enorme pancia scossa dai fremiti gli permetta. Accarezza la schiena di Louis, fino a fermare le mani nei suoi capelli e tirarli per abbassargli la testa. Louis inclina il collo, ottiene l'accesso e lascia che le loro lingue si tocchino, quasi impacciate in un primo momento, poi più esigenti e irruente.
E sa che non ne avrà mai abbastanza.
Sorride contro la bocca rossa e umida di Harry. "Te l'ho mai detto che hai un buon sapore?"
"Innumerevoli volte."
Harry si stacca con uno schiocco, leccandosi le labbra, per poi tornare all'attacco. Pensa che potrebbe finire male, non riuscire a fermarsi e spogliare Louis direttamente sul pavimento della cameretta del loro bambino, ma poi il diretto interessato fa una manovra brusca e sente un colpo rimbombare dalla pancia di Louis fino al suo petto.
Scoppia a ridere quando il maggiore barcolla in avanti e lascia scivolare i palmi sul suo fondoschiena, dando un colpo con le mani per prenderlo in braccio. Prima Louis rimane spaesato, poi ride e incrocia le gambe sui fianchi di Harry. "Mi eviti la faticaccia di limonare in piedi."
"Tutto per il mio ragazzo." Harry sorride. Sente le dita di Louis esplorargli la schiena schiacciata contro il muro. Si lascia sopraffare e, accertatosi che l'altro sia ben ancorato al suo corpo, incastra la mani tra i capelli lisci e li stringe.
Cinque minuti dopo sono a terra, Louis seduto sopra Harry, stranamente vestiti e impegnati solo a baciarsi. Ma sembra andare bene così.
Your hand fits in mine
Like it's made just for me
[It's Time]
V
Non sa spiegare perché, ma nel momento stesso in cui mette piede al centro commerciale, sente che qualcosa andrà storto. Non c'entra che sia uscito con Niall, Zayn e Perrie—per meglio dire, il peggio del peggio se le settimane sono appena scadute, ecco—e nemmeno che ha una persistente voglia di vomitare. Louis sa solo che ha come uno strano presentimento ed è per questo che, appoggiato ad uno scaffale della corsia dei surgelati, sta fissando torvo la propria pancia come a volergli dire non provare a muoverti da lì se ci tieni agli attributi. Il che è un po' prematuro da dire a un quasi neonato, ma minaccia migliore non gli è venuta in mente.
"Perrie!" urla in direzione della bionda, in punta di piedi per prendere dio solo sa cosa. "Quando ce ne andiamo da qui?"
"Tommo, devi calmarti. Lo dico per il tuo bene."
"Certo, come no. Fosse stato per il mio bene, mi avreste lasciato sul divano a mangiare gelato in attesa di Harry." Non che ce l'abbia con lui per essere andato dal parrucchiere insieme a Liam, no. Perché l'ha piantato in asso con altri tre psicopatici a prendersi cura di lui? Certo che no.
"Sei una palla al piede" dice con indifferenza Perrie, avvicinandosi al carrello e gettando dentro due scatole di quelle che sembrano cotolette pronte da cucinare. Con una spinta, lo obbliga ad aggrapparsi al fianco del carrello ed escono dalla corsia per andare alla cassa. Zayn e Niall sono in macchina—giusto, perché su tre quello che è sceso ad aiutare la ragazza, incinta, è stato lui, ovvio—e, pagato il conto, Louis si affretta ad infilarsi in auto con il fiatone, incrociando le braccia e brontolando insulti a proposito della madre di qualcuno.
Niall, nei sedili posteriori con lui, scoppia a ridere e riprende a toccargli la pancia. Louis gira la testa solo per guardare Perrie sistemare la spesa nel bagagliaio, ed è tipo nella frazione di secondo in cui curva la schiena che avverte distintamente la sensazione di un qualcosa che va in frantumi. Come uno strappo, accompagnato da un senso di vuoto e da una successiva esplosione di dolore. Si sente come fosse sotto i calci e i pugni di un branco di ragazzi ubriachi.
Sbarra gli occhi azzurri e un attimo dopo lui e Niall stanno gridando in preda al panico.
"Non sono pronto, Zayn! Torniamo a casa."
"Ma Lou—"
"Ha aspettato nove mesi, può aspettare un altro po'. Questo bambino nascerà quando glielo dirò io!" Louis grida, contorcendosi sul sedile. Niall che gli tiene una mano e respira con lui lo farebbe anche ridere, ma al momento è impegnato a non farsi prendere dal panico. Solo che il panico c'è e Louis teme di poterci cadere dentro di testa se non impedisce subito a suo figlio di nascere.
Il problema è che sa non è possibile farlo. E in più, fa un male cane.
"Non fare l'idiota, Louis!" Perrie urla, continuando ad agitare un fazzoletto bianco fuori dal finestrino. "Siamo quasi arrivati all'ospedale."
"Dove cazzo è quell'imbecille di Harry?!"
La ragazza bionda si volta mortificata. "Non ne ho idea. Mando un messaggio sia a lui che a Liam."
"Scrivigli che lo strozzo con le mie mani se non mi aiuta a far nascere suo figlio!"
"Vostro, Louis"
"Sta zitto, Niall! Quando sono io che soffro, è figlio suo!" ringhia, prendendo a pugni il finestrino.
Perrie esegue l'ordine, cominciando poi a insultare in tutte le lingue ogni macchina che hanno davanti e che non si toglie dalla strada. Quando arrivano all'ospedale, Louis sta recitando il suo testamento e Niall grida che ha fame. Zayn è l'unico che mantiene la calma mentre prende Louis in braccio senza tante cerimonie e lo porta di peso dentro la struttura. C'è odore di garza e medicina e la metà delle persone all'entrata si volta terrorizzata dai gridi isterici. Zayn obbliga Perrie a far mangiare Niall e aiuta Louis a sedersi sulla sedia, intanto che viene chiamato chi di conseguenza.
(E il chi di conseguenza potrebbe avere vita breve.)
Quando Harry arriva all'ospedale, cinque minuti dopo, stanno portando Louis in sala parto e nessuno accenna ai suoi capelli bagnati e all'asciugamano che ancora tiene sulle spalle. Glielo strappa Zayn, gettandolo malamente su una delle sedie in corridoio e gridandogli dietro di darsi una mossa prima che Louis lo mandi al diavolo. E lui vorrebbe ribattere che adesso un uomo non può nemmeno tagliarsi i capelli in pace, ma il grido disperato del suo ragazzo lo ferma dal farlo.
Entra nella sala con il cuore in gola. Un'infermiera apre bocca, forse per allontanarlo o simili, ma "Vieni qui a dirmi che andrà tutto bene prima che ti schiacci un bisturi nell'occhio" Louis sibila, sdraiato sul lettino con le gambe attorcigliate innaturalmente.
Harry si concede di sorridere al maggiore, quando stringe le sue mani tra le proprie e gli stampa un bacio sulla fronte sudata. L'isterismo di Louis pensa sia giunto a livelli estremi adesso che le crocette sono terminate, ma non che questo gli impedisca di sussurragli parole incoraggianti all'orecchio e promettergli che andrà alla grande. Non bene; alla grande.
Il castano si lascia calmare dalla voce roca di Harry, intanto che un numero spropositato di persone fa avanti e indietro per la camera, munite di strumenti dall'aspetto angosciante. Louis si preme contro il materasso duro e freddo, graffiando con le unghie la pancia in cui il bambino si sta agitando come mai prima d'ora. O forse lui è fermo, e questa volta è tutto l'insieme ad essere andato inesorabilmente a puttane.
Mentre tenta di pensare a quello, alle labbra di Harry, alla torta gelato che ha mangiato il giorno prima o a qualunque altra cosa, si agita trascinando il suo ragazzo ancora più vicino e guardandolo storto. "Non abbiamo ancora scelto un nome." Vorrebbe aggiungere che l'unico compito di Harry era quello, ma non lo fa.
"Io l'ho scelto" gli sussurra contro la guancia il riccio.
Louis si acciglia, mordendosi il labbro inferiore perché quello che sta passando è contro natura, perché soffrire così dovrebbe essere illegale. "Intendi mettermi al corrente o cosa?"
"Pensaci bene." Harry sorride. "È anche il tuo nome."
Sta per urlargli contro che non è in vena di indovinelli, al momento, ma una fitta più forte gli fa inarcare la schiena e Louis lancia un'imprecazione al soffitto. Contemporaneamente alle labbra di Harry sulle sue, ai suoi sussurri dolci—quei starete entrambi benissimo, Louis, stai calmo—chiude gli occhi e lascia che quella roba iniettatagli nel braccio faccia effetto.
We got to live before we get older
Do what we like
We got nothing to lose
VI
È stato difficile, forse la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare. Perché Louis è quella che si può definire una testa di cazzo e Harry per certi versi non ha ne la capacità mentale ne la forza di dar contro al suo bel ragazzo. Però, anche se per una minuscola volta nella vita, ha deciso che non avrebbe incrociato semplicemente le braccia e ceduto. Perché per prima cosa, Louis non può più giocare la carta della maternità per avere ragione. E per seconda, Harry è più che sicuro di aver fatto bene a puntare i piedi e tenergli testa.
A farlo vacillare un po' è forse stata la faccia da cucciolo di Louis, che il maggiore gli ha rivolto mentre lui si sedeva tra le sue gambe, sul letto dell'ospedale, con il loro bambino in braccio.
Teoricamente non aveva il permesso di fare una cosa del genere, non così presto, ma è Harry Styles e le fossette non gliele hanno date per niente.
Comunque. L'ha guardato con il labbro in fuori, elencando tanti punti a suo favore tipo "Non mi piace! Un sacco di personaggi immaginari si chiamano così, ragion per cui lo trovo scontato."
Ma Harry non ha ceduto, questa volta no. Suo figlio si chiamerà in quel modo, ci ha pensato, si è convinto e Louis non può impedirglielo. Ok, è figlio di entrambi, ma dettagli. Semplicemente ha scelto quel nome, perché è perfetto.
William.
William è il secondo nome di Louis, ma non è questo ad aver fatto storcere il naso al castano. No, il problema per lui è stato a proposito del fatto che tutti i William barra Will, nei libri, muoiono sempre. E ad Harry sembra una cosa orribile da dire, come a volerlo far sentire un coglione. Ma lui, grande amante di storie e quant'altro, per una volta non si è fatto condizionare da mondi immaginari e l'ha scelto esclusivamente perché dare al piccolo il secondo nome di Louis gli sembra tutt'ora il massimo.
La condizione è stata che William prenderà il cognome Styles, ma ok, può concederglielo.
"Sai che da adesso in poi sarà Will, vero?"
"Mi va benissimo. È perfetto per lui... William" sussurra Harry, stringendo al petto il fragile corpicino di suo figlio.
Louis rotea gli occhi e brontola, poi sfiora con le dita un piedino paffuto e arrossato. Ha sfornato un bambino di tre chili e otto, probabilmente colpa della quantità industriale di dolci che ha mangiato durante la gravidanza. Ha gli occhi identici ai suoi e di questo ne è felice, anche se un piccolo sguardo verde come quello di Harry sarebbe stato il suo più grande sogno. Ha ancora troppi pochi capelli—di un castano chiaro—per capire se saranno ricci, ma Louis spera davvero di sì. E qualcosa gli dice anche che è intelligente. Non gli serve aspettare per esserne sicuro; il loro William è senza dubbio un bambino sveglio.
"A che pensi?" Harry chiede, il dito intrappolato tra la delicata manina di Will.
Louis sorride. "Che avrà i capelli ricci."
"Ah davvero?"
"Beh, gli occhi sono i miei, ma i capelli saranno i tuoi."
"E come lo sai?"
"Lo so. Tranquillo che lo so. È anche tuo figlio, in fondo" risponde, fissando Harry.
Harry scoppia a ridere e, con estrema delicatezza, appoggia William tra le braccia di Louis. Lui sbarra gli occhi, un po' spaventato mentre il bambino sembra controllare che il cambiamento vada bene, poi lo guarda emettere un versetto quasi soddisfatto e si rilassa. Harry si spinge in avanti per baciare prima la guancia di Will e poi le labbra di Louis, abbondantemente martoriate durante la nascita del piccolo. Hanno ancora un retrogusto di sangue, ma lui non ci fa caso e per un attimo si concede di andare oltre, di chiedere il permesso passando la lingua sui denti del ragazzo.
Quando Louis sorride, ricambiando di buon grado le attenzioni, Will inizia a piangere e un'infermiera accorre nella camera come fosse stata tutto il tempo in attesa di quel segnale. Si ferma a un metro dal letto con le mani sui fianchi, guardando torva i due ragazzi ancora attaccati che ricambiano lo sguardo. Poi rotea gli occhi e comincia a ridere.
Bah, giovani.
"Allora, state intrattengo il frugoletto con atti osceni?"
Harry arrossisce. "Era solo—" Si gratta la testa, impacciato. "Una grande dimostrazione d'affetto tra i suoi genitori?"
"Ma veramente?"
Louis guarda la donna con un'espressione divertita, mentre lei si avvicina quasi a chiedergli il permesso. Annuisce e le porge William. "Stia tranquilla. Il nostro piccolo potrà accertarsi continuamente dell'amore tra i suoi genitori."
"Ah! Non voglio sapere altro!" dice stringendo il bambino al petto e sbuffando una risata. Si avvia verso la porta. "Fingerò di non aver visto niente."
"Grazie" Harry sussurra, accoccolandosi nuovamente tra le gambe di Louis e sorridendo. L'infermiera scuote la testa e chiude la porta. Finalmente.
La testolina di William si ricopre di ricci color caramello verso il decimo mese. Gli occhi sono azzurro ghiaccio, ma Louis è sicuro ci sia del verde da qualche parte. È la loro unione perfetta e, come immaginavano, è davvero intelligente. Lo capiscono quando gli abbracci con lo zio Niall cominciano ad essere anticipati da un rito di sua scelta: mordere la guancia destra dell'irlandese. E Niall non se la prende, perché lo fa solo con lui e dice che è senza dubbio un segno.
Tutti impazziscono per il piccolo Will, compresa quella peste malefica inquietante come il padre che è Cheryl. Louis la chiama così davanti a Zayn di proposito, perché è più che sicuro sia un piano ideato da quei due. Dopo sette volte che gli ha vomitato sulla spalla, Louis ha deciso di discuterne civilmente con Perrie. Davvero, l'ha fatto, ma ha concluso solo—e non sa come, perché è stato del tutto inaspettato—che i suoi amici gli affidassero la figlia per il successivo fine settimana. Will e Harry hanno apprezzato l'incarico, visto e considerato che con loro Cheryl è un piccolo e innocente angelo.
Se è giustizia questa.
Comunque. Non potrebbe chiedere di meglio.
Niall è a casa loro sette giorni su sette, ora. La ragazza fissa ancora non l'ha trovata, ma Harry e Louis devono continuamente saltargli addosso per zittirlo—appena si lascia sfuggire dettagli vietati ai minori sulle serate in discoteca, ecco. Will è ancora troppo piccolo ma sia mai quei riferimenti sessualmente espliciti non gli rimangano in testa. Eventualmente, l'irlandese si è dimostrato molto abile nel cambiare pannolini, quindi se lo tengono stretto.
Liam e Sophia sostengono che il ruolo di zii basta e avanza al momento. (È questione di tempo e prima o poi Louis si intrufolerà in casa loro per bucare un preservativo a Liam; così si che la smetterà di prenderlo in giro per le pappine disgustose che prepara a William).
Perrie, Zayn e Cheryl sono il prototipo di famiglia perfetta, se si tralasciano le tinte di Perrie, le uscite segrete che Zayn continua a fare a sera tarda per colpa di Niall o il particolare che, per Louis, la bambina è un demonio dagli occhi dolci.
E se ancora sente quella sensazione di panico, di claustrofobia per la situazione più grande di lui, che rischia di sopraffarlo e sconfiggerlo, può sempre contare sulle braccia di Harry a stringerlo come fosse l'oggetto più prezioso mai esistito. O sugli occhietti chiari e lucidi di Will, sdraiato nella sua culla che osserva i personaggi di Topolino penzolare dal soffitto.
Sì, in fondo può farcela. Anzi, possono. Lo sussurra Harry al suo orecchio, dopo aver messo a letto William e averlo raggiunto sotto le lenzuola calde. (È un "Ti amo. E ti amo fa rima con possiamo farcela.")
Ed è vero, Louis percepisce che è davvero così.
* Regina della castità è l'insulto ironico detto da Louis a Niall ed è ispirato a quello di Patrick in Noi Siamo Infinito.
* Prima di ogni capitolo ho liberamente aggiunto dei versi presi da alcune canzoni, firmate One Direction, che si collegano in modi differenti al messaggio all'interno dei testi stessi. [Over Again Non saprai mai come fare da solo—E non mostrerai mai la tua debolezza per avermi lasciato andare; Back For You Ultimamente sto impazzendo—Così sto tornando indietro; Little White Lies Quando siamo solo io e te—Non riesco a concentrarmi; They Don't Know About Us Non sanno quanto sei speciale—Non sanno quello che hai fatto al mio cuore; Little Things Le tue mani combaciano con le mie—Come se fossero state create per me; Alive Dobbiamo vivere prima di invecchiare—Facciamo quello che ci piace—Non abbiamo nulla da perdere].
* Quando Harry canta al bambino, i versi sono presi dal testo di What Makes You Beautiful, degli One Direction.
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